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Autore: ONLYKORINE    13/11/2019    3 recensioni
Storia vincitrice del Contest Natalizio indetto da AfterRomanceIT
Prompt: Non sai come, non sai perché ma la letterina per Babbo Natale della
persona che ti piace è stata recapitata a te, molto strano considerato
che siete grandicelli per una cosa del genere e che tu non sei Babbo
Natale. Spinto/a dalla curiosità non puoi fare a meno di aprire la busta ma
quando leggi le poche righe che ci sono scritte resti colpito/a dalla sua
richiesta insolita e così decidi di impegnarti per dare alla persona che
ami il regalo che chiedeva a Babbo Natale con la speranza di
renderlo/a felice e farti bello/a ai suoi occhi. Cosa ha chiesto di strano
questa persona? Come farai ad esaudire i suoi desideri? Scoprirà che
sei stato/a tu o penserà davvero che Babbo Natale abbia ricevuto la
sua lettera? Come andrà a finire: lieto fine o divertente disastro?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Una lettera per santa Claus

Una lettera per Santa Claus

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Matthew camminava insieme agli altri verso il cortile della scuola. Per terra, nel corridoio che stavano percorrendo, vide una busta bianca, di piccole dimensioni, e si fermò. 

La raccolse e la osservò: sulla busta, una busta da lettere di quelle che non si usano più, non c'era scritto niente, né il mittente né il destinatario, ma non era sigillata. 

Si guardò intorno, il corridoio era pieno di ragazzi che si dirigevano verso l'esterno della scuola per l'inaugurazione del falò.

Tutti gli anni, il trenta di novembre, la scuola organizzava il falò per celebrare l'inizio del mese di dicembre. Le ragazze scrivevano bigliettini e pensavano che, gettandoli nel fuoco, i loro pensieri volassero in cielo. Scrivevano desideri e nomi di ragazzi carini. Anche qualcuno dei ragazzi lo faceva. Ma Matt, che era fondamentalmente un romantico, non lo aveva mai fatto. Fino a quell'anno. 

Voleva lanciare nel fuoco il biglietto con il nome della ragazza di cui era innamorato: Lizzie Price. Innamorato, sì, visto che pensava a lei da gennaio e ancora non riusciva a togliersela dalla testa. Né ad agire per farglielo sapere.

Si nascose dietro una fila di armadietti e aprì il foglio che conteneva la busta. Lesse solo le prime parole: "Caro Babbo Natale...", la ripiegò subito quando Troy lo chiamò per andare fuori e la nascose in tasca.

Il falò fu, come al solito, molto apprezzato dagli studenti. Quando lanciò il foglietto con il nome di Lizzie nel fuoco, la osservò. Cercava qualcosa nella borsa ed era abbastanza nervosa. Poi Jenny, che era accanto a lei, le passò una busta da lettere simile a quella che aveva raccolto lui e Lizzie sorrise lanciandola nel fuoco. Sospirò. Non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi avanti. Mai. Lei era così... Lizzie.

Quella sera a letto, Matt si ricordò della lettera e la tirò fuori dalla tasca della giacca per leggerla.

 

Caro Babbo Natale,

mi trovo costretta a scriverti perché la dottoressa Spock della scuola dice che mi farebbe bene. Scrivere a te, che non esisti, serve a me, dice lei.

Non capirò mai la psicologia. Davvero. Ma lei dice di farlo. Così ti scrivo. Getterò questa lettera nel falò di fine novembre così che nessuno saprà mai della sua esistenza. Sarebbe veramente imbarazzante.

Quindi, visto che ormai ti ho scritto, sono a richiederti un regalo per Natale. Buffo, eh? Io, che quest'anno odio il Natale, sono a chiederti un dono.

Oh, forse dovrei dirti che quest'anno sono stata buona e brava. Ma sappiamo tutti e due che non è vero. Da quando i miei si sono separati, non sono stata buona per niente. E neanche brava. Odio i miei genitori quando si urlano addosso e i miei voti a scuola sono calati rispetto agli ultimi tempi, per non parlare poi del resto...

Ma ti propongo un patto: diventerò una brava persona se per Natale mi porterai un dono. Un dono grosso, sappilo. Perché dovrai dimostrarmi che esisti. E io sarò buona con la nuova moglie di papà e mi impegnerò a scuola per entrare in un buon college.

Che dici? Il dono che ho scelto, come dicevo, è grosso. Nel senso che è impegnativo, per te. Perché vorrei un po' di felicità, per me.

Ma non troppa. Jenny dice che troppa felicità stanca (ma lei è così fortunata e quindi non dare troppo peso alla sua opinione).

Allora, dicevo, voglio un po' di felicità. Non troppa e non tutta insieme, però. Altrimenti morirò d'infarto.

Perché dai, dopo l'anno che ho passato, me la merito un pochino di felicità, no?

