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Autore: Aperonzina    15/11/2019    3 recensioni
La vita di Seokjin e Namjoon è perfetta, vivono in una bella casa a Seoul, Jin lavora e Namjoon sta finendo gli studi.
Tra le mura del loro appartamento, si ritroveranno la casa invasa da cinque amici caotici che necessitano del loro aiuto.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Settimana 1
Martedì 26 febbraio 9:30 

Ciò che rendeva casa Kim un luogo accogliente ed ospitale, era sicuramente l’armonia che regnava tra la coppia che l’abitava. 
Kim Seokjin, un giovane contabile, che lavorava nell’azienda del padre e Kim Namjoon, uno studente prossimo alla laurea in produzione musicale. 
I due convivevano ormai da cinque anni. Erano stati, i loro, cinque anni di rispetto reciproco e amore incondizionato. 
Vivevano nella serenità della loro bella casa e tutti quelli che li conoscevano ammiravano la loro relazione.
Il modo in cui Seokjin si era opposto alla sua famiglia, composta perlopiù da persone bigotte e conservatrici, che non avrebbero mai accettato un’unione come la loro e allo stesso tempo la tenacia di Namjoon, che visto il lavoro dell’altro, a stretto contatto con i parenti, doveva fare i conti con persone che non lo avrebbero mai accettato.
Il loro amore superava ogni ostacolo e loro, facendosi forza l’un l’altro, avevano trovato un equilibrio tale che ormai niente e nessuno sarebbe stato in grado di smuovere.
La loro casa era il loro nido d’amore, il loro rifugio, la loro più grande conquista e loro vivevano ogni giorno ringraziando di essersi incontrati, di essere entrati l’uno nella vita dell’altro, per concedersi una stabilità tale che da soli non avrebbero mai potuto raggiungere. 
C’era solo una cosa che riusciva a mettere a dura prova tutta questa armonia.
Il quadretto che i due tenevano in salotto, posto sul tavolino del divano, ne era la prova tangibile. 
La fotografia raffigurava, oltre alla giovane coppia, che sedeva in mezzo, le mani l’una in quella dell’altro, i volti di entrambi visibilmente contenti, anche altri quattro individui; una ragazzo minuto, gli occhi che sparivano nel sorriso energico e i capelli biondo miele, un altro ragazzo un po’ più alto di lui, dal sorriso smagliante e il viso luminoso, al cui fianco sedeva un terzo, che aveva invece un’espressione più seriosa, ma che comunque rivolgeva alla telecamera un sorriso tutto gengive e l'ultimo invece sfoggiava un largo sorriso squadrato in un viso fine circondato da capelli corvini.
Quei quattro individui rappresentavano il caos. Ma quella foto raffigurava quella che ormai era la loro famiglia, una famiglia disordinata e a volte estenuante, ma era qualcosa a cui non avrebbero rinunciato per tutta la quiete del mondo.
 

 
Quella mattina in particolare la luce del sole entrava limpida dalla porta finestra che dava sul balcone e la cucina veniva investita dai raggi pallidi di quella primavera incombente. Seokjin aveva appena finito di cucinare riso e zuppa al kimchi, carotine cotte e verdure di ogni tipo contornavano i piatti ben apparecchiati. 
Jin percorse il corridoio e si fermò sulla soglia della porta della stanza sua e di Namjoon, ammirando il ragazzo sopraffatto da un sonno profondo. La bocca semiaperta e il respiro regolare. 
Trattenne una risata intenerita, era da un po’ che non riuscivano a trovare una mattina tutta per loro, lui impegnato nella gestione dell’azienda del padre, che se pur fosse un lavoro che per la maggior parte svolgeva da casa, gli occupava parecchio tempo e Namjoon, che tra le lezioni universitarie e il lavoro part time in gelateria, era in una situazione ancora peggiore in quanto a tempo libero.
Jin avrebbe potuto mantenerlo, non gli sarebbe affatto dispiaciuto, in attesa che il più grande si laureasse in tutta tranquillità, ma Namjoon era sempre stato molto chiaro a questo proposito. Studiare produzione musicale aveva i suoi costi e non voleva assolutamente pesare sul ragazzo.
