Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Mary Raven    17/11/2019    1 recensioni
In seguito alla morte di Oberyn Martell davanti ai loro occhi, quattro Serpi delle Sabbie, accecate dalla rabbia, si scagliano contro la Regina Cersei e i soldati Lannister.
La punizione subdola scelta da Cersei è la Barriera. Le donne non sono adatte alla Barriera, lì vengono stuprate e muoiono, come successe a Danny Flint. Proprio per questo Cersei ritiene sia una punizione adatta ai Martell.
Ciò che non può immaginare è che una delle ragazze non è una Sand, ma una Targaryen.
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Jon Snow/Rhaenys Targaryen (attenzione: non c'è nessun incesto, basandoci sui libri Jon non si è ancora rivelato figlio di Rhaegar ma nella mia storia non lo sarà affatto)
Pairing secondari: Daenerys/Jorah, SanSan, Arya/Gendry
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Rhaenys Targaryen, Sorpresa, Vipere delle Sabbie
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. La Barriera non è un posto per donne



Tyrion era appena stato gettato nella sua cella e ora era solo con sé stesso e con i suoi pensieri. La maggior parte di questi riguardavano suo padre, ma anche suo fratello Jaime. Non riusciva a immaginarselo immobile mentre lui veniva giustiziato. Invece Cersei si sarebbe goduta ogni singolo istante. Lo avrebbe visto pagare con il sangue, in nome di Joffrey e segretamente anche della piccola Myrcella.
Quanto avrebbe voluto cancellare dagli occhi di sua sorella quella convinzione di essere inafferrabile e intoccabile. Farla sentire come si era sentito lui negli ultimi giorno
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un sacco di rumori; una porta che si spalancava, catene che sbattevano, voci femminili che si lamentavano e voci maschili che rispondevano rozzamente con delle bestemmie.
Tyrion ne distinse quattro, di voci femminili e non ci volle molto a capire che stavano portando the Sand Snakes nelle segrete, non molto lontano da lui.
Fu sorpreso di sentire, infatti, che stavano per essere sbattute proprio nella cella davanti alla sua.

“Mi fate male così. Siete sordi? Mi fate male!”

 “Levatemi quelle sudice mani di dosso, incapaci!”

Alla fine, Tyrion sentì il rumore di una porta che veniva sbattuta con prepotenza e i passi delle guardie che si allontanavano, mentre rivolgevano epiteti poco carini alle ragazze. Il nano sollevò gli occhi e scosse il capo. C’erano degli imbecilli tra quegli uomini, di cui molte marionette di suo padre, e d’altro canto quelle dorniane erano davvero testarde. Oberyn sarebbe stato orgoglioso di loro, Doran un po’ di meno.

“Ci avreste dovuto pensare un paio di volte prima di attaccare una Regina” si decise a intervenire.

Inizialmente ci fu un breve silenzio, poi Tyrion sentì una voce grezza e roca. “Sono pronta a morire a testa alta” replicò una delle ragazze, il tono molto maschile. Tyrion capì che si trattava del maschiaccio che si era quasi lanciato su Cersei. Le sorelle non avevano fatto altro che difenderla, ma alla fine avrebbero pagato tutte e quattro con la stessa moneta, se Tyrion conosceva bene sua sorella.

“Morire?” Il nano ridacchiò isterico, con una mano sulla pancia. Povere ingenue ragazzine. “Non credo che Cersei sarà così caritatevole, sperate in Tywin Lannister e nella sua saggezza di non provocare ulteriormente vostro zio Doran.”

“Ragazze” sussurrò una voce tremante. Chiunque fosse, piangeva a dirotto. “Nostro padre, è morto” sussurrò e, dicendo ciò, il suo tono si spezzò. Sembrava che avessero appena iniziato a realizzare. Tyrion sentì uno spostamento di corpi e il rumore di vestiti che frusciavano, e capì che le ragazze si erano avvicinate tra di loro.

Il nano sospirò e si fissò i polsi legati. “Mi dispiace per il principe Oberyn, e non solo perché andrò a morire, mi dispiace che ci abbia dovuto rimettere.” Poteva presupporre di essere stato riconosciuto.

