Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Kuro Nekomiya    16/11/2019    8 recensioni
Un guizzo improvviso la fece istintivamente alzare a sedere sul lettino in cui l’avevano riposta.
Si fissò le pallide mani per più di qualche secondo, con insistenza, facendo scivolare lo sguardo sul paio d’aghi che le bucavano l’avambraccio, poco sotto il gomito.
Solo allora s’accorse della presenza di una persona seduta accanto a lei.
Una ragazza dai buffi codini rossi ai lati della testa.
«Bentornata.» Mormorò al suo indirizzo.
Un impercettibile velo purpureo coprì le sue guance, senza che lei sapesse nemmeno spiegarsi il perché.

OS Vincitrice a parimerito del contest “Il triangolo no!” indetto da _ Freya Crescent _ sul forum di EFP.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Orange Pekoe*.








Tokyo, 20 Dicembre 2002.





Uno sbuffo.
Non una sola parola uscì dalle labbra così sgraziatamente protruse della ragazza, nonostante la mente pervasa dai pensieri.
Strinse le dita delle mani, rigidamente ripiegate sulle cosce, facendo affondare le unghie nei palmi.
Il chiarore dei fari delle auto, oltre il finestrino oscurato di fianco a lei, sfiorarono il suo profilo, ma lei non se ne accorse nemmeno.
Era successo di nuovo.
Quel giorno, aveva litigato con Ichigo in maniera furiosa.
Indecente.
Questo era l’unico aggettivo con la quale riusciva a definire la sua reazione.
Non le piaceva uscire di senno, anche se qualcuno sarebbe stato pronto a giurare il contrario...
Ma non se n’era pentita. Sapeva di avere irrimediabilmente ragione.
Era ormai qualche tempo che la sua compagna di squadra arrivava in ritardo al Caffé ogni benedettissimo giorno.
A volte mezz’ora, a volte un’ora.
A volte due…
L’ultima volta, durante una di queste sue assenze, erano state persino attaccate dagli alieni…
Ed avevano rischiato grosso.
Sospirò arrabbiata, il sangue che le ribolliva nelle vene.
Quella leggerezza la innervosiva così tanto.
Non riusciva a sopportarlo. Non riusciva a perdonarla.
Perché non riusciva a farlo nemmeno con sé stessa...
Non poteva permettersi nessuna distrazione...perchè era una Mew Mew.
In ogni momento avrebbe potuto essere uccisa, o la sua incapacità avrebbe potuto uccidere qualcun’altro.
Una cosa così semplice...e così terrificante.
Ma Ichigo non riusciva a capirlo.
Irresponsabile.
Ciò che le importava era solo vivere serenamente la sua storia d’amore.
La sua cotta adolescenziale con quel Masaya Aoyama...
Come poteva anteporlo alla missione, ad una guerra contro gli extraterrestri?
Erano solo in cinque...
Proprio per questo la loro forza stava nel numero.
Dovevano stare unite...
Solo Ichigo e Zakuro-oneesama sfuggivano a questa regola.
Minto si mordicchiò le labbra con fare nervoso, fermandosi a riflettere.
Erano così diverse, quelle due…praticamente agli antipodi.
Zakuro-oneesama era indipendente, sicura di sé...
Ammirava il suo essere forte e al tempo stesso affascinante, e per questo aveva sempre voluto essere come lei.
La seguiva strenuamente, la rincorreva come un piccolo anatroccolo inesperto e bisognoso…
Urlando, strepitando, richiedendo la sua attenzione…
Eppure, non scorgeva altro che le sue spalle.
Quasi mai Zakuro-oneesama aveva posato il suo sguardo su di lei.
Per quanta ostinazione ci mettesse, Zakuro-oneesama continuava a sfuggirle…
Non poteva negare che spesso non fosse al Caffé, non partecipasse alla loro vita quotidiana e non fosse presente durante gli scontri con gli alieni proprio a causa del suo lavoro di attrice e modella.
Ichigo si prendeva le stesse libertà.
S’arrogava il diritto di fare il bello e il cattivo tempo, ignorando le regole...
Possibile che fosse quello il fulcro del problema?
Non faceva altro che incaponirsi su ciò che non poteva controllare, incistarsi su ciò che non riusciva a raggiungere, finendo per…
Rimanerne ossessionata…
Le sue guance s’imporporarono per un attimo a quel pensiero, così insensato...ed inopportuno.
Scosse la testa con decisione, come a volersi scrollare di dosso quelle strane idee.
Era una sola la persona per cui nutriva il suo affetto.
E quella persona era…
«Signorina.»
Una voce maschile la risvegliò da quel tumulto cervellotico ed emotivo, pungendola delicatamente come le gelide dita di quella limpida serata d’inizio inverno.
Alzò lo sguardo con lentezza ed incrociò quello del suo chaffeur personale, il signor Nobutaka, che l’attendeva pazientemente fuori dall’auto, una delle mani tese verso di lei per aiutarla ad uscire dal veicolo. La ragazza sorrise lievemente ed abbandonò per un attimo i suoi pensieri, allungando la mano verso quella dell’uomo ed afferrandola prima di spingersi oltre la portiera aperta.
Improvvisamente si sentiva così stanca…
Tutta quella tensione prosciugava le sue energie.
Forse sarebbe stato meglio starsene un po’ per conto suo...
Come quella volta in cui s’era convinta di voler mollare la squadra Mew Mew.
«Bentornata Signorina.»
Baya** l’accolse sull’uscio della porta, seguita a ruota dallo zampettare vivace del piccolo Miki.
Minto rivolse ad entrambi il medesimo, malinconico sorriso.
Si, forse le avrebbe fatto bene non vedere Ichigo per qualche giorno…
L’avrebbe aiutata a sbollire la rabbia.
Forse…
Questo pensò, prima di riservare alla sua balia un lieve cenno della testa e sfilarle di fianco, entrando in casa insieme a lei.






***
 



Tokyo, 23 Dicembre 2002.