Osservò la sua figura ingarbugliata tra le lenzuola e con questi pensieri si avvicinò a lui, grato di avere accanto una persona così buona e dolce e allo stesso tempo forte e determinata. 
Namjoon, infatti, nella sua sbadataggine, nei suoi mille difetti, gli infondeva sicurezza, una sicurezza che da solo non avrebbe mai potuto raggiungere.
Erano l’uno la parte mancante dell’altro e Seokjin si sentiva immensamente fortunato.
Si sedette a fianco a lui sul letto, accarezzandolo delicatamente, la mano che cercava di dare una direzione a quella chioma castano chiaro tutta spettinata. 
«Uhm» mugugnò questo, affondando la faccia nel cuscino.
«È ora di svegliarsi amore, sono già le nove e mezza» cercò di convincerlo, ridacchiando a causa del suo comportamento infantile.
«Ancora cinque minuti» bofonchiò, gli occhi ancora strizzati dal sonno.
«Ma così la colazione si raffredda».
Namjoon alzò appena la testa, per riuscire a vedere il suo ragazzo attraverso gli occhi che erano ridotti a due fessure «È odore di kimchi questo?».
Seokjin sospirò divertito, aveva un olfatto imbattibile quando si trattava di cibo, poi annuì.
Il ragazzo si mise lentamente a sedere, lo sguardo ancora stravolto per poi allungare le braccia sopra la testa e stiracchiarsi.
Seokjin rise, appoggiando la testa tra la sua spalla e il suo collo e lasciandogli un delicato bacio sulla guancia «Dai, lavati la faccia e raggiungimi in cucina».
 
La colazione procedette con una tranquillità estranea ai due da qualche settimana, Namjoon era stato così impegnato in quel progetto scolastico, che fino alla sera precedente non era riuscito a dedicare molto tempo a Seokjin. 
Erano felici di potersi finalmente riservare quello spazio personale, quel momento solo loro. Facevano colazione seduti l’uno difronte all’altro sul tavolo della cucina, così piccolo che permetteva ai due di sfiorarsi le mani e accarezzarsi di tanto in tanto. 
Tutto era perfetto, Seokjin avrebbe voluto che quel momento durasse all’infinito, ma naturalmente, come troppo spesso accadeva in quel periodo, qualcosa doveva disturbare la quiete creatasi. 
Fu Il suono fastidioso del loro campanello ad interromperli. I due si guardarono per un attimo confusi.
«No» disse semplicemente Seokjin.
«Secondo te chi è dei due?» chiese ridacchiando Namjoon, mentre si alzava per andare ad aprire la porta.
Jin sbuffò «Ma è la nostra mattinata dopo tanto tempo» piagnucolò.
«Se vuoi non rispondo, possiamo far finta di niente» disse ammiccante, fermo tra la porta della cucina e il salotto.
Seokjin scosse la testa «No, mi sentirei in colpa con i nostri bambini, non vorrei mai che ad uno di loro venisse una crisi di nervi, senza il nostro aiuto» disse provocando una seconda risata in Namjoon, lo trovava tenero quando si esprimeva in quel modo per rivolgersi ai loro amici.
«Fallo entrare, chiunque sia, anche se credo di avere qualche idea».
«Ehi» disse delicatamente attirando a sé lo sguardo del maggiore, «stai tranquillo, magari è solo il postino».
 
Escludendo la possibilità che Taehyung avesse trovato un ennesimo impiego, decisamente non era il postino, l’espressione del giovane infatti era più simile a qualcuno che lo aveva perso il lavoro. 
Namjoon arrivò con il piccolo al seguito, lo sguardo stravolto e due occhiaie a contornargli gli occhi. 
Seokjin non ricordava di aver mai visto il bel viso del ragazzo ridotto così male «Ehi, hai dormito stanotte?» chiese preoccupato, senza nemmeno salutarlo.
Tae scosse la testa in negazione, trascinò uno sgabello vicino al tavolo, sedendosi tra i due, mentre Namjoon tornava al suo posto «Ciao hyung, Chimmi ha dormito nella mia stanza stanotte».
«Wow, finalmente ce l’hai fatta, e noi che eravamo preoccupati» lo interruppe Namjoon divertito, guadagnandosi un’occhiataccia da Seokjin.
