Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: clay97    15/11/2019    1 recensioni
[][Attack on Titan]"Alcune ore prima aveva provato a convincere il proprio comandante e rimanere all’interno delle mura, senza alcun successo. Perché gli aveva fatto quel discorso? Di cosa realmente aveva paura? Perdere il proprio comandante? no. Dentro di sé sapeva benissimo che aveva paura di perdere “Erwin”. Non il comandante senza umanità disposto a sacrificare anche l’ultimo dei suoi uomini per un capriccio d’infanzia ma l’uomo gentile con gli occhi dal colore del cielo nei quali spesso aveva visto l’universo e vi si era perso"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'aria fresca accarezzava teneramente la fronte del piccolo uomo e il vento spostava delicatamente i ciuffi corvini sulla sua fronte. Era li da tempo, seduto per terra con la schiena appoggiata alla fredda parete di sasso. Il boccale dal quale aveva bevuto poco prima appoggiato con cura vicino a lui. Stava ascoltando segretamente i discorsi dei tre ragazzi seduti sulla scalinata poco vicino. Non stava origliando, semplicemente erano stati loro a raggiungerlo senza saperlo. Era geloso della loro amicizia, dell'affiatamento e della tenerezza che c'era tra loro, non lo avrebbe mai ammesso ma era così. Qui tre mocciosi gli ricordavano i bei tempi con Isabel e Furlan, tempi che ormai erano solo ricordi... tutto ciò gli faceva male. Ma non era per quel motivo che era così... triste? Si. Levi era triste, di una tristezza mai provata prima e non sapeva da dove potesse provenire. Anzi, si lo sapeva benissimo. Alcune ore prima aveva provato a convincere il proprio comandante a rimanere all'interno delle mura, senza alcun successo. Perché gli aveva fatto quel discorso? Di cosa realmente aveva paura? Perdere il proprio comandante? no. Dentro di sé sapeva benissimo che aveva paura di perdere "Erwin". Non il comandante senza umanità disposto a sacrificare anche l'ultimo dei suoi uomini per un capriccio d'infanzia ma l'uomo gentile con gli occhi dal colore del cielo nei quali spesso aveva visto l'universo e vi si era perso.

"Ma a cosa sto pensando?" si chiese sgranando gli occhi mentre appoggiava la mano sulla fronte. Dentro di lui un uragano di emozioni sballottava la sua mente, i suoi sentimenti si ingarbugliavano e lottavano tra loro senza precedenti. "Perché?!" continuava a ripetersi senza trovare una vera risposta. Lo sapeva che senza un braccio Erwin sarebbe stato una facile preda per i giganti e per quella mostruosità pelosa... doveva impedire che venisse ucciso e per farlo doveva convincerlo a rimanere nella sua stanza. Perché tutta questa premura nei suoi confronti? Cosa volevano dire tutte queste attenzioni verso l'uomo che il quel tempo lontano aveva odiato con tutto sé stesso?

-Il mare!- continuava nel frattempo a ripetere Armin ai due amici vicini.

Levi appoggiò la testa al muro dai sassi sporgenti e guardando in alto cominciò a pensare a come sarebbe stato bello andarci veramente, a come sarebbe stato bello essere lì con... Erwin.

Sgranò gli occhi. Il vento continuava ad accarezzargli leggermente i capelli. Prese una decisione: sarebbe andato da Erwin e gli avrebbe spezzato le gambe, proprio come aveva annunciato poche ore prima. Non poteva permettersi di perdere l'unica persona che avesse mai amato. Quante ore aveva passato a guardalo di nascosto? Quanti infiniti secondi aveva speso perdendosi nei suoi occhi? Quante volte avrebbe voluto avvicinarsi di più, anche solo per accarezzarlo, prendergli la mano o tenerlo stretto a sé? Non sapeva cosa provasse Erwin per lui, forse niente, ma sapeva che si sarebbe accontentato di guardalo di nascosto per tutta la vita e per farlo il comandante  in questa vita infernale doveva rimanerci. Dopo aver aspettato ancora alcuni secondi, in modo tale da calmare la battaglia tra emozioni che si stava svolgendo nella sua mente, decise di alzarsi. Doveva andare da lui.

Con passo deciso camminava verso il quartier generale. Il vento continuava ad accompagnarlo in quella notte scura. Attorno a lui numerosi soldati che parlavano tra loro, scherzavano, bevevano. "Fanno bene" pensò "questa è, nel 99% dei casi, la loro ultima notte". Sapeva benissimo che sarebbe stata l'ultima anche per il proprio comandante se avesse partecipato alla riconquista del giorno dopo. Camminava tra loro. Le torce di fuoco che illuminavano l'entrata della caserma lo scaldavano pochi secondi quando gli passava vicino. Sale le scale. Entra. Continua dritto, non si ferma. Vede Nile chiaccherare con altri soldati, vede Moblit che cercava di calmare Hanji ma non si ferma, tira dritto. Non aveva tempo. Sale al secondo piano, gira a destra e poi a sinistra tra i corridoi lunghi e stretti, lievemente illuminati. Prosegue fino a quando non si ferma davanti alla porta che tanto voleva varcare. Si arresta. Un brivido gli percorre tutta la schiena. Alza la mano appoggiandola sulla maniglia di ottone e si ferma ancora. Non aveva il coraggio di... decise di bussare.

- Erwin... sono Levi, posso entrare? - chiese con il suo solito tono di voce apatico.

- Entra pure- rispose la voce che tanto desiderava dall'altra parte della porta.

Il piccolo uomo non se lo fece ripetere due volte. Appoggiò nuovamente la mano sulla maniglia e l'abbassò. In quel momento la sua carne calda fu urtata dalla freddezza del pezzo di ottone. Spalancò la porta lentamente. Mentre quella si apriva sentì dell'aria calda invaderlo e vide il comandante in piedi, davanti alla sua finestra. Stava guardando le stelle, propri come poco prima le aveva guardate lui.

Entrò e chiuse la porta di legno appoggiandoci semplicemente la propria schiena.

Erwin si girò e si accorse subito dell'aria, triste più del solito, del corvino il quale da quando aveva chiuso la porta, non aveva alzato lo sguardo dal pavimento di legno. Rimasero entrambi fermi e in silenzio. Il comandante del corpo di ricerca aveva capito perché il suo sottoposto era lì ma gli fece comunque quella domanda della quale sapeva la risposta.

- Cosa c'è Levi? - richiese. Questa domanda era già stata posta poche ore prima, con le stesse identiche parole, con lo stesso tono di voce tranquillo e amorevole.

Il piccolo uomo corvino alzò la testa guardando dritto negli occhi l'uomo dai capelli dorati. Quando si guardavano in quel modo era come se la notte degli occhi di Levi e il giorno di quelli di Erwin si scontrassero creando un cielo tutto loro in cui non c'è differenza tra luna o sole. Gli occhi del sottoposto era tristi quelli del comandante calmi, tranquilli. Eppure era strano, entrambi sapevano cosa sarebbe accaduto il giorno seguente, a quale sorte sarebbero andati incontro.

-Sono qui per spezzarti le gambe... Erwin – disse Levi con tono pacato avanzando verso il superiore di pochi passi.

- Perché?... perché non vuoi che domani ci sia anch'io?"-

- Te l'ho già spiegato oggi- rispose il corvino avanzando ancora di un passo

Tra loro si era creato uno spazio di poco più di un metro, d'altronde la stanza del comandante non era poi così grande. Rettangolare, più lunga che larga. Dall'entrata c'era un letto singolo sulla destra, una sedia con un tavolo pieno di libri appoggiato al muro sulla sinistra.

- E io ti ho già spiegato il perché devo venire anche io- riprese dopo alcuni secondo il più alto

- Lo sai che è una scusa! Cosa cambia realmente se non ci sei!? Niente! La tua è solo una fissazione! Tu vuoi solo venire per andare personalmente nella cantina di quello stronzo di Jeager! Per te è più importante seguire il sogno di un moccioso piuttosto che concentrarti su quello che provano le altre persone!- aveva urlato. Non lo aveva mai fatto. Aveva detto quella frase con una potenza, una rabbia che il comandante non aveva mai visto.

Erwin aveva sgranato gli occhi per lo stupore. Levi non gli aveva mai parlato così. Nella sua voce aveva trovato un tono diverso dal solito. Non era il giornaliero tono apatico, privo si ogni sentimento ma un tono spaventato e nello stesso tempo arrabbiato.

- Levi... - disse facendo gli ultimi passi per raggiungerlo – Cosa vuoi cercare di dirmi?- lo fissò.

Il giorno del biondo penetrò nella notte del corvino ancora una volta ma, a differenza di prima, con più insistenza e fermezza.

- Niente- disse rassegnato abbassando lo sguardo. Si girò, aveva deciso di andarsene quando qualcosa, all'improvviso, lo bloccò.

Il suo comandante gli aveva preso la manica della camicia bianca e la tratteneva dolcemente. Levi girò la testa e guardò con stupore il gesto del superiore. Senza dire niente, con l'unico braccio rimasto, Erwin lo girò nuovamente in modo da riavere la notte di quegli occhi glaciali esattamente di fronte a lui. Si guardarono senza scambiarsi una sola parola anche se, in realtà, si stavano dicendo tutto quello che in tanti anni non erano mai riusciti a dirsi.

Erwin, con quel solo braccio, prese il viso caldo di Levi che nel frattempo si era bagnato di alcune gocce di pioggia provenienti dalla notte dei suoi occhi. Senza dire niente il biondo, data la scarsa statura dell'uomo davanti a lui, si abbassò un poco e, con la solita dolcezza che lo aveva sempre caratterizzato, poggiò le labbra sulle sue.

Furono secondi che sembrarono secoli. Dopo un breve sussulto alla fine Levi chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel bacio che avrebbe voluto rimanesse eterno. In quel momento tutti i pensieri, tutte le certezze, il mondo, i giganti, i soldati, i sogni infantili svanirono e li lasciarono in pace.

Levi sapeva che non era una conquista, sapeva che quello era un bacio d'addio e non di speranza.

I due si staccarono a fatica, si guardarono senza dire una parola, quel bacio aveva parlato per loro.

Erwin gli accarezzò le guance ormai bagnate dalle costanti gocce che scendevano. Quella sarebbe stata l'ultima loro notte insieme, l'ultima notte in cui Erwin avrebbe visto il vero Levi, l'ultima notte in cui avrebbero potuto vivere quell'amore sbocciato troppo tardi e destinato a finire ancora prima di iniziare. 

- Da quando?- chiese Levi

- Da sempre- 

 

 

 

 

 

 

   
 
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