“I Lannister pagheranno” dichiarò una delle ragazze, come se lui non fosse presente.
‘Io non sono un Lannister, ormai sono solo un morto che cammina’ realizzò Tyrion amaramente.

“Sì, pagheranno” concluse lui, stendendosi su un fianco nella speranza di trovare un poco di riposo.

 

Quella sera Jaime Lannister arrivò a salvare suo fratello. Le ragazze di Dorne furono svegliate dalle loro voci sussurranti. Sentirono i due uomini affrettarsi a uscire dalla cella, anche se Tyrion si fermò un breve attimo davanti alla loro porta, prima di procedere fuori dai sotterranei insieme allo Sterminatore di Re.

“Avete sentito quello che ho sentito io?” domandò Obara, mentre Nym si avvicinava alla porta e cercava di sbirciare fuori.

“Hanno fatto fuggire il nano” confermò sua sorella, sbuffando. “Chi farà fuggire noi?”

“Nessuno, siamo state delle sciocche, dovevamo riflettere” intervenne Rhaenys che da un poco era stesa con il capo sollevato contro il muro. Non riusciva a dormire, non poteva chiudere occhio finché non scopriva cosa sarebbe successo a lei e alle sue cugine.

“Ti riferisci a qualcuno di preciso?” domandò Obara, mettendosi a sedere e squadrandola con occhi torvi.

Nymeria si voltò verso la maggiore delle Serpi con aria di rimprovero e a braccia conserte. “Si riferisce a te e ha anche ragione. Non dovevi agire così impulsivamente.”

“Oh, scusate se non sono riflessiva come voi due” sbottò Obara. “Quella lì stava sorridendo, sorrideva davanti alla testa spappolata di nostro padre!” esclamò, incurante di Tyene che se ne stava in un angolo da sola, ancora sofferente.

Rhaenys si voltò verso sua cugina e, con un sospiro, ammise: “Non mi riferivo a te, Obara, ma anche a me stessa. La Regina non lascerà correre quello che ho detto.”
Aveva definito il suo unico figlio maschio ancora in vita un ‘bastardo’ e per quanto Cersei Lannister aveva finto indifferenza non si sarebbe dimenticata un simile affronto. Non sembrava affatto una donna che lascia correre. Quella non era gente con cui scherzare; Tywin Lannister aveva dato ordine di massacrare due bambini innocenti e aveva mandato un uomo terribile come Gregor Clegane proprio per assicurarsi di questo, suo figlio Jaime aveva ucciso il Re che aveva giurato di proteggere e infine Cersei che andava a letto con suo fratello sotto gli occhi del padre e del nuovo Re.

“Cosa pensavi quando hai chiamato ‘bastardo’ suo figlio?” chiese Nym.

“Non pensavo” ammise Rhae con schiettezza.

“Non pensavi? Complimenti, sei stata me per un secondo” scherzò Obara, facendo ridere sua cugina. “Comunque tu sei giustificata, tu sei diversa perché hai sangue di drago …” provò a dire prima di essere colpita da Nym nelle costole. Lei che delle quattro era quella più razionale. “Ahia, Nym! Perché mi hai colpita? Qui non ci sente nessuno.”
Detto questo, Obara tirò uno schiaffo alla minore e Nymeria rispose con una spinta. Le due iniziarono un lungo battibecco da cui Rhaenys si assentò. Piuttosto preferì avvicinarsi a Tyene e appoggiò una mano sulla sua spalla. Gli occhi della cugina si voltarono verso di lei e Rhaenys notò che erano ancora rossi per il pianto.

“Oh, vieni qui” sussurrò dolcemente, prendendo sua cugina dalle spalle e chiudendola in uno stretto abbraccio. In un primo momento Tyene rimase rigida ma, sentendo il calore di Rhaenys, si sciolse nelle sue braccia. Solitamente era una manipolatrice, furba e subdola, ma in realtà persino lei nascondeva delle debolezze. Certe volte Rhaenys sembrava capace di leggere i sentimenti delle persone con uno sguardo e Tyene aveva bisogno di sentirsi capita.

“Mi riprenderò a breve” mormorò, il tono di chi cerca di auto convincersi. Voleva farsi coraggio, vedere Oberyn schiacciato in quella maniera era stato traumatico. Intanto Obara e Nymeria avevano smesso di litigare e si erano accostate alle due dorniane più piccole.