«Non… non è come pensi» disse passandosi una mano sul volto devastato, «magari» aggiunse sottovoce, «comunque, William lo ha lasciato» disse arrivando subito al punto.
Namjoon sorseggiò rumorosamente la sua zuppa e Jin lo guardò in estremo silenzio «Eh?» chiese quest’ultimo, «non vorrei essere indelicato, ma ce lo aspettavamo tutti, le relazioni di Jimin non durano mai più di tre settimane».
Poi fece una pausa, osservando il suo interlocutore, forse era stato troppo diretto, ma le relazioni assurde di Jimin stavano diventando un problema serio, non bisognava fare l’errore di dargli più importanza di quanta in realtà ne avessero.
«E poi, francamente, dovresti essere contento e fare qualcosa, magari».
Taehyung ascoltò in assoluto silenzio quello che aveva da dirgli il suo hyung. Si prese qualche secondo per pensare e i due non lo forzarono, sapevano quanto fosse importante per Taehyung riflettere e fare i conti con sé stesso, quindi gli concessero tutto il tempo di cui aveva bisogno. 
Il più giovane si guardò attorno con fare serio, passò lo sguardo da uno hyung all’altro e poi distrattamente sul tavolo adibito a colazione speciale. 
Allungò la mano e prese una carotina, ancora pensieroso e la masticò in maniera lenta e teatrale, poi si rivolse finalmente a Seokjin «Sai» un’altra breve pausa riflessiva, «se avessi il tuo talento, aprirei un ristorante».
Seokjin sospirò rumorosamente, come se in tutto quel tempo avesse trattenuto il respiro «Taehyung!» lo sgridò, «giuro che se divaghi ti caccio di casa».
«Scusa, scusa» si difese questo portando le mani davanti a sé come per proteggersi da un attacco fisico da parte del maggiore, «hai ragione, sono un codardo, ma ora non è il momento di pensare a me, Chim ci sta davvero male».
«Senti» intervenne Namjoon, «ma il motivo della tua faccia distrutta?».
«È questo il punto» spiegò, «È tornato tardi ieri sera, era già l’una inoltrata ed era devastato, ha parlato per tutta la notte, ha pianto tutta la notte, ha avuto crisi tutta la notte, è stato terribile».
Seokjin appoggiò una mano sulla spalla del più giovane dei suoi amici «Tae, tesoro, lo sai com’è Jimin, e se non fai qualcosa in fretta, finiranno per portartelo via di nuovo».
Tae si girò verso Namjoon «Posso assaggiare un po’ di zuppa?».
«Taehyung!» quasi saltò sulla sedia sentendo il suo nome pronunciato con tanta rabbia e Namjoon ritirò svelto la mano che stava per porgere all’altro un cucchiaio di zuppa, poi, lo hyung ricominciò con più pacatezza, «devi prendere coraggio ed esporti, o vuoi restare per sempre il migliore amico più friendzonato della storia?».
Taehyung poggiò la testa sul tavolo teatralmente e Seokjin gli accarezzò i capelli «Allora? è questo che vuoi?» lui fece no con la testa, soffocando un mugolio, «ecco bravo, allora, dove si trova ora Jimin?».
«È uscito con Hobi hyung questa mattina, non avevano lezione di danza, ma spero comunque si distragga un po’ con lui» borbottò, standosene con la testa tra le mani e il tavolo a sostenerlo, «e poi lo hyung gli sarà sicuramente più d’aiuto di me».
«Finiscila con l’autocommiserazione» lo sgridò Seokjin. 
«Adesso siediti composto, fai colazione con noi e quando arrivi a casa prenditi cura di lui, vedrai che ne sarà felice».
Taehyung alzò finalmente la testa accennando un sorriso ai due e sussurrando un «Grazie» impastato, per poi iniziare a mangiare senza ritegno. I due si guardarono tra di loro, inermi, davanti alla loro colazione speciale che veniva divorata sotto i loro occhi.
 
Quando Taehyung si alzò, sazio e anche un po’ più sereno, i due lo accompagnarono alla porta «Ora andrò a casa e preparerò qualcosa di buono per pranzo» a quelle parole Seokjin trasalì «Vuoi preparargli il pranzo?» chiese preoccupato, «vuoi che ti dia una ricetta? Posso darti una mano per telefono...».
