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Autore: MackenziePhoenix94    14/11/2019    0 recensioni
SECONDO LIBRO.
“Un sogno non può durare per sempre. Arriva per tutti il momento di svegliarsi e di fare i conti con la realtà.
E quel momento, purtroppo, è arrivato anche per me”.
Dopo due sole settimane, Nicole ritorna a Chicago portando con sé i segni, sia mentali che fisici, della sua relazione con Theodore Bagwell.
Ciò che ha in mente è chiaro e ben delineato: lasciarsi alle spalle l’uomo che l’ha presa in giro e ricominciare una nuova vita, questa volta sul serio; ma i suoi piani vengono nuovamente sconvolti quando riceve una chiamata proprio dal suo ex compagno.
L’uomo, in lacrime, la supplica di raggiungerlo e, così facendo, costringe Nickie ad affrontare l’ennesimo bivio: rifiutare o accettare?
Ancora una volta, Nicole decide di seguire il proprio cuore: senza esitare, parte per Panama, per raggiungere Bagwell, del tutto ignara delle conseguenze che la sua decisione avrà.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Allora!” esclamo mentre io, Scofield, Burrows, Mahone e Sucre rientriamo dalla nostra piccola gita per le strade di Los Angeles “quale notizia preferite sentire per prima? La buona o la cattiva?”

“Prima quella buona” risponde Nicole, sollevando gli occhi azzurri da alcune scartoffie che lei e Sara stanno controllando “ammesso che sia veramente una buona notizia”

“Abbiamo seguito l’autista e ci ha portati proprio a casa del custode”

“E la cattiva qual è?”

“Che abita in una vera e propria fortezza” dice Michael, precedendomi, e srotola una cartina, che ritrae il quartiere in questione, sopra al tavolo ovale “ci sono guardie del corpo ovunque, sensori di movimento ed allarmi in ogni angolo della villa”

“E noi dobbiamo trovare il modo per entrare lì dentro, passando del tutto inosservati” commento, con una breve risata divertita; mi sposto nella stanza adiacente per prendere qualcosa da mettere sotto i denti e, non appena torno dalla squadra, vengo subito trafitto dallo sguardo contrariato di quel bestione di Burrows.

“Sei davvero intenzionato a mangiare? In questo momento?”

“Si” rispondo, in modo affermativo, addentando la barretta di cioccolato al latte e caramello “non lo sai che a stomaco pieno si riesce a fare meglio qualunque cosa?”

“Anche uccidere e stuprare?”

“Basta, dateci un taglio, non mi sembra il momento migliore per iniziare l’ennesima discussione!” esclama Nickie, ammonendoci entrambi con uno sguardo severo, ma non appena torna a concentrarsi sui documenti, ne approfitto per mostrare al diretto interessato il dito medio della mia mano destra.

“Nicole ha perfettamente ragione, non possiamo perdere tempo perché non abbiamo settimane a nostra disposizione” mormora Mahone, massaggiandosi le tempie.

Le sue parole scatenano un esilarante attacco di panico in Bellick: il grasso maiale si agita all’improvviso, inizia a sudare, a balbettare, ed io sono costretto a premere una mano contro la bocca per non scoppiare a ridere di fronte a tutti.

Non ci tengo a ricevere un altro pugno in faccia.

“Perché? Che cosa vuol dire che non abbiamo settimane a nostra disposizione? Don Self non ci ha dato una data di scadenza”

“Quanto tempo pensi che passerà prima che la Compagnia scopra che siamo ancora a piede libero? Credi davvero che la balla sulla nostra reclusione reggerà ancora a lungo? Prima o poi crollerà, e quando quel giorno arriverà, la Compagnia impiegherà pochissimo tempo per rintracciarci e per mandare qualcuno ad ucciderci”

“Ecco perché ogni singolo istante è prezioso e non possiamo permetterci di sprecarlo” mormora Scofield, senza mai staccare gli occhi dalla cartina, rigirandosi un pennarello colorato tra le mani; termino di mangiare la barretta ed ascolto, distrattamente, gli inutili suggerimenti di Brad riguardo ad un possibile ‘piano d’attacco’: secondo la sua mente ottusa e limitata, la cosa migliore da fare è intrufolarci in un’abitazione vicina e scavare un tunnel sotterraneo per arrivare indisturbati alla villa del custode.

Perfino un bambino di otto anni sarebbe in grado di partorire un’idea più intelligente e sensata della sua.

“Ohh, sì, gran bel piano, Brad. Dico davvero” commento, gettando via l’involucro dello snack “dopotutto, non c’è nulla di più semplice che introdursi in una casa e scavare un lunghissimo tunnel sotterraneo senza che i suoi proprietari sospettino nulla. Sono senza parole”

“Teddy…” Nickie mi ammonisce ancora una volta per i miei toni sarcastici, ma la colpa non è mia, bensì di Bellick che apre la bocca senza prima collegare il cervello; emetto uno sbuffo seccato e decido di non inferire ulteriormente sull’ex secondino.