“Immaginate cosa starà pensando Doran di noi” suggerì Rhaenys.“Ragazze ingrate” fece con un’inclinazione precisa della voce che ricordava quella di suo zio Doran. L’imitazione fece ridere tutte, persino Tyene.

“Obara e Tyene portano Rhae sulla cattiva strada” scherzò Obara.

Tyene sbuffò. “Già, meglio Nym che si è fatta mezza Dorne.”

“Almeno non morirò vergine” dichiarò Nymeria. Subito ricevette uno sguardo ammonitore da parte di Obara e ricordò che Rhaenys …  “Scusa, Rhae, non volevo … ”

Non fece in tempo a scusarsi che delle campane iniziarono a suonare. Che qualcuno avesse scoperto della fuga di Tyrion Lannister? Eppure lì, nelle segrete non era sceso proprio nessuno. Quindi doveva essere successo qualcos’altro, qualcosa di grave, perché il rumore delle campane andò avanti a lungo e da che era cadenzato si fece sempre più urgente.
Le dorniane rimasero in ascolto, inconsapevoli di ciò che fosse accaduto sopra di loro, ai piani superiori.

 

Tre giorni dopo, in seguito alla morte di Tywin Lannister, Re Tommen fece chiamare alcuni prigionieri a raccolta. Era giunto il momento di elargire giudizi e ovviamente Cersei Lannister affiancava suo figlio come fosse una cozza attaccata a uno scoglio.
Sussurrava alle sue orecchie e poi, quando arrivava il momento della condanna, si comportava come se non fossero stati dei suoi suggerimenti. Nessuno poteva credere che Tommen fosse così pragmatico e, in qualche modo, spietato nelle punizioni.
Un uomo che aveva rubato dalle cucine, perse non una ma ben due mani. Una donna fu accusata di tradimento perché era stata vista in conversazione con un vecchio servitore di Stannis Baratheon, e venne mandata a morte.
Tommen non sembrava convinto da tutto ciò, ma alle spalle aveva sua madre che gli sorrideva e annuiva compiaciuta. Qualche gradino più in basso, Jaime Lannister non sembrava molto a suo agio con ciò che stava accadendo.
Rhaenys quasi temeva il suo momento. Tuttavia non avrebbe dato neanche una soddisfazione a Cersei, non si sarebbe mai dimostrata debole, mai inchinata dinanzi ai Baratheon o ai Lannister. Era troppo testarda.
Infondo questo diceva il motto della Casata di sua madre. Unbent, unbowed, unbroken.
Appena entrata nella Sala quella mattina aveva osservato il Trono di Spade, il trono costruito dai suoi antenati, e aveva provato un senso di vuoto. Doran voleva che lei si sedesse sulla quella scomoda seduta. Sin da quando Rhaenys era piccola, suo zio cercò di farle capire chi era davvero e cosa doveva riprendersi – i Sette Regni che spettavano a lei, tentando di prepararla al giorno della sua presunta ascesa.
Rhaenys, però, non era certa di volere il Trono.

 “Obara Sand, Nymeria Sand, Tyene Sand, Rhaena Sand” chiamò il Gran Maestro Pycelle. Quando Rhaenys e le sue cugine si fecero avanti, vennero fissate da tutti. Alla loro destra c’erano persino Ellaria e Sarella, un’altra delle figlie di Oberyn e un membro delle Serpi. Ellaria non riusciva a nascondere una certa agitazione; sembrava distrutta, ma non avrebbe fatto passi falsi, Rhaenys ne era certa. Le sue quattro figlie erano a Dorne e aspettavano solo che facesse ritorno. Ellaria era lì semplicemente come spettatrice perché una volta tornata, Doran avrebbe voluto sapere tutto. Eppure alle ragazze teneva, quindi dentro il suo cuore sperava che fossero perdonate in qualche modo.
“Siete davanti alla Corte, giudicate per aver tentato di aggredire Sua Maestà, nostra Regina Cersei Lannister e madre di Re Tommen della Casa Baratheon, primo del suo nome. Come rispondete alle accuse?”

