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Autore: Pescinter86    14/11/2019    1 recensioni
Febbricitante, Riza tornò alla sua auto. Si sedette pesantemente ed appoggiò la fronte contro il volante. Cosa avrebbe detto? Ma sopratutto cosa ne avrebbe pensato? Sentì la testa girarle e il cuore batterle furiosamente. Incapace di pensare, sollevò lo sguardo dopo un momento e fu sorpresa di vedere che erano già le 15:00. Doveva assolutamente parlargli, vederlo, ascoltarlo. Aveva bisogno di lui
"Il Colonello Mustang ed io abbiamo una relazione che dura da un anno, ed ora sono incinta." disse Riza, senza troppi giri di parole, mentre consegnava il suo rapporto
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IN MISSIONE

Mentre tutti dormivano tranquillamente, due figure penetrarono in tutta discrezione nel MAC, ovvero il Museo d'Arte di Central.  Entrarono in punta di piedi nella galleria principale e, grazie ad un elaborato sistema, raggirarono i raggi laser di sicurezza e misero K.O le telecamere di sicurezza. Un pò più in là, il corpo della guardia giaceva incosciente a terra.
Pochi attimi dopo, i due ladri scomparvero nella notte, portando con loro il gioiello più prezioso della futura mostra, ossia il Raven Shadows  di Primo Goja.

"Allora,cos'abbiamo?" chiese Roy, all'improvviso.
Infatti, il furto era avvenuto due giorni fa e per rispondere alla domanda del Colonello, non avevano trovato ancora nulla. Nessun indizio, nessuna traccia,  niente di niente.
Riza non era presente per motivare la squadra, quel sabato era il suo giorno libero. Roy gemette frustrato, mentre ripensava alla giovane donna. L'aveva lasciata dormire tranquillamente nel suo letto, mezza nuda, con i capelli tutti arruffati. Quanto odiava il sabato! Mentre lui era stato costretto dalla sua dolce metà ad andare a lavorare, invece di continuare di godere l'uno della presenza dell'altra in quei mometi di intimità ,lontani da sguardi indiscreti.
Mentre ripensava a tutto ciò, pieno di frustrazione, gli altri lo guardarono, sorpresi da quella furia improvvisa. Dopo pochi attimi, si diressero tutti al Museo per cercare degli indizi ed effettuare alcuni interrogatori per cercare di capirci qualcosa. Naturalmente, l'unica informazione che riuscirono ad ottenere era quella che già sapevano. In poche parole non riuscirono a cavare un ragno dal buco.
A mezzogiorno, erano tutti riuniti attorno ad un grande tabellone bianco...dovevano assolutamente trovare un indizio o qualcosa che li mettessero sulla buona strada. Non avevano l'abitudine di procedere così, ma poteva esser loro d'aiuto per vederci più chiaro.
Sfortunatamente era stato il Colonello a trascrivere ciò che avevano sulla lavagna, quindi gli unici che potevano leggerlo erano lui e Riza, ovviamente; ma essendo lei assente, Roy si ritrovò da solo a risolvere il caso. Falman aveva cercato di reinserire le informazioni, collegando alcune frecce o bloccandone altre, il che peggiorò le cose...non ci capirono più niente. Andarono a mangiare, approfittando dell'ora tardiva come scusa e Roy rimase da solo.
Rimase a lungo davanti il tabellone, aveva trascorso una cortissima notte e, se tutto andava bene e avrebbe riuscito a chiudere l'indagine entro quella sera, avrebbe potuto avere la sua domenica di libero, così come Riza. Il solo pensiero gli diede le ali. Un'intera domenica con la sua Riza!
I ladri erano due. Quindi dovevano assolutamente avere un complice che lavorava nel museo per informarli di tutte le misure di sicurezza che avevano sapientetamente evitato. Oppure, uno dei due potrebbe essere quello che aveva lavorato nel museo. In questo caso, sarebbe stato possibile che non avessero un complice ma che ci fossero solo loro due dietro a quel furto.  Il problema era che il dipinto rubato non era un'opera facile a rivendere, c'era dunque qualcuno d'influente dietro a tutto ciò con dei buoni contatti. Roy aveva già verificato tutto il personale del museo, ma nessuno di loro non era suscettibile a commettere il furto.  Ma nonostante ciò si ricordò di qualcosa. Il museo aveva delle telecamere, un nuovo oggetto tecnologico che permetteva di registrare in tempo reale il passaggio delle persone. Era rimasto molto impressionato da questa invenzione. Però i ladri avevano trovato un modo di raggirarle. Anche i raggi laser erano stati messi fuori servizio.
Un presentimento lo assalì all'improvviso e si diresse al museo. Erano solo le 14:00, dunque decise di chiamare la sua squadra solo se aveva delle novità. Una volta arrivato,  fu ricevuto dal direttore in persona.
"Colonello, già di ritorno?"
"Si, scusatemi. Avrei un ultima domanda."
"Prego, vi ascolto." rispose l'anziano uomo.
"Questo sistema di protezione che avete messo in funzione é nuovo di zecca, o sbaglio?"
"Effettivamente, l'ho fatto installare il mese scorso. Perché?"
"E cosa avevate prima?"
"Ebbene, come in molti musei, c'erano delle guardie, in coppia di due, che patrugliavano in tutto il museo."
"Quante coppie?"
"Almeno tre, come minimo."
Mustang annuì pensieroso.
"E con il nuovo sistema di sicurezza?"
"Ho ridotto moltissimo gli effettivi, certo. Siamo arrivati a due."
"Due squadre?"
"No, due guardie."
Roy sgranò gli occhi. Era stato un gioco da ragazzi per i ladri sbarazzarsi delle due guardie in piena notte.
"E, se posso permettermi, chi vi ha consigliato questo investimento?"
"Il mio consigliere, il signor Sato. Ma perché tutte queste domande? Non potevamo certo prevedere che i ladri avessero trovato un modo di neutralizzare le videocamere e i raggi laser."
"No, certo che no." sorrise il giovane uomo. "Grazie per il vostro tempo."
Il direttore lo guardò allontanarsi, sorpreso. Una volta uscito dall'ufficio, Mustang intravide una videocamera e discfretamente gettò un colpo d'occhio all'inscrizione: la società Mojing. Non la conosceva, sicuramente una nuova società.
Per strada, chiamò Falman e gli chiese di fare delle ricerche sul conto della famosa società Mojing e sul signor Sato. Mentre rientrava al quartier generale, la sua squadra si mise al lavoro. Spiegò loro il suo ragionamento e velocemente presero delle decisioni e il tabellone completato. Ora avevano capito come i due ladri erano riusciti a compiere il furto. Salirono in macchina e si diressero, per prima cosa,  verso il museo e poi avrebbero avvisato gli alti comandi.