«Non mi scapperai ancora a lungo, Micina!» Affermo lui, euforico, lanciandole addosso un’altra manciata dei suoi para-para.
Questi raggiunsero la Mew Mew come grossi proiettili ed esplosero a contatto con le mattonelle in pietra del pavimento, sbarrandole la strada e costringendola ad indietreggiare con un balzo.
MewIchigo fece una capriola in aria ed atterrò fiaccamente a pochi metri da essi, recuperando fiato a fatica. La vide poi lanciargli uno sguardo da lontano, non appena il suo udito felino captò lo sfrigolio dell’ennesima sfera elettrica prodotta dai suoi sai e lanciata al suo indirizzo.
La Mew gatto irrigidì il busto, come a cercare di raccogliere le energie residue, e tentò di sfuggire al suo attacco compiendo un paio di lunghi passi laterali.
Lui sorrise, stringendo gli occhi in due fessure.
Era ormai la terza volta che schivava i suoi colpi usando lo stesso schema.
Era sfinita, lo sapeva…
Non poteva più sfuggirle, era solo questione di tempo.
Di lì ad un istante il gemito di dolore di MewIchigo, colpita alla caviglia sinistra dai suoi fulmini, giunse alle sue orecchie, confermando le sue previsioni.
Un ghigno s’aprì sulle sue labbra e il suo petto si riempì d’intensa soddisfazione, quella che precedeva il momento più atteso della caccia.
Strinse con decisione l’elsa dei suoi sai nei palmi delle mani e si teletrasportò alla destra della ragazza, riuscendo a coglierla di sopresa.
Alzò il braccio verso di lei, puntandole addosso l’arma con movimento fulmineo, ma MewIchigo tirò la Strawberry Bell contro di sé, parando in extremis il suo colpo.
La lama del suo sai s’incastrò tra il cuore e la campanella della Mew Mew, bloccando la sua offensiva per un soffio.
L’aveva fatto di proposito...
Aveva solo finto di colpirla in maniera mortale.
Non era sua intenzione farle davvero del male...
Approfittò di quella vicinanza per indugiare con lo sguardo su ogni curva suo corpo.
D’altronde, non gli capitava spesso…
Gli unici momenti in cui poteva godere di quella vista era durante i loro combattimenti.
Combattimenti che per lui erano soltanto un giochino, un gustoso antipasto…
Un pretesto per poter stare in sua compagnia, per poter assaporare quel suo profumo così diverso e speciale...
Esotico, afrodisiaco
Umano e ferino, delicato e selvaggio.
Come era lei...
Si soffermò su ogni più piccolo centimetro della sua pelle candida, in quel momento coperta da impercettibili bruciature, escoriazioni, polvere mista a sudore…
Minuscole imperfezioni che contribuivano a renderla bellissima.
Le sopracciglia scure s’incurvarono in un’espressione soddisfatta mentre lo sguardo s’attardava ancor più a lungo di lei, risalendo al rallentatore…
Percorse con gli occhi le sue fragili clavicole, il collo eburneo, la linea della mandibola…
Le rosee labbra, strette in una smorfia sofferta…
Quelle labbra così delicate, che sognava posate ovunque sul suo corpo…
E infine quegli occhi, croce e delizia dei suoi più reconditi desideri…
Kisshu li incrociò con i suoi e il corpo di lei venne invaso da un sussulto chiaramente percettibile.
A quella vista, l’alieno si leccò provocatoriamente le labbra, facendosi scappare un risolino malizioso.
Lei le sentiva.
Quelle due pozze d’ambra, ricolme di lussuria e strafottenza, che la fissavano a pochi centimetri dal suo viso…
Ne sentiva il peso insopprimibile, come aria rovente sulla pelle...
Tanto da provocarle un moto nervoso allo stomaco.
Ogni sua reazione era per lui fonte di godimento.
Sapeva di non esserle indifferente, di avere potere su di lei…
Una cosa così eccitante che rendeva quegli istanti una vera e propria droga.
Fece scomparire il sai dalla mano sinistra ed afferrò il braccio destro di lei, costringendola ad avvicinarsi di più.
Ruotò il polso con forza, scalzando in quattro e quattr’otto la statica posizione del suo sai e facendo perdere alla ragazza la presa sulla sua arma.
La Strawberry Bell venne sbalzata in aria e scomparve in uno schiocco di luce, lasciando la Mew Mew del tutto indifesa.
La Mew gatto s’incupì, ma non s’arrese, scegliendo di servirsi del braccio ancora libero.
La vide abbassarlo con veemenza sul suo viso per sferrargli un’unghiata poderosa che non poté evitare.
Una sensazione d’improvviso bruciore si stampò sulla sua guancia.
Artigli.
Ma non aveva ancora finito.
La Mew Mew fece perno con la sola gamba destra, rimasta illesa dalla sua sfera d’energia di poco prima, e si molleggiò sul ginocchio, apprestandosi a saltare via.
Kisshu osservò in silenzio la sua mossa, intuendo al volo la successiva.
Voleva usare il suo corpo come trampolino di lancio…
Come quella volta sulla Tokyo Tower*.
Glielo avrebbe impedito.
Allungò rapidamente il sai ancora nella sua mano e lo puntò verso la gamba di lei, facendolo affondare nella morbida carne della sua coscia.
MewIchigo gettò immediatamente un gemito di dolore, mentre sangue scarlatto spillò dalla ferita aperta, scivolando sensuale sul nudo ginocchio.
Kisshu sfilò di netto la punta del sai e, con una gamba, assestò un colpo ad entrambe le caviglie della nemica, facendola crollare malamente a terra.
Non si fece attendere e le cadde immediatamente sopra, immobilizzandola al suolo con una sola mano.
Fece poi sparire l’ultimo sai che gli era rimasto, barattandolo con uno dei suoi para-para esplosivi, e lo puntò minacciosamente alla sua gola ben prima che lei potesse reagire.
MewIchigo batté i denti e tremò mentre Kisshu sorrise di nuovo, ricolmo d’appagamento.
Era alla sua mercé.
«Stai pensando a quella cosa, vero?» Sputò l’alieno dalle labbra.
MewIchigo lo guardò sgomenta e sospirò, senza aggiungere alcuna parola.
S’erano già trovati in una situazione simile.
Era un pomeriggio terribilmente caldo, troppo perché lui potesse sopportarlo…
Aveva deciso di ammazzare la noia attaccando le Mew Mew in combutta con i suoi compagni.
Lui aveva scelto di prendersi cura della sua Micina, e per questo era andato a stanarla a casa sua.
L’aveva trovata lì ad attenderlo con gli occhi spenti, i capelli scarmigliati e le guance rosse per la febbre.
Lei s’era lanciata dalla finestra e lui l’aveva inseguita per tutto il quartiere, bersagliandola con gli stessi para-para che aveva usato quel giorno.
S’era trasformata, ma non le era servito a nulla.
Era troppo debole per fronteggiarlo…
...e dire che lui stava semplicemente giocando con lei, come al gatto col topo.
Stava per approfittare di quella succulenta situazione per portarla via con sé, ma a quel punto era intervenuto quel dannato seccatore a rovinargli i piani.
Kisshu strinse i denti furioso a quel pensiero, intensificando la presa sul corpo di MewIchigo.
Non sarebbe successo.
Non gli avrebbe permesso di farsi soffiare la Gattina sotto il suo naso...un’altra volta.
«Se proverai a ribellarti a me, te lo farò scoppiare in faccia...» Sibilò l’alieno, facendo riferimento al parassita che si rigirava tra le mani. «E tu non vuoi che rovini questo tuo bel musino...vero, Micetta?» Gracchiò ancora, con tono saccente e divertito.
MewIchigo fremette di rabbia, ma non protestò.
Non ne aveva le forze…
Il ragazzo dalle orecchie a punta se ne accorse al volo e sogghignò.
Non si fece attendere oltre, passando sensualmente una mano sul suo collo, il suo seno, la sua vita…
E scendendo fino al bordo della sua gonna a palloncino.
Si lecco le labbra, ancora, le pupille invase da una bruciante eccitazione.
«È arrivato il momento...» Sospirò lui, come dopo un lungo sforzo. «Lo sai? Le tue amiche in questo momento staranno fronteggiando Taruto e Pai, non possono proprio venire ad aiutarti...» Mormorò infido, dosando le parole, mentre le accarezzava il viso con le dita in maniera morbosa.
«Questo significa una sola cosa...» Aggiunse poi, indugiando ancora. «Finalmente sarai mia





***  





MewIchigo lasciò un gemito e sbatté un paio di volte le palpebre, un dolore pulsante sopra la nuca e una fastidiosa sensazione di straniamento che le faceva letteralmente girare la testa.  
Gli occhi semiaperti le restituirono l’immagine confusa di un Kisshu pericolosamente vicino, seduto a cavalcioni sopra di lei.
Vi si soffermò a fatica, cercando di riportare a sé quanta più lucidità mentale possibile.
La fissava con quei due occhi spaventosi, tenendola immobilizzata sotto il suo corpo, godendo di quel contatto malato con lei…
Un contatto che le faceva ribrezzo
Strinse i denti, amareggiata.
Era troppo debole per liberarsene.
La caviglia sinistra era completamente paralizzata.
La ferita sulla coscia destra le bruciava...
E la paura, la stanchezza e l’adrenalina le mozzavano il respiro.
Un nodo allo stomaco le ricordò con insistenza del pericolo che stava correndo, come se cercasse in tutti i modi di scrollarla, spingerla a scappare via…
Ma le membra le sembravano più pesanti di un macigno, in quel momento.
Si sentiva come un uccellino in gabbia, fin troppo cosciente del fatto che mai avrebbe potuto sfuggire al suo aguzzino…
Aguzzino che l’osservava divertito da oltre le sbarre della sua prigione, facendo passare in rassegna ogni più perverso pensiero che la vedevano protagonista...
E lei non poteva far altro che stare lì a guardare, inerme, e morire di paura nell’attesa angosciosa della sua fine, appesa al filo dell’incertezza...
Non appena nella sua mente si fecero largo quei tossici pensieri, Kisshu fece passare le dita sul suo corpo, facendola rabbrividire.
Io non sono tua!
Pensò lei con disperazione, liberandosi dalla sua presa.
Alungò le braccia verso di lui ed affondò gli artigli nella carne del suo avambraccio, puntandogli addosso occhi insanguinati di rabbia.
L’alieno, però, non ne fu affatto minacciato e riprese con quel suo giochino disgustoso, toccandola in posti che mai gli avrebbe permesso…
Non era altro che un vigliacco.
Uno sporco, infame vigliacco...
La Mew Mew sentì gli occhi bruciare e non si vergognò quando una manciata di lacrime uscirono da essi con forza, bagnandole le guance.
No, non voleva…
Non voleva assolutamente...
...
Era tutta colpa sua.
S’era gettata nella battaglia fin troppo angustiata, talmente distratta dai suoi problemi personali da non riuscire a tirare fuori le sue vere capacità.
Da un paio di giorni, Aoyama-kun era partito per un ritiro di kendo con il suo club, e quella notizia l’aveva distrutta.
Non vedeva l’ora di passare la Vigilia di Natale con lui da mesi, ormai**.
Nelle ultime settimane s’era resa conto di non essere mai stata sincera con lui…
La sua doppia identità di Mew Mew aveva creato fin troppi problemi al loro rapporto.
Così, aveva pensato di dirglielo una volta per tutte, di aprirgli davvero il suo cuore…
Lui, però, non l’aveva capito.
Non s’era accorto della sua irrequietezza nell’ultimo periodo.
Aveva sperato che lui rinunciasse al ritiro…
Ma s’era sentita egoista a quel pensiero e così l’aveva lasciato andare, sicura che quella fosse la scelta giusta per entrambi.
Eppure non riusciva a soffocare quel senso di tristezza e solitudine che l’aggredivano ogni volta che lo sentiva lontano e non poteva contare su di lui.
Strizzò a malapena tra le labbra un singhiozzo, incapace di fermare le lacrime.
Si sentì afferrare il mento da una delle mani dell’alieno il quale le riservò uno sguardo intenerito, così radicalmente diverso dai precedenti che a lei parve tutto tranne che sincero.
«Non piangere, Piccola mia...» Le sussurrò lui, con voce melliflua. «Siamo fatti l’uno per l’altra. Io so che lo senti anche tu, proprio qui...» Aggiunse ancora, portando il dorso della mano destra sul suo cuore.
MewIchigo lo fissò con odio.
«Non prendermi in giro...non sai che cosa sia l’amore!» Ruggì lei a denti stretti.
Kisshu la guardò senza un’espressione particolare, rimanendo per qualche secondo in silenzio, come se stesse formulando una risposta convincente.
Infine sorrise, di quel sorriso insolente e sfrontato che lei profondamente detestava.
«Sai, Gattina...» Proruppe lui prima di vederlo portare la mano destra, quella con il para-para, dietro la schiena.   Senza troppi convenevoli, e senza aggiungere più nulla, fece esplodere la medusa fluttuante contro le sue gambe.
La Mew rosa si sentì come trafitta da un migliaio di aghi e gridò di dolore, incapace di evitare quell’ennesimo, umiliante colpo inflittole dell’alieno.
Lo sentì ridere di scherno, godendosi sadicamente la sua reazione.
«Non sei nella posizione di provocarmi!» Esclamò lui, schioccando le dita e facendo comparire l’ennesimo para-para, deterrente ad un suo qualunque, prossimo tentativo di ribellarsi.  
Con la mano libera tornò ad immobilizzarle i polsi, facendo oscillare il parassita sopra la sua testa.
«La prossima volta non sarò tanto gentile...» La minacciò, prima di chiudere gli occhi e abbassarsi pericolosamente su di lei.
MewIchigo percepì il suo respiro sulle labbra e sgranò gli occhi, inorridita.
Era debole.
Era sola
E la cosa la spaventava da morire.
Aoyama-kun non avrebbe mai potuto venire a salvarla.
Zakuro, Purin e Retasu erano lontane...
E Minto, invece, era furiosa con lei.
L’aveva fatta arrabbiare così tanto che non s’era più presentata al Caffé.
Non aveva avuto il coraggio di andare a trovarla a casa sua, come avevano fatto durante il loro ultimo litigio...*
S’era convinta che non volesse più vederla.
Aveva pensato che sarebbe stato meglio lasciarla sola per un po’, che quella decisione avrebbe migliorato le cose...
Ma questa volta non era così sicura che sarebbe tornata, che le avrebbe nuovamente dato fiducia...
E visto com’era stata sconfitta da Kisshu, forse aveva ragione.
Blue Knight!
Richiamò tra sé e sé, disperata.
L’immagine del coraggioso, affascinante salvatore alieno dai lunghi capelli dorati invase in un istante la sua mente, regalandole un breve attimo di sollievo.
«Salvami, ti prego...» Bisbigliò, stringendo gli occhi e facendo scivolare altre gocce salate.
Lui sarebbe venuto.
Lui soltanto…
«Lasciala, lurido schifoso!»
All’improvviso, una voce familiare s’insinuò nelle sue orecchie feline, cogliendola piacevolmente di sorpresa.
Kisshu stesso fu costretto a fermare quel suo nauseante tentativo di baciarla per saltare via dal raggio d’azione di un dardo luminoso.
La Mew gatto tirò il sospiro di sollievo più bello della sua vita non appena i suoi occhi incrociarono la sagoma di una delle sue compagne a pochi metri dall’enorme albero di Natale che addobbava la piazza di Odaiba**.
«MewMinto!» La chiamò lei, rialzandosi a sedere a fatica.
Altre lacrime, questa volta di gioia, scesero calde dagli occhi rosa.
Proprio colei che meno s’aspettava sarebbe venuta...
«MewIchigo!» Ricambiò la Mew azzurra, dirigendosi di corsa in sua direzione.
MewMinto la raggiunse in un attimo e s’accucciò verso di lei, prendendola per le spalle per accertarsi meglio delle sue condizioni.
Gli occhi blu cobalto scivolarono in basso, notando con orrore la pozza di sangue sgorgato dalla sua ferita.
La ragazza tremò visibilmente prima di allungare una mano verso di essa ed affondarvi sgomenta le dita, come ad accertarsi che fosse vera.
«Stai sanguinando...» Mormorò lei, spaventata.
«Sei venuta...» Sospirò in risposta MewIchigo, lanciandole un’occhiata affettuosa.
Quelle tremende sensazioni di paura, tristezza ed autocommiserazione erano del tutto sparite ora che non era sola.
La ragazza con gli chignon s’accorse di quello sguardo ed imporporò le guance, indietreggiando imbarazzata.
«C..certo che sono venuta!» Replicò lei, con aria sostenuta. «È un mio dovere!» Disse poi, battendosi una mano al petto.
MewIchigo rise rasserenata.
Sentiva il cuore scoppiare…
Chissà perché?
«Pensavo non volessi più vedermi per quella storia...» Ammise la Mew gatto, guardandola colpevole.
MewMinto s’ammorbidì a quelle parole, accarezzandole una spalla.
«Non essere sciocca...» Balbettò lei, distogliendo lo sguardo. «Io...non potrei mai...» Aggiunse ancora, a bassa voce, ma non abbastanza da eludere il suo udito felino.
MewIchigo arricciò le labbra intenerita.
La vulnerabiltà dell’amica era uno spettacolo raro da vedere, bello quanto un fiore fragile e delicato.  
«Ahhh ti voglio bene!~» Trillò la leader, spingendosi in avanti quel poco che le bastava per stringerla tra le braccia.
«E..ehi! Ti sembrano cose da fare in un momento come questo?!» Protestò la Mew bird, senza tuttavia tentare di liberarsi dal suo abbraccio.
Fu piuttosto MewIchigo a farlo, e molto in fretta.
«MewMinto!» Esclamò, indicandole un punto alle sue spalle.
La Mew azzurra si voltò di scatto, facendo appena in tempo ad accorgersi della sfera di energia elettrica diretta verso entrambe.
«Spostati!» Le ordinò lei, spingendola a terra.
MewMinto la difese col suo stesso corpo, incassando il colpo al posto suo.
Non poté fare niente per lei se non restare a guardare, mentre l’amica rimaneva vittima di dolorosi spasmi.
«No!» Lamentò la Mew gatto, sofferente.
La tirò a sé con apprensione, ancora incredula per il gesto tanto eroico che aveva compiuto per lei.
«Ma che scenetta commovente!» Le schernì Kisshu, avvicinandosi alle due in volo.  
MewIchigo evocò la sua arma, pronta a difendersi malgrado tutto, ma MewMinto le bloccò il polso con una mano. «No, ferma...» Biascicò lei, con voce rotta. «Ci penso io a lui...» Disse poi, tirandosi nuovamente in ginocchio.
La Mew rosa aprì la bocca per protestare ma l’amica scosse la testa, interrompendola ancora.
«Sei ferita, ora tocca a me affrontarlo.»
Subito dopo quelle parole la vide alzarsi fieramente in piedi, facendo comparire l’arco tra le sue mani. Lo puntò con decisione verso l’alieno, incoccando una delle sue frecce luminose.
«Ribon...» Cominciò lei, dovendosi immediatamente fermare quando vide il suo avversario svanire nel nulla, impedendole di concludere la formula.
La voce irritante di lui si sparse diffusamente nell’aria, ronzando loro nelle orecchie come una zanzara fastidiosa.
«Prova a prendermi, passerotta!» La provocò l’alieno, comparendo e scomparendo continuamente di fronte ai suoi occhi, al solo scopo di confonderla.
La Mew Mew ritrasse istintivamente l’arco e rimase in attesa, cercando di farsi venire in mente qualche idea. Si mordicchiò le labbra, mascherando l’ansia di essere completamente in balia del nemico.
MewIchigo si sforzò, nonostante i sensi vagamente offuscati, di seguirlo con lo sguardo, finché non lo perse del tutto di vista. Si guardò attorno in preda all’agitazione, ma rabbrividì subito quando sentì l’avambraccio del ragazzo avvolgersi attorno al suo collo, come a volerla soffocare.
Tossì rumorosamente, sentendosi pian piano svuotare dell’ossigeno rimastole nei polmoni e che tentava con affanno di trattenere.
I suoi lamenti smorzati attirarono l’attenzione dell’amica su di lei, la quale prontamente puntò l’arco verso Kisshu.  
Quello, per reazione, le si appiccicò di più addosso, causandole una sensazione di malessere ancor più forte.
«Se proverai a colpirmi, la userò come scudo...» Minacciò il ragazzo con le orecchie a punta, rivolto a MewMinto, ghignando a denti serrati.
MewIchigo afferrò il suo braccio tra le mani e provò a strattonarlo, riuscendo a malapena a liberare la trachea dalla sua morsa.
«Devi solo provarci!» Rispose a tono la giovane con gli chignon, rilasciando la tensione sulla corda del suo Minto Tone Arrow.
La freccia si diresse a tutta velocità verso di lui, ma prima che ne venisse trafitto il suo bersaglio svanì nell’aria per l’ennesima volta, lasciando la Mew Mew a bocca asciutta.
MewIchigo sgranò gli occhi atterrita, temendo di venire ferita dal suo Minto Echo; tuttavia il dardo, l’oltrepassò soltanto, passandole di fianco e sfiorando qualche ciocca dei suoi capelli rosa.
«Attenta!» Strillò a quel punto lei, avvertendo la Mew uccello della comparsa del nemico alle sue spalle. La ballerina si voltò appena in tempo per parare un affondo del sai di Kisshu, contrapponendovi maldestramente l’arco.
Lui tentò allora di colpirla con il secondo sai ma MewMinto indietreggiò, evitando appena quello che poteva essere un colpo fatale con un balzo all’indietro.
Arretrò ancor di più, senza staccare gli occhi da lui, per guadagnare la distanza che le avrebbe permesso di mirare con più precisione.
MewIchigo vide Kisshu ridacchiare ancora, abbassando il baricentro del suo corpo verso terra.
«Mi hai stancata.» Le sibilò, stringendo gli occhi in due fessure.
«Sapessi tu!» Rispose MewMinto, astiosa. «Ribon Minto Echo!» Pronunciò poi, gettandogli un’altra freccia addosso.
L’alieno dagli occhi dorati rimase immobile, facendole credere di essere spacciato, solo per spostarsi un attimo prima di venire colpito ed avanzare con rapidità disarmante verso di lei.
Caricò il braccio destro e la ferì di netto sul torace, infliggendole un ampio e rapido fendente scagliato a bruciapelo.  
La Mew rosa tremò violentemente a quella vista.
Rimase attonita ed immobile mentre la compagna di tante battaglie ricadeva all’indietro senza forze, un grosso taglio aperto sul petto.
La macchia di sangue si espanse ed insozzò la sua divisa da battaglia, tingendola di un terrificante color cremisi.
MewIchigo dischiuse piano le labbra, ma non le uscì alcun suono.
Si fece forza e si trascinò a gattoni verso di lei, gli occhi fissi sull’amica avvolta in un bagno di sangue.
Faceva male…
Ma non quanto vederla ridotta in fin di vita.
In fin di vita...
Quella folle consapevolezza la fece impazzire.
Urlò di dolore, mentre calde lacrime d’angoscia invasero i suoi occhi, annebbiandole la vista.
Annullati i metri di distanza che le separavano si chinò immediatamente accanto a lei, un singhiozzo straziante che le spezzava il respiro.   
Allungò un braccio verso il suo viso e l’accarezzò.
Quanto era pallida…
«Ha avuto quello che si meritava...» Sentì uscire dalla bocca dell’alieno, mentre faceva sparire le sue armi in uno schiocco di dita.
MewIchigo non lo degnò di un solo sguardo, impossibilitata a staccare gli occhi dal liquido purpureo che usciva a lente fiotte dalla ferita di MewMinto.
Non riusciva a smettere di tremare.
No…
Non era vero.
Era solo un brutto sogno…
«No...» Mormorò con voce cupa, arrocchita dal pianto.
La tirò a sé e la strinse con disperazione, piangendo ancor più forte.
All’improvviso, il suo corpo s’illuminò di una tenue luce blu e i suoi muscoli fremettero all’unisono, rinvigoriti da una scarica di nuova ed inaspettata forza.
Affondò le dita nella pelle nuda di MewMinto, ripiegata mollemente a peso morto contro il suo braccio, ribollendo di rabbia ed energia.
Fece comparire la sua Strawberry Bell e rialzò lo sguardo verso Kisshu, rivolgendogli due occhi di puro odio.
«BASTARDO!» Gridò al suo indirizzo, stringendo la campanella nella mano tanto forte da farsi male.
L’alieno quasi la ignorò, e lo vide voltarsi in direzione dell'improvviso fulgore luminoso alle sue spalle.
"La Mew Aqua...!?" Esclamò lui, incredulo.
La Mew gatto alzò lo sguardo e notò il fascio di luce azzurra che avvolgeva l’albero di Natale, così come il Cristallo sospeso in aria e che andava materializzandosi sulla sua cima.
La Mew Aqua brillava in cielo come una grossa stella, rispondendo alle sue emozioni...
Ma non vi diede nessuna importanza, in quel momento.
La sofferenza che provava la stava letteralmente soffocando, impedendole di prestare attenzione a qualunque altra cosa.
Lanciò l’ennesimo, straziante lamento di dolore e il Cristallo risuonò con lei, ricoprendo di luce il suo intero corpo.
Un bagliore fulgido ed accecante, violento come un ciclone, rischiarò a giorno l’intero quartiere per secondi così lunghi da sembrare infiniti.
Avvolta in quella luce MewIchigo si sentì come abbracciare da una forza calda e materna, primordiale, la quale offuscò completamente i suoi sensi.
Quando questa si spense non riuscì a ricordardare nient’altro, se non quel grande albero addobbato a festa, silente testimone dell’avvenuta battaglia.
Kisshu era svanito nel nulla, e MewIchigo s’augurò fosse per sempre.




 
***   



Tokyo, 24 Dicembre 2002.





Riaprì gli occhi dopo quello che le era sembrato il sonno più lungo della sua vita sentendosi immediatamente stordita, come spolpata fin dentro le ossa.
Osservò per lunghi secondi l’asettico, candido soffitto sopra di lei, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a riconoscerlo in nessun modo.
Pochi istanti dopo il cicalino di un elettrocardiografo s’insinuò nelle sue orecchie, provocando in lei un certo turbamento.
Doveva essere in un ospedale...
Come c’era finita?
Non riusciva a ricordare…
Inspirò ed espirò piano aria dai polmoni, rendendosi conto di come quel semplice gesto le provocasse una fitta di dolore all’addome.
Sentì la pelle tirare da una parte all’altra del petto, come se sul suo corpo vi fosse…
Uno squarcio…
A quel pensiero terrificante, un guizzo improvviso la fece istintivamente alzare a sedere sul lettino in cui l’avevano riposta.
Si fissò le pallide mani per più di qualche secondo, con insistenza, facendo scivolare lo sguardo sul paio d’aghi che le bucavano l’avambraccio, poco sotto il gomito.
Solo allora s’accorse della presenza di una persona seduta accanto a lei.
Una ragazza dai buffi codini rossi ai lati della testa.
«Bentornata.» Mormorò lei al suo indirizzo.
Un impercettibile velo purpureo coprì le sue guance senza che lei sapesse nemmeno spiegarsi il perché.
«I-Ichigo...» Balbettò, portandosi una mano alla testa e ritrovandosi ad infilare le dita tra i capelli corvini, lasciati liberi dagli chignon. «Cosa è successo…?» Le domandò poi, confusa.
Ichigo esitò un attimo prima di risponderle.
«Kisshu ti ha ferita durante la nostra ultima battaglia...» Asserì, abbassando la testa.
Silenzio.
 «C’era tanto di quel sangue, e...» Riprese dopo un po’, con occhi sbarrati e colmi di terrore.
Non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia mentre lo diceva.
Minto l’osservò attentamente.
Riusciva a spiegarsi a fatica, gesticolando con le mani e tremando con la voce...
Non l’aveva mai vista tanto terrorizzata.
Si ritrovò a deglutire un blocco di saliva indigesto quanto una manciata di chiodi.
«Ho rischiato di morire, non è così? ...» Soffiò, arresa e spaventata.
La rossa si bloccò a fissarla con sguardo accigliato, prima d’annuire sommessamente alla sua domanda.
Nessuna delle due disse più nulla per un po’, e in quei secondi di pura quiete la mora si ritrovò a guardare assorta le lenzuola del suo letto, la testa completamente vuota.
Poi si voltò nuovamente verso Ichigo e prese una mano tra le sue, abbozzando un sorriso fin troppo tirato.
«Però sono ancora qui...» Le disse, cercando a modo suo di calmarla.
La vide annuire energicamente e stringere le labbra prima di mettersi a piangere di fronte a lei, soffocando i singhiozzi.
Minto la guardò con compassione.
Doveva aver passato attimi orribili…
Sentì Ichigo stringerle la mano a sua volta, con forza e fragilità assieme, mentre gocce salate che lei tentava maldestramente di fermare scendevano a fiotte dai suoi occhi castani.
«Credevo di non vederti più!» Le confessò la Mew rosa, tra un singulto e l’altro.
Minto accarezzò la sua mano e le sorrise ancora, probabilmente più dolcemente di quanto avesse mai fatto in vita sua.
«Non potrei mai.» Le sussurrò.
A quelle parole l’amica finalmente si rinvenne e s’acquietò, smettendo pian piano di piangere.
Minto tirò un sospiro di sollievo.
Vederla in quello stato la metteva parecchio a disagio.
«Le altre?...» Chiese poi, con una punta d’amarezza, lasciandole la mano e tornando con sguardo fisso sulle pieghe del suo lenzuolo.
Il viso di Zakuro s’affacciò irrimediabilmente nei suoi pensieri e lei sentì come uno strappo al cuore.
Scosse piano la testa, cercando di scacciare la profonda tristezza che le saliva al petto ogni volta che la pensava.
«Sono rimaste al Caffé...» Rispose Ichigo, asciugandosi le guance con un fazzoletto e tirando su col naso. «Sono venute a trovarti ieri, non appena conclusa l’operazione...» Disse ancora, congiungendo le mani sulle ginocchia.
Minto ci fece caso, ricordandosi del taglio che Kisshu le aveva inflitto proprio lì.
«E tu? La tua ferita?» Domandò, lanciando un’occhiata preoccupata alle sue gambe.
Ichigo s’accarezzò la parte lesa da sopra le calze scure che indossava.
«Sto bene, è bastato bendarla stretta!» Asserì rapidamente, come se non volesse farla angustiare troppo. «Piuttosto...» Riprese poi, chinandosi in basso ed afferrando un grazioso sacchettino di carta colorata poggiato sul pavimento di fianco a lei, «Questo è per te.» Affermò infine, porgendoglielo tra le mani.
La morettina lo prese e se lo mise sulle cosce, osservandolo in ogni dettaglio con curiosità ed interesse.
«Davvero è per me?» Chiese ancora, stupita.
«Perché? Pensi che non possa farti un regalo?» Replicò Ichigo, lievemente irritata da quella sua aria sospettosa.
«Non era questo che intendevo...» Soffiò Minto, agguantando il pacchettino squadrato riposto sul fondo della borsetta.
Sciolse lentamente il fiocco di carta, tirando il nastro da una delle estremità, e sfaldò delicatamente l’incarto, scoprendone pian piano il contenuto.
Dischiuse le labbra sorpresa non appena lo vide.
La Mew gatto ruppe quel silenzio, che a lei parve imbarazzante, con una risatina nervosa.
«Allora, ti piace?» Borbottò, grattandosi la testa con la mano. «Nel negozio in cui l’ho preso, la commessa mi ha assicurato che è perfetto per il periodo natalizio...»
Minto continuò a tacere a quelle parole, limitandosi a dedicare la sua attenzione a quella piccola scatolina di cartoncino color rosso brillante.
Ne sollevò il coperchio e le sue narici vennero avvolte da una fragranza spiccatamente aromatica, intensa e dolce assieme.
Sorrise.
«Si chiama Orengi Piko...» La informò la rossa.
«Orange Pekoe***» La corresse invece lei, sempre più concentrata ad assaporare le note profumate delle foglie di té avvolte nel sacchettino di morbido tessuto traforato.
Ichigo si mordicchiò la lingua.
«Si, quello!» Squittì lei, prodigandosi a darle ragione.
Minto richiuse la scatolina, tornando a guardare l’amica.
Sembrò lì lì per aprire bocca, ma esitò.
Scostò un poco lo sguardo, nascondendolo sotto la frangetta scura.
«...Grazie. Apprezzo molto questa varietà di té...» Sussurrò alla fine, ripoggiando adagio il dono sulle sue gambe.
A quelle sue parole, le labbra della rossa s’aprirono in un grosso sorriso.
«Evviva!» Esultò lanciando le braccia in aria.
Poi s’alzò di scatto dalla sedia su cui era seduta, indicando con muta eccitazione un punto di fronte a lei.
«Minto-chan, guarda!»
«Non chiamarmi Minto-chan...!» Protestò indignata la Mew uccello.
Tuttavia, la curiosità prese il sopravvento su di lei e la fece istintivamente voltare verso la parete alla sua destra, direzione indicata dalla rossa.
Si ritrovò ben presto a soffermarsi incantata sulla volta scura del cielo notturno oltre la finestra, puntinata da sottili fiocchi di neve che scendevano lenti al suolo, oscillando come petali di carta.
«Neve...» Commentò lei, visibilmente impressionata, portando una mano sul vetro.
Quelle goccioline ghiacciate le ricordavano tanto i movimenti di una ballerina sul palco.
Leggeri, delicati, silenziosi…
Ripensare a qualcosa che amava tanto la fece sentire di nuovo viva.
«Che ne dici di uscire a vederli?» Le propose a quel punto l’amica, afferrandola per un braccio.
«Posso?» Chiese lei, perplessa.
Ichigo annuì energicamente col capo, spingendola verso la sponda del letto per aiutarla ad alzarsi e a reggersi all’asta di metallo reggiflebo. «Basta che ti porti dietro questa!» Replicò sicura lei, indicandogli quell’affare zeppo di buste piene di liquido trasparente.
Minto abbozzò un sorriso, incapace di opporsi a tanto entusiasmo.
«D’accordo.»





***  




«Un albero di Natale?»
Avvolta accuratamente dentro il cappottino di lana cotta che le aveva portato Baya durante il suo giorno d’incoscienza, Minto alzò lo sguardo verso l’estremità del grande abete scuro al centro del cortile esterno del suo reparto.
I suoi occhi si riempirono di un mare di luci brillanti e colorate, avvinte come liane attorno ai lunghi rami e alle ampie fronde.
«Bello, vero?» Asserì Ichigo, ammirandolo a sua volta, ma Minto non rispose né replicò. Strofinò le mani fredde l’una contro l’altra, nel maldestro tentativo di riscaldarle.
Il suo trench scuro, infatti, sotto il quale indossava solo una misera camicia da notte, non bastava certo a proteggerla da quel gelo.
«Senti...» Sospirò la rossa dopo un po’, abbassando lo sguardo verso l’asfalto.
La vide soffermarsi con fare distratto sul sottile manto di neve sotto i suoi piedi, alla ricerca delle parole giuste da dirle.
«Devo farti le mie scuse.»
Minto tese di più l’orecchio, come ad intimarla di continuare e a quell’assenso da parte sua Ichigo annuì, comunicandole di aver recepito il messaggio.
Sospirò piano prima di riprendere il discorso.
«Quando arrivavo in ritardo al Caffé, era perché stavo con Aoyama-kun...»
«Lo so.» La interruppe la ballerina, fissandola senza nessuna espressione particolare.
«Aspetta, fammi finire!» Intervenne a quel punto la ragazza coi codini, lanciandole un’occhiata impaziente. «L’avevo invitato a passare la Vigilia di Natale assieme...» Le spiegò, «...Ma ha dovuto lasciare la città per andare ad un ritiro con il club di kendo.»
Minto scosse la testa, confusa.
«Non capisco perché mi stai raccontando per filo e per segno della tua relazione amorosa...» Commentò acida.
Ichigo alzò gli occhi al cielo, ignorando le parole poco carine della compagna.
«Sto dicendo che sono stata con lui solo per compensare alla sua attuale assenza!» Puntualizzò. «Ma...» Riprese ancora, balbettando.
Minto espirò profondamente e si rilassò, limitandosi a mantenere il silenzio.
Quell’atmosfera poetica e surreale riuscì perfino a farle apprezzare il leggero venticello che le scompigliava i capelli, seppur fosse fin troppo gelido per i suoi gusti.
«...Riconosco di essermi comportata male nei confronti del team, di Shirogane...ma sopratutto di te.» Fece una pausa. «Quella che ci tiene più di tutte sei tu, perciò...»
Ichigo puntò gli occhi nei suoi a quelle parole, un’espressione sinceramente pentita in volto.  
Minto rimase a guardarla e di primo impatto non seppe cosa dire.
Com’è diversa da Zakuro-oneesama…
Considerò senza pensarci troppo su, pentendosene però immediatamente.
Ricacciò quel pensiero in un angolo lontano della sua testa, apprestandosi a risponderle con tutto l’autocontrollo e il sangue freddo di cui era capace.
«Anch’io ho fatto i miei sbagli...» Ammise lei, con più calma di quanto avesse mai immaginato. «Ho esagerato qualche giorno fa, con quella sfuriata. Anche se...»
La ragazza lasciò la frase in sospeso, ticchettando distrattamente con le dita di una mano sulle nocche dell’altra.
«Anche se?» Le fece eco Ichigo, spingendola a continuare.
Minto si lasciò sfuggire un sorrisetto.
«Anche se, comunque, avevo nettamente ragione io» Concluse lei, ridendo di gusto.
Ichigo gonfiò le guance a quell’affermazione tanto insolente.
«Ah, è così?!» Si lamentò lei, irritata.
La mora s’interruppe e la guardò, l’espressione provocatoria in viso.
«Decisamente così.» La canzonò perentoria la mora dai capelli corti. «Però...»
Congiunse le mani l’una nell’altra, fermandosi per un attimo prima di proseguire.
«Visto quello che è successo, sono io quella in debito con te...»
A quelle parole, Minto alzò gli occhi verso di lei, incrociando quelli castani di Ichigo. Le due si guardarono l’un l’altra per lungo tempo, senza parlare, fino a che la ballerina non vide l’amica sorriderle e allungare un braccio verso di lei, per farsi strada con le dita sotto il suo cappottino di lana solo per stringere teneramente una mano nella sua.
«Vorrà dire che passeremo la notte della Vigilia di Natale in-sie-me~!» Cinguettò allegra, avvicinandola di sé.
Minto s’irrigidì a quel gesto, lasciandosi sfuggire un velo di rossore sulle guance che pregò non fosse evidente agli occhi dell’amica.
Il cuore le scoppiò in petto senza una ragione precisa.
Deglutì nervosa, cercando immediatamente di nasconderlo.
Non le era mai capitato di provare niente del genere per nessuno…
Zakuro-oneesama esclusa...
Quella consapevolezza frenò la sua lingua, lasciandola senza parole.
«C-come?» Farfugliò la mora, perplessa e confusa.
Ichigo fece oscillare nell’aria le loro mani unite.
Non stava più nella pelle all’idea.
«Ma certo! Possiamo berci una tazza di orengi, e poi ho portato le carte con me!» Propose lei, euforica.
«Orange!» Rimbrottò piccata la Mew azzurra, correggendola. «E poi, non vorrai dirmi che tu sai giocare a carte?» La punzecchiò subito dopo.
La rossa attese a risponderle e si voltò decisa verso il vialetto oltre le sue spalle, trascinandola con sé verso l’ospedale.
Minto percepì una delicatezza ed una premura che mai si sarebbe aspettata da parte sua e quella cosa la fece sentire subito, come dire…
Coccolata.  
«Conto sulle tue mani esperte!» Rispose a quel punto la Mew rosa, scherzosamente.
«Sei la solita incorreggibile!» Si lamentò la mora, lasciandosi scappare a sua volta una risata divertita.
Nei suoi fervidi sogni aveva immaginato di passare una Vigilia di Natale raffinata e romantica, in compagnia della sua oneesama dagli occhi pervinca…
Una cena in un ristorante di classe, al lume di candela, o magari un appuntamento a teatro...
Eppure, anche così…
Sorrise ancora, un’inaspettata felicità nel cuore.
Anche così, non è affatto male…
Commentò tra sé e sé, rientrando dentro con lei.













***
* Questa OS è una ‘What If?’ che si svolge a cavallo tra gli episodi 37 e 38 dell’Anime. Questa particolare formula mi permette di reinterpretare a mio piacimento gli avvenimenti della storia originale e di arricchirli di eventi diversi o alternativi, ed è ciò che vedrete fare anche qui :)
Per quanto riguarda il significato del titolo, per sapere a cosa si riferisce vi tocca arrivare fino alla fine. Buona lettura! ;)
** ’Baya’ è il nome che Minto usa per rivolgersi alla sua balia/governante.
* Riferimento all’episodio 26 dell’Anime.
** Il Giappone è un paese prevalentemente shintoista, ma festeggia ugualmente il Natale. Nel Sol Levante è ridotto a semplice festa consumistica, ma assume tuttavia una specie di connotazione romantica, in quanto viene spesso definita una festività ‘di coppia’. È tradizione che gli innamorati passino insieme la Vigilia di Natale come una specie di secondo San Valentino ^^'
* Riferimento all’episodio 21 dell’Anime.
** Nell’Anime, la battaglia degli episodi 37 e 38 si svolge in una piazza nel quartiere di Odaiba, famoso quartiere di Tokyo che durante il Natale è uno tra più decorati ed illuminati. La piazza mostrata nell’Anime potrebbe essere liberamente ispirata alla Driver City Tokyo Plaza, dove oggi si trova una gigantesca riproduzione di Gundam ^^'
*** L’Orange Pekoe è un té nero molto aromatico e dall’infuso color rossiccio dorato.









Note dell’Autrice~


Salve a tuttiiii~
Volevo spendere due parole su questa OS.
Chi mi conosce almeno un po’, sa che è assai raro che io partecipi a dei contest.
Non mi trovo a mio agio né a scrivere ‘a comando’, né ad essere costretta a seguire il concept di qualcun altro…
(che persona difficile che sono x°)
Ma poi, su un TRIANGOLO AMOROSO…!!
Si vede che a sto giro ho CHIARAMENTE battuto forte la testa da qualche parte xD.
Inizialmente sarebbe dovuta essere più sanguinaria e crudele, ma non sarebbe stata affatto in linea col regolamento del contest…
* coff coff *
Quindi l’ho ritarata, e credo che il risultato sia migliore dell’idea di origine, nonché delle mie più floride aspettative~
Come spesso capita, ciò che mi spinge a scrivere è la sperimentazione, per questo mi auguro di aver buttato giù qualcosa di vagamente interessante ed originale anche per chi mi ha letto fino a qui ^^'
Io devo dire che mi sono divertita.
Mi piace un sacco parlare del rapporto tra le ragazze.
Per ragioni squisitamente personali, è uno dei temi a cui tengo di più ^^'
Certo è che non mi sarei mai aspettata mi sarebbe venuta ispirazione per scrivere una storiella ambiguamente lesbocrack, ma devo dire che queste due assieme comincio a trovarle parecchio carine
* scimmietta emoji *
Questo è, tra l’altro, anche il mio primo tentativo di scrivere qualcosa di velatamente Kishigo dopo molti anni, e per chi mi conosce bene sa che si tratta di un traguardo ENORME, avendo nel tempo abbandonato almeno un paio di concept che, tra le varie cose, toccavano anche questa ship.
Tuttavia, pian piano sto cambiando, per questo spero tra un po’ (tanto) tempo di poter riprendere almeno uno di questi ^^'
Beh, penso di aver detto tutto, perciò mi eclisserò~
Alla prossima~

 
  
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