“Siamo colpevoli, fate ciò che dovete” dichiarò Rhaenys, a voce alta e decisa. Le cugine si voltarono verso di lei ma non aggiunsero altro.
Avevano generato il caos davanti a tutti, accecate dal dolore della perdita di Oberyn, quindi c’era poco da negare o da contestare. Avrebbero accettato a testa alta qualsiasi punizione dagli Usurpatori e dal bastardo dei Lannister. L’unica cosa che restava da fare era attendere. Ci avrebbe pensato Doran a vendicarle.

Tommen si mosse a disagio e si schiarì the voice; stava per pronunciare delle parole che non venivano da lui, ma da sua madre. Rhaenys provò pietà nei suoi confronti. “La pena che meritereste sarebbe una sola, ovvero quella di essere giustiziate come traditrici. Tuttavia mia madre mi ha suggerito di essere caritatevole” affermò. Ci fu un lungo momento di silenzio, nessuno fiatò.
“Per tanto sarete scortate alla Barriera, oggi.”
In un attimo nella Sala del Trono scoppiò un boato di ‘Ohhh’ sorpresi e tra i presenti si diffuse un confuso vociare.

“C-cosa?” balbettò Ellaria, poco distante dalle ragazze.

Rhaenys non riusciva a credere alle proprie orecchie. Le donne non erano ammesse alla Barriera e per un buon motivo. Inoltre … il Nord, il freddo, non era un posto adatto a loro che erano cresciute nell’estremo Sud, nella caldissima e secca Dorne. Sarebbero morte congelate, o stuprate.

 Neanche il Gran Maestro, con il suo solito cipiglio, riusciva a concepire quella scelta. “Vostra Maestà, non credi che sarebbe più misericordioso ucciderle direttamente a questo punto? O magari potremmo giustiziarne solo una, come promemoria. Le donne non sono ammesse alla Barriera. ”

“La mia carità è proprio questa, invece. Quella di lasciare il giudizio in mano agli dei.”

Cersei si alzò spazientita e si posizionò tra suo figlio e il Maestro Pycelle. I suoi occhi freddi e malvagi, però, erano rivolti alle giovani dorniane. “Il Re ha preso una decisione, Gran Maestro, e i Guardiani della Notte faranno ciò che devono.” Obara strinse i denti e i pugni, trattenne a stento il rancore che aveva iniziato a nutrire verso quella donna. “Inoltre suggerisco di lasciare un piccolo promemoria alla maggiore delle ragazze, quella che ha osato attaccarmi” rimboccò, e il suo sguardo si fermò definitivamente su Obara. “Tagliatele una mano” dichiarò tutto d’un fiato, un sorriso vittorioso sulla sua faccia.

“No, vi prego” esclamò Tyene, quando sua sorella maggiore venne presa da tre guardie e messa in ginocchio. Un quarto uomo si avvicinò a Obara con un pugnale in mano. Ora persino lei sembrava spaventata, paralizzata, neanche ci provava a ribellarsi; non sarebbe servito a nulla con quattro guardie addosso.

Jaime Lannister si avvicinò alle tre ragazze rimaste in piedi e tese una mano in segno di avvertimento.  “Non vi muovete. Volete essere punite anche voi?” domandò, cercando di tenerle calme. Non piaceva neanche a lui quella situazione. La Barriera non era posto per donne.

“Fermatevi, tutte e quattro senza una mano non riusciremo a difenderci alla Barriera” sussurrò Rhaenys, rivolta a Nym e a Tyene. Queste ultime compresero e obbedirono. Gli occhi di Obara si rivolsero istintivamente a sua cugina e improvvisamente Rhaenys capì quanto fosse impotente, realizzò di non avere il potere necessario a proteggere i suoi cari.

 “La mano destra, quella con cui può reggere un’arma” precisò the Queen of the Severn Kingdoms.
La prima cosa che Rhaenys sentì in seguito fu il grido straziato di Obara. Non aveva mai sentito nulla di peggiore.