«Ho il kimchi a casa e questa mattina ho comprato un po’ di carne, non sarà difficile» esclamò sicuro di sé.
I due non vollero smorzargli l’entusiasmo, così lo lasciarono andare, almeno erano riusciti a dargli un po’ di positività. 
Lo guardarono lasciare l’appartamento come due genitori che guardano il figlio andare al primo giorno di scuola, affrontare il primo lavoretto part time o iscriversi ad un importante club sportivo. Sperarono solo che se la cavasse senza troppi danni.
 
Chiusa la porta dietro di loro, Jin sospirò pesantemente, appoggiandosi ad essa «Credi che se la caverà?».
Namjoon si avvicinò, circondandogli la vita con le braccia e portandolo più vicino a sé «Se la caverà».
«Tu non hai mai cucinato con lui» disse con tono seriamente preoccupato.
«Jimin apprezzerà lo sforzo, sa quanto è negato».
«Si, già» disse appoggiando la testa alla sua spalla, «spero solo non si faccia del male o non bruci la casa».
Namjoon ridacchiò «Non preoccuparti, sono sicuro che ne uscirà sano e salvo» poi diede un’occhiata dentro la cucina, «certo che» sorrise, «la tua colazione è stata gradita». 
Seokjin soffocò una risata «Quel maledetto» disse a mo’ di minaccia, mentre si aggrappava più saldamente a Namjoon circondandogli il collo con le braccia.
«Però ora abbiamo tutto il tempo che vogliamo per noi».
Non fece in tempo a finire la frase, che il campanello suonò una seconda volta, Jin guardò negli occhi il suo compagno, «Questa te la sei proprio cercata» così dicendo, si voltò verso la porta d’ingresso, pronto ad accogliere il prossimo ospite.
 

 
Martedì 26 febbraio 11:00 
 
Non appena aprì la porta, con sua grande sorpresa, Seokjin si trovò davanti una zazzera rosa pastello. 
I capelli biondo miele di Jimin erano stati sostituiti da un caschetto rosa che rendeva i suoi lineamenti ancora più dolci e infantili, gli occhi scuri apparivano più tondi del solito e le sue labbra carnose si aprirono in un sorriso tirato.
«Buongiorno hyung, disturbo?» chiese sprizzante, la vocina acuta ed allegra. 
Seokjin lo osservò stupito per qualche istante «Jimin? Entra pure, che hai fatto ai capelli?».
Fece un passo indietro per farlo entrare e questo si fece strada nel salotto, mostrandosi tutto soddisfatto anche a Namjoon che non appena lo vide, spalancò leggermente la bocca sorpreso e poi emise un insolito gridolino acuto.
«Oddio Jinnie» esclamò quest’ultimo, «non è delizioso?» chiese avvicinandosi all’amico, guardandolo come se fosse un cagnolino e stesse cercando di convincere Seokjin a tenerlo.
Seokjin guardò entrambi stupito «Stai molto bene Jimin» confermò le parole del fidanzato, ma il suo senso materno era già andato oltre il semplice gusto estetico.
«Non sapevo avessi intenzione di cambiare tinta così radicalmente, che ti è preso?» chiese.
Jimin si strinse nelle spalle e se possibile si fece ancora più piccolo di quanto già non fosse «Un futuro stilista deve essere un po’ eccentrico no?». 
Namjoon trattenne un gridolino «Sei così tenero».
Seokjin sospirò, Taehyung non era l’unico fan di Jimin, anche se in realtà nessuno nel loro gruppo di amici riusciva a resistere più di tanto al fascino del più giovane.
Era difficile non lasciarsi intenerire dai suoi modi dolci e dall’aspetto grazioso, eppure, per il suo bene, Seokjin ci provava con tutto sé stesso.
Seokjin e Namjoon fecero accomodare Jimin in salotto, una tazza fumante di tè a testa alla mano, un’accortezza da parte di Seokjin, il quale sapeva con certezza che molto presto sarebbe servito qualcosa di caldo e dolce al più piccolo dal cuore spezzato.
«Allora, a cosa dobbiamo questa visita?» chiese Namjoon un po’ troppo teso.
L’occhiata di Seokjin gli fece capire di utilizzare un linguaggio un po’ meno formale.
