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Autore: BALTO97    15/11/2019    4 recensioni
Jensen, Jared, un brutto spavento da superare, febbre, lamenti e tanto amore
semplicemente una J2
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti grazie per essere qui
Piccola premessa; come forse molti di voi sapranno, l’anno scorso, durante le riprese della stagione 14 Jensen ha girato un episodio nonostante avesse la febbre molto alta ( notizie prese dai vari social)
Quanto successo mi ha fatto non solo ammirare ancora di più Jensen, non solo come attore ma anche come persona, così è nata questa piccola cosina… spero vi piaccia
( PS : la storia si chiama super Jensen perché credo che essersi presentato sul set per girare nonostante si sentisse male faccia di lui un vero super eroe che combatte per noi fans)
Buona lettura !
 
 
 
 
 
“Buongiorno benvenuti in questa nuova edizione del telegiornale.

Apriamo questa edizione con una notizia che colpisce il mondo delle serie televisive, in particolare uno dei programmi più seguiti e amati negli stati uniti e oltre oceano.
Stiamo parlando del dramma- horror a tema sovrannaturale “Supernatural”, uno degli show più popolari ormai giunto alla quattordicesima stagione, vanta un Emmy e un numero sempre in aumento di seguaci.

Ci è giunta notizia che, oggi, sul set fuori Vancouver, si sarebbe verificato un incidente che vede coinvolto uno degli attori principali della serie, l’interprete di Dean Winchester, Jensen Ackles .
Famoso per i ruoli nella serie Smalville , Dark angel , Dawson Creek e come attore protagonista nei film il gioco del diavolo e san valentino di sangue.

A quanto pare l’attore, durante le riprese avrebbe perso i sensi e sarebbe stato portato in ospedale dai paramedici presenti sul set.
Per saperne di più ci colleghiamo con la nostra inviata Rachel che si trova fuori dall’ospedale di Vancouver”

“Rachel ci sei?”

“Si grazie Andy
Come potete vedere mi trovo fuori dai cancelli del general hospital dove il registra e altri collaboratori hanno da poco finito di parlare con i giornalisti.
Secondo quanto ci è stato raccontato, erano in corso le riprese dell’ottavo episodio della stagione 14, l’ultimo prima della pausa invernale, quando Ackles sarebbe crollando nel mezzo della scena , facendo prendere uno bello spavento a tutti i presenti tra cui il suo collega e marito Jared Padalechi.

A quanto pare Jensen, l’amato e ammirato interprete di Dean , da qualche giorno stava combattendo contro i primi stadi dell’influenza.

L’ex modello avrebbe infatti ignorato i sintomi e il proprio malessere presentendosi lo stesso sul set per girare, mostrando così tutta la sua dedizione al lavoro e attaccamento a questa serie che lo ha reso famoso per il personaggio del cacciatore spavaldo e testardo.
Tuttavia il suo comportamento, benché ammirevole, gli è costato caro; quando è arrivato in ospedale Ackesl presentava una temperatura superiore ai 39 gradi, era fortemente disidratato e non aver ingerito niente dalla sera prima, ciò ha provocato un brutale abbassamento di zuccheri e la perdita di sensi.

L’attore è stato portato al prono soccorso, sottoposto a una flebo per reidratarlo e messo sotto antibiotici.

Secondo il parare dei medici non sarebbe in pericolo di vita e se non insorgono ulteriori complicazioni potrebbe tranquillamente essere dimesso domani.

I registri ci rassicurano che non permetteranno a Jensen di tornare a girare fino a quando non sarà completamente guarito.

Alcuni fans hanno già scritto sui vari social mostrandosi non solo molto preoccupati, ma comprensivi dicendo che rimandare la messa in onda della puntata non è affatto un problema se in gioco c’è la salute di uno dei loro amati attori.

Che altro dire se non augurargli si rimettersi presto e tornare a fare strage di mostri a bordo della sua fedele impala del 67.
Qui Rachel dall’ospedale di Vancouver a te la linea Andy”

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Chi ha detto che la cosa peggiore e più spaventosa è vedere la morte in faccia, evidentemente non ha mai visto la persona amata un attimo prima in piedi a ridere e un secondo dopo cadere a terra privo di sensi.

Per Jared erano stati attimi di puro terrore quando Jensen era svenuto proprio sotto i suoi occhi.

Alex aveva urlato il suo nome mentre Misha correva al suo fianco, si toglieva il trench del suo personaggio per poi piegarlo e metterlo sotto la testa del biondo iniziando a scuotergli la spalla incoraggiandolo a svegliarsi mentre gli operatori, tutti attorno a lui, gridavano e correvano a destra e sinistra spaesati.

Quegli uomini sapevano gestire un cambio di scena improvviso, montare una struttura per le acrobazie e un set in meno di 3 minuti… ma davanti a questa situazione si trovavano impreparati e spaventati.