 

Quello stesso pomeriggio radunarono tre fagotti con poca della loro roba. Ellaria, tremante dalla rabbia, aiutò Obara con il proprio sacco. Avevano tutto ciò che serviva ora.
La donna aveva procurato loro in fretta dei vestiti puliti e caldi, tra cui quattro pellicce nere, in vista del loro viaggio a Nord. Presero due cavalli su cui sarebbero salite in coppia, uno dei quali era quello nero che apparteneva a Rhaenys.
Sarebbero state scortate da due Guardiani della Notte, si sarebbero adeguate alla vita sulla Barriera e non avrebbero fatto ritorno finché Doran non avesse trovato una soluzione. Questo era il piano di Ellaria.
Alla fine si misero in viaggio dietro ai due Guardiani della Notte. Obara non spiccava una parola da quella mattina, anzi si reggeva il moncone con un lungo broncio sulla faccia e con gli occhi cupi. Nessuno aveva il coraggio di rivolgerle una parola. La conoscevano bene, era meglio non parlarci quando era così nervosa.

 “Cersei Lannister si crede intelligente, ma vedrete che riusciremo a cavarcela alla Barriera” assicurò Rhaenys, positiva e incoraggiante.

Nym annuì. “Sappiamo combattere.”
Obara grugnì alla considerazione di sua sorella. Lei non poteva più combattere, o meglio avrebbe potuto imparare a farlo con la mano sinistra, ma in quel momento era troppo arrabbiata con il mondo per pensarci.

 “Dobbiamo andare più veloce” gridò uno dei due Guardiani della Notte, quello che sembrava comandare. Era alto e aveva un naso adunco, anche se non sembrava una cattiva persona. In effetti non sapevano i nomi di quegli uomini perché non si era neanche presentati. “Donne alla Barriera, guarda a cosa siamo arrivati” borbottò poco dopo, rivolto al suo compagno in nero.

“Se ci mandassero via?” domandò Tyene, preoccupata.

Obara, seduta sopra il cavallo dietro di lei, scosse il capo con convinzione. “Non possono. Abbiamo due strade, Barriera o impiccagione. Lasciarci fuori significherebbe appenderci un cappio alla gola. L’Usurpatrice ci ha messe in una brutta situazione, e ha messo nella stessa situazione anche loro.”

 “Siamo ancora vive, no?” osservò Rhaenys con un sorrisino forzato. Obara guardò sua cugina con un cipiglio poco convinto e si chiese quanto sarebbe riuscita a essere ottimista una volta alla Barriera. Doran Martell aveva preparato Rhaenys a diventare una Regina, sin da bambina si era occupato della sua postura e dei suoi modi. Non era fatta per un posto come la Barriera e presto se ne sarebbe resa conto.
Doran aveva sempre cercato di tenerla lontana dai guai, chiudendola in una vetrina di cristallo, perché probabilmente gli ricordava sua sorella defunta Elia.
Dove Obara era resistente, Rhaenys era delicata. Dove Nym era maliziosa, lei era innocente. Dove Tyene era ingannatrice, lei era buona. Assomigliava a Rhaegar, a detta di Doran, ma ancor di più a sua madre.
Il dolore della perdita dei suoi genitori aveva funzionato bene su Rhaenys, rendendola compassionevole, perché lei non si era ancora avvicinata al lato oscuro del dolore, quello in cui Oberyn navigava da anni.
Gli occhi di Obara si addolcirono per un secondo. ‘La Barriera la cambierà’ pensò con amarezza.

“Chissà per quanto tempo sarete ancora vive” scherzò il reclutatore, e il suo amico scoppiò a ridere.

“Chissà voi quanto a lungo sarete vivi … se continuate a provocare Obara” replicò Rhaenys, a bassa voce. La risata di Nym rimbombò sulla Strada del Re.

