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Autore: Lidzard    16/11/2019    1 recensioni
Sequel di "La torre di luce"
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Bellissimo e terrificante. È così che Michael vede suo fratello. Le cose sono cambiate per Luci, sono cambiate da quel marcio momento dell'esistenza in cui da umano ignaro e soggiogato dall'illusione del Padre, è tornato sé stesso. Legati dallo stesso destino, i due fratelli sono due galassie di potere che si espandono, e ciononostante si fidano solo l'uno dell'altro. Neanche Michael saprebbe dire se il biondo è tornato l'arcangelo senza peccati di un tempo, o un Re degli inferi ancora peggiore del precedente, ma qualsiasi futuro con Luci sarebbe migliore che l'eternità in assenza di lui. Se le stelle cadranno nuovamente, la catarsi dell'universo sarà come un quadro di Vincent Van Gogh. Bellissimo e terrificante.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lucifero, Michael
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Credevi di essere parenchima della mia vita. Sei solo un'idea che vaga nell'etere.


Pensieri


Sono nato come Stella del Mattino, settimo Principe dei Cieli. Il Verbo che diede inizio al Tutto creò me come Settima Cosa. Sono una forza primordiale, più ancora della luce stessa. Io sono la luce. 


I pensieri inframezzati da danzanti e voluttuose nuvole di vapore, interrotti dal ritmico gocciolare di un rubinetto appena chiuso.


Michael era senza vestiti, in una vasca situata nel mezzo della stanza blu, nella casa in cui vivevo da umano.


"Dobbiamo sempre farlo, questo?" Chiesi, seduto sul bordo della vasca di un metallo simile al bronzo in cui mio fratello stava immerso per due terzi del suo corpo.


Sfiorai il pelo dell'acqua con la punta delle dita mentre volgevo lo sguardo ora verso la finestra, ora verso Michael. Nel frattempo sentivo che la temperatura era insopportabilmente alta, l'acqua scottava al tatto.


Mi chiesi come Michael tollerasse quel calore, con il corpo fragile di cui eravamo entrambi prigionieri. Forse si sentiva come me che a malapena sopportavo il potere della grazia che cresceva come neri fuochi vorticanti dentro di me.


Il mio corpo umano resisteva alla buia supernova, facendola quasi morire ogni qualvolta essa si rivelava troppo forte da contenere. Ero di nuovo una matrioska, ma non di emozioni, bensì di energie. Tutti i gironi infernali erano adesso racchiusi dentro di me, sentivo le voci dei dannati sussurrare nei corridoi accidentati della mia mente, in realtà essi gridavano, ma ero talmente determinato a non prendere in considerazione le loro inutili lamentele, che quasi non li sentivo.


Soffrite in silenzio. 


Potevo accostare la forza statica della mia immagine alla bellezza che l'acqua, fluida materia senza forma, era capace di nascondere. La bellezza di un arcangelo nascosta dall'acqua, in quel momento era comunque troppo accecante.


Pensai di stare impazzendo, perché i pensieri di cui ero capace erano sempre stati impuri, ma non dovevano toccare lui, non Michael. Morsi il mio labbro inferiore con forza e questo mi permise di riacquistare un minimo di lucidità.


Le pareti della stanza avevano un colore intenso, il pavimento era di un marmo di Carrara, latteo, con striature grigiastre. Gli umani trovavano pregiata quella roccia, forse per la sua resistenza, io trovavo piacevole il fatto che rimanesse immutabile e fredda al tatto.


"Immergere il corpo nell'acqua è terapeutico per gli umani, il sapone è una cosa che serve a mascherare l'odore del loro corpo con uno che reputano più piacevole all'olfatto, una cosa che non comprenderai."


Non la comprendevo infatti.


Osservai la sua epidermide. Era come soffice velluto su impronta di roccia, quelli che erano i muscoli, con i tendini visibili al movimento dei polsi e delle caviglie. Trovavo piacevole alla vista la sua anatomia, pur essendo tornato lo stoico guerriero di un tempo che disprezzava gli umani. Non mentivo certo a me stesso, ero consapevole che l'essere umano fosse un bell' animale.


Le mie dita ebbero uno spasmo, la bocca mi si riempì di saliva, come se avessi avuto fretta di mangiarlo, come quella notte piena di lucciole che mi mostrò il corpo di una donna, la prima donna.


Non volevo mangiare Micheal, però. Balenò per un attimo l'idea di farlo davvero. Mangiare mio fratello, come mangiai quella donna, all'ombra di un albero che non dava frutti, se non quello che il ventre della donna si premurò di dare.. sarebbe stato diverso. Avevo la sensazione tangibile che un tramonto terrificante sarebbe sceso sulla terra prima ancora di compiere la mia scelta, prima ancora di assaggiare il frutto proibito ancora una volta.


"Abbiamo bisogno di un nuovo corpo." Dissi. Mi voltai verso la finestra aperta e, come a schermare la coltre di intenzioni che aleggiavano fra le volute di vapore della stanza, senza volere le chiusi con una folata di potere.


"Perché mai?" Lo sguardo non davvero cieco di mio fratello si disperse nella stanza. Percepii un sorriso nascere nella sua mente.


Ebbi un fremito. Eravamo dunque ancora connessi.


Da quanto tempo, Michael? 


"Lo sai."


"Questi corpi ci distraggono, ci limitano e ci sminuiscono terribilmente." Risposi mio malgrado.


"Avevo dimenticato quanto potessi essere vanitoso." Disse, non con sdegno, ma piuttosto con l'aria di chi rivede in qualcuno un dettaglio insignificante che solo lui adora.


Mi voltai e lo squadrai senza ritegno.


"Non si tratta di me. Il tuo corpo è.. sembra che tu abbia avuto molto tempo per saggiarne i meccanismi. Ecco. Hai la sua stessa espressione perplessa adesso." Chiusi gli occhi, sapevo di non doverlo guardare per qualche motivo, le reminiscenze dell'etichetta umana mi insegnavano che cosa volesse dire il pudore, la decenza, il desiderio. E tutto questo lui doveva averlo percepito, doveva sentirlo bruciare nel sangue, come bruciava il mio.


Ma cosa potevo saperne della bellezza? La miseria delle mie condizioni oramai aveva cancellato anche l'ultima briciola di orgoglio. Ero per metà umano, era troppo tardi per desiderare.


"Lo trovo bello, il modo in cui ti distrae. Non credi anche tu?" Sentii l'acqua muoversi, dal rumore seppi che Michael s'era avvicinato.


"Non dici sul serio, tu non pensi come un umano e non dovresti farlo." Dissi, severo nel tono.


Gli uomini e le donne sono diversi da noi angeli. Sono infami, prepotenti con ogni creatura vivente, perché benedetti e protetti dal Padre per diritto di nascita. 


"Credere nel Padre non vuol dire avere salva l'anima, Luci. Non da te."


Produssi un sospiro profondo, la finestra fu di nuovo aperta. Osservai i riflessi della luce che colpiva il muro blu, il quale proiettava le nostre ombre sulle piastrelle proprio davanti al mio sguardo profondamente ottenebrato dal dubbio. Richiusi gli occhi e poggiai la fronte sulla spalla di Michael. Era coperta di goccioline, che resero umide alcune mie ciocche. Inspirai il suo odore e non sapeva di sapone, bensì di amari pensieri. Il fruscìo delle sue dita fra i miei corti capelli di cenere rese tutto più difficile.


Quelle bestie nel cuore, non sapevo come governarle.


A cosa pensi, Mikael?


   
 
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