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Autore: Mocchan    18/11/2019    4 recensioni
[Run with the Wind/Kaze ga Tsuyoku Fuiteiru]
Un pomeriggio tranquillo, Haiji decide di lanciarsi nella preparazione di una ricetta straniera in compagnia di Kakeru, il suo taciturno coinquilino, salvo poi piantarlo da solo per un imprevisto. Kakeru ha fiducia di potercela fare, ma è totalmente negato in cucina...
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Juriaka per il nostro Mezzogiorno di fuoco.
Lunga vita alle maiuscole~!


 
“ La Forma della Passione ”








 
Kakeru entrò nella camera da letto, pigramente si tamponava la chioma bruna. La rilassante doccia calda aveva donato sollievo ai muscoli indolenziti dalla corsetta del tardo pomeriggio. L'ora di cena si avvicinava e Kakeru udiva già il trambusto provocato da Haiji giù in cucina.
«Kakeru!» si sentì chiamare. «Scendi giù, Kakeru! Dammi una mano.»
Con calma olimpica, il ragazzo finì di tamponarsi i capelli, assicurandosi che fossero umidi il giusto per non ammalarsi. Amava lasciare il tempo ai capelli di asciugarsi all'aria, naturalmente.
Abbandonò l'asciugamano sul letto e si avviò alle scale, scese rapidamente i gradini e raggiunse la cucina. Haiji era intento a fissare un foglio di carta; di fronte a lui, sull'isola della cucina, erano disposti in maniera ordinata ingredienti e recipienti di varia grandezza.
«Cosa prepari?» gli domandò Kakeru, placido.
«La domanda corretta è: cosa prepariamo, io e te. L'ultima volta che sono andato a trovarla, mia zia mi ha lasciato una ricetta di cucina... italiana, mi pare. Sai, in questo periodo è fissata con il cibo straniero.»
Kakeru passò con lo sguardo da lui al foglio, rimanendo in silenzio.
«Avevo voglia di qualcosa di diverso, qualcosa di esotico. Quindi prepariamo dei biscotti al cioccolato!» annunciò con un sorriso smagliante, facendo svolazzare il foglietto in aria. «Dammi una mano, sarà divertente prepararli.»
«Ok, se mi dici cosa fare ti aiuto volentieri» rispose concisamente Kakeru, l'entusiasmo di un bradipo. Era negato a cucinare, le sue preparazioni si limitavano a basici panini ripieni, uova strapazzate, riso in bianco e qualche contorno di verdure al massimo, e anche quelle a tagliarle venivano come venivano. Si era sempre affidato ad Haiji per la cucina, anche in quel momento contava su di lui. Un angolo della bocca si incurvò all'insù, mentre di sottecchi osservava l'amico visibilmente entusiasta.
Haiji non perse tempo: appoggiò il foglio sulla superficie dell'isola, poi gli passò un pacco di polvere bianca — farina, indovinò Kakeru —, quindi cominciò a spaccare il guscio delle uova e versarne il contenuto in una ciotolina trasparente.
«Cosa faccio con la farina?»
«Versane cinquecento grammi nel recipiente più grande» gli disse, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
Kakeru fece come gli fu detto.
«Setacciala» precisò Haiji, passandogli un utensile con una retina. Intanto continuava con minuziosa precisione e movimenti scattanti a seguire la preparazione: in una ciotola mise il burro ammorbidito, versò lo zucchero e aggiunse un pizzico di sale, mimando la posa di uno chef altezzoso che con la punta delle dita lasciava piovere giù i granelli.
Kakeru sogghignò, era incredibile la passione e il coinvolgimento che l'amico impiegava in ogni cosa che faceva, con la sua tipica ilarità che non lo abbandonava mai.