Grazie,

Lizzie Price

 

Matt piegò ancora la lettera, pensieroso. I genitori di Lizzie avevano divorziato all'inizio dell'anno e dopo tre mesi suo padre si era risposato e lei non l'aveva presa bene. Matt se n'era accorto. Tutti i suoi cambiamenti, i suoi sbalzi d'umore, i suoi pianti nascosti, Matt li aveva notati tutti.

 Aveva cercato di starle vicino silenziosamente, in mezzo agli altri del gruppo. E questo sarebbe stato il primo Natale di Lizzie senza la sua famiglia unita. 

Avrebbe potuto fare qualcosa? Qualcosa per lei? 

Sorrise prima di spegnere la luce e dormire.

***

Il giorno dopo a scuola, il primo di dicembre, si sentirono tanti risolini quando le ragazze entrarono nell'aula di matematica. Matt arrivò in quel momento, un po' nervoso. 

Si avviò verso il suo banco salutando gli altri, ma le ragazze del gruppo non lo calcolarono per niente. "Che succede?" chiese agli altri. Non avrebbe mai raccontato a nessuno quello che aveva fatto.

 "C'è un pacchetto sul banco di Lizzie, le ragazze sono in brodo di giuggiole". Troy alzò una spalla, continuando a parlare con Jack di baseball.

Matt guardò verso le ragazze. Lizzie aveva in mano un foglietto. Il foglietto che era nel pacchetto che lui aveva lasciato sul suo banco. Dalla sua espressione non riusciva a capire se fosse contenta o meno. Sembrava pensierosa. Si avvicinò. "Cos'è?" chiese direttamente a Lizzie. Lei richiuse il biglietto velocemente per non farglielo vedere.

"Niente, niente."

Subito dopo entrò in classe la professoressa di matematica e Matt dovette tornare al suo posto. Non era più sicuro di aver fatto le cose per bene. 

Aveva lasciato il pacchetto sul banco di Lizzie appena era arrivato a scuola quella mattina. Si era alzato presto per poter scrivere il biglietto e impacchettarlo in maniera adeguata. Ma ora... 

Aveva pensato a un semplice aforisma sulla felicità, così aveva scritto: "La felicità è un milione di piccole cose tutte insieme", aveva dato fuoco ai bordi del biglietto per renderlo più carino e lo aveva infilato in una piccola scatolina di cartone. 

Purtroppo non poteva fare di più con il poco preavviso che aveva. Per il giorno dopo si sarebbe organizzato.

Aveva deciso di farle trovare ogni giorno qualcosa. Qualcosa di piccolo, come si fa ai bambini con il calendario dell'avvento.

Così i giorni a venire Lizzie aveva trovato sul suo banco: un fiore, un grosso cioccolatino, un piccolo cuoricino di stoffa e la frase di una canzone particolarmente significativa, che Matt sapeva che le piaceva particolarmente.

Aveva dovuto studiare la maniera per farle avere i suoi piccoli doni anche nel weekend, perché quello poteva risultare più difficile. Così sabato mattina molto presto le aveva lasciato nella cassetta della posta una bustina da lettere colorata con un altro aforisma sulla felicità.

"Non si può rincorrere la felicità. Aspettala e sarà lei a venire da te."

Domenica, invece, le aveva lasciato un pacchettino con un portachiavi con un peluche a forma di renna che suonava Jingle Bells che avevano visto in settimana in un negozio durante un'uscita del gruppo e di cui lei aveva criticato tutto: la musica, la grandezza delle corna della renna e la morbidezza del pelo. 

Ma Matt, che la conosceva da mesi ormai, aveva visto l'interesse nei suoi occhi e aveva capito che le piaceva senza che lei lo ammettesse.

Scegliere altre cose fu sempre più difficile. Cose piccoline o altre frasi a volte da canzoni o da poesie, lo impegnarono parecchio, ma Matt non mollò mai. Neanche quando tutta la scuola venne a conoscenza del 'Babbo Natale Segreto' di Lizzie. E allora sì che fu difficile non farsi beccare da nessuno. 

Ma Matt, ancora, tenne duro.

Il ventitré pomeriggio erano tutti intorno ad un tavolo di uno dei fast food del centro commerciale e le ragazze bisbigliavano fra di loro. 

Quando Matt andò in bagno, sulla porta vide Jenny, la miglior amica di Lizzie. Cosa aspettava? Forse Troy, il suo ragazzo. Si voltò indietro, ma lui era ancora al tavolo e parlava con Jack e Andrew. 

Quindi? Le fece un cenno con il capo e cercò di entrare nel bagno dei maschi. Ma Jenny lo fermò. "Dovresti dirle che sei tu". Come? Si guardò intorno. "Non preoccuparti. Non lo dirò a nessuno".

Una donna con una bambina li guardò con disapprovazione quando dovette girar loro intorno per raggiungere il bagno.

"Entra!" Matt tenne aperta la porta del bagno degli uomini e fece un cenno con la mano alla ragazza.

Con sua sorpresa, Jenny entrò senza battere ciglio. Matt andò verso l'ultimo lavandino in fondo e ci appoggiò sopra le mani. L'avevano beccato. Jenny lo sapeva! E ora? Cosa avrebbe fatto?

