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Autore: OmegaHolmes    13/11/2019    1 recensioni
Lo sguardo coperto da un paio di lenti scure mirava la strada, ma era lontano secoli, come se si fosse perso nei ricordi, ora felici, ora dolorosi.
Le labbra serrate in un ghigno stanco, parevano fremere ad alcuni ricordi piu’ profondi di altri.
Di fronte a se’ gli parve di ricordarsi chiaramente la prima volta che aveva incontrato un paio di occhi blu cielo, una chioma riccia e dorata ed un sorriso gentile. Il suo cuore si stringeva in una dolorosa morsa al petto a quei pensieri. Erano cosi’ intensi da poter percepirne l’odore.
Ma ci sono alcuni amori, che per quanto profondi e desiderati, non sono destinati ad essere vissuti.
O almeno era cosi’ che la pensava in quel momento quell’automobilista, un certo Anthony Crowley.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ombre allungate nella libreria di libri antichi a Soho erano prova che il sole stesse calando, investendo la stanza ed i numerosi cimeli bibliografici del proprietario di una luce calda e morbida, come un quadro fiammingo. Granelli di polvere luccicavano nell’aria, investiti dalla luce tiepida. Nell’aria si espandeva un odore di antico e cannella, mentre da lontano un grammofono riproduceva l’Andante con moto dal trio di Schubert, op. 100.
Per un occhio poco attento, quello sarebbe parso un luogo abbandonato, proveniente da un tempo lontano, come se fosse stato rinchiuso in una palla di vetro dal 1800 ad oggi.
Eppure, proprio dietro ad un’ampio scaffale, in penombra, una figura candida, dai capelli dorati, si torturava, senza tregua, le mani grassocce.
Costui non era poco di meno che il proprietario del locale, un certo signor Fell, almeno a quanto diceva l’insegna, anche se, come diceva proprio quella, la libreria era aperta dalla fine dell’800 ed alcuni insinuavano che il proprietario era sempre stato lo stesso, senza mai invecchiare di un solo giorno in tutti quegli anni. Il punto, pero’ non e’ capire chi fosse o non fosse il proprietario, ma il motivo di tanta agitazione in un simil gentiluomo.
La fronte aggrottata era imperlata di sudore, che cercava di asciugarsi di tanto in tanto con un fazzolettino bianco, con cucite sopra le iniziali “A F”. Fissava con insistenza il telefono di fronte a se’, continuando ad arrovellarsi i palmi, per poi lisciarsi il panciotto, fare un passo in avanti, indietreggiare e ricominciare tutto da capo.
“Per l’amor del cielo…” continuava a ripetersi “…perche’ e’ tanto difficile?”
Piu’ cercava di calmarsi, piu’ il suo cuore batteva all’impazzata, senza riuscire a smettere.
Il sole, nel frattempo calo’, lasciandolo avvolto nella luce cobalto della sera.
La luce calda del tardo pomeriggio accarezzava con gentilezza il volto lungo e scarno del guidatore, che si godeva una passeggiata fuori citta’ sulla sua Bentley, risalente al 1920, perfetta come il giorno in cui fu prodotta.
Dallo stereo, elemento poco consono in un’auto di quell’epoca, ma evidentemente non per il suo proprietario che l’aveva amata come una figlia, echeggiava un malinconico solo di violoncello, dal trio op. 100 di Schubert. Una delle poche volte che la musica non si trasformo’ in un brano dei Queen a quanto pare.
Lo sguardo coperto da un paio di lenti scure mirava la strada, ma era lontano secoli, come se si fosse perso nei ricordi, ora felici, ora dolorosi.
Le labbra serrate in un ghigno stanco, parevano fremere ad alcuni ricordi piu’ profondi di altri.
Di fronte a se’ gli parve di ricordarsi chiaramente la prima volta che aveva incontrato un paio di occhi blu cielo, una chioma riccia e dorata ed un sorriso gentile. Il suo cuore si stringeva in una dolorosa morsa al petto a quei pensieri. Erano cosi’ intensi da poter percepirne l’odore.
Ma ci sono alcuni amori, che per quanto profondi e desiderati, non sono destinati ad essere vissuti.
O almeno era cosi’ che la pensava in quel momento quell’automobilista, un certo Anthony Crowley.
Senza rendersene conto, la sera aveva inghiottito la Bentley, che silenziosamente si era inoltrata nelle strade di Londra.
Nell’esatto istante in cui Aziraphale, questo era il nome del nostro caro libraio, aveva trovato il coraggio di tirare su’ all’orecchio la cornetta, uno scampanellio stridente lo fece trasalire.
“S-siamo chiusi!” balbetto’, cercando di riprendersi da quello stato di trance.
“Aziraphale…?” domando’ titubante una voce a lui ben nota, con quel timbro scuro e rauco.
Il libraio ebbe un tuffo al cuore, che per poco non lo fece cadere. Chiuse gli occhi e sussurro’ una breve preghiera, cercando in se’ tutto il coraggio a sua disposizione, ed infine ando’ in contro a quella voce, stringendosi le mani al petto.
“Oh… Crowley, sei tu.” Rispose con un sorriso teso, cercando di sembrare calmo.
“Aspettavi qualcun altro, forse, Angelo?” domando’ il piu’ alto, nascondendo sotto gli occhiali scuri una punta di malinconia.
“Oh, no… i-io… sono solo sorpreso di vederti, tutto qui. Dopo…” le parole gli morirono in gola, mentre un’espressione sofferente prese posto sul suo volto candido ed espressivo.
“Lascia stare, Angelo.” Sospiro’ stancamente l’altro. “Sono venuto per… per dirti che me ne vado. Sara’ la cosa migliore per entrambi… soprattutto per te…”
E cadde in silenzio.
Crowley, si passo’ una mano tra la chioma fulva e inizio’ ad incamminarsi dinoccolato per la stanza, accarezzando quei libri cosi’ vecchi, anche se mai quanto lui. Avrebbe potuto bruciarli, bruciare il mondo intero, perche’ dopotutto era questo che facevano i demoni: rovinare le cose belle.
Aziraphale, lo fissava immobile, dall’altro lato della stanza, continuando a torturarsi i palmi, cercando di soffocare, in vano, le lacrime che gli erano giunte agli occhi, cercando di dire le cose che da secoli aveva taciuto senza riuscirci.

