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Autore: Myriru    17/11/2019    9 recensioni
“Sono stata al fianco del signor Oscar lungo tutta la durata della sua malattia, sono stata l’unica persona di cui si è fidata e l’unica alla quale ha confidato i suoi segreti e le sue paure.
Posso dire di essere una delle poche persone che la conosce davvero, e mi ritengo molto fortunata.
Il mio nome è… Celine Gautier”
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Celine cara potresti aiutarmi a mettere questa roba in carrozza? »
Chiese la governante indicando alla ragazza una sacca piena di vestiti. Celine annuì e seguì rapida, attenta a non far cadere i panni sulla terra bagnata, la donna fino alla carrozza.
«Dove dovete andare? Sicura di non aver bisogno di una mano? »
«Devo andare da mio nipote, in caserma, per portagli dei vestiti che mi aveva chiesto di lavargli. Però una mano… sì,  mi servirebbe proprio! Puoi accompagnarmi? Tanto Oscar non è ancora tornata e non staremo via a lungo »
«Ma certo, con piacere »
La ragazza sorrise dolcemente e tolse il grembiule che aveva legato alla vita, riportandolo rapidamente in cucina, e tornò dalla donna che, nel frattempo, si era già accomodata nella vettura.
Celine si sedette di fronte a lei, silenziosa, emozionata di rivederlo dopo tanti giorni. Avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, ma forse non era il caso soprattutto visto che sua nonna era presente, si disse. Durante tutto il tragitto non parlarono molto, Celine si sentiva un po’ in imbarazzo. Arrivarono a destinazione dopo molto tempo, tanto che la ragazza credette di aver viaggiato per ore e ore. Il cielo, nonostante non promettesse pioggia, era plumbeo e l’aria era fresca.
Celine seguì la governante lungo tutto il suo percorso verso la piazza d’armi dove un gruppo di soldati stava probabilmente tornando nella camerata dopo un turno di sorveglianza e un altro si stava preparando per prendere il loro posto alla ronda.
Celine li osservò allontanarsi piano e sperò di riconoscere tra di loro il volto di André. Delusa dall’esito della ricerca, si voltò verso la donna che accompagnava e, mentre proseguivano lungo i corridoi della caserma che davano sulla piazza, sentiva gli sguardi di alcuni soldati addosso e si sentì dannatamente a disagio.
Un soldato moro si avvicinò a loro.
«Salve bel giovanotto, potrei parlare con mio nipote? André Grandier? »
«Non potete, è in isolamento »
La donna impallidì per un attimo e guardò il ragazzo con fare serio.
«Ma… com’è possibile? »
«Ma lasciala stare Alain! Sono scherzi da fare? André! C’è tua nonna! »
Disse un soldato che nel frattempo li aveva raggiunti e che aveva subito rimproverato. Alain alzò gli occhi al cielo e si allontanò rapidamente, irritato, e i tre lo osservarono salire le scale.
«Non dateci peso, è arrabbiato perché sua sorella si è fidanzata e l’ha scoperto solo oggi! »
Celine corrugò la fronte e guardò il soldato biondo, forse un po’ troppo biondo. L’aveva appena notato, i suoi capelli sembravano quasi bianchi ed era sicura che non fosse una parrucca come la usavano molti nobili, compreso il generale Jarjayes.
«Nonna… cosa ci fai qui? »
La governante si voltò rapida e raggiunse felice il nipote, abbracciandolo e riempiendo il viso di baci. Celine rise notando l’espressione di André e aspettò che la nonna lo liberasse dalla sua morsa per avvicinarsi a lui.
«Nonna ma cosa ti prende? »
Disse André ridendo e allo stesso tempo a disagio e la donna lo lasciò andare per guardarlo meglio in viso.
«Perché mi hanno fatto credere che fossi in isolamento! E perché un po’ mi sei mancato! »
«E’ stato Alain, vero? »
Disse l’uomo guardando il soldato biondo che annuì rapido. Sospirò rassegnato, poi volse lo sguardo verso Celine, sorridendole.
«Celine…  »
La ragazza sorrise di rimando e arrossì un po’ quando il soldato prese una mano tra le sue e le baciò il dorso.
«Ciao André, come stai? »
«Io bene, tu invece non me la conti giusta »
Disse a bassa voce, cercando di non farsi sentire né dall’altro soldato, che si stava allontanando da loro, né da sua nonna. La ragazza rise e scosse piano la testa.
«Sto bene, ti abbiamo portato i panni »
«Siete due angeli »
Esclamò guardando prima la ragazza che aveva davanti poi la nonna con un sorriso luminoso.
«Adulatore! »
Lo riprese la donna e il soldato non poté che ridere.
 