"Come hai fatto a beccarmi?" Forse il giorno che aveva lasciato il portachiavi nell'aula di storia. O quando aveva infilato la busta colorata nel suo armadietto durante l'ora di ginnastica. Quand'è che si era tradito? La guardò dal fondo del bagno. Ma lei sorrise.

"Ti ho visto raccogliere da terra la busta."

Oh. "Lo sai dall'inizio?" era stranito. Lei lo sapeva dal giorno del falò? Annuì. "Non hai detto niente".

"No. Quando hai raccolto la lettera, non ero sicura, ma ora... Sei stato bravo. Lei è contenta e... felice."

 "Tu sai cosa aveva scritto nella lettera?" Jenny annuì ancora. Ok. Ok. "È felice adesso che non sa che sono io." 

Lei spalancò la bocca. "Ma cosa dici?" 

Matt scosse il busto "Pensavo... Non voglio dirle che sono io!" 

"Ma... Perché?" 

Matt alzò le spalle. "Non lo so. Non penso di essere il suo tipo".

"Ci rimarrà male se non glielo dici." 

Sbuffò. "Potrebbe rimanerci male se scopre che sono io".

Lei storse il naso. "Fa come vuoi. Ma è meglio saperlo, no?" Matt scosse ancora le spalle. "Le hai dato un mese bellissimo e vuoi rovinarle la vigilia di Natale?" 

Lui guardò Jenny andarsene dalla porta. Che stronza. Farlo sentire in colpa così.

Quando tornò al tavolo rimase tutto il pomeriggio pensieroso. Avrebbe dovuto dire a Lizzie che era lui che le aveva fatto quei pensieri? Sapeva che le erano piaciuti. A lei e a tutte le altre ragazze. Perfino Troy aveva detto qualcosa sul fatto che ora anche Jenny pretendeva da lui una cosa simile.

***

La vigilia di Natale arrivò fin troppo presto, secondo Matt. Non aveva ancora deciso cosa fare. Aprì il cassetto della scrivania in camera sua e vide il braccialetto con il ciondolino a forma di cuore che aveva preso per Lizzie per Natale. 

Non era ancora sicuro di darglielo. L'aveva comprato di getto due settimane prima, quando l'aveva visto nella vetrina di un negozio e lei gli era venuta in mente. 

La sua Lizzie.

Sua? Chiuse di scatto il cassetto scuotendo la testa. Guardò fuori dalla finestra e sospirò.

***

Verso sera, aprì di nuovo il cassetto. Non riusciva a decidersi. Rischiare di fare una brutta figura? O farla comunque e rivedere Lizzie nervosa come prima? Senza pensarci troppo prese la scatolina con il braccialetto e uscì dalla stanza.

Si ritrovò davanti a casa di Lizzie. Fu più forte di lui. Forse valeva la pena tentare. Si avvicinò alla porta e suonò il campanello. Quando lei venne ad aprire, con i suoi capelli scuri e gli occhi chiarissimi, pensò che fosse un angelo natalizio.

"Ah, sei tu."

Matt si sentì morire. Lei non lo voleva.

Ma poi Lizzie rise. Non la sentiva ridere da così tanto tempo che non capì subito. Ma la osservò bene: i suoi occhi erano divertiti e lei inclinò la testa in modo così civettuolo mentre sorrideva che gli sembrò di aver vinto un premio. 

"Aspettavi qualcun altro?" Stette al gioco. 

"Sì, un vecchio signore con la barba e l'abito rosso che doveva portarmi un po' di felicità." 

Matt sorrise anche lui. "Non è stato bravo questo mese?" 

Gli occhi di Lizzie si spalancarono mentre diceva: "Oh, è stato fantastico!"

Poi Matt non seppe più cosa dire. Così chiese senza pensarci: "Sapevi che ero io?" 

Lei annuì e scosse la testa insieme. "Lo sospettavo. E poi..." 

"Poi?" La voce di Matt vacillò un pochino.

"Poi l'ho sperato."

Matt non riuscì a contenere la contentezza e fece un passo avanti. Lizzie fece lo stesso e si trovarono a pochi centimetri di distanza. "Me ne darai ancora?" chiese lei. 

Ancora cosa? "Come?" Matt era confuso 

"Di felicità. Me ne darai ancora?" Il ragazzo non sapeva cosa rispondere. Certo che avrebbe voluto farla ancora felice! Ma come? Aveva paura di deluderla. 

"Temo di aver finito le idee..." 

"Potresti iniziare a baciarmi, allora."

Lizzie, per la prima volta felice da mesi, gettò le braccia intorno al collo di Matt e si alzò sulle punte per incontrare le sue labbra sorridendo.

Matt le circondò la vita con le mani e sentì il cuore esplodere quando ricambiò il suo bacio.

Era vero. Un piccolo pensiero. Un piccolo gesto. Un piccolo grande bacio. Un milione di piccole cose. Era lì la felicità.

E ora era lì, fra le sue braccia.

 

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