“Ad ogni modo” proseguo, prendendo posto davanti al lungo tavolo ovale “non c’è modo di entrare in quell’abitazione senza essere visti. Esattamente come ha detto il piccolo pesciolino, l’intero edificio è sorvegliato a vista da guardie del corpo, ed è tappezzato di allarmi e sensori di movimento: è umanamente impossibile intrufolarci lì dentro senza essere beccati, e questo vale sia per il giorno che per la notte”

“E se non fosse necessario introdursi lì dentro?” domanda Burrows, in una delle rarissime occasioni in cui mette in moto gl’ingranaggi del cervello “insomma… Se ciò che deve custodire è così importante, l’avrà sempre con sé”

“Ohh, mio dio, sono sempre più esterrefatto! Quindi… Questo significa che anche tu hai un cervello in grado di ragionare, Burrows? Cavolo, chissà se Scofield riuscirà a reggere il confronto” commento, con un sorriso, perché non riesco a trattenermi dal restituirgli la battutina di poco prima; il bestione ‘tutto muscoli e niente testa’ ignora la mia provocazione, in compenso guadagno la terza occhiataccia ammonitrice da parte della mia dolce metà.

“Stando ai catasti pubblici, l’uomo che abita in quella villa si chiama Stuart Tuxhorn” interviene Sara, ad alta voce, per impedire che la situazione degeneri di nuovo; s’interrompe, fruga tra alcuni fogli che ha in mano e finalmente trova quello che sta cercando “è l’amministratore delegato di una compagnia chiamata Spectroleum”

“Un tizio così in alto gira sempre con la protezione” commenta a sua volta Mahone, passandosi una mano sugli occhi, e la dottoressa Tancredi rincara subito la dose, sottolineando la difficoltà dell’impresa che ci aspetta.

“Come possiamo rubare una scheda ad un tizio che la porta sempre con sé, senza che se ne accorga, e che gira tutto il giorno circondato da guardie del corpo?”

“Semplice. Non la rubate. La copiate”.

Tutti quanti ci voltiamo a guardare Roland Glenn, il giovane hacker che Self ha affibbiato alla squadra, che allarga le braccia sorpreso, perché per la prima volta siamo interessati ad ascoltare ciò che ha da dire.

“Copiarla è anche più difficile che rubarla” dice Sucre, con un’espressione diffidente “dovremo prenderla e rimetterla al suo posto senza che lui se ne accorga”

“Questo se non aveste me, hombre” risponde prontamente il ragazzo, e tira fuori da una tasca della felpa quello che ha tutta l’aria di essere un normale cellulare, mostrandocelo con aria compiaciuta.

“Che cos’è?” domanda Burrows dopo qualche secondo, per nulla impressionato dal piccolo apparecchio tecnologico.

“Questo è il motivo per cui sono stato arrestato”

“Per aver rubato un cellulare?” chiede Bellick, dando ancora una volta sfogo della propria ignoranza, e le sue parole toccano l’orgoglio di Roland, che reagisce con un’osservazione piccata.

“Ohh, certo, condannato al carcere federale per avere rubato un semplice cellulare… No, no, no… Sto parlando sul serio. È un apparecchio di mia invenzione: ad una prima occhiata sembra un semplice cellulare, in realtà è una sorta di buco nero digitale in grado di assorbire dati nel raggio di tre metri”

“Per esempio?” domando, osservando l’oggetto.

“Tipo le informazioni bancarie contenute in qualsiasi computer portatile, tipo i pin di qualsiasi carta di credito appena usata. Esco di qui ed in dieci minuti ottengo le identità e gli estratti conto di dieci persone, tranquillamente, tenendomi una mano sulle palle”

“E le informazioni dentro Scylla?” interviene Michael, rigirando un pennarello colorato tra le mani, e Glenn sorride compiaciuto.

“Se ci avviciniamo abbastanza, sono nostre”.



 
Anche se adesso siamo una squadra, è chiaro che Scofield non si fida di me, e lo dimostra il fatto che, anziché ordinarmi di seguirlo per mettere in atto il piano, mi lascia nelle retrovie insieme a Nicole, Sara, Mahone e l’hacker.

E la frustrazione è tale che la riverso su un’altra barretta al cioccolato e caramello.

“Vai piano con quelle, o finirai per ingrassare”

“Conosco tre modi per sfogarmi: uccidere, fare sesso e mangiare. Dal momento che le prime due opzioni non sono fattibili al momento, sono costretto a ripiegare sulla terza. E poi, ti posso assicurare che queste barrette sono davvero fenomenali, dovresti assaggiarne una, Nickie. Potresti diventarne dipendente” commento; apro l’involucro colorato e do un morso allo snack, il tutto sotto lo sguardo indecifrabile della mia compagna.

“E noi potremo fare un discorso serio almeno per una volta?”

“Vuoi farmi l’ennesima ramanzina?”