Un dolce raggio di sole la svegliò e la giovane donna si rigirò, avvolgendosi tra le lenzuola. Sentì il vuoto accanto a sé e sospirò, ricordandosi del giorno presente: era sabato. Il cuscino era freddo, lo afferrò e lo strinse contro di sé. Poteva ancora avvertire l'odore di lui. Il suo programma dela giornata le rivenne in memoria all'improvviso. Un'occhiata alla sveglia la informò che erano già le 11:00. Imprecò pensando che aveva dormito troppo , ancora una volta, ma un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto quando si ricordò del perché. Rise da sola pensando al povero Roy, che a quest'ora doveva dormire sul suo ufficio. Avrebbero dunque dovuto lavorare l'indomani. Nulla di grave in sé, visto che lavorava assieme a lui.
Il cuscino contro il suo cuore, si alzò e si preparò il più velocemente possibile.
All'ora prevvista si ritrovò davanti ad un immobile. si presentò alla reception e dovette aspettare un quarto d'ora. Infine un medico la ricevette. Tra ansia e impazienza, chiuse dietro di sé la porta dell'ambulatorio.

Forse dovrebbe sposarla? Dopotutto, non si vedeva passare il resto della sua vita con qualcuno che non fosse lei. Impossibile. Ora che finalmente era sua,  non  voleva più lasciarla. Ma se l'avesse sposata ,gli altri sarebbero stati al corrente e anche la loro gerarchia. Sarebbero stati licenziati e, sebbene il loro obiettivo fosse stato raggiunto, si erano affezionati alla loro squadra, al loro lavoro. Ora che Olivia Armstrong aveva preso le redini dell'esercito, si sentiva al suo posto. Forse doveva chiederle il suo permesso? Dopotutto, era una donna anche lei, avrebbe di sicuro capito.
Ma non era sicuro di niente, ad eccezione del suo amore per Riza e non voleva correre il rischio di farle perdere il lavoro.
Un'altra domanda lo preoccupò. Quando vide Elysia cresecere, si chiese se anche lui voleva dei bambini. Dopotutto il mondo in cui vivevano stava gradualmente migliorando. i bambini erano la speranza di cui le persone avevano bisogno. E poi avere un figlio con Riza sarebbe stato di tutto, tranne essere una cosa spiacevole. Questo pensiero lo fece sorridere.
Fu Havoc ad interrompere i suoi pensieri, aprendo la porta della macchina.
"Grazie." sussurrò Roy, mentre scendeva dall'auto.
Erano arrivati. Davanti a loro c'era un grande capannone. Era il quartier generale della società Mojing. Roy si accigliò e tirò fuori dalla tasca il suo orologio, erano solo le 16:00.

Febbricitante, Riza tornò alla sua auto. Si sedette pesantemente ed appoggiò la fronte contro il volante. Cosa avrebbe detto? Ma sopratutto cosa ne avrebbe pensato? Sentì la testa girarle e il cuore batterle furiosamente. Incapace di pensare, sollevò lo sguardo dopo un momento e fu sorpresa di vedere che erano già le 15:00. Doveva assolutamente parlargli, vederlo, ascoltarlo. Aveva bisogno di lui. Mise in moto il motore e si diresse verso il quartier generale.

"Falman, Breda, voi vi occuperete di guardarci le spalle. Fuery e Havoc, voi venite con me.  Attenti signori, non si tratta di una visita di cortesia. Voglio che quest'indagine sia conclusa per stasera."
Annuirono tutti ed ognuno prese il proprio posto.

"Oh no, Tenente. Sono appena partiti, ma a dir il vero non so dove siano andati. Ma ditemi, oggi non lavorate?"
"No, effettivamente. Dovevo solo consegnare un documento in urgenza, grazie Matilde." sorrise Riza, prima di voltare i tacchi e andarsene.
Raggiunse l'ufficio e si sedette di fronte al tabellone bianco.  Bene, se non sapeva dove fossero andati, forse poteva provare ad indovinare.

Il capannone sembrava a prima vista deserto. Havoc, Fuery e Mustang scesero una piccola scalinata che si trovava sul lato e si ritrovarono in una sorta di mini fabbrica. Un ufficio illuminato indicava loro  che c'era qualcuno qui, ma prima che potessero vedere dove si trovasse, la porta d'entrata si richiuse improvvisamente e un clic particolare si fece udire. Davanti a loro, il signor Sato, colui che avevano invano cercato al museo, li stava guardando con un aria malvagia. Sfortunatamente non era da solo.

Il piede sull'acceleratore, Riza fu presa da un bruttissimo presentimento. Roy era venuto tre volte al museo, e ciò voleva dire due cose: o l'indagine avanzava oppure era ancora bloccata.
Però non era riuscita a stabilire il luogo esatto dove si trovassero. Esitava tra il museo e il capannone che serviva da sede alla società Mojing. La sua visita al museo era stata inutile ed ora si stava dirigendo verso il capannone.

"Siete troppo curioso, Colonello." disse Sato, un'arma alla mano.
Qualche secondo più tardi, una decina di uomini li circondarono. Fuery si pentì dell'assenza del Tenente Hawkeye. Lei non aveva paura di niente ed grazie a qualche movimento si sarebbe sbarazzata di quei tizi. Per fortuna c'era il Colonello e la sua alchimia del fuoco.
Se l'inizio del suo ragionamento fu condiviso dai suoi compagni, il seguito era seriamente compromesso. Sfortunatamente, sin dalla sua entrata nel capannone, Roy aveva subito notato o piuttosto sentito un odore curioso. All'inizio, non l'aveva riconosciuto, ma ora sapeva di cosa si trattava: benzina. Il capannone intero era riempito di vapori di benzina e servirsi della sua alchimia in queste condizioni era troppo pericoloso. Per lo più, non aveva nessuna arma con lui e anche se ne avesse avuta una, non sapeva assolutamente sparare. Conclusione: erano nei guai fino al collo.
"Ingegnioso, non é vero?" disse il consigliere."Installare un nuovo sistema di sicurezza, di cui noi conoscevamo come mettere fuori uso." iniziò a ridere, malvagio."Era fin troppo facile."
Sollevò la pistola , mirando il gruppo, quando si udì un esplosione dietro al capannone. Breda e Falman entrarono, armi alla mano.

Quando Riza arrivò, poté udire degli spari provenienti da tutti i lati. Caricò la sua arma ed uscì dalla macchina, Facendosi discreta il più possibile, penetrò nel capannone, salendo in alto per dominare la scena. A quanto pare tutta la squadra lottava come dei leoni contro una decina di uomini armati. L'odore che identificò come benzina le indicò che Roy non poteva servirsi della sua alchimia, ma visibilmente se la cavava bene con i pugni. Stava per intervenire quando Roy si ritrovò momentaneamente bloccato, lei sparò al suo agressore, facendo così voltare tutti i presenti e un ridere malvagio rieccheggiò.
"Uno in meno!" disse trionfante colui ce lei riconobbe come essendo il signor Sato.
In effetti, il colonello era sempre a terra. Il suo sangue si congelò letteralmente, così come tutto il suo essere. Havoc approffittò di un'apertura per gettarsi sul moro. Si era beccato un bel colpo in testa e non respirava più. Il Sottotenente lanciò uno sguardo spaventato alla bella bionda. Bruscamente, sentì tutte le sue forze abbandonarla. Non poteva, lui non poteva, non aveva il diritto di lasciarla...non ora! Aveva come l'impressione di essere di nuovo una bambina, una bambina impaurita e sperduta. Cosa ne sarebbe stata di lei senza di lui?
Notò il cannone di una pistola puntare contro di lei, ma non si mosse. Si chiese se la vita valesse essere vissuta senza l'uomo amato. Sentì perfettamente  le urla dei suoi commilitoni, ma il suo sguardo rimase fisso sul corpo inanimato di Roy. Sentì la fine della sua vita avvicinarsi mentre la pallottola si avvicinava sempre di più ed inspirò un ultima volta. Uno strano fenomeno allora si produsse, il suo corpo sussultò all'improvviso e con un balzo di lato, evitò per pochi millimetri la pallottola che l'avrebbe sicuramente uccisa. Il perché di quel sussulto di volontà la fece reagire d'istinto  ed alzò la sua arma, riducendo al silenzio tre uomini al seguito.  La giovane donna scese in fretta e furia le scale, coperta dagli altri membri della squadra, che avevano creduto per un istante  che si sarebbe lasciata morire, ed ora erano rassicurati nel vederla battersi con tanto ardore.
Ben presto i ladri furono catturati e Fuery di incaricò di chiamare un'ambulanza e poi il Quartier Generale.
Riza si precipitò su Roy. Aveva ricevuto un serio colpo sulla testa. Posò una mano sul suo collo, cercando un battito e fu sorpresa si sentirne uno...e poi di sentire Roy muoversi.
Mormorò qualche parola incomprensibili e Riza sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime....lei che non piangeva quasi mai. Sotto l'effetto dello shock, il respiro del Colonello si era momentaneamente fermato, ma l'uomo era vivo e vegeto. Mentre si riprendeva con grande difficoltà, una mano appoggiata sulla testa, Riza si gettò tra le sue braccia, in lacrime, stupendo tutti i presenti. Mentre Roy si chiedeva cosa lei ci facesse qui, gli altri, abituati alle situazioni così pericolose, si stupirono dalla reazione del loro Tenente. Roy finì per preoccuparsi. In effetti, generalmente la donna non aveva quel genere di reazione. Non che lo imbarazzasse, ma era comunque seduta a cavalcioni sopra di lui, disperatamente aggrappata al suo collo, La strinse contro di lui e le accarezzò la schiena con tenerezza.
"Va tutto bene." mormorò lui."Ero semplicemente stordito."
Lei non rispose e lui si radrizzò un pò di più, poi sentendo che poteva alzarsi, la strinse ancora più contro di lui e si mise in piedi senza problemi. La sua testa girava un pò, ma niente di più.
Infine, lei si allontanò e si asciugò le lacrime, forzandosi a respirare con calma.
"State tutti bene?" chiese Havoc.
Parlava sia al suo Colonello che al Tenente.
"Si." lo rassicurò Roy.
Riza annuì.
"Abbiamo avuto paura per voi, Tenente. Pensevamo seriamente che vi sareste lasciata uccidere." fece Breda, avanzando.
"Ed é ciò che volevo succedesse." singhiozzò la donna.