Gli ci volle un attimo per realizzare quello che stava succedendo e senza neanche rendersene conto, Jared, si era inginocchiato accanto al corpo immobile del suo ragazzo prendendo la mano tra le sue stringendola.

Di quei minuti ricordava solo il viso pallido di Jensen, il respiro af-fannoso e irregolare, il termometro dei paramedici che segnava una temperatura superiore ai 39 gradi, voci che parlavano di pressione e zuccheri poi, mentre teneva lo sguardo su di lui pregandolo di svegliarsi con le lacrime agli occhi il suono delle sirene dell’ambulanza in avvicinamento.

Adesso era in quella fredda e sterile stanza d’ospedale ad aspettare che Jensen finisse la flebo sperando che la febbre diminuisse per ottenere il via libera dei medici e tornare a casa.
Aveva lasciato ai registi il compito di parlare con i giornalisti e chiesto agli altri di essere lasciati un attimo da soli.

Misha, Alex e Jim non si erano mostrati molto convinti, specialmente il primo, ma capirono il suo bisogno di restare con il compagno per qualche minuto ad elaborare quello che era appena successo.

Il giovane si sentiva mortalmente in colpa per non aver capito che Jensen stesse male… o meglio così male!
Doveva ammettere di aver notato che, da qualche giorno, qualcosa non andava.

Jensen era più tranquillo del solito, non scherzava, mangiava poco, nascondeva gli starnuti nel gomito, tratteneva i colpi di tosse e si addormentava appena toccava una superficie morbida (il che includeva anche l’auto)


Questi comportamenti lo preoccupavano, ma aveva pensato ad un semplice raffreddore.

Se solo avesse capito che quella mattina Jensen stesse andando al lavoro con oltre 39 gradi di febbre senza avere bevuto o mangiato niente dalla sera prima, con un terribile mal di gola, dopo l’ennesima notte in bianco passata in bagno a rimettere (per non farsi sentire era andato nel bagno del piano di sotto) lo avrebbe fermato e costretto a letto evitandogli di affaticarsi ulteriormente, lavorare e svenire facendo venire un infarto a tutti quanti!
Soprattutto a lui…

“Stupido idiota!” borbottò tenendo gli occhi fissi sul viso del biondo che , steso in quel letto , sembrava ancora più piccolo e fragile con quegli occhi verdi lucidi e arrossati, parecchio annebbiati dagli antidolorifici.
“Perché non puoi semplicemente dire che stai male ?!” domandò incrociando le braccia al petto con aria esasperata.

Jensen si era svegliato mezz’ora prima, mentre lo visitavano, e da allora Jared non si era allontanato più di 20 centimetri.

Assillava medici e infermieri, controllato e ricontrollato i monitor, lanciatogli uno sguardo omicida quando aveva provato a togliersi le cannette della flebo e urlato di stare zitto quando aveva provato a parlare.

“Hai una minima idea dello spavento che mi hai fatto prendere?” domandò mentre faceva il giro del letto come fosse un leone rab-bioso chiuso in gabbia.
Ancora una volta l’altro provò a rispondere, ma ancora una volta, lo ammonì puntandogli un dito contro.

“No! Non ti azzardare a dire io sto sempre bene! non era niente di grave! non stressarti per una sciocchezza o altro, perché se lo fai io ti riempio di pugni” affermò con un tono da perfetto figlio di Jhon che dopo anni di prativa aveva appreso.

Il biondo lo guardò per un lungo minuto con occhi sempre più lucidi e una strana espressione mista tra confusione e tristezza poi alzò il braccio senza flebo.
“Jay” mormorò con voce secca cercando di non apparire debole e di non far tremare troppo la mano.

Il giovane davanti a quell’espressione, degna dei tanto acclamanti occhio da cucciolo si Sam, non seppe resistere e, sospirando, si avvicinò prendendo la mano tra le sue sedendosi sul letto.
“Cosa vuoi?” chiese cercando di sembrare ironico, quasi indifferente.

Jensen sorrise debolmente.
“Ti amo” sussurrò.
Jared scosse la testa, ma ricambiò il sorriso.
“Sei un’idiota” ripeté rafforzando appena la presa mentre con l’altra gli aggiustava un ciuffo di capelli biondi che, senza più il gel, gli ricadevano sulla fronte.
Sembrava ancora più giovane così.

Dopo essersi assicurato che il giovane compagno fosse tranquillo lasciò che gli antidolorifici facessero effetto e si addormentò.

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L’indomani, i medici lo sottoposero ad altri controlli e chek up completi e certi che fosse fuori pericolo gli permisero di lasciare l’ospedale.

Le riprese furono sospese fino a nuovo ordine e Jared, per fortuna di Jensen, era entrato in piena modalità pada-orso.

Arrivati a casa gli aveva permesso di restare sul divano invece che in camera da letto perché, come un bambino, Jensen si era lamentato.
“Non voglio stare solo a fissare il soffitto!”