«Dov’è andata mia nonna? »
«Credo sia da Oscar, non chiedermi il motivo perché non lo so »
Disse Celine guardandolo in viso: era notevolmente stanco, l’aveva notato dal suo sguardo e dai movimenti lenti. Camminavano lentamente lungo il perimetro della piazza, Celine era felicissima di stare al suo fianco e di sentire di nuovo la sua presenza rassicurante.
«Ti sei fatta notare oggi, lo sai? Ora tutti parleranno e mi chiederanno di te »
«Sono abituata a gestire la fama »
Disse riferendosi soprattutto alle voci che giravano su di loro a palazzo e che, per sua fortuna, si stavano affievolendo ma che, sicuramente, si sarebbero riaccese dopo il suo ritorno. André rise debolmente e girò appena il volto verso di lei, cercando il suo sguardo.
«Come va la vista? »
Chiese Celine guardandolo in viso e l’uomo arrestò il passo.
«Non lo so, ci sono momenti in cui non vedo molto bene ma un po’ sfocato »
André fece una smorfia, guardando dritto davanti a sé, poi si voltò di nuovo verso la ragazza con un sorriso così dolce da far male al cuore.
«Però vedo benissimo te e il tuo bel volto »
Celine sussultò e allontanò lo sguardo imbarazzata, ridendo nervosamente.
«Tua nonna ha ragione, sei un vero adulatore… potresti avere tutte ai tuoi piedi se solo tu volessi »
“Ma… siamo sinceri… anche il solo guardarti farebbe capitolare chiunque… anche lei…”
Pensò tra sé e sé, poggiando la schiena contro il muro e guardando la punta delle scarpe appena visibili oltre la gonna del vestito. Sorrise timidamente, ma cosa stava cercando di fare in quel modo? Sedurlo? Non sapeva nemmeno farlo, non aveva mai sedotto nessuno e non le sembrava il caso di iniziare proprio con lui.  
Scosse il capo e rise, cercò di allontanarsi, sentendosi ridicola e soprattutto patetica, ma l’uomo si avvicinò a lei.
«André… »
Il soldato le accarezzò il viso dolcemente e Celine iniziò a tremare al suo tocco.
“No… non fare quello che penso… non farlo…”
Pensò la ragazza ma non ebbe la forza di dirlo, non riusciva a parlare. Aveva avvicinato il viso al suo e Celine si sentiva pressata contro il muro, il suo profumo le invadeva le narici e le stordiva la mente.
«No… dai cosa fai… »
Disse ridendo nervosamente, cercando di tranquillizzarsi. Poggiò le mani sul suo petto come per volerlo allontanare e abbassò il viso, provando a non cedere alla tentazione di baciarlo e solo allora si rese conto del battito forsennato del suo cuore.
“Svegliati Celine… ama Oscar, lo sta facendo solo perché l’hai stuzzicato… non cedere e soprattutto non illuderti!”
André sorrise e poggiò due dita sotto il mento della ragazza e lo alzò piano, guardandola nuovamente negli occhi. Celine socchiuse gli occhi e André chinò il viso sul suo e sfiorò prima le sue labbra prima di catturarle in un dolce bacio.
 
Non aveva avuto il coraggio di guardare la governante durante tutto il tragitto di ritorno a casa. La sua mente si era fermata lì, in quell’angolino contro il muro, quando l’aveva stretta tra le sue braccia e l’aveva baciata dolcemente. Per un istante aveva ceduto, aveva ricambiato quel bacio casto, non aveva osato andare oltre e lui l’aveva rispettata e l’aveva lasciata correre via da lui.
Quando scese dalla carrozza le gambe le tremavano ancora e la dolce sensazione delle sue labbra sulle proprie l’aveva accompagnata durante tutta la fine della giornata.
“Sei un’illusa Celine… sei proprio un’illusa e una debole… lui non sarà mai mio… non voglio che sia mio. Lui appartiene a lei solo a lei. Ora basta, dimenticalo!”
Ripeteva all’infinito quelle parole nella sua testa, cercando di imprimerle nella sua memoria al posto di quel bacio.
«Ti senti bene Celine? Non hai toccato cibo »
Voltò appena il capo verso Bernardette e notò che tutti, nella piccola sala riservata a loro per consumare i vari pasti, la stavano guardando preoccupati.
«Sì, sto bene ho… non ho fame. Mangiate voi, non vi preoccupate per me »
Disse calma e si alzò dalla tavola, con lo stomaco chiuso. Uscì rapida dalla stanza e percorse a passo lento il corridoio verso le camere padronali, Oscar sarebbe arrivata a momenti. Appena ebbe finito di sistemare la stanza della padrona per la notte sentì la sua voce in lontananza e ringraziò il Signore.
Le avrebbe chiesto di ritirarsi e, conoscendo Oscar, le avrebbe concesso di tornare in camera per riposarsi un po’ e Celine non vedeva l’ora di dimenticare quella giornata.
Scese le scale lentamente e si avviò verso l’entrata principale, sicura di trovarla lì, ed effettivamente fu lì che la vide, serena, mentre parlava con André.
 
“Vedere André quella sera fu come una secchiata di acqua gelida. Avrei voluto scomparire. Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, non mi sentivo degna di stare in quella casa. Pensavo di poter mettere da parte i sentimenti che provavo per lui, di accantonarli per il bene suo e mio. Mi sono sentita un mostro. Pensavo che peggio di così non potesse andare, ma non avevo preso in considerazione il fatto che lui, dopo il bacio, volesse parlarmi…”
   
 
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