I soldi erano sempre un problema. Gli sarebbe toccato strisciare da suo zio ad implorarlo di anticipargli trenta copeche, con la promessa che una volta pubblicata la sua prima raccolta si sarebbe sdebitato. Tuttavia tornare da suo zio per la seconda volta quel mese significava correre un grande rischio. Un fallimento dopo l'altro nel mondo della letteratura gli sarebbe valso un biglietto di ritorno per il suo paesino natale. Suo padre l'aveva avvertito. Con la poesia non ci si sfama, gli aveva detto. Avrebbe fatto meglio a laurearsi in medicina. Sarebbe tornato con un diploma in tasca e lo avrebbe preso come apprendista presso il suo studio. Non avrebbe visto un soldo finché non avesse abbandonato quel suo puerile capriccio letterario. Non un soldo!
Sua madre, fra un singhiozzo e l'altro, aveva pregato Fyodor di riguardarsi bene, di coprirsi in inverno, di bere quella schifezza di olio di pesce che suo padre gli rifilava durante i suoi attacchi. Alla stazione Fyodor aveva baciato la sorellina, una cosina minuscola avvolta nel mantello di pelliccia che puzzava di camino. La sorella maggiore lo aveva abbracciato, bagnandogli di lacrime la spalla. Suo padre si era rifiutato di unirsi al comitato