L’attenzione del fulvo venne attirata dal disco che ancora girava a vuoto nel grammofono “Sai, poco fa stavo ascoltando lo stesso brano… Schubert… Gia’. Brutta fine.” Disse tristemente.
Continuava a guardarsi attorno, con aria malinconica, cercando di soffocare al meglio il terribile nodo alla gola che non riusciva a mandare giu’.
“Mi manchera’ questo stupido posto e-“ un singhiozzo lo fece sobbalzare e voltare di scatto “Aziraphale…?”

Il volto dell’angelo, ecco chi era realmente il signor Fell, era contratto in un terribile espressione di dolore, paonazzo e macchiato dal pianto, che sfociava senza fine da quegli occhi color mare.
“C-Crowley… t-ti prego… n-non…” un altro terribile rantolo gli tolse il fiato, iniziando a tossire, in cerca d’aria, portandolo a cercare appiglio sul divano poco distante.
Qualcosa si ruppe dentro alla mente di Crowley, forse era l’orgoglio o forse l’offesa, dopo la terribile discussione del giorno prima, tra i due. Ma qualcosa si infranse in mille pezzi, lasciandolo in piedi, senza difese.

IL GIORNO PRIMA.
Il vento soffiava tiepido nel chiosco al centro di St. James Park.
Due uomini, uno dalla figura scura e slanciata e l’altro piu’ basso e candido, miravano l’orizzonte, uno di fianco all’altro, poggiati alla ringhiera.
Uno sguardo preoccupato coglieva il volto del piu’ basso, mentre l’altro respirava l’aria a pieni polmoni. “Sento che questo nuova terra, forse sara’ un po’ meno incasinata, che ne dici angelo?”

“Come scusa?” trasali’ Aziraphale, come svegliato da terribili pensieri.
“Tutto bene?” domando’ di rimando Crowley, fissandolo torvo “E’ da dopo pranzo che sei strano.”
“Io… io sono preoccupato, Crowley. N-non credo che i miei mi lasceranno stare tanto facilmente…Ho… Ho paura Crowley.” Sussurro’ le ultime parole, come per paura che qualcuno lo potesse sentire.
“Ehi…” lo rassicuro’ il fulvo, posandogli una mano sul braccio, gentilmente “Non devi avere paura, perche’ ora ci sono io. Non dobbiamo piu’ nasconderci. Possiamo essere finalmente liberi, angelo. Solo tu e io.”
“Oh, Crowley…” dissenti’ il biondo “Lo sai… lo sai che non e’ possibile…io sono un angelo e tu-“
Uno sguardo deluso, arrabbiato, si dipinse sul volto del piu’ alto “Non iniziare… si puo’ sapere cosa vuoi, angelo? Eh? Credevo che ora le cose fossero cambiate e che fosse evidente. Dopo tutto quello che e’ successo, dopo… dopo tutto quello che ho fatto per te in questi anni, tu ancora non ti fidi? E’ possibile che tu non riesca andare oltre, oltre al “siamo un angelo e un demone”? Credevo… credevo che dopo l’Apocalisse ti fosse chiaro che ne’ il paradiso ne’ l’inferno sono fatti per noi…”
“Ma io lo so, mio caro-“
“Non chiamarmi caro, angelo. Sono stanco delle tue…” si strinse le labbra, dolorosamente “…illusioni.”
Aziraphael lo guardo’ confuso “Illusioni? Io non…”
Crowley tiro’ un pugno contro la ringhiera del chiostro “Davvero, ancora non l’hai capito? Sei cosi’ ottuso?”
Di risposta la fronte del biondo si fece piu’ corrucciata.
Il demone sospiro’ e gli cinse le braccia, saldamente, dopo essersi tolto gli occhiali e fissarlo intensamente negli occhi, per poi sussurrare, con voce rotta e disperata “ Io ti amo, Aziraphael. Ti amo.”
Gli occhi cobalto del biondo si sgranarono come due diamanti, mentre il volto avvampava d’un rosso acceso. Le labbra schiuse cercavano di proferir parola, in vano.
“Aziraphael…” lo scosse gentilmente il piu’ alto “…Noi possiamo farcela. Possiamo scappare insieme…”
“Insieme…” mugolo’ piano il biondo, con occhi lucidi.
“Si’, insieme… su Alpha Centaury o ovunque tu voglia, solo io e te.”
Dopo lunghi instanti , in cui acqua e fuoco annegavano nei rispettivi sguardi, Aziraphael sospiro’ tristemente, percorso da un brivido “I-io non posso… non posso lasciare la terra. Mi dispiace, Crowley.”