Il viaggio fu molto lungo e duro, si fermarono raramente. La parte più dura della traversata arrivò quanto superarono l’Incollatura. Le Serpi delle Sabbie iniziarono a sentire nostalgia di casa, dello zio Doran, di loro cugina Arianne, del giovane Trystane e qualche volta persino di Quentyn.
Il Nord si dilatava senza fine, in una landa desolata e fredda. Videro per la prima volta della neve e quello fu bello, finché quella stessa neve non iniziò a dare fastidio.
Se scendevano da cavallo finivano su un terreno umido e se provavano a mettersi a terra sentivano ancora più freddo. Nym finì con i piedi in un grumo di neve e ne uscì con gli stivali completamente bagnati.
Tyene trovò comunque la forza di sedurre uno dei Guardiani, facendosi prestare un mantello in più.
La positività di Rhaenys, invece, iniziò a vacillare quando superarono Grande Inverno. Il cambiamento di clima fu sconvolgente, i loro corpi non erano abituati a un simile gelo e giorno e notte presero a battere i denti.
Rhaenys non riusciva più neanche a sentire il sangue di drago, aveva ossa e vene congelate. C’era qualcosa di strano nel vento inflessibile e glaciale di quelle terre, qualcosa di magico che annientava il calore.
Il silenzio si era fatto profondo e una lunga distesa si apriva dinanzi a loro che sembrava non incontrare un ostacolo fino ai limiti del mondo.
Le colline divennero poi montagne rocciose e, a quattro giorni da Grande Inverno, gli umori si fecero desolanti e nessuno osava dire una parola.
Solo Nym, ogni tanto, si lamentava della mancanza di casa e di Arianne.
Tyene divorava tutto ciò che c’era di commestibile, persino cose che prima avrebbe disgustato.
Obara affrontava il freddo con tenacia, dura come la roccia di quelle montagne nordiche.
Rhaenys era abbastanza ostinata da non lamentarsi, anche se in realtà avrebbe voluto fuggire.
Sette giorni superata Grande Inverno, era stata quasi certa di morire. L’interno delle sue cosce era spellato, così tanto che quasi esponeva la carne viva, ma lei non si lasciò sfuggire un lamento. Si fermavano raramente a causa del freddo e i Guardiani era abituati a quella traversata, contrariamente alle ragazze.  Loro avevano gambe e braccia indolenzite, e tutto il corpo era un blocco di ghiaccio. Le mani, costantemente strette attorno alle redini, erano diventate una ramificazione di piaghe.
Credevano di essere delle vere dorniane, delle dure, ma il viaggio a Nord aveva messo saldamente alla prova il loro spirito.
Tuttavia avevano scoperto il nome del loro reclutatore, Gueren, e dopo un’iniziale diffidenza il Guardiano si era lasciato sfuggire una frase d’ammirazione: “Mi aspettavo di vedervi fuggire o morire lungo il viaggio, alcune di voi invece non si sono neanche lamentate.” I suoi occhi si soffermarono su tutte, eccetto Nym, dopodiché tornò a scuoiare il coniglio che aveva cacciato. In un certo senso le rispettava.
Le ragazze resero conto che qualsiasi abito avessero indossato non avrebbe fornito sufficiente protezione dalla notte gelata. In effetti quando si faceva buio il vento che soffiava sembrava un lama lunghissima che arrivava fino al cuore.
Il giorno seguente arrivarono nella Foresta del Lupo e poi sempre più a Nord. Quando potevano si fermarono presso alcune taverne, ma queste divennero sempre più rare fino a sparire totalmente. Costruivano dei rifugi, che a causa della stanchezza diventano sempre meno elaborati e più distruggibili.
Mangiavano quello che riuscivano a cacciare tutti insieme e presto Gueren non si dimostrò più stupito dalle loro abilità di caccia.
Anzi, un giorno a cavallo, rallentò fino a essere accanto alle ragazze. “Forse sopravvivrete più di quanto avevo previsto” scherzò.

Rhaenys sollevò un sopracciglio. “Grazie … suppongo” mormorò dubbiosa.

Gueren scoppiò a ridere. “Coraggio donzelle, guardatevi davanti, siamo arrivati.”

In un primo momento, scorgendo Castle Black, the Sand Snakes quasi esultarono. Il viaggio si era concluso e ora avrebbero potuto cercare un camino con del fuoco accesso. Poco dopo, però, realizzarono che c’era poco da esultare e che era arrivato il momento della verità.
Le prime donne a dover servire alla Barriera.

Invece Rhaenys sentì un rancore nero, qualcosa che provava raramente, e i suoi occhi si fecero bui. Gueren aveva detto che Stannis Baratheon era ospite a Castle Black. Stannis era il fratello dell’Usurpatore.
Nella mente di Rhaenys tanti cavalli dagli stendardi dorati cavalcano vicino alle sponde di un fiume, mentre un cervo e un drago si scontavano, tra il clangore di armi. Nella sua mente, combatteva ancora una volta la Battaglia del Tridente accanto a suo padre.

   
 
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