Non era il caso di dirgli che sapevano già della sua rottura con William, Tae glielo aveva raccontato perché era preoccupato, ma doveva essere Jimin a decidere se confidarsi con loro o meno. Ma se Namjoon non si fosse rilassato un po’ non ci sarebbe voluto molto a Jimin per capire.
Jimin sorrise delicatamente «Niente di che ragazzi» disse scrollando le spalle, apparentemente quieto.
«Volevo solo passare a trovare i miei hyung».
«I miei fratelloni» rimarcò, mantenendo un sorriso forzato.
«I miei confidenti» fece una pausa solenne.
«I miei più cari amici» il sorriso dei due si faceva a poco a poco più innaturale.
«Siete così importanti per me» disse prendendo la tazza di tè e soffiandoci sopra.
Seokjin trattenne il respiro e poté vedere Namjoon fare lo stesso.
Quel comportamento pacato e fin troppo sereno per uno che era stato scaricato il giorno prima, non preannunciava nulla di buono, soprattutto se si trattava di una persona emotiva e impulsiva come Jimin.
«Spero di non avervi disturbato» disse poi sussultando in maniera un po’ esagerata.
«Assolutamente no» disse svelto Seokjin, l’ultima cosa che voleva era urtare la sua sensibilità, «lo sai che sei sempre il benvenuto qui».
«Comunque, perché questo cambio improvviso?» cambiò argomento Namjoon, osservando i nuovi capelli rosa pallido di Jimin e prendendo un goccio di tè.
Jimin si strinse nelle spalle «Questa mattina ero con Hobi hyung e mentre mi parlava non toglievo gli occhi dai suoi capelli rosso ramati» disse sorridendo divertito.
«Così, ad un certo punto gli ho chiesto di accompagnarmi dal parrucchiere e lui ha accettato» spiegò semplicemente, «mi è venuta voglia all’improvviso e l’ho fatto».
I due annuirono all’unisono, capendo che probabilmente Hoseok aveva voluto accontentare il minore e sostenerlo. Se pur facesse finta di niente, Jimin aveva un'aria sconvolta.
«E allora mi sono fiondato a cambiare look» concluse soddisfatto, poi, alzò leggermente il sedere per spingersi più in fondo dove il divano faceva angolo e appoggiarsi allo schienale affondando tra i cuscini, le gambe a penzoloni.
Seokjin gli sorrise intenerito, ma non fece in tempo a dire nulla perché questo continuò. 
«Il rosa in realtà è un colore che volevo fare da tempo» rise, «chissà quando mi vedrà Tae, si prenderà un colpo, è una persona piuttosto abitudinaria lui» disse mentre ridacchiava tra sé e sé guardando dappertutto ma non soffermandosi su nulla in particolare. 
Seokjin e Namjoon non facevano altro che ascoltarlo farneticare, entrambi in religioso silenzio e con un sorriso comprensivo stampato in faccia 
«Spero solo di non sudare rosa» continuò concentratissimo sul suo nuovo colore di capelli, «vi ricordate quella volta in cui Hobi hyung ha avuto la malsana idea di farsi i capelli viola ed andare subito dopo in palestra? E’ tornato a casa che sudava viola» ridacchiò istericamente, «Yoongi hyung lo prende ancora in giro per quella storia» le sue risa si fecero sempre più rumorose e Namjoon e Seokjin si scambiarono un’occhiata preoccupata, «ma nonostante lo hyung mi avesse avvertito» disse tra una risatina e l’altra, «l’ho fatto, mi son svegliato stamattina e mi andava, che stupido che sono» rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi, «ci pensate?» disse con gli occhi lucidi, «sono stato uno sprovveduto, ma se Namjoon hyung dice che sto bene allora mi basta» rise ancora e i due forzarono qualche risatina accondiscendente, «tanto non ho bisogno di altre conferme, chi se ne frega di quello che pensano gli altri no?» l’espressione del viso si stava lentamente sformando, diventando un miscuglio tra il divertito/isterico e il disperato. «Tanto» disse quando una prima lacrima gli solcò le guance paffute, «non ho bisogno di nessuno» altre lacrime seguirono la prima e in poco tempo le risa si trasformarono in singhiozzi tra i quali Jimin cercava disperatamente di dire qualcosa, «io…» «lui...» «pensavo...» e altre frasi brevi difficili da comprendere. 
