Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Lidzard    18/11/2019    1 recensioni
Sequel di "La torre di luce"
______________________
Bellissimo e terrificante. È così che Michael vede suo fratello. Le cose sono cambiate per Luci, sono cambiate da quel marcio momento dell'esistenza in cui da umano ignaro e soggiogato dall'illusione del Padre, è tornato sé stesso. Legati dallo stesso destino, i due fratelli sono due galassie di potere che si espandono, e ciononostante si fidano solo l'uno dell'altro. Neanche Michael saprebbe dire se il biondo è tornato l'arcangelo senza peccati di un tempo, o un Re degli inferi ancora peggiore del precedente, ma qualsiasi futuro con Luci sarebbe migliore che l'eternità in assenza di lui. Se le stelle cadranno nuovamente, la catarsi dell'universo sarà come un quadro di Vincent Van Gogh. Bellissimo e terrificante.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lucifero, Michael
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ti insegnerò l'arte dell'attesa, che amplifica il dolore


Destino


Dicono che comprendere il passato aiuta a comprendere il futuro, ma alcune volte non è abbastanza. Era quasi mezzanotte, quando Michael decise che dovevamo parlarne.


Non avevo mai apprezzato ciò che accadde in passato e mai allo stesso modo avrei apprezzato di riaffrontare l'argomento, ma lo sentivo raschiare le fondamenta del mio orgoglio come nera schiuma di melma rimasta della mia grazia, sentivo che Michael stava per riportare tutta l'oscurità a galla.


"Apollione ha tentato di inquinare la tua memoria. Ho sempre saputo ciò che era la verità, fratello. Non ho mai dubitato." Disse.

Sapevo che prima o poi avrebbe ritirato fuori l'argomento. Michael era una rosa dannatamente spinata. 

"E mi hai lasciato a vivere da miserabile. Perché?" Non c'era rancore nelle mie parole, solo pura curiosità. Nemmeno io avevo mai nutrito dubbi riguardo Michael. 

Uscii dall'acqua salata e mi stesi sulla sabbia del bagnasciuga vicino a Michael. Al corpo nudo del mio tramite sembrò piacere la sensazione di essere a contatto diretto con la terra. Eppure, pensai, lavorare la terra non sembra piacere molto agli umani. Era come se avessero voluto eternamente godere del mondo senza doversi assumere la responsabilità di prendersene la dovuta cura, o forse era esattamente così che stavano le cose. 

"Non sapevo che fossi qui, non lo sapevo. Te lo giuro." Le sue mani adesso stringevano con forza le mie spalle, Michael fu di colpo in piedi, mi avvolse fra le braccia. 

Non sapeva mentire, Mikael. Gli angeli non mentono, stava dicendo il vero. Aveva omesso una verità, però, che non sarebbe mai potuta rimanere celata alla mia attenzione ancora per molto.

"Gavrìel." Compresi. Poggiai una mano sul suo avambraccio avviluppato al mio torace, pregandolo con quel gesto di liberarmi dalla stretta. 

"Sì." Disse, esalando un sospiro nell'incavo del mio collo. Sapevo che non mi avrebbe mentito. 

Il suo calore fu un conforto, mi piacque, seppure non ne avessi alcun bisogno. La stretta non si ammorbidì. Forse era lui ad averne bisogno, dunque lasciai che facesse di me il suo conforto, non gli avrei mai negato nulla. Oramai ciò che volevo io non aveva più la stessa importanza. 

"Dovrei anche ringraziarlo, per averti informato dopo tutto questo tempo?" Piegai un angolo delle labbra, pensando alle possibilità di questo destino. Maledetto Gavrìel e maledetti i suoi sotterfugi. 

"Probabilmente lo ha fatto solo per mettermi alla prova. Sapeva che sarei venuto da te e non so bene cosa questo significhi."

"Ricordati chi sei. È evidente, fratello, stanno giocando anche con te, adesso che hanno trovato la tua debolezza. L'hai ammesso tu stesso, sei stato l'unico a cercarmi. E poi è sempre stato desiderio di Gavrìel occupare il tuo posto. Adesso è lui il maggiore." Abbassai lo sguardo sull'acqua, di scorcio vidi interamente il profilo statuario di quel corpo umano. 

Il corpo di Michael. Fui certo in quell'istante che se non ci fosse stato lui ad occuparlo, esso sarebbe stato molto meno bello. Stavano giocando con Michael, con mio fratello, o stavano giocando con me? Presi la testa fra le mani bagnate. 

"Non pensare, Luci." Quella voce era dolce tormento e stordimento del mio più profondo dolore, per questo non potevo permettergli di starmi così vicino. Fu con sofferenza che dovetti rinunciare al suo tocco, al suo calore, ma non potevo perdere di vista il mio obiettivo. 

"Allora non darmene motivo. Ti chiedo di non toccarmi, fratello, non così." Feci un sospiro profondo, nelle mie condizioni non facevo che pensare a come dovevo essere sembrato disperato quando la mia temporanea e fittizia natura umana mi aveva reso sfacciato nel mostrare un interesse di natura fisica verso quello che era mio fratello, disceso dalla città eterna per salvarmi dall'oblio. Come fossi stato un semplice uomo. 

