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Autore: BALTO97    13/11/2019    2 recensioni
Uther è morto, Artù è salito al trono, Merlino e i fedeli cavalieri non potrebbero essere più felici e fieri di lui, ma siamo a Camelot e tra cattivi, creture magiche e misteri da risolvere dovrenno fare l'impossibile per proteggere la loro amata Camelot
riuscirà Artù a dimostrarsi degno del trono? e Emrys verra in soccorso del suo protetto?
NO MERTHUR
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Merlino si svegliò, ma non per via di un raggio di sole sul viso o un rumore improvviso, o meglio il rumore ci fu, ma assomigliava molto di più alla voce di Leon che urlava il nome di Artù
 
Il servitore tornando rapidamente alla coscienza si mise seduto stropicciandosi gli occhi chiedendo “cosa sta succedendo?”
 
I cavalieri, chi lontano e chi vicino, si stava guardando in giro chiamando il sovrano preoccupati quando Galvano in risposta alla domanda dell’amico sospirò e portandosi le mani sui fianchi disse
“Artù se n’è andato”
 
Esclusero in fretta la possibilità che fosse andato via così, veloci, tornarono verso Camelot e quando trovarono delle tracce aumentarono il passo urlando a gran voce il suo nome
 
Il giovane mago, procedendo con il passo più svelto e deciso di tutti gli altri uomini, si sentiva davvero uno stupido; ormai doveva conoscere Artù e avrebbe dovuto prevedere questa sua reazione
Il suo compito era proteggerlo!
Come poteva essere stato così stupido?!
 
Il servitore era ancora immerso nei suoi pensieri quando Elyan esclamò “Artù!”
Lui, come il resto dei cavalieri, lo videro ai piedi di un radura
 
Anche il re li vide e dopo aver sbuffato gli urlò di andarsene prima di girarsi e tornare sui suoi passi
ma gli altri non avevano la minima intenzione di fare come gli era stato ordinato e si precipitarono giù per la collina
“che state facendo?!” domandò Merlino, il primo a raggiungerlo, parandoglisi davanti
“va via! È un ordine” disse serio il biondo passandogli oltre
 
“Artù vi prego” lo raggiunse gli altri
“che volete fare?” chiese Lancilotto
 
“non capite?” chiese ironicamente il re, fermandosi e girandosi per guardarli in viso
“è l’unico modo!” aggiunse
 
“No!” quasi urlò il mago
“è un suicidio!”
 
Il sovrano stava per replicare quando all’improvviso dagli alberi arrivò un “FERMI!”
I cavalieri si voltarono mentre dalla boscaglia uscivano degli uomini armati
“CORRETE” gridò Artù
 
Ma ormai era troppo tardi, presto si trovarono circondati dagli uomini che riconobbero come i servi di Sir Rubern che gli puntavano contro le spade
 
“bene, chi abbiamo qui?” chiese uno arrivando con la punta della lama affilata sotto la gola del re
Merlino era sul punto di far brillare gli occhi quando il re affermò
“voglio vedere Sir Rubern”
 
Gli uomini si guardarono indecisi ma poi li legarono e condussero dentro le mura di Camelot fino al cortile del castello dove i cavalieri furono lasciati indietro mentre Artù tirato in avanti verso la scalinata dove in piedi c’era Rubern, con la corona in testa e il solito ghigno ripugnante sul viso
 
“ti avevo avvertito! Se mai fossi tornato avrei ucciso ogni abitante di Camelot” affermò scendendo un gradino con tono rude
 
Il biondo invece, rimanendo calmo e composto, disse “voglio proporti uno scambio”
 
Il peggior incubo di Merlino si era avverato e non poté trattenersi dall’urlare “ARTU’ NO!” ma purtroppo la sua voce rimase inascoltata
 
“cos’hai in mente?” chiese Rubern incuriosito
 
“lascia andare tutti, non fare male a nessuno! permetti agli abitanti di Camelot di lasciare la città” rispose Artù
 
“e in cambio?” chiese ancora il perfido uomo mentre sorridendo si sfregava il mente pronunciato e gli girava intorno
 
L’altro rimase in silenzio per qualche secondo, sospirò abbassando lo sguardo per la prima volte “prendi me”
 