Seokjin scattò subito vicino a lui, che ora si teneva gli occhi coperti dalle piccole manine e lo avvolse tra le sue braccia, con fare protettivo «Va tutto bene» gli ripeteva dolcemente all’orecchio massaggiandogli la schiena.
Jimin si aggrappò a Seokjin iniziando a piangere disperato tra le sue braccia, Namjoon aveva preso ad accarezzargli piano la testa.
Ci volle qualche minuto per farlo calmare e quando fu in grado almeno di parlare mugugnò uno «Scusate» appena percettibile, visto che si era praticamente fiondato addosso a Seokjin e aveva il viso affondato nella sua maglia. 
Jin non smise di accarezzarlo finché il suo respiro non tornò regolare, scambiandosi con Namjoon sguardi complici. Sapevano entrambi che era solo questione di tempo prima che scoppiasse.
Quando Jimin si fu calmato del tutto, si accovacciò di nuovo nel suo angolo preferito del divano, con l’unica differenza che i due si erano fatti più vicini e Seokjin teneva una mano sulla sua spalla andando ad accarezzargli il braccio.
«Se né andato» disse risentito, «è tornato in America, mi ha lasciato il giorno prima della partenza e fino all’ultimo giorno mi ha promesso di inviarmi cartoline e tante foto del posto in cui è cresciuto».
Sospirò profondamente, guardando dritto davanti a sé «E dire che al nostro anniversario di tre settimane…».
Seokjin si chiese se tre settimane si potessero definire anniversario, ma tenne i suoi dubbi per sé, per il bene del minore.
«Mi ha portato in un prestigioso ristorante a Gangnam» raccontò tirando su col naso.
«Con tanto di cameriere che ti serviva l’acqua, ci credi?» spiegò perdendosi nei ricordi.
«E ha ordinato una stanza in un hotel magnifico, aveva un nome straniero, era così romantico, capite, mi ha illuso per tutto il tempo» si lamentò.
Seokjin si fece ancora più vicino e si accomodò anche lui su qualche cuscino «Si, ma purtroppo i regali non sono sempre una garanzia».
«Si, l’ho capito a mie spese» confermò serio Jimin.
«Mi ha illuso, probabilmente era interessato solo al sesso» disse amareggiato, «in effetti aveva certe fisse» disse pensieroso, «non che io mi faccia problemi, sapete che non mi dispiace accontentare i miei partner nelle loro ossessioni o perversioni sessuali».
Stava per continuare ma Seokjin lo interruppe «L’importante è imparare dai propri errori ed essere più selettivi la prossima volta».
Proprio non gli andava di ascoltare Jimin che gli raccontava del sesso non convenzionale che faceva con William in un hotel per coppie a cinque stelle, gli era bastato quello chef stellato con cui era stato un anno prima, aveva uno strano fetish per le ginocchia e Jimin gli aveva raccontato tutto divertito le dinamiche del loro rapporto nel dettaglio.
Seokjin non si sarebbe mai abituato ad immaginare i suoi amici in certe situazioni, soprattutto i due più piccoli, che gli sembravano ancora dei bambini innocenti.
«Già, pensavo di aver imparato la lezione con Alvaro, ma forse sono un caso perso».
«Non è così» disse Seokjin comprensivo.
Namjoon annuì, ricordando bene l'ultima cotta del minore, un imprenditore che veniva dalla Spagna, lo riempiva di regali costosi e lo portava nelle zone più lussuose del paese, sfoggiando il minore come un trofeo. 
Il loro rapporto non era molto diverso da quello con William in effetti. Negli ultimi anni Jimin sembrava attirare particolarmente uomini più grandi di lui che non facevano altro che comprare il suo affetto, in cambio di un ragazzo giovane e affascinante a fargli da accompagnatore in feste da ricconi ed eventi di ogni tipo.
«Devi solo imparare a capire meglio quando le persone sono sincere oppure no, sei solo un po’ ingenuo» gli disse dolcemente Seokjin.
Jimin sbuffò «Aveva detto che voleva girare il mondo con me, parlava sempre di un sacco di posti che aveva visitato, per qualche ragione ho creduto mi amasse davvero» disse appoggiando la testa alla spalla di Seokjin.
«Tutte le mie relazioni negli ultimi due anni sono finite in meno di qualche settimana, inizio a pensare di essere io il problema».
«Forse scegli solo persone poco adatte» tentò Namjoon, «un po’ insensibili, poco sincere».
«Ma a me non sembra mai che siano persone cattive o false» si lamentò, «me ne accorgo sempre dopo» spiegò frustrato, «insomma, oltre alle strane manie sul farlo in maniera strana, William mi sembrava una persona normalissima».
Namjoon e Seokjin non commentarono.
«E poi non capisco, ho gli amici migliori del mondo» disse spalancando le braccia, «mentre nelle relazioni sentimentali non me ne va giusta una».
«Forse perché vai a cercare qualcosa di troppo idealizzato» disse Seokjin, «un amore quasi da film».
«Sono una persona romantica» disse a mo’ di scusa, «mi faccio prendere dai cliché, che ci posso fare?».
«Si può essere romantici restando con i piedi per terra» Namjoon venne in aiuto del fidanzato, «spesso e volentieri intraprendi relazioni con gente più grande di te, che ti mostra una vita ideale, viaggiatori, grandi imprenditori, vi ricordate di quello che faceva l’archeologo?» disse cercando di spiegarsi.
I due annuirono all’unisono.
«È sicuramente gente molto interessante, ma non appartiene al tuo mondo e spesso finisce per approfittarsi di te o per ferirti».
Jimin pensò intensamente alle parole del suo hyung «E allora cosa dovrei fare per te hyung?».
«Beh», disse pensieroso Namjoon, «per prima cosa dovresti avere un atteggiamento più critico, sai, hai bisogno di persone dolci, gentili, sincere, forse dovresti concentrarti su persone un po’ più giovani, con le quali puoi conversare in maniera più tranquilla, come tra amici».
«L’ultima volta che ho iniziato qualcosa con qualcuno della mia età non è andata proprio bene».
«Lascia perdere SoYon» disse lui agitando la mano, come per togliergli importanza, «sarete usciti due o tre volte finché Taehyung non ha scoperto che frequentava giri strani, lui non conta».
«Si, in effetti era palesemente un tossico» disse Jimin pensieroso.
«Forse dovrei davvero guardare con occhio un po’ più critico le persone» disse aggrottando le sopracciglia al ricordo di quella brutta esperienza.
«È che tendo a cercare di vedere la parte migliore delle persone, ignorando i segnali negativi».
Seokjin annuiva alle sue parole «Sai Jimin, a volte l’amore si trova dietro l’angolo» disse convinto, «o in certi casi, proprio davanti a noi» aggiunse guardandolo bene negli occhi, nella speranza che un qualche segnale arrivasse, «però siamo così concentrati a fantasticare su un lieto fine da favola, che non ce ne accorgiamo».
Jimin fu molto colpito dalle loro parole, associare amicizia ad amore era una cosa che non aveva mai fatto, ma forse non era un’idea così stupida «Ho capito» disse solenne, «devo essere più concreto quando si tratta di amore e stare attento a chi mi trovo davanti».
In effetti, Jimin tendeva a cambiare atteggiamento quando si trovava in una relazione, si perdeva in parole romantiche e promesse vane, perdendo un po’ il senso della realtà, tanto era sopraffatto dai suoi sentimenti.
Seokjin annuì soddisfatto «Esatto, hai detto bene».
«Hai bisogno di qualcosa di reale, di qualcuno che ti ami per quello che sei e non solo per il tuo aspetto o altre cose frivole» confermò Namjoon, «di qualcuno che ti starebbe vicino ad ogni costo, che si prenda cura di te senza chiedere nulla in cambio».
«Già» si fece pensieroso, «a proposito di persone che non chiedono nulla in cambio» disse poi come preso da un’improvvisa illuminazione, «devo assolutamente parlare con TaeTae».
I due si guardarono quasi esultando «Tae? Perché vuoi parlare con Tae?» chiese Seokjin forse un po’ troppo emozionato.
«Devo scusarmi» disse serio, «l’ho tenuto sveglio praticamente tutta la notte, ero davvero sconvolto» spiegò. 