"Non ti sto davvero toccando. Sto toccando un corpo." Sapeva benissimo ciò che imperversava con violenza nella mia mente, conosceva l'effetto che mi faceva ormai. 

"Io sono tutto quello che possiedo. Se abito questo corpo e compio azioni con esso, come parlare attraverso di esso e vedere con questi occhi, vuol dire che per adesso io sono questo. Te ne prego, fa che i miei limiti non diventino un peso, fratello. Fa che impari prima a controllare questo corpo, a gestirne le reazioni."

Un suo sospiro sembrò essere la conferma del fatto che finora solamente io avevo preso sul serio il proposito di vendicare la mia caduta. Perché fondamentalmente, per lui non ero mai caduto, ma così stavano le cose. 

Non glie ne avrei mai fatto una colpa. Ero nelle sue medesime condizioni, le debolezze della psiche e la forza sovrumana di quello che ci legava suggeriva di lasciar perdere faide celesti e vecchie cicatrici. Il dolce tepore di quelle ore sussurrava ipnotico di prendermi ciò che mio fratello aveva da offrire, tutto sé stesso. Ma io non ero fatto solo di carne, purtroppo non ero nato uomo.. ancor peggio, mio padre era il Padre. 

"Non volermene, Mike, so che non ti approfitteresti della situazione." 

Mi alzai in piedi e mi voltai a fronteggiarlo, era poco più basso di me, i suoi occhi come vetro incandescente, i suoi tratti marcati in attesa, tesi dall'esasperazione che le mie parole avevano provocato, perché differivano profondamente da ciò che in realtà ogni fibra di me dimostrava di desiderare. Lui era nella mia testa e tutto si sarebbe aspettato, tranne che rifiutassi di rivendicarlo. Sempre così irascibile, quando lo si contraddiceva, ricordavo tutto di mio fratello, la sua forza, la compostezza, il suo incontenibile senso del giusto e del dovere. Il mio contrario. 

"Perché adesso ti freni?" Eccola, la furia celeste. Incaponito, Michael mi guardava come si guardano gli amanti umani. 

"Non mi frenerò, sinché potrò dominarmi." Risposi, più testardo di lui. 

"Io voglio te e tu vuoi me. Se non possiamo avere il destino che abbiamo sempre sognato, prendiamoci tutto quello che l'universo ci offre, a me basterebbe questo. Niente paragonato a quello che poteva esserci prima, quando la tua coscienza e la mia erano una sola cosa armonica e perfetta, però io voglio te, e mi basta." Riprese fiato, con un profondo respiro. Mi sentivo inchiodato a quel suolo, incapace di negare. Gli angeli non mentono. 

"Ho paura, Mike." Dissi, in tutta franchezza. Il mio povero orgoglio, in frantumi. 

Due stelle in una scatola che vorrebbero toccarsi, ma non possono, perché per questo contatto cadrebbe l'universo. È questo che siamo condannati ad essere? Due rette parallele? Due colonne portanti che non possono né allontanarsi, né avvicinarsi? 

Pensai, e lui mi sentí. 

Feci scorrere lo sguardo su di lui come fuoco liquido, ma impotente. Quelle parole. Quanto tempo erano rimaste nascoste in attesa di essere scoccate, come una freccia? E adesso erano conficcate nel mio cuore. Un terremoto eterno mi scosse le membra, senza nessuna pietà di me. Ero incapace di evitare la fine del mondo, dunque? 

Deglutii. Come era possibile vincere contro quel destino subdolo? Avrei sempre perso contro di Lui. 

"No, io voglio Mikael, il guerriero celeste, le sue sei ali di potere, la sua grazia d'argento, come puoi chiedermi di sostituirti con qualcosa che non sei?" I miei occhi di sangue stavano sospesi nei suoi, che parevano diamanti scolpiti, acqua di ruscelli limpidi su puro cristallo di sale. 

"È questo che vuoi? E poi lascerai andare le tue inibizioni tanto ingiuste?" Stava sì puntando i piedi come un bambino capriccioso, ma tutto ciò che volevo era sentirlo protestare, per me. 

"Sì. Sì, le lascerei andare se potessi. Ma guardami, come potrei cadere più in basso?" 

"Per me tu sei ancora Samael, sei ancora l'astro del mattino, anche se abiti un vessillo di carne ed i tuoi occhi sono rossi. Anche se al posto della luce hai scaglie d'argento, che rendono le tue ali di misericordia armi letali."

Ero perduto. 

Le sue parole avevano il profumo del peccato, ma quella voce avrebbe reso giusto qualsiasi proposito, che fosse impuro o anche peggio. 

Ero inebriato dalla dolcezza della sua innata crudeltà, non sapeva di farmi male. Come potevo ignorarlo? 

Ti bacerei. Pensai.

E poi me ne pentii, ma la risposta fu repentina come il fulmine che colpisce la sabbia. 

Sia dannato il cielo se non sarò io a farlo per primo. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Lidzard