“NO!” questa volta l’urlo arrivò non solo da Merlino ma da tutti i cavalieri che cercarono anche di liberarsi, strattonando le corde e dimenandosi, solo per essere ripresi dalle guardie che tirarono le corde facendoli cadere
 
“rendiamo le cose più interessanti” esclamò Rubern continuando a giragli intorno
“ti propongo un duello” aggiunse arrivandogli davanti
 
“se vinci me ne andrò, se perdi… raggiungerai tuo padre”
 
Artù riportò gli occhi in quelli dell’altro non perdendo mai la sua compostezza e fierezza, cosa che colpì molto l’uomo che sentì il bisogno di ricordagli che lui aveva la magia
“ricorda che io possiedo la maga, potrei sbattere quella tua testolina bionda sul muro fracassandola” sibilò arrivandogli ad un centimetro dal viso
“Potrei spezzarti le gambe, farti uscire sangue dalle orecchie, bruciarti gli occhi” proseguì
 
“accetti?” chiese
 
Non passò neppure un secondo prima che il re rispondesse “accetto”
 
Rubern sorrise “hai appena firmato la tua condanna a morte! ci vediamo al tramonto, la fine del giorno sarà anche la tua”
Detto questo si girò risalendo le scale per scomparire nel castello
 
Quando anche gli uomini di Ruben li lasciarono Artù si massaggiò si voltò per vedere i suoi cavalieri che lo fissavano, chi con un’espressione rabbiosa chi sconsolata mentre Merlino scuoteva  la testa sospirando
“cosa avete fatto…” 
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I cavalieri, il servitore e Artù andarono nelle stanze di Gaius dove il guaritore insieme alla madre di Merlino furono assai sollevati di vederli ma non fecero in tempo a riabbracciarli che l’espressione cupa di ognuno di loro li fece preoccupare
“che succede?” domandò sottovoce Gaius rivolto al suo giovane assistente ma questi per la prima in vita sua lo ignorò passando oltre
 
“siete impazzito?!” esplose Galvano
“che volete fare?!”  “vi rendere conto di quello che avete fatto?!” gli altri si accodarono
“calmatevi” affermò il sovrano
 
“Artù non potete farlo! Vi ucciderà!” esclamò Parsifal con il suo solito tono pacato ma con la preoccupazione più che udibile nella sua voce
 
Il re sospirò “ormai ho accettato, non posso tornare indietro”
 
Nel frattempo il giovane mago allontanatosi dal gruppo, si sedette sulla panca con la testa tra le mani in una posa sconfitta
“cosa posso fare…” pensò passandosi una mano tra i capelli, la prima cosa a cui aveva pensato era usare la magia, come aveva fatto in passato, per salvarlo ma poi si era ricordato che anche Rubern aveva la magia e usare senza i suoi poteri restando nell’ombra era impossibile
 
“Merlino” il giovane riconobbe subito la voce di Will alle sue spalle, ma era proprio l’ultima persona che voleva vedere
ma se lui lo ignorò i cavalieri non fecero lo stesso specialmente Elyan che, riconoscendo in lui il ragazzo che aveva tradito Artù, gli si avventò contro urlando “traditore” afferrandolo per la giacca
 
“Elyan” lo richiamò il re

“come hai potuto tradire il re!” disse a denti stretti spingendolo contro il muro
“dovrei ucciderti seduta stante!” lo raggiunse anche Galvano sguainando la spada arridandogliela sotto il mento
 
Will sgranò gli occhi in un’espressione di puro terrore
Unith e Gais erano pietrificato e Merlino scioccato, non aveva mai visto i cavalieri così furiosi
 
Incredibilmente l’unico calmo era Artù
“basta” affermò abbassando la spada dell’altro
“calma” aggiunse allontanando Elyan
“in un modo o nell’altro Ruben avrebbe scoperto come mettere in atto il suo piano, era solo questione di tempo”
 
Gli uomini dopo aver lanciato altre occhiate omicide al giovane si voltarono mentre Will, ancora più che scosso, si accarezzava la parte della giacca stropicciata
Merlino gli si avvicinò con lo sguardo basso
“Merlino…” mormorò il giovane “Io non volevo, ecco sai” disse confuso cercando di spiegarsi, era oltremodo dispiaciuto per quanto successo, non credeva certo che parlare con Rubernr avrebbe causato tanto problemi e, sicuramente non si aspettava che Merlino lo guardasse in quel modo glaciale dicendolo “ti odio!” prima di voltarsi
 