Haiji si era poi fermato un istante per osservare la sua impegnativa operazione di setacciamento della farina, quando una suoneria allegra si levò nella tranquillità della cucina. Il ragazzo si tastò prima la tasca destra dei pantaloni poi la sinistra, individuando lo smartphone. Lo tirò fuori per controllare il nome del chiamante sullo schermo, quindi accigliandosi disse: «Scusami, devo assolutamente rispondere, forse ci vorrà un po'.» Fece per dirigersi all'uscita, ma si bloccò poco dopo aver sorpassato Kakeru. «Credi di poter continuare la preparazione senza di me? Sono sicuro che seguendo la ricetta non avrai problemi, no?» gli chiese, il tono incoraggiante.
Kakeru sbatté le palpebre. «Suppongo di sì, non credo che sia una ricetta così complicata.»
L'amico gli rivolse un ultimo sorriso, poi si portò lo smartphone all'orecchio lasciando la cucina.
Kakeru fissò ancora per una manciata di secondi il punto da cui era scomparso Haiji, gli occhi scuri smarriti. Si morse il labbro inferiore rendendosi conto di aver parlato prima di riflettere realmente sulla situazione. Abbassò lo sguardo sul foglio della ricetta e lo prese in mano, le righe filavano come una lingua a lui aliena. Deglutì, si rimboccò le maniche fino ai gomiti e decise comunque di tentare nell'impresa, per la soddisfazione di Haiji.
Prese il primo utensile che gli parve adatto a mescolare, quindi, riprendendo la preparazione della ricetta, cominciò ad amalgamare gli ingredienti che Haiji aveva messo insieme. Continuò, continuò, finché a suo giudizio il contenuto risultò una crema passabilmente omogenea. Prese la ciotolina delle uova, le buttò dentro e mescolò ancora. Poi lesse la parola ‘frusta’ sul foglio, si domandò cosa c'entrasse un arnese tanto bellicoso in una ricetta culinaria. Sorvolò.
Il prossimo passo richiedeva di aggiungere la farina setacciata alla crema. Valutando che il recipiente della seconda non era abbastanza grande per contenere entrambi, riversò la crema nella farina, qualche sbuffo di polvere bianca si levò oltre il bordo.
Continuò la preparazione fino all'aggiunta delle gocce di cioccolato. Mentre le versava nel composto ne acciuffò un paio che si gettò in bocca, annuendo poi col capo, deliziato. Oh, quanto amava il cioccolato!
Mancavano ormai pochi altri passaggi. Mescolò con vigore e poca delicatezza, non vedendo l'ora di terminare. Giunto al punto di dover dare forma ai biscotti, si ricordò di quanto fosse sempre stato inadatto a quelle cose. Ci aveva provato qualche volta, da piccolo, a giocare con il pongo o con le cere, nessuno aveva mai apprezzato i suoi lavori, dicevano che le sue forme venivano troppo sgraziate, strampalate.
Si mise subito il cuore in pace, prese con un cucchiaio una moderata quantità di impasto e lo sbattacchiò sulla teglia. Poi lesse “carta da forno” — sottolineato e perciò importante — sul foglio della ricetta e imprecò fra i denti. Pulì via l'impasto e srotolò della carta da forno sulla teglia, domandandosi se facesse davvero differenza. Quindi ricominciò: piccola porzione col cucchiaio, forma vagamente rotondeggiante disposta sulla carta. Ciò ripetuto fino a formare una serie di file più o meno parallele su tutta la teglia. Quando non ci fu più spazio si fermò.
Afferrò la teglia per i lati opposti e la infornò, piano centrale, chiudendo poi lo sportello. Si allungò per controllare tempo e temperatura dal foglio, quindi regolò con gesti rapidi il forno a centottanta gradi e il pomodoro a quindici minuti.
Aveva finito e aveva fatto tutto da solo! Di Haiji poteva avvertire il tono lontano, probabilmente proveniente dal piccolo soggiorno: era ancora a telefono.
Inspirò a fondo, quindi espirò passandosi un braccio sulla fronte. Si accorse di aver sudato, quel lavoro gli aveva richiesto più energie e concentrazione di quanto avesse inizialmente sperato. Però era soddisfatto e sperava davvero che Haiji sarebbe rimasto piacevolmente colpito. Tirando un sospiro di sollievo, abbandonò la cucina.