I sentimenti provati in quel momento risalirono nel suo spirito e i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime.
"Però..." continuò Havoc."...avete avuto degli ottimi riflessi."
"Pensevate che ero morto?!" comprese allora Roy, sorpreso.
Un brivido gli percorse la schiena, conosceva abbastanza bene Riza per sapere che se lui dovesse morire, era capace di lasciarsi andare e di lasciarsi morire, ne aveva già avuto la dimostrazione di tutto ciò. Fu colto da una vivida furia, che cercò di contenere. Dopotutto, non poteva darle torto, lui stesso avrebbe fatto la stessa cosa. Sorse allora una domanda. Aveva evitato la pallottola all'ultimo momento: perché?
Lei sembrò leggergli la domanda in faccia, mentre gli sorrideva, smettendo gradualmente di piangere.
"Non posso più morire, non più." sussurrò."Devo proteggerti, sempre..."
Lei fece un passo verso di lui, mentre il resto della squadra rimase in silenzio. Da quando Riza dava del TU al loro Colonello?
"Ma oggi..." continuò la bella bionda, facendogli posare una mano sul suo stomaco."...non devo solo proteggere tu..."
Capì dal suo sguardo perso che non ci stava capendo niente.
"Questa vita che sta crescendo dentro di me, questo piccolo pezzo di te..." mormorò." Anche lui devo proteggerlo."
Finalmente capì, e di fronte a quella scoperta Riza sentì scorrere le lacrime sul suo volto. Di sicuro non avrebbe retto 9 mesi in quello stato. Sentì due braccia attorno a lei e Roy le fece poggiare il  volto sul suo collo.
"Grazie." mormorò lui, con voce rotta dall'emozione.
Riza arrossì e si sentì così piccola tra le sue forti braccia. Poggiò la testa sul petto di lui.
"Congratulazioni, futura mamma." disse, allontanandosi.
Lei rispose con un sorriso e quando si rese conto che la squadra era ancora lì, due mani la bloccarono e catturarono il suo volto e, bne presto, le labbra di Roy si posarono sulle sue. Una delle sue mani scivolò sulla sua vita e la tirò contro di sé , mentre Riza si lasciava andare trasue braccia. Fece scivolare una mano tra i capelli di lui e con l'altra si afferrò a lui. Si staccò per un secondo e poi lo baciò di nuovo, come se la sua vita dipendesse da quel bacio.
"Congratulazioni, futuro papà." rispose lei, staccandosi un attimo.
In quel momento Havoc decise che avevano visto abbastanza ed  quando udirono le sirene delle macchine del Quartier Generale, tossì per richiamare la loro attenzione. La coppia si separò con riluttanza, ma sopratutto appena in tempo. Qualche secondo dopo, Olivia Armstrong, il Generallissimo, entrò nel capannone.
La squadra del Colonello Mustang tornò al quartier generale, dove, in appena un'ora, i rapporti furono terminati.
"Ecco!" esclamò Havoc, mettendo il suo rapporto sulla scrivania del Colonello.
 Sospirò. Tutti i suoi uomini erano in fila davanti a loro, in attesa di spiegazioni. Ma cosa poteva dire loro? Che era da un anno a quella parte che lui e Riza avevano una relazione clandestina? Li avrebbero uccisi...un anno senza che non si accorgessero di niente! Ma al stesso tempo, Riza era incinta, non riusciva  a trovare una scusa plausibile.
"Il Colonello Mustang ed io abbiamo una relazione che dura da un anno, ed ora sono incinta." disse Riza, senza troppi giri di parole, mentre consegnava il suo rapporto.
Roy alzò gli occhi al cielo. Quanta delicatezza....
"Un anno!" gridò Fuery."Congratulazioni!"
"Uff, la solita sfortuna!" disse Havoc.
"Ah-ah!" esclamò trionfante Breda."Lo sapevo, lo sapevo! Datemi i miei soldi, ragazzi!"
Roy e Riza furono stupiti di vedere Havoc e Falman tirar fuori dalle loro tasche un fascio di banconote e darlo a un Breda tutto gongolante e felice come una Pasqua. Si guardarono l'un l'altra, sorpresi.
"Eravate già al corrente?" chiese Roy.
Per tutta risposta ricevete una gran risata da parte degli altri e vide Riza fare spallucce. Si mise sulla punta dei piedi e lo baciò. Visto che tutti erano al corrente, perché negarlo ancora?
 

 

  
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