Le ore passarono e una strana tensione al limite tra il preoccupante e l’inquietante riempiva la stanza e i loro animi
I cavalieri si muovevano con fare nervoso mormorando qualcosa di incomprensibile mentre Gaius e Unith medicavano le ferite dovute un po' alla corde, allo scontro del giorno prima e ai modi rudi degli uomini di Rubern
 
Troppo in fretta arrivò il momento in cui il sole raggiunse il punto oltre la collina, tingendosi di un rosso intenso, quasi cupo, come il sangue
I raggi si ritirarono e l’ultimo fascio di luce si riversò su Camelot
 
“Artù…” mormorò Lancillotto
“è ora” aggiunse sottovoce il cavaliere
 
Tutti si voltarono verso il sovrano, appoggiato al muro con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, verso la piazza
La tiepida luce del tramonto gli illuminava il viso, i suoi capelli biondi parevano risplendere e gli occhi era ti una tinta di azzurro ancora più intenso ma in loro non vi era neppure una traccia di paura, piuttosto vi si poteva chiaramente leggere una sorta di quiete mista a pace e tanta, tanta, determinazione
 
L’espressione di un vero re che per un attimo infuse nello spirito di chi lo stava osservando la sicurezza che, alla fine, sarebbe andato tutto bene
 
Artù si riscosse avvicinandosi ai suoi uomini, schierati, come si addice a dei veri cavalieri
 
“signori” disse  
 “mi avete servito con onore facendo sempre tutto ciò che era in vostro potere per difendere Camelot… non sono sempre stato degno di avere al mio fianco uomini come voi…” aggiunse guardandoli uno per uno negli occhi
“e per questo mi scuso, ma vi prego accettate i miei più sinceri ringraziamenti per tutto quello che avete fatto per me”
 
I cavalieri lo fissarono con occhi lucidi elaborando le parole del loro re
Lyon fu il primo ad appoggiare una mano sulla spalla, poi Lancilotto, Parsifal, Elyan e infine Galvano
Così Artù si ritrovò circondato, stretto in un fantomatico abbraccio
 
“siete il migliore, non dimenticatelo mai” Affermò Lancilotto
Il biondo visibilmente imbarazzo abbassò lo sguardo ringraziandoli ancora  poi, senza distogliere lo sguardo dal cavaliere, disse “promettimi che ti prenderai cura di Ginevra”
L’altro non esitò ad annuire
Era doloroso per il re sapere che non avrebbe potuto salutare la sua amata; la donna, prima dell’arrivo di re Jhon, si era recata in un villaggio vicino, non voleva pensare a quanto sarebbe venuta a conoscenza della verità.
Chissà, forse glielo avrebbe detto di persona, rivedendo i suoi grandi occhi scuri e l’espressione preoccupata mentre gli accarezza i capelli rimproverandolo per quanto era stato avventato e sciocco nel mettere a rischio la sua vita in quel modo
Crederci era bello, quasi rassicurante, ma Artù aveva l’impressione che si trattasse solo di un bellissimo sogno destinato a rimanere tale.
 
“Artù” lo chiamò il vecchio guaritore
Il sovrano si voltò e sorridendo si rivolse al più anziano e fedele membro della corte “Gaius” disse
“che altro posso dirti se non grazie per avermi sempre servito con tanta lealtà” aggiunse con un sorriso  
Il vecchio, con le lacrime agli occhi, gli accarezzò il viso in un gesto paterno che Uther aveva fatto così raramente, anche nei momenti in cui ne avrebbe avuto più bisogno
“ricordo quando eravate solo un bambino e, ridendo, entravate da quella porta mostrandomi orgoglioso un nuovo graffio decantandolo come una grande ferita di guerra” raccontò l’uomo con tono malinconico
“non volevate mai seguire le lezioni, trovate sempre un modo per scappare e nascondervi nelle mie stanze! Quanto lo avete fatto penare quel maestro” rise facendo sorridere anche l’altro
“per non dire quando avete preso la balestra dall’armeria, credo di non aver mai visto le dame del castello più spaventate e vostro padre più orgoglioso”
Artù rise al ricordo di quella bravata fatta da ragazzino quando, dopo aver preso una delle balestre, era andato nel cortile del castello e si era messo a sparare frecce non mancando un singolo stendardo appeso alle torri
Gaius sospirò e la sua espressione tornò cupa “siete diventato non solo un re degno di questo nome ma anche uomo meraviglioso, sono fiero di voi e sono certo che anche vostra madre lo sarebbe” aggiunse
 
Il re gli sorrise un’ultima volta, onorato dalle sue parole e soprattutto felice che al contrario del padre Gaius fosse uno dei pochi a ricordare sua madre, poi si voltò e si incamminò verso la porta dove ad aspettarlo vi era Merlino, a testa bassa con la spada in mano
 
“sei silenzioso” affermò raggiungendolo
“non so cosa dire” rispose il servitore porgendogli l’arma lucente
“Non credo che esistano parole per convincervi a ritirarvi dal duello” aggiunse
 
Artù annuì
“Merlino…” cominciò per poi fermarsi e prendere un respiro profondo
“faresti una cosa per me?” chiese
Il mago annuì “certamente!” affermò alzando lo sguardo notando che l’altro stava guardando i suoi cavalieri, visibilmente sconfitti e dall’aria rassegnata
 
“prenditi cura di loro” affermò Artù continuando ad osservarli
Merlino annuì mormorando un “contateci” che parve sollevare il sovrano da una sorta di peso come se fosse più interessato per i suoi uomini che non per il duello che stava per andare ad affrontare
 
Al contrario di lui il giovane mago non lo aveva dimenticato ed ogni volta che lo guardava sentiva dentro un profondo dolore, un senso di malessere per quello che aveva fatto
Artù sarebbe andato incontro ad uno scontro terribile e tutto perché lui non era stato in grado di proteggerlo
 
“Merlino” il servitore non si accorse di essersi perso nei suoi pensieri fino a quando Artù non lo richiamo riportandolo alla realtà
 
“non andate vi prego” sussurrò
“non dovete” aggiunse
Improvvisamente la profezia, il destino e tutte le parole del drago parvero insignificanti e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che stava per perdere un amico, il suo migliore amico
 
Artù sorrise ancora appoggiandogli la mano sulla spalla poi continuando ad osservarlo con quell’espressione sicura disse
“andrà tutto bene”
Per poi dando un ultimo sguardo agli uomini riuniti sulla soglia delle stanze del guaritore, si incammino
“ARTU’!” urlò a gran voce Merlino correndogli dietro
“Merlino no, non puoi fermarmi!” affermò il sovrano cercando di fermarlo
“non cambio idea” aggiunse
 
“No” sussurrò Merlino scuotendo la testa
“non voglio dirvi questo”
“dovete farmi una promessa”
Il re non disse niente ma continuò a tenere lo sguardo fisse sul servitore curioso
“non arrendetevi” disse serio il giovane mago
“cosa?” chiese sempre più confuso il sovrano
“non arrendetevi!” ripeté con più sicurezza il giovane
“continuate a combattere! Non importa quanto vi faccia male! Non importa se sentite di non avere più le forze!” affermò mettendo una mano sulla spalla di Artù, qualcosa che da chiunque sarebbe stato visto come un affronto, per non dire offensivo
Solo pochi avrebbero visto in quel  gesto un’azione tra due amici, forse fratelli
“continuate” disse ancora il mago rafforzando la presa
“vi prego non arrendetevi”
Artù osservò per un lungo minuto il servitore, realizzando che quel servitore che lo svegliava ogni mattina, seguiva in ogni missione, anche la più pericolosa, trattandolo la maggior parte della volte come fosse una “testa di fagiolo”, era probabilmente la persona che più di tutte credeva in lui
“Lo farò” affermò
 
Seguito dal resto dei cavalieri che raggiunsero il centro dalla piazza dove c’erano delle pire infuocare ad ogni lato e, mentre l’oscurità della sera avanzava, la piazza che solitamente era illuminata dal sole adesso pareva estremante cupa e inquietante
 
Facendo provare ai presenti una strana sensazione che non gli lasciava affatto tranquilli
 
“Artù, siete sicuro di volerlo fare?” domandò Lyon tenendo lo sguardo fisse sulle pire infuocate e gli uomini incappucciati sulle scale al fianco di Rubern che con il solito ghigno malvagio e beffardo aspettava il suo sfidante.
 
Anche il sovrano teneva lo sguardo fisso sull’uomo malvagio mormorando un “devo…”
   
 
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