“No, voglio solo sapere che cosa ti sta succedendo”.

Sollevo il sopracciglio sinistro, perplesso.

“Che vuoi dire? Non ti seguo…”

“Non ti vedo molto collaborativo”

“Se ti stai riferendo a quello che è successo questa mattina, ti ricordo che non sono stato io il primo ad iniziare, ho semplicemente risposto alla frecciatina che Burrows cha generosamente pensato di lanciarmi. Come pretendi che possa essere collaborativo con queste persone, se loro per prime ci trattano come degli appestati? Guardati attorno” dico, indicandole con un cenno della testa il capannone attorno a noi “loro sono in campo, in prima linea, mentre noi siamo confidati qui dentro. Hanno portato perfino Bellick! Bellick! Ti rendi conto?”

“Anche noi siamo utili, Teddy”

“Ohh, certo. Roland si trova qui perché il suo lavoro è stare davanti allo schermo di un portatile, Sara si trova qui perché Michael non vuole esporla ad altri inutili pericoli dopo averla quasi persa… Ma che mi dici riguardo a noi due e Mahone? Ci tengono reclusi perché non si fidano di noi, ed hanno paura che possiamo approfittare dell’occasione per scappare”

“Non starai diventando un po’ troppo paranoico?” risponde Nicole, con un sorriso divertito che non mi contagia affatto “perché non ti sforzi di vedere il lato positivo delle cose? Sono sicura che ci hanno chiesto di restare alla Base perché, in caso dovesse accadere qualcosa a loro, ci saremo ancora noi ad occuparci del recupero di quella scheda dati. Tu ed Alex siete molto intelligenti…”

“Da quando hai questa enorme confidenza con lui?”

“Non ce l’ho, ma mi è bastato ascoltare il ragionamento che ha fatto sull’autista di Tuxhorn per capire che è allo stesso livello di Michael. Dopotutto, il vostro caso non era stato affidato proprio a lui?” mormora la mia compagna, lanciandomi un ultimo sorriso prima di ricongiungersi agli altri, radunati dietro a Glenn ed al suo computer portatile della Apple.

Sospiro, mi passo la mano destra sul viso e mi unisco a mia volta al piccolo gruppo, proprio nel momento in cui l’hacker sta spiegando come funziona la sua invenzione.
“Quando il dispositivo sarà abbastanza vicino a Scylla, inizierà a copiarla in automatico, ed io potrò seguire l’intero procedimento tramite questo programma. Però devo avvertirvi che c’è un piccolo problema che non sono ancora riuscito a risolvere, ma non è nulla di preoccupante: non posso accedere ai dati copiati finché il download non sarà completo”

“Come quando scarichi illegalmente un film e poi scopri che si tratta di un porno?” domando, incrociando le braccia, e di sfuggita vedo Alex scuotere la testa e togliersi gli occhiali da vista.

Come se in tutta la sua vita non avesse mai guardato un porno.

Ipocrita.

“E per una scheda dati come Scylla, quanto tempo ci vorrà al tuo dispositivo per effettuare una copia?”.

La voce maschile che interrompe il silenzio proviene dal cellulare di Sara, ed appartiene al suo principe azzurro tatuato: abbiamo deciso di restare in contatto telefonico per tutto il tempo dell’operazione, in modo da essere aggiornati in tempo reale su quello che sta succedendo, per sapere se ogni parte del piano procede liscia come l’olio o se c’è qualche intoppo.

“Due minuti… Tre al massimo”

“Perfetto, rimanete in linea”.

Con queste tre parole, il piccolo Michelangelo ci congeda in fretta, ed a noi non resta altro se non aspettare, pregando che ogni cosa vada per il verso giusto.

Il piano, di per sé, è semplice e perfino quasi banale: mentre Scofield e Burrows si occuperanno di controllare la situazione generale da una distanza di sicurezza, per non rischiare di essere visti e riconosciuti da qualcuno, Bellick e Sucre devono tagliare la strada alla macchina di Tuxhorn, provocare un tamponamento, e poi il portoricano deve iniziare un inutile litigio con l’autista, in modo da avere la scusa di avvicinarsi il più possibile al nostro obiettivo.

E Fernando, incredibilmente, ci riesce, anche se rischia di beccarsi una pallottola in testa proprio dallo stesso autista, ma non accade ciò che tutti noi ci aspettiamo: sullo schermo del portatile non appare né un segnale né tantomeno una barra di caricamento, e questo può significare solo due cose.

Primo: a differenza dell’idea che ci siamo fatti, il custode non porta sempre con sé Scylla.

Secondo: siamo di nuovo al punto di partenza.

Dobbiamo copiare una scheda dati custodita all’interno di una villa sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro, in cui è impossibile entrare senza essere visti, e non sappiamo dove sbattere la testa per farci venire in mente un piano B; e, come lo stesso Alexander Mahone ci ha già ricordato una volta, il tempo non è affatto dalla nostra parte.
   
 
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