Un piatto piano ricolmo di biscotti dai bordi sbruciacchiati era posizionato al centro del tavolino da tè. Haiji fissava assorto quelle forme disarmoniche, imprecise.
«Fanno un buon profumo» disse, come a voler trovare qualcosa di positivo dalla faccenda. L'odore che emanavano era di grano, intenso, una piacevole carezza all'olfatto. Ne afferrò uno, soffermandosi a studiarlo. «Cuoricino?»
«Ci ho provato.»
Haiji annuì comprensivo: aveva scelto un biscotto dal vago contorno a forma di cuore, ma era davvero brutto. Lo addentò e questo si sbriciolò, friabile, nel palato e sulla mano che aveva posto sotto il mento proprio per evitare la caduta di briciole.
Kakeru deglutì scrutandolo con aspettativa e cercando di cogliere ogni microespressione del volto.
L'amico socchiuse gli occhi mentre assaporava a fondo il dolce, poi si bloccò. Un lungo attimo di silenzio, non volava nemmeno una mosca, il ticchettio dell'orologio da muro scandiva l'inesorabile scorrere dei secondi.
«È tremendo» commentò alla fine. «Quasi immangiabile.»
Le spalle di Kakeru crollarono, il suo sguardo cadde afflitto sul piatto dei biscotti.
«Ehi!» riprese Haiji. «Ehi, non affliggerti. Ho detto che sono quasi immangiabili. Sì, sono venuti un disastro, il cioccolato non si sente, il sapore amaro del bruciato toglie spazio a tutto il resto, ma...»
«Ma?»
Haiji lo guardò con occhi dolci, fieri. «Ma ti sei impegnato e hai fatto tutto da solo. So quanto detesti cucinare, in effetti sei negato, però ce l'hai fatta, hai preparato dei biscotti facendo tutto da solo!»
«Scusami, Haiji, ma fatico a cogliere il lato positivo. In pratica mi hai detto che fanno schifo.»
«Sì, è vero.» Si alzò per spostarsi dalla parte opposta del tavolino, sedendosi accanto a Kakeru. «Sono terribili, ma adoro quando ti impegni così a fondo per qualcosa.»
Kakeru strabuzzò gli occhi, la vicinanza del ragazzo gli mandò il battito cardiaco alle stelle. «S-sei contento lo stesso?»
«Oh sì, sono contento e... sono fiero di te.» Gli si avvicinò all'orecchio per bisbigliare: «Sei stato un bravo ragazzo.»
Le guance di Kakeru avvamparono, i muscoli di tutto il corpo si tesero e pelle d'oca gli si formò dietro al collo. Quando il ragazzo gli sfiorò la mandibola con un lieve, smaliziato bacio, mandò al vento la bruciante sensazione di fallimento per i biscotti mal riusciti e si gettò su Haiji. Entrambi buttati a terra e ridacchianti, si strinsero in un soffice abbraccio.
«Non voglio più cucinare da solo» mugugnò Kakeru, con le labbra a contatto con la pelle calda del collo di Haiji.
«Non preoccuparti, la prossima volta rimarrò con te fino alla fine. Prometto che spegnerò il telefono, giurin giurello!»
Un'ultima risata soffocata dallo schiocco di un bacio. Nell'aria profumo di grano... e di passione.




 



 

• Angolino di molang
Il mio debutto nella sezione, che ansia~~~!
Prima di tutto ci tengo a ringraziare Juriaka, questo racconto l'ho scritto per la sfida fra noi che ci siamo inventate e che mi ha permesso di scrivere e terminare una storia dopo tanto, tantissimo tempo che non pubblicavo. Quindi grazie di cuore, questo incentivo mi ci voleva proprio. (^-^)♥
Ma ora spazio a qualche nota:
» Il prompt/traccia scelto per me da Juriaka è: Due personaggi provano a cucinare insieme, oppure uno dei due cucina per l'altro. Il risultato sarà un disastro. La ricetta deve appartenere a una cucina diversa da quella del fandom, in questo caso giapponese. Spero che la mia rielaborazione sia rimasta in tema e ti piaccia! (*^*)
» Inizialmente avevo optato per la pizza, poi però mi sono resa conto che servono almeno due orette di lievitazione dell'impasto, e quindi rischiavo di allungare inutilmente la storia. Ho quindi deciso di andare per i biscotti al cioccolato, che come si preparano si infornano, niente attese ulteriori. (In realtà è una bugia perché proprio la ricetta da cui ho preso spunto richiedeva un'attesa di mezz'oretta, ma siccome noi in casa li abbiamo sempre buttati dentro senza tante cerimonie appena pronto il composto, così ho deciso!) E sì, ho cercato per davvero e seguito una ricetta! La più simple che si possa trovare~
» Ci sono tante, mooolte cose che sono andate storte nella preparazione della ricetta, anche dettagli che non ho fatto notare: tipo il forno che deve essere preