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Autore: Abby_da_Edoras    16/11/2019    4 recensioni
Questa mia long fic si ispira alla prima stagione della serie TV "I Medici" ed è il sequel della mia storia "Non mi avete fatto niente". Chi ha seguito la precedente, sa che Rinaldo Albizzi si trova in prigione dopo aver tentato di rovesciare la Signoria, ma Giovanni non può permettere che gli accada qualcosa. Dunque farà tutto quanto è in suo potere per salvarlo, anche con l'aiuto di Cosimo de' Medici. Ovviamente la mia ff è What if e AU, il tono è leggero e ironico e il personaggio di Giovanni degli Uberti è inventato da me...
Grazie a chiunque leggerà e commenterà la mia storia, in particolare a Ciuffettina che mi segue sempre con affetto e allegria!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV I Medici.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo ottavo

 

We are forever as one in what remains
You're in my blood from the cradle to the grave
I don't like to think about the pieces
Or the cracks and the breaks that still remain
If I could breathe, I'd ask you

So look in my mercy mirror
I need you more than I have known
So look in my mercy mirror
'Cause I'm not ready to let you go
Now I know, now I know
I'm not ready to let you go…

(“Mercy mirror” – Within Temptation)

 

Il mattino dopo, al suo risveglio, Giovanni stava già meglio, la febbre era passata e anche il dottore, quando venne a medicare nuovamente la ferita, trovò che l’infezione si stava riducendo. Tuttavia non sembrava del tutto sicuro e Rinaldo se ne accorse.

“Insomma, dottore, volete spiegarmi che cosa pensate veramente della ferita del giovane Uberti? Avete parlato di avvelenamento, di infezioni, ma adesso sembra proprio che il ragazzo stia meglio. Perché non mi dite la verità?” gli disse, prendendolo da parte.

“Messer Albizzi, non posso esserne certo e non voglio preoccuparvi inutilmente, se lo desiderate potete anche richiedere il parere di altri medici” rispose il dottore. “Ciò che io penso, però, è questo: la freccia che ha colpito il ragazzo era molto sporca, probabilmente rugginosa e contaminata e temo che ciò abbia potuto avvelenare il suo sangue.”

Albizzi non era tipo da accettare simili responsi a cuor leggero. Afferrò per le spalle il dottore e gli si rivolse con veemenza.

“Volete dire che morirà? E’ questo che pensate? Ditelo, dunque! Non c’è niente che possiate fare?”

L’uomo apparve visibilmente scosso.

“No, Messer Albizzi, non è questo che volevo dire” replicò. “Se, e notate bene che questa è solo la mia opinione, veramente il giovane Uberti avesse subito un lieve avvelenamento del sangue, ciò non lo porterebbe a una morte prematura, lo renderebbe però più soggetto a cadere preda di febbri e infezioni. Indebolirebbe la sua salute, ma il ragazzo è molto giovane, forte, può resistere a simili malesseri.”

Albizzi non si era tranquillizzato proprio per niente, ma che poteva fare? Sentire il parere di altri medici sarebbe stato inutile, poteva solo fare in modo che Giovanni venisse curato al meglio, riposasse e si nutrisse bene.

Del resto, a uno come Giovanni nemmeno le malattie rimanevano vicine troppo a lungo! Il ragazzo avrebbe già voluto alzarsi dal letto, era di nuovo vivace e attivo come al solito e, quando Rinaldo tornò in camera da lui, il suo volto era illuminato da un’idea che gli era appena passata per la testa.

“Messer Albizzi” gli disse (eh no, non ce la faceva proprio a chiamarlo Rinaldo!), “visto che ieri sera parlavate di matrimonio, mi è venuta in mente una cosa: Madonna Contessina, un anno fa, mandò a monte il matrimonio di vostro figlio con Isabella Contarini. Che ne direste di una Uberti come futura sposa di Ormanno?”

Albizzi, totalmente spiazzato da quella decisa virata su un argomento a cui non pensava più da molti mesi, lì per lì non seppe cosa rispondere, poi ritrovò la parola.

“Beh, Ormanno rimase molto male quando venne rotto il suo fidanzamento con la Contarini, ma con tutto quello che è successo poi, nessuno di noi ci ha più ripensato. Tu chi staresti proponendo?” domandò, incuriosito. Era anche sollevato dal fatto che lo vedeva pieno di iniziativa e sbarazzino come al solito, significava che stava meglio, no?

“Mia sorella minore, Beatrice!” replicò trionfante il ragazzo. “Ha sedici anni e adesso vive a Mantova con mia madre e mio fratello Lapo, ma mi scrive spesso che vorrebbe venire a Firenze, che a Mantova si annoia, specie adesso che la moglie di Lapo ha avuto i due gemelli… Insomma, se la facessi venire, lei e Ormanno potrebbero fare amicizia e poi… non si sa mai, no?”

“Beatrice Uberti” mormorò Rinaldo tra sé, poi si avvicinò al letto dove giaceva Giovanni per stringere a sé il ragazzino. “A quanto pare Albizzi e Uberti sono destinati a unire sempre di più le loro casate, ma la cosa mi piace. Che tipo è questa Beatrice? Non avrà il tuo caratterino, spero, altrimenti povero Ormanno!”

Giovanni rise.

“No, Beatrice è una ragazza allegra e simpatica, ma è anche dolce, obbediente… sicuramente molto più docile di me!” ribatté.

Rinaldo lo avvolse in un abbraccio e lo baciò a lungo, pensando che a lui, al contrario, Giovanni era piaciuto proprio per il suo caratterino e per la sua impertinenza e non lo avrebbe cambiato per niente al mondo: era stato lui la scossa che lo aveva riportato alla vita, in più di un senso!

Nei giorni seguenti, mentre Cosimo inviava Marco Bello a scoprire più prove possibili sul conto di colui che aveva pagato i mercenari affinché uccidessero gli Albizzi, e mentre Lorenzo indagava per conto suo (e, a tempo perso, aveva fatto conoscenza con una nobildonna, Ginevra Cavalcanti, con la quale presto si sarebbe fidanzato… insomma, aveva una vita molto intensa il nostro Lorenzo!), Giovanni prese accordi con la famiglia che viveva a Mantova perché Beatrice e la madre, Caterina, potessero giungere al più presto a Firenze, scortate da alcune guardie e servitori della famiglia Gonzaga. Il fratello Lapo non poteva accompagnarle visto che sua moglie Lucrezia aveva avuto da poco due gemelli e anche l’altro fratello, Francesco, era impegnato con i suoi soldati a Verona, dove la casata dominante, i Della Scala, erano stati cacciati dal Duca di Milano Visconti. Sì, beh, a quanto pareva gli Uberti avevano il dono di mettersi nelle situazioni più incasinate, comunque ben presto Verona sarebbe caduta sotto la dominazione veneziana e avrebbe goduto di un periodo di relativa pace! Eppure anche questo fatto avrebbe avuto ripercussioni sulle vicende di Giovanni, Rinaldo e Cosimo a Firenze, ma per adesso non vi spoilero niente! *

Nel frattempo, Rinaldo aveva mandato Ormanno a vivere nella villa di campagna con sua madre per un periodo. Il ragazzo era stato scortato da alcune guardie della Repubblica e il suo unico scopo era stare con la madre, che aveva rischiato di perderlo per sempre, e attendere lì, in pace e in serenità, lo svolgersi degli eventi a Firenze, che magari gli avrebbero regalato anche una bella mogliettina. Tutto molto innocente, dunque, ma Andrea Pazzi non aspettava altro e, quando le sue spie gli riferirono che Rinaldo Albizzi aveva mandato suo figlio in campagna… allora apriti cielo e spalancati terra! Pazzi si recò subito dal Gonfaloniere Guadagni con un ghigno di trionfo stampato sul volto.

“Cosa vi dicevo, Messer Guadagni? Avete commesso un errore a fidarvi ancora una volta di Albizzi!” abbaiò. “Suo figlio Ormanno è partito proprio ieri per la villa in campagna che posseggono ancora… ve l’avevo detto che avreste dovuto confiscare tutti i beni di quel traditore!”

“Madonna Albizzi vive là e non si è resa colpevole di alcun tradimento” rispose Guadagni, che cominciava ad averne abbastanza di ritrovarsi sempre quell’avvoltoio di Andrea Pazzi appollaiato sulla spalla a sussurrargli cattiverie. “Il giovane Ormanno avrà semplicemente voluto andare a far visita alla madre e questo mi sembra più che naturale, visto che, quando la situazione sarà risolta e l’esilio confermato, non potrà più rivederla.”

“Siete troppo generoso, Messer Guadagni” in realtà, Pazzi avrebbe voluto dire idiota, ma forse non era il caso… “e non avete pensato che questa sia una mossa voluta da Rinaldo Albizzi per scappare. Intanto ha mandato suo figlio e poi…”

Il Gonfaloniere aveva perso la pazienza e picchiò un pugno sul tavolo.

“Insomma, Messer Pazzi, adesso state davvero esagerando!” lo interruppe, esasperato. “Mi state forse accusando di non compiere in modo accurato il mio dovere? Ormanno Albizzi è stato scortato in campagna dalle guardie della Repubblica e là sarà sorvegliato, esattamente come suo padre a Firenze. Come osate cercare di insegnarmi il mio mestiere? Vi ritenete forse superiore a me?”

La reazione indignata di Guadagni riportò Pazzi a più miti consigli. L’uomo si rese conto che, così facendo, si sarebbe alienato il favore del Gonfaloniere, acquistato così faticosamente, e che col cavolo che avrebbe ottenuto il seggio di Albizzi alla Signoria!

“Perdonatemi, Messere, avete ragione e vi chiedo perdono se, involontariamente, vi ho offeso. Non ho dubbi sulla vostra capacità di gestire al meglio questa situazione, il mio intento era solo quello di aiutarvi” mormorò Andrea Pazzi, recitando pure lui l’utilissima commediola dell’umile servitore della Repubblica.

“Sì, certo, Messer Pazzi, so che vi lasciate trascinare solo perché amate tanto Firenze e volete proteggere la Signoria con tutte le vostre forze” ribatté Guadagni, “tuttavia ritengo che stiate sopravvalutando Rinaldo Albizzi. La Signoria tiene d’occhio lui e suo figlio e, nel frattempo, indaga per scoprire chi ha organizzato l’attentato contro di loro. Vi ringrazio per il vostro aiuto, ma in questo caso non è stato necessario.”

Come se non sapessi che voi sareste stato ben lieto di mettervi dalla parte di Albizzi se avesse avuto successo nel rovesciare la Signoria, e che adesso, invece, morite dalla voglia di metterlo fuori gioco per avere il suo seggio, pensava invece il Gonfaloniere, guardando Pazzi che lasciava il suo studio.

Messer Guadagni non era lo stupido che Pazzi pensava, anzi, solo che doveva mantenere l’equilibrio nella Signoria e quindi, spesso, era obbligato a servirsi anche di persone che disprezzava.

Andrea Pazzi, infuriato per l’ennesima figura di merda fatta davanti a Guadagni, uscì dal palazzo sempre più infuriato e deciso a sguinzagliare le sue spie per scoprire qualcos’altro per poter accusare ancora una volta Albizzi.

E il povero Giovanni non sapeva che, questa volta, sarebbe stato proprio lui a fornirgli, involontariamente, il pretesto per riportare Rinaldo Albizzi davanti al Gonfaloniere!

Ma procediamo per ordine…

Caterina e Beatrice degli Uberti giunsero a Firenze dieci giorni dopo e, dopo grandi festeggiamenti per la riunione della madre e della sorella con Giovanni, che non vedevano da più di due anni, Rinaldo Albizzi si incaricò di ospitare le due donne per quella prima notte e organizzare in seguito il viaggio fino alla villa di campagna, dove Beatrice e Ormanno avrebbero fatto conoscenza e dove, come tutti speravano, si sarebbe celebrata la festa di fidanzamento.

Rinaldo aveva imparato a sue spese ad essere un tantino meno impulsivo e così, prima di organizzare la trasferta in campagna, si accordò con le guardie della Repubblica che lo sorvegliavano per chiedere il permesso al Gonfaloniere di lasciare Firenze per la sua villa fuori città, sempre sotto scorta.

Il Gonfaloniere, che appunto non era come quel serpente di Andrea Pazzi, non vide nulla di male nel desiderio di Albizzi di riunirsi alla sua famiglia e di trascorrere qualche giorno con moglie e figlio, perciò concesse il permesso senza fare storie.

Ciò che Giovanni non si aspettava, però, era quanto lui stesso avrebbe dovuto soffrire per quella situazione…

Nella villa di campagna, infatti, Rinaldo doveva salvare le apparenze con ospiti e vicini e quindi rimaneva al fianco della moglie, recitava la parte del marito perfetto e non poteva comportarsi come al solito con Giovanni, che sperimentò la gelosia, la solitudine e il senso di vuoto nel modo più totale e devastante possibile. Ormai si era abituato a trascorrere tutto il tempo con Rinaldo, a dormire ogni notte con lui… e dovergli stare lontano lo lacerava. Oltretutto, nelle sue confuse e agitate emozioni adolescenziali, non si rendeva conto che anche Albizzi sentiva la sua mancanza ed era infuriato con lui perché non mandava a quel paese la moglie e non diceva a tutti la verità, da perfetto diciottenne al primo amore, egocentrico e convinto di aver ragione!

Alla festa di fidanzamento di Ormanno e Beatrice erano state invitate tutte le famiglie nobili di Firenze (ad Andrea Pazzi, chissà come, però, l’invito non era pervenuto…) e, molto malvolentieri, Albizzi aveva invitato anche la famiglia Medici che, dopo tutto, aveva contribuito non poco a salvargli la pellaccia e a rendere possibile quel fidanzamento, intercedendo presso il Gonfaloniere. Giovanni, perciò, passava tutto il suo tempo con la madre oppure con la famiglia Medici, cercando di non mostrare, almeno quando era con loro, quanto soffrisse per quella situazione. Davanti a loro fingeva di essere il Giovanni di sempre, scanzonato e allegro, ma quando restava solo nella sua stanza, di notte, non riusciva a dormire. Si agitava nel letto, incapace di addormentarsi da solo, e piangeva di rabbia soffocando i singhiozzi nel cuscino, convinto che fosse tutta colpa di Rinaldo, che l’uomo non sentisse la sua mancanza e che, anzi, si sentisse perfettamente a suo agio adesso che aveva riunito la famiglia e aveva ottenuto anche un matrimonio vantaggioso per Ormanno.

Sarebbe stato ancora peggio se Giovanni avesse saputo tutto ciò che accadeva in quella villa…

Madonna Alessandra Albizzi, infatti, era sempre stata d’accordo sulla scelta di vivere ognuno per conto suo e di riunirsi solo per occasioni importanti come quella. Fino a quel momento aveva vissuto esclusivamente in funzione di Ormanno, l’unico che amasse veramente, e per mostrarsi in società per il buon nome della famiglia.

Adesso, però, le cose stavano cambiando: Ormanno si era fidanzato, presto si sarebbe sposato e avrebbe avuto una sua famiglia con Beatrice degli Uberti. Ovviamente sua madre era felice per lui, ma non poteva fare a meno di pensare che, a quel punto, lei sarebbe rimasta completamente sola.

Del marito non gliene fregava più di tanto, ma della lontananza da Ormanno sì. Insomma, stava iniziando a soffrire della cosiddetta Sindrome da nido vuoto! Come poteva fare? Alla fine un’idea le era venuta e le era parsa molto buona: lei era ancora giovane e avrebbe potuto avere un altro figlio, un bambino che, prima di allontanarsi da lei, ci avrebbe messo diversi anni. Ecco, un secondo figlio era la risposta a tutti i suoi desideri! Quello, almeno, Rinaldo glielo doveva, no? **

Intendiamoci ancora una volta, i coniugi Albizzi stavano insieme solo per convenienza e, pertanto, non nutrivano più interesse l’uno per l’altra, se mai lo avessero avuto al principio del loro matrimonio. La cosa sarebbe stata per entrambi una semplice formalità, ciò che era necessario per poter avere un altro figlio, e di questo erano tutti e due ben consapevoli. Madonna Alessandra voleva un figlio per non rimanere sola, dopo il matrimonio di Ormanno, e Rinaldo, come tutti i signori dell’epoca, era ben felice di avere una discendenza più numerosa. Insomma, era una specie di contratto d’affari!

E, rispetto a tanti altri contratti d’affari, finiva per essere anche piacevole. Rinaldo sentiva la mancanza di Giovanni, certo, ma alla fine andare a letto con la moglie non era poi la peggior cosa che gli potesse capitare, no? In fondo lo faceva solo per farla contenta, a Giovanni non toglieva niente, era lui quello a cui davvero teneva, il ragazzo avrebbe capito…

Evidentemente Rinaldo non aveva mai avuto a che fare con un ragazzino di diciotto anni, innamorato, geloso, irragionevole e convinto che il mondo girasse attorno a lui. Beh, avrebbe avuto una brutta sorpresa!

Fine capitolo ottavo

 

 

 

 

 

 

 

* La storia di Verona, dibattuta tra veneziani e milanesi, è vera e Venezia prenderà realmente possesso della città in questo periodo, sconfiggendo Visconti e il suo esercito. Il personaggio di Francesco degli Uberti, ovviamente, è inventato da me…

** In realtà, Rinaldo e la moglie ebbero dieci figli. Nella serie TV appare solo Ormanno e non si parla di altri figli, perciò ho pensato che fargli avere un altro bambino, o bambina, non avrebbe creato problemi a nessuno… se non a Giovanni! XD

NOTE DELL'AUTRICE:
Ho fatto questo aestethic per illustrare gli ultimi capitoli di questa mia long fic sulla prima stagione dei Medici (poi ce ne saruna terza, quella conclusiva).
A parte le immagini di Rinaldo e Giovanni, ho voluto metterci una foto della villa di campagna di Rinaldo Albizzi come la immagino io e quelle dei prestavolto di due personaggi che ho inventato e che appariranno qui e nei capitoli successivi: così io mi immagino la madre e la sorella di Giovanni, Caterina e Beatrice degli Uberti (chi ha visto il serial TV The White Princess riconoscerà i personaggi, che per me erano perfetti come prestavolto dei personaggi che volevo inserire nella storia!
Grazie a tutti quelli che leggono, commentano e seguono queste mie storie e a chi le mette nelle seguite/preferite, ecc...
   
 
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