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Autore: Dihanabi    12/11/2019    2 recensioni
Il rimpianto peggiore è anche il più vecchio.
È un rimpianto colorato di blu e col sapore di panna
|Racconto breve|
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva vissuto la sua vita arrivando in ritardo, contando i giorni e guardandosi indietro troppe volte.

E ora che i minuti stavano finendo, l’ora si prestava a suonare e i ticchetti dell’orologio non accennavano a rallentare, aveva capito che quella volta sarebbe stato puntuale, come il più miserabile degli addii.

Senza nessun ultimo desiderio, senza nessun sorriso.

Solo, con i suoi errori come unica compagnia. Con i rimpianti di anni giovani persi tra le dita come granelli di sabbia.

 

Le mani sul volante e un anello ancora al dito. Mai tolto più per capriccio che per amore.

Quando un giovane sale sul suo taxi gli pare di sbirciare indietro nel tempo, nei ricordi che più tiene sepolti e che spesso finge di non vedere.

I capelli corti, neri, che cadono morbidi intorno al viso, la frangia troppo lunga e un sorriso luminoso. Gli occhi di Ivan si fanno lucidi senza alcun motivo apparente. Fissa il traffico e lo maledice sottovoce.

Dietro di lui un giovane che gli assomiglia troppo, ma che ancora porta quel sorriso esuberante. Ride, mentre parla al telefono. Le gengive si scoprono un po’, le labbra carnose si assottigliano e sotto gli occhi si formano delle piccole pieghe.

 

Il sorriso di Ivan, invece, non è più così. La sua luce è sostituita da cortesia, le piccole borse sotto agli occhi si sono trasformate in rughe e i capelli, ora tenuti molto più corti, sono striati di grigio.

 

Per un attimo si chiede se quest’uomo, tra trenta anni, avrà il suo stesso aspetto. Se anche lui apparirà come un’ombra consumata dal tempo.

 

 

 

 

Quando si era sposato aveva già superato i trenta. Si era scambiato la promessa con una donna persino più bella di lui, con le labbra spesse e gli occhi gentili.

L’aveva fatto già sapendo che non era amore, ma convinto di poterlo far funzionare. La pancia di lei si stava già ingrossando e il cuore di Ivan si appesantiva sotto la gravità dei suo errori.

Era convinto fosse la cosa giusta, comunque. Non era più abbastanza giovane per credere che la vita non fosse difficile.

 

Le prime rughe erano venute dopo il divorzio.

Di quel matrimonio ricordava solo le urla e i pianti di un bambino troppo piccolo.

 

 

Alza gli occhi al cielo e si convince che i suoi genitori sarebbero profondamente delusi da lui. La sua eccentrica e troppo vitale madre era sempre stata lì per lui, fino al suo ultimo giorno.

Persino in punto di morte aveva trovato la forza di stringere la sua mano e di andarsene con dignità, anche quando la malattia aveva provato a strappargli tutto.

Ivan, per quel bambino, non c’era mai stato davvero. Di lui sa poco ed è convinto che anche la sua ex-moglie abbia parlato raramente di lui.

 

 

 

Il rimpianto peggiore è anche il più vecchio.

È un rimpianto colorato di blu e col sapore della panna.

Sul peccato più dolce che abbia commesso e quello che non ha avuto il coraggio di commettere.

 

Era arrivato troppo tardi anche quella volta.

 

 

Quando una coppia sale sul suo taxi, in un pomeriggio d’Aprile, capisce che l’ora sta arrivando.

Un giovane tiene la mano della ragazza con gentilezza, le sussurra una canzone.

Mi troverai sempre dove il cielo è blu.

 

Se un Dio esiste gli sta impartendo l’ultima lezione prima della danza finale. L’ultima sconfitta per non aver amato a sufficienza.

 

 

 

 

Chiude gli occhi e poggia il capo sul sedile.

Il taxi è solo in un parcheggio spoglio e grigio, lontano dalla città, lontano dalla campagna.

 

Il cielo è azzurro, ed è l’ultima cosa che vede insieme ad un ricordo sbiadito di un amore mai dimenticato.

 

 

Le dita intrecciate, il sorriso di una ragazza con l’innocenza di un bimba. Guardano al cielo dall’ombra di un cortile, e poi Erika improvvisamente ride.

Lo bacia sulle labbra come la più naturale delle azioni, come una promessa di un per sempre alla fine delle fiabe.

Lo abbraccia e ancora ridacchiando gli dice che le nuvole sembrano panna, in quella mattina d’Aprile.

Lo bacia ancora perché quel cielo gli fa venire voglia di dolce e le labbra di Ivan lo sono sempre.

 

 

 

 

 

S’era assopito all’ombra dell’ultimo sole, allo scadere d’aprile.

Una lacrima lungo il viso, e il ricordo in un amore sbiadito.

Era troppo tardi per essere un uomo migliore, era troppo tardi per commiserare gli sbagli dettati dalla paura.

 

 

 

Un ultimo pensiero al sorriso di Erika e uno al cielo sporco di panna.

 

 

 

 

 

But I was late for this, late for that,

late for the love of my life
And when I die alone,

when I die I'll be on time

  
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