“Va bene!” affermò Jared sbuffando “Ma prova solo a mettere giù un piede e ti legherò con i guinzagli dei cani” lo minacciò puntandogli un dito contro.
In risposta Jensen ammiccò sorridendo.

“Ti piacerebbe vedermi legato?” chiese dando un bacio all’aria in direzione del compagno in piedi davanti a lui con le braccia incrociate e la postura rigida.

L’espressione di Jared parve addolcirsi all’istante “Certamente” ri-spose avvinandosi facendo a sua volta un sorriso.

Il biondo, seppure si sentisse ancora un po' stordito e stanco nel vederlo venirgli vicino con quel sorriso era già pronto a godersi una dose di coccole… e forse qualcosa di più.

Per questo mai si sarebbe aspettato che Jared invece che baciarlo all’ultimo secondo prendesse la coperta gettandogliela addosso per poi, subito dopo, infilargli il termometro nell’orecchio.
“Adesso stai fermo” sussurrò serio non curandosi del suono di protesta dell’altro.

“Il dottore ha detto che devi dormire, prendere le medicine e le vitamine, controllare la temperatura ogni 3 ore e soprattutto riposare!” aggiunse estraendo il termometro per vedere che la temperatura era ancora sopra la media.

Jensen sbuffò sonoramente “Ma io non mi sent…” non riuscì a finire la frase che fu colpito da un attacco di tosse che lo costrinse a piegarsi portandosi una mano sul petto dove sembrava che i polmoni andassero a fuoco e l’aria rifiutarsi di fluire correttamente.

“Hey, hey respira respira”
Jared, preoccupato, lo aiutò a sedersi perché respirasse meglio
“E’ tutto ok” disse passandogli una mano sulla schiena facendo dei cerchi e dando dei piccoli colpetti sperando che lo aiutassero.

Fortunatamente l’attacco durò poco e quando finalmente Jensen smise di tossire come un forsennato aveva le guance rosse e respirava affannosamente per recuperare più aria possibile.

“Oh mio Dio” gracchiò lasciandosi andare all’indietro appoggiandosi ai cuscini.

Il giovane sospirò rimboccandogli la coperta, sistemando i cuscini per farlo stare più comodo possibile.
“Ok mister non ho bisogno di riposo, adesso tu dormi un po'”
Sussurrò passandogli una mano tra i corti capelli biondi così strani e morbidi senza il gel di Dean.

Non ci volle molte, tra la stanchezza, la febbre, l’attacco di tosse, l’effetto degli antibiotici e quelle dolci carezze Jensen chiuse gli oc-chi e pochi minuti dopo il suo respiro divenne regolare e il viso ri-lassato.

Jared, attento a non svegliarlo, con il dorso della mano gli fece una leggera carezza sulla guancia sussurrandogli un dolce “Ti amo”

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Il più piccolo avrebbe voluto passare tutto il giorno ad ammirare Jensen dormire, non solo perché amava la sua espressione così rilassata, ma anche per assicurarsi che respirasse e stesse bene
dopo il grande spavento di averlo visto svenire nel bel mezzo del set, adesso voleva solo stargli vicino.

Vegliare costantemente su di lui come un angelo custode, ma pur-troppo aveva delle cose da fare…

In primis la lavatrice per i vestiti di Jensen che ancora puzzavano di ospedale, antisettico e disinfettante.

Controllò per l’ennesima volta la sua temperatura cercando di non svegliarlo e poi andò in lavanderia.

Stava caricando la lavatrice, quando fu distratto da un rumore frenetico di passi in avvicinamento e poi dalla vista di Jensen che, correndo, entrò nel piccolo bagno e, senza neanche avere il tempo di alzare la tavoletta, iniziò a rimettere nel water.

Purtroppo aveva delle cose da fare… Non poteva farlo.

Jared in quel momento desiderò che sua madre o la madre di Jensen, fosse lì per aiutarlo a gestire le cose… dirgli cosa fare… come poter aiutare al meglio il suo ragazzo.

Perché adesso si sentiva solo un’incapace.
Incapace e idiota…

L’uomo che amava stava male e lui non sapeva cosa fare o dire e aveva paura di non essere in grado di affrontare la situazione.

Jensen solitamente era così forte e sicuro in tutto quello che faceva, proprio come Dean, doveva sempre apparire al meglio.

Per questo era così strano e brutto vederlo piegato dal dolore e debole.
Il bisogno di proteggerlo era forte.

Si inginocchiò dietro di lui circondandogli la vita con un braccio e portò l’altra mano sulla fronte per cercare almeno di sostenerlo facendogli sentire la sua presenza.

Era frustrante per Jared sapere di non poter fare niente per aiutar-lo, ma in quel momento vedendo quanto il suo amore sembrasse debole improvvisamente sentì come se non volesse che nessun al-tro fosse al suo posto, nessuno lo toccasse o si prendesse cura di lui.

“Coraggio va tutto bene” lo consolò continuando a fargli sentire la sua presenza con dei tocchi leggeri e ritmici sulla schiena.