Quell’ennesimo rifiuto fu troppo per Crowley, che per un attimo ebbe paura che la terra gli stesse cedendo da sotto in piedi. Barcollo’, alcuni passi indietro, cercando appiglio ad una colonna. “…Io ti ho aperto il mio cuore e tu… va bene. A-addio, Aziraphael…”
“Crowley, a-aspetta..!” balbetto’ l’angelo, ma un gesto aereo del fulvo lo fece tacere.
Improvvisamente il cielo si terse di nubi ed inizio’ a piovere.
MOMENTO PRESENTE.
Aziraphael si stringeva disperatamente i pantaloni sopra le ginocchia, tanto che le nocche erano ormai candide dalla stretta. Continuava singhiozzare, senza riuscire a smettere, tremando come un bambino abbandonato.
Il cuore freddo di Crowley si sciolse, come un ghiacciolo al sole e la sua natura da salvatore prese il sopravvento e per un attimo tutta la rabbia svani’.
Con lunghi passi si diresse verso il divano e sedendosi accanto al biondo, lo cinse forte tra le sue braccia esili, ma forti, affondando il viso nella chioma dorata dell’angelo.
“Oh angioletto mio… va tutto bene, ci sono io con te. Non… non me ne vado, se e’ questo che vuoi.”

Aziraphael si nascose il volto tra le mani, lasciando capere il proprio peso tra le braccia del demone. Solo dopo parecchi minuti, in seguito alle dolci carezze del fulvo sulla schiena dell’angelo, quest’ultimo torno’ a respirare normalmente.
“Crowley…” sussurro’, scoprendosi il volto devastato dal pianto, alzando lo sguardo triste a osservare il viso del fulvo.
“Crowley… io… io sono stato davvero meschino, lo so… sono stato un codardo, a differenza tua… e’ solo che…”
“Cosa, angelo?” soffio’ dolcemente Crowley.
“Io… ti ho sempre…a-amato… oh, Crowley, se solo tu sapessi quanto ti ho amato, ma… avevo cosi’ tanta paura che sarebbe accaduto qualcosa di terribile che ho preferito tacerlo… e poi… credevo… fosse solo il frutto della tua natura, ovvero una tua tentazione per farmi… fallire nel mio intento di angelo terreno. Sono stato… cosi’ stupido.” Mugolo’ le ultime parole, mentre nuove lacrime scivolarono calde sulle guance glabre.
Con gentilezza, Crowley le raccolse con il suo pollice, fissandolo come se fosse la piu’ pregiata e deliziosa tra le rose “Si’, lo sei stato.” Sussurro’, dolcemente “Ma lo sono stato anche io, angelo. Anche se sono un demone, angioletto mio, sono sempre stato sincero con te… e sai cosa?”
Aziraphael fece cenno di no con il capo, tirando su’ dal naso.
“Ho sempre saputo che eri innamorato di me… dopo tutto due angeli lo percepiscono, no?”
Un lungo abbraccio segui’ quelle parole, mentre i loro corpi cercavano la calma e la pace reciproca.
Poi le mani di Aziraphael si fecero largo sul petto di Crowley, in cerca di quel contatto cosi’ peccaminoso per un angelo come lui. Il demone percepiva la testa girare e la pelle fremere a quel contatto. Con delicatezza, i polpastrelli dell’angelo andarono a sfiorare le labbra sottoli, ma soffici del fulvo “Ho desiderato cosi’ tanto baciarle, che… mi sentivo cosi’…”
“Sbagliato…” soffio’ su di esse in risposta, il demone.
I loro sguardi si abbracciarono, lasciando che fuoco e acqua si fondessero, mentre le loro labbra si sfiorarono, facendo sussultare il biondo e a Crowley parve nuovamente di cadere, ma in Paradiso.
Un bacio soffice, tenero, fu presto lasciato per qualcosa di piu’ profondo e passionale, come la loro vita in quei 6000 anni.
La notte era ormai calata su tutta Londra, mentre un angelo e un demone si stringevano teneramente, dandosi tutti quei baci che per secoli avevano sospirato e soffocato nel profondo del desiderio.
Quella notte in tutta Londra non vi furono omicidi, liti, ne’ rapine, come se un miracolo di amore avesse investito la citta’.
Ma tutto cio’ era qualcosa di ineffabile.
  
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