«Sapete, mi sento in colpa, essendo migliori amici, coinquilini e studiando nella stessa facoltà, Tae è costretto a sorbirsi i miei crolli emotivi più di tutti voi».
I due sospirarono rassegnati, avevano sperato che le loro parole avessero fatto scattare qualcosa nella sua piccola testolina da creatura innocente, ma sarebbe stato troppo bello.
«Non credo gli dispiaccia» disse prontamente Namjoon, correndo in aiuto del più giovane del gruppo e guadagnandosi un’espressione complice da Seokjin.
«Lo sai che Taehyung andrebbe contro chiunque e farebbe qualsiasi cosa per te».
Jimin annuì «Non so proprio come farei senza di lui» sospirò tristemente, «mi spiace farlo preoccupare, mi spiace farvi preoccupare tutti, sono proprio un amico fastidioso» piagnucolò.
Seokjin gli prese una guancia paffuta tra le mani e la strinse «Smettila di dire così, lo sai che ti adoriamo, soprattutto Tae, ti assicuro che non gli dà affatto fastidio prendersi cura di te» poi gli porse la tazza di tè, «vuoi farla raffreddare?».
Jimin la afferrò bevendo un primo sorso «È già fredda» si lamentò.
Seokjin sospirò rumorosamente «Vorrà dire che te ne preparerò un’altra» disse a mo’ di rimprovero, ma si stava già alzando portando con sé la tazza.
Namjoon e un trotterellante Jimin, seguirono il maggiore in cucina.
 
Jimin finalmente sorseggiava la tazza di tè che Seokjin gli aveva preparato, adorava bere la bevanda quando era ancora bollente, e Seokjin lo sapeva bene, infatti tendeva sempre a far bollire per più tempo l’acqua quando c’era lui.
«È ottimo come al solito hyung» lo elogiò Jimin, «quando arriverà Kookie dovrò fare una scorta di tè anche io».
«Ah!» esclamò poi, «Kookie, quasi dimenticavo!».
I due lo osservarono confusi, «E chi sarebbe? Un nuovo spasimante?» chiese Namjoon preoccupato.
Seokjin lo fulminò con lo sguardo, ma fortunatamente Jimin scoppiò in una fragorosa risata.
«Sei fuori strada» disse divertito, «Kookie è un mio amico di infanzia, viene dalla mia città».
I due ascoltarono curiosi «Parli del tuo migliore amico di Busan?» chiese Seokjin.
«Sì, proprio lui» confermò.
«Ha due anni in meno di me e ha intenzione di trasferirsi a Seul per studiare arti multimediali, sapete, lui ama editare video e cose simili» spiegò brevemente.
«Stava cercando un appartamento e dei coinquilini, ma non mi fido a lasciarlo con estranei».
«È un ragazzo timido, riservato e in una città così grande sarei più sicuro a tenerlo con me e anche la sua famiglia sicuramente sarà più serena». 
«Quindi...» chiese Namjoon titubante «vuoi farlo venire a vivere con te e Taehyung?».
«Sì, ne ho già parlato con TaeTae» disse emozionato, «venerdì si trasferisce da noi».
«Ah», disse Seokjin stupito, «ah, ma dove dormirà?».
«Io ho un letto matrimoniale» disse stringendosi nelle spalle, «io e Kookie eravamo vicini di casa a Busan, abbiamo condiviso la stanza spesso, per non parlare dei campi estivi» spiegò, «non vedo l’ora di farvelo conoscere, oltretutto farlo ambientare sarà una buona distrazione per me, spero solo che lui e TaeTae vadano d’accordo».
I due si mostrarono entusiasti alla notizia, erano curiosi di conoscere l’amico di Jimin di cui tanto si era parlato in quegli anni, speravano solo che la cosa non compromettesse ancora di più la situazione del povero Taehyung.
Quando Jimin li salutò e la porta si chiuse, Seokjin e Namjoon si sedettero in salotto, davanti a loro, sul tavolino, il quadretto che raffigurava i sei volti sorridenti. 
 
Note dell’autore: Ciao a tutti! È la prima volta che pubblico una storia, quindi ho deciso di iniziare con qualcosa di abbastanza semplice e divertente.
La storia verrà aggiornata una volta alla settimana.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto 😊
   
 
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