Quando fu certo che Jensen avesse finito di svuotare lo stomaco si spostò appena per permettergli di sedersi contro il mobiletto e prese un bicchiere d’acqua.

“Forse dovremmo chiamare il dottore” disse porgendogli anche un asciugamano mentre si passava una mano tra i capelli sconsolato e indeciso.

Jensen scosse la testa.

“Hanno detto che poteva succedere” rispose, poi provò ad alzarsi, ma inevitabilmente una capogiro lo fece quasi cadere in avanti se non fosse stato per la sua prontezza ad appoggiarsi al mobiletto alle sue spalla e al compagno che appena lo vide vacillare lo abbracciò stringendolo al petto.

“Ok, andiamo a letto” sussurrò senza lasciarlo andare accarezzandogli la schiena e piantargli un bacio leggere tra i capelli sudati.

Nonostante si sentisse uno schifo, Jensen riuscì a sollevare la testa e sorridere languido.
Jared alzò gli occhi divertito.
“Per dormire!” chiarì.

Tenendolo ancora saldamente, certo che se lo avesse lasciato andare sarebbe sicuramente svenuto, lo accompagnò su per le scale fino alla loro camera dove, con delicatezza, lo aiutò a sdraiarsi nel grande letto, sotto il morbido e caldo piumino.

“Mi dai la felpa piccolo?” mormorò Jensen accollandosi di più nel letto.
“Quella che hai preso all’ultima convention?” chiese Jared finendo di sistemare tutti i farmaci, il termometro e altro sul comodino.
“No!” rispose
“La tua… quella di New York”

La felpa in questione era molto vecchia. L’aveva presa forse durante la 6 stagione in chissà quale occasione: un colore strano, la scritta era quasi tutta sbiadita e i polsini iniziavano a mostrare i segni del tempo.

La usava soprattutto in casa o quando portava fuori i cani.

Effettivamente gli stava un po' piccola, ma non riusciva a buttarla.
Era tipo la felpa che tutti hanno nell’armadio, vecchia e rovinata ma dalla quale non riesci a separarti perché è comoda e usi quando vuoi qualcosa di caldo, anche se ne hai tipo altre 10 sa usare meno vecchie e più sane.

Inoltre vedeva che spesso Jensen la usava.

“Toglimi una curiosità..” disse mentre lo prendeva dal cassetto
“perché ti piace così tanto?” domandò aiutandolo a indossarla.

Jensen alzò le spalle con non chalance prima di sistemarsi meglio nella comodità del materasso.
“Ha il tuo profumo” sussurrò chiudendo gli occhi.

Il giovane sorrise commosso, lo aveva capito che era per quello ma sentirselo dire era bellissimo

“La uso per andare a correre” disse sistemando distrattamente il copriletto

“Allora mi piace il tuo sudore” affermò con tutta tranquillità.

Sentì Jared ridere e dargli quella che doveva essere una pacca gentile sulla gamba, poi quando si trovava quasi completamente nel mondo dei sogni avvertì qualcosa di freddo nell’orecchio.

Con quel residuo di lucidità che restava capì che era il termometro, infine prima di cadere completamente nelle braccia di morfeo riconobbe senza bisogno di aprire gli occhi il bacio leggero che Jared gli lasciò sulla fronte.

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Qualche ora dopo, per gioia di Jared, Jensen si era svegliato ed era riuscito a fargli ingoiare le pastiglie insieme a qualche morso di un panino.

Forse avrebbe dovuto leggere meglio il fogliettino delle medicine perché devono aver avuto uno strano effetto sul compagno che adesso continuava chiamarlo e lamentarsi.

“Ti prego resti qui con me?!” lo implorava come un ragazzino tirandogli la manica.

“Jensen devo preparare la cena e portare fuori i cani”

“Ma io mi annoio!” borbottò in risposta il maggiore.

“Guarda un po' di tv o leggi un libro” provò a proporre cercando di tirare via il braccio, ma ancora Jensen non mollò la presa: per essere uno con la febbre appena ripresosi da uno svenimento era davvero forzuto!

“No!” affermò. “Io voglio stare con te!” aggiunse strattonandolo.

Il compagno sbuffò, ma cedete sedendosi sul bordo del letto.

“Rompiscatole” borbottò allungando la mano e iniziando ad accarezzargli la schiena sorridendo quasi esasperato dall’espressione di vittoria dell’altro.

“Pollo fritto e patatine per cena?” chiese il biondo con l’espressione rilassata dai piccoli massaggi del suo ragazzo.

“No, mi dispiace! Niente schifezze” rispose Jared con un tono che non ammetteva repliche.

“Pensavo di riuscire a preparare una zuppa di carote come quella che mi faceva mia nonna, era buona e saporita… certo lei aggiungeva molte spezie”

Jared parlava, parlava, parlava con lo sguardo perso sulla televisione accesa sul mobile infondo alla stanza, con il volume al minimo, dov’era in onda un vecchio film poliziesco.

Se solo il giovane si fosse girato si sarebbe accorto che Jensen cullato dal dolce suono della sua voce, si era addormentato.

Jared dopo essersi sentito uno stupido per essere andato avanti a parlare per tipo 20 minuti nonostante Jensen dormisse, adesso era in cucina per cercare di preparare la famosa zuppa.

Sua nonna la faceva sembrare una cosa semplice ma, in realtà gli sembrava di essere tornato a scuola durante l’ora di chimica, con mille cose da miscelare, aggiungere, mescolare.

Alla fine quella strana brodaglia arancione non aveva affatto l’aspetto o l’odore della zuppa che mangiava da bambino…

Stava leggendo una ricetta sul telefono, l’ennesima per trovare un modo per rimediare, quando sentì dei passi e poi un
“Sam!”

D’istinto si girò per trovarsi davanti il maggiore dall’aspetto stanco e confuso.

“Hey, cosa ci fai in piedi?” chiese lasciando perdere quello che stava facendo per avvicinarsi.

Quasi non si accorse che Jensen lo aveva chiamato in quel modo.

“Perché siamo qui?” chiese il maggiore guardandosi in giro confuso.
“Dove siamo?” chiese ancora.
“Cos’è successo?”

Jared gli andò vicino appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Hey! E’ tutto ok” sussurrò notando come i suoi occhi sembrassero lucidi e con le pupille dilatate.

“No Sam! Dov’è Castiel e il Bunker?” domandò Jensen allontanandosi fissandolo sempre più confuso.

Jared, sebbene spaventato dallo strano e allarmante comportamento del compagno, cercò di restare calmo.

Non era la prima volta che uno dei due, soprattutto durante un periodo particolarmente intenso di riprese, la notte si svegliasse con il bisogno di accendere la luce giusto per assicurarsi che non fossero nel bunker o in qualche stanza di motel; ma non erano mai arrivati a questo punto!

“Ok, ok adesso calmati” sussurrò con calma.
“Jensen, io chi sono?” chiese rimarcando il nome.

Quando l’altro non rispose, ma strizzò gli occhi confuso , il moro gli prese la mano.

“Jensen…” disse arrivando a un centimetro da lui.
“…io sono Jared, tu sei Jensen. Siamo a casa nostra, io e te”

Il maggiore se prima era confuso, adesso sembrava completamente smarrito.

“No… io… tu… e Michele” mormorò confuso passandosi una mano tra i capelli con gli occhi sempre più lucidi.

“Jensen”
Sperava davvero che ripetendo il suo nome si sarebbe calmato e tornando alla realtà.

“Vieni, sdraiati sul divano” disse e con gentilezza lo guidò verso il soggiorno aiutandolo a stendersi sul divano.

“Dobbiamo trovare Michele…” sussurrò ancora il maggiore lasciandosi però manovrare.
“…e Jack… lui, lucifero”

Jared allora, sospirando, decise di cambiare metodo.
“Dean, ascolta Jack sta meglio e abbiamo trovato Michele, è al rinchiuso nella prigione del bunker” affermò tenendogli una mano sulla spalla per tenerlo giù e fargli percepire la sua presenza.

“Adesso però devi dormire e quando ti sveglierai torneremo a casa ok?” chiese sorridendo.

Jensen sebbene non sembrasse molto convinto annuì poi chiuse gli occhi
Un minuto dopo dormiva.

Jared, assicuratosi che Jensen dormisse tranquillo, chiamò immediatamente il medico, ma dopo aver sentito la storia questo lo rassicurò che dato il mix di farmaci e la febbre ara possibile che Jensen vivesse un simile episodio.

“Solitamente le persone con febbre alta soffrono di allucinazioni, ma dato il vostro lavoro la mente del suo ragazzo si è allontanata dalla realtà confondendola con il vostro mondo sovrannaturale”
Spiegò al telefono.

“Se dovesse capitare ancora mantenga la calma, ripeta spesso il suo nome, lo assecondi e tranquillizzi.. se le allucinazioni persistono mi chiami”.

Verso le 20:00 a malincuore Jared decise di svegliarlo. Aveva dormito per quasi 2 ore e comunque doveva fargli mangiare qualcosa.

Jensen sembrava solo stranito di essersi addormentato nel letto e essersi svegliato sul divano, ma il termometro segnava un grado e mezzo in meno rispetto a prima e si sentiva meglio-

“Ricordi qualcosa?” chiese distrattamente Jared sistemando due ciotole di zuppa fumante sui vassoi.

Il biondo scosse la testa
“Mi sembra di aver fatto un sogno strano… perché?”

Fu il turno di Jared di scuotere la testa
“Non importa, adesso mangiamo” disse sedendosi accanto.

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“Perché devo già andare a letto?” chiese Jensen alquanto contrariato mentre Jared lo spingeva nella stanza.
“Perché hai ancora la febbre e devi dormire” affermò perentorio.

“Ho solo 37…!” borbottò Jensen entrando lo stesso sotto le coperte-

“…e mezzo!” lo corresse Jared prendendo anche un’altra coperta dall’armadio

“Magari è scesa!”

Il più piccolo sospirò. “Se vuoi la riproviamo, ho lasciato il termo-metro giu” fece per andare via, ma fu fermato dal compagno che gli afferrò il braccio trattenendolo.

“Non serve, mia mamma la misurava con le labbra” affermò con un sorriso in viso, sorriso che Jared ricambiò prima di abbassarsi e poggiargli le labbra sulla fronte.

“Sei ancora abbastanza caldo” mormorò allontanandosi,
ma Jensen lo trattenne ancora.

“Provala meglio, a volte il primo tentativo non funziona”

Il compagnò. sospirò ma, sorridendo, si abbassò di nuovo
Questa volta lasciò le sue labbra per qualche secondo di più sulla fronte tiepida del biondo

“E’ la stessa” borbottò staccandosi appena, poi gli diede un bacio che schioccò nel silenzio della stanza.

Per l’ennesima volta fece per allontanarsi, ma fu ancora trattenuto
“Ancora piccolo” lo chiamò tirandolo.
“Jensen…”

“Ti prego” mormorò cercando di imitare al meglio lo guardo da cucciolo storico di Sam.

Esasperato e forse intenerito dal suo compagno si spostò ancora, ma questa volta non puntò alla fronte ma alle sue labbra carnose per donargli un bacio casto e morbido.

“Adesso basta” sussurrò staccandosi

“Non credo che tu l’abbia misurata bene” ci provò ancora Jensen.

“Allora la provo quando ti svegli” affermò l’altro riuscendo a staccarsi dalla sua presa.
“Adesso dormi” aggiunse sistemandogli il braccio sotto le coperte.

“Solo se resti qui con me!”

“Amore ti prego, devo finire di sistemare, pulire e…”
Non fece in tempo a finire la frase che, troppo velocemente per fermarlo, Jensen si sporse per avvolgergli la vita con le braccia e tirarlo sul letto

“JENSEN” gridò Jared per il movimento improvviso, ritrovandosi sul letto avvolti dalle braccia del compagno.

“Lasciami!” disse provando ad allontanarsi, ma non potendo evitare di ridere mentre lottava con le braccia e le gambe di Jensen che gli si avvinghiavano attorno.

Anche il biondo rise cercando di tenerlo fermo contro di sé.

Dopo giorni così e con ancora addosso il ricordo, brutto ricordo, dell’ultima volta sul set e dell’ospedale, era bellissimo potere giocare e ridere come facevano di solito.

Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, si erano quasi dimenticati della febbre… fino a quando questa, forse invidiosa della loro felicità, si fece risentire con un attacco di tosse.

Jensen purtroppo dovette fermarsi e piegarsi portandosi una mano sul petto cercando di placare la tosse che gli stava aprendo in due il petto.

“Ok, ok” Jared, inginocchiatosi accanto lo aiutò ad appoggiarsi ai cuscini mentre gli dava dei leggeri colpetti tra le scapole.

“Credo che possa bastare per stasera” disse porgendogli un bicchiere d’acqua che Jensen bevve fino all’ultima goccia.

“Adesso devi dormire!”

Jensen, questa volta fece come gli era stato detto, troppo sfinito e dolorante per protestare e ad essere onesti, l’idea di un letto caldo e una coperta morbida lo attiravano.

Infine, le mani del giovane che con movimenti gentili lo sistemavano sul fianco rivolto verso di lui erano la ciliegina sulla torta.

“Resta qui con me per favore” mormorò cercando sopprimere uno sbadiglio.

Jared sorrise commosso dal quella tenera espressione “Ok” sussurrò accarezzandogli dolcemente i capelli.

Si sistemò raccogliendo la coperta, finita in fondo al letto e dispiegandola in modo che li coprisse.

“Ecco fatto” disse.

Jensen annuì estremamente felice che l’altro fossi lì con lui, invece che da qualche parte in giro per casa.

Si sistemarono in modo da essere uno accanto all’altro, si presero per mano intrecciando le dita, spalla a spalla con il viso rivolto verso l’altro.

“Buona notte” sussurrò Jared prima di sporgersi e dargli lui un morbido bacio sulle labbra, a cui Jensen rispose subito.

“Notte” risposero contemporaneamente.

Poi si addormentarono.

Alcune ore dopo, Jensen era sicuro che quello non fosse un sogno, era troppo reale.

Il peso che sentiva sul petto, lo strano profumo, la sensazione di colare che si diffondeva da metà gambe fino al collo dove, era sicuro, ci fosse qualcosa di ancora più caldo.

Con queste strani sensazioni uscì dal sonno entrando non troppo lentamente nel mondo reale dopo che, con fatica, riuscì a estrarre il braccio, allungarlo e accendere la luce del comodino.

Quando la luce illuminò parzialmente la stanza Jensen, con sua grande sorpresa scoprì che quello che sentiva corrispondeva a verità, solo che non era affatto qualcosa di cui preoccuparsi, anzi, quello che vide lo fece solo sorridere.

Nella notte Jared si doveva essere mosso perché adesso era completamente sdraiato sopra di lui, le gambe una dentro e una fuori, con un braccio che gli circondava la vita e il viso seminascosto nell’incavo del suo collo dove era il suo respiro contro la sua pelle la sensazione di calore che percepiva.

Appena provò a muoversi, solo per sistemarsi meglio nel letto Jared borbottò qualcosa stringendo gli occhi mostrando tutto il suo disappunto stringendosi quello che sicuramente per lui era qualcosa di morbido da stringere.

La sua presa era forte e calda e Jensen si sentì come avvolto in un’aurea d’amore: si riaddormentò sempre più convinto che per Jared il titolo di pada-orso fosse proprio azzeccato.

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Il mattino dopo Jared fu il primo a svegliarsi.

Fu sorpreso, come il compagno durante la notte, quando si trovò drappeggiato come una coperta umana sul corpo di Jensen ancora addormentato.
Anche se non era una novità svegliarsi avvinghiati un all’altro.

Il giovane sorrise sprofondando il viso nel collo del biondo respirando profondamente il suo odore, contento che non avesse più su di sé quell’odore di malattia.

Tuttavia questo non gli impedì di preoccuparsi.

Il termometro era ancora al piano di sotto così si affondò al vecchio metodo e allungò la mano per appoggiarla sulla sua fronte.

“Ti sento” mormorò il maggiore senza aprire gli occhi.

“Buongiorno” rispose Jared togliendo la mano e sostituendo il contatto con le labbra in un bacio leggero.

“La febbre sembra essersi abbassata e non sei più così pallido” af-fermò Jared accarezzandogli leggermente il viso con il dorso della mano.

“Quindi possiamo chiamare e dirgli che siamo pronti per tornare al…”

La mano di Jared gli bloccò la bocca impedendogli di aggiungere altro.

“No! Non ti azzardare!” esclamò serio senza toglierli la mano.

“Almeno per un’altra settimana tu non ti muovi da qui! Al massino ti concedo il divano!”

Il biondo alzò lo sguardo al cielo e borbottò qualcosa d’incomprensibile per la voce bloccata dalla mano del compagno.

“Non mi interessa Jensen! Puoi brontolare quanto vuoi ma non cambio idea. Devo forse ricordarti che hai avuto 39 di febbre, sei svenuto e ti hanno portato in ospedale?” chiese ironico.

A quel punto l’altro si arrese sbuffando e annuendo.

Il moro, soddisfatto, spostò la mano.
“Adesso facciamo colazione, prendi le tue medicine, fai una doccia e ti rimetti a letto” disse prima di alzarsi.

Il maggiore borbottò sprofondando la testa nel cuscino
“SEI AUTORITARIO!” urlò lanciandogli l’altro cuscino.

Jared rise chiudendo la porta.

Qualche ora dopo il più piccolo aveva finito di apparecchiare il tavolo e il forno aveva appena suonato avvertendolo che le lasagne erano pronte.

Forse qualcosa di più leggero sarebbe stato sicuramente più adatto delle famose lasagne di nonna Padalechi che gli spediva insieme a molte altre cose dal Texas preoccupato che il suo nipotino non mangiasse, ma era sicuro che se avesse presentato a Jensen l’ennesima piatto di riso in bianco con qualche verdura scondita per contorno glielo avrebbe tirato dietro con parecchie imprecazioni!

“Jen, vieni è pronto” urlò.

Passarono circa 3 minuti senza risposta

“Jensen!” chiamò più forte pensando che forse il compagno fosse sotto la doccia e non lo avesse sentito.

Ma quando invece che vederlo comparire sentì “Jay, puoi venire per favore” si allarmò dimenticando completamente il pranzo e il tavolo correndo su per le scale frenetico con il cuore in gola.

“Jensen!” quasi urlò spalancando la porta della camera
“Dove sei?!” chiese ansioso vedendo il letto vuoto con le lenzuola ancora smosse.

“Jen…” non riuscì a finire la frese perché sentì, dietro di lui, il rumore della porta che si chiudeva e girandosi vide il compagno, fino a quel momento nascosto dalla porta che lo osservava con un sorriso malandrino.

“Cretino! Mi hai fatto paura!” lo rimproverò sospirando portandosi una mano sul cuore.

Il maggiore mormorò un finto suono dispiaciuto “Quando mi dispiace piccolo” disse facendo qualche passo avanti.

Solo adesso, libero dalla preoccupazione, Jared notò che il compagno si era tolto il pigiama… Gesù! Si era tolto tutto lasciando completamente in vista il fisico statuario e anche qualcos’altro di veramente molto gradito agli occhi del minore.

“Jen… io… senti…” tentennò facendo uno sforzo per distogliere lo sguardo, la salivazione azzerata e un caldo alle guance sempre più persistente. Deglutì, per cercare di prendere il controllo.

Dio! Che visione!

“Non credo che sia il caso, Jensen. Sei ancora ammalt…!”
Ancora una volta non fece in tempo a finire perché questa volta non la vista del maggiore ma le sue labbra gli bloccarono le parole sul nascere, spingendolo e inchiodandolo al muro dietro di lui.

L’impatto con quelle labbra carnose, morbide, quasi saporite fu scioccante e bellissimo.
Da perdere la testa!

Jared avvolse la vita nuda del compagno stringendo i fianchi, accarezzando la pelle tiepida e le ossa del bacino scendendo, poi, lentamente ad accarezzare i glutei sodi e perfetti.

“Jensen…” fece, il respiro affannoso “…dovremmo fermarci”

Si staccò appena dalle labbra dell’altro cercando di allontanarsi an-che dalle sue braccia che gli cingevano il collo, ma Jensen non sembrava avere la minima attenzione di farlo e tornò a sorridere e a ricercare le labbra del amore.

“Vuoi davvero?” chiese prendendogli il labbro inferiore stuzzicandolo con i denti in un gesto che sapeva mandarlo fuori di testa.

“Cazzo Jensen!” sussurrò, incapace di trattenere un gemito quando il biondo si mosse sfiorando con la sua virilità libera con la sua ancora intrappolata nei jeans mandandogli una pura stilettata di piacere.

Decisamente non era il momento adatto. Non lo era, ma Jensen era così sexy…così…così…Così maledettamente irresistibile e lui lo voleva!

“Che tu sia maledetto!” gemette pieno di desiderio prima di rafforzare la presa sui fianchi, girarsi e spingerlo sul letto con poca delicatezza.

Sotto lo sguardo quasi famelico di Jensen, in ginocchio alla base del letto, Jared slacciò la cintura, sbottonò il bottone e aprì la zip.

Un secondo dopo , in un colpo solo abbassò sia il jeans che il boxer per poi ammiccare passandosi la lingua sul labbro dove erano ancora visibili i segni dei morsi.

Era qualcosa di strano come a letto, nell’intimità, Jared mostrasse questo lato quasi oscuro… Sam senz’anima sarebbe stato perfetto per quelle scene‼

“Allora signor Ackles” affermò serio e con voce roca, mentre finiva di spogliarsi senza mai distogliere lo sguardo dal viso dell’altro
“ha preso le sue medicine oggi?” chiese.

Jensen annuì con lo sguardo perso ad ammirare quella meraviglia.

“Mi dica quali” disse ancora.

Nonostante la salivazione azzerata, Jensen cercò di rispondere “Per le testa, le… le vitamine e l’antibiotico” elencò cercando di concentrarsi su quello che non stava dicendo piuttosto che sul suo piacere sempre crescente.

Jared annuì sorridendo malizioso. “Bene…” poi si sporse avvicinandosi al suo orecchio “…per precauzione le prescrivo una nuova medicina” affermò.

Baciò languidamente il lembo di pelle sotto l’orecchio, si spostò dandogli un bacio sulla punta del naso e arrivò all’altro orecchio per dare lo steso bacio
“Un’iniezione di... padaconda!”

Gli occhi di Jensen si spalancarono e il suo fiato azzerò.

Gli attimi successivi furono un miscuglio di gemiti e sospiri, baci e carezza, spinte e prese possessive in un intenso momento d’amore passionale e impetuoso.

Jensen non riuscì più a resistere e cedette al piacere più intenso con il nome del compagno sulle labbra.

Lo stesso piacere colpì Jared poche spinte dopo, ma lui non si limitò a bagnarsi le labbra con il nome dell’altro, ma lo urlò perché anche i vicini, o forse gli angeli, sapessero che solo lui poteva fargli provare queste sensazione.

Fecero appena in tempo a darsi un bacio veloce sulle labbra consumate che entrambi crollarono in un sonno profondo.

Quando si svegliò, vide il maggiore già sveglio appoggiato alla te-stiera del letto intento a guardare la televisione.

“Ciao, bellezza come ti senti?” chiese dandogli un bacio sul braccio.

Jensen gli sorrise mostrandogli il termometro.

“Non ho più la febbre” affermò sorridendo.

“Bene, ma stasera la riproveremo per esseri sicuri”

Il biondo sospirò scuotendo la testa.
“La riproveremo dopo un’atra iniezione della tua medicina specia-le?” chiese guardandolo e sorridendo malizioso.

Jared ricambiò il sorriso. ammiccando.

“Sarà un piacere tesoro!”
 
 
 
Ciao a tutti <3
Grazie mille Teanfrewill come sempre per tutto
Grazie ragazze spnfamily 4 ever <3
Invito tutti a fare un salto sulle pagine di Teamfreewill / cin75 / summer…moon e dare un’occhiate alla loro fantastiche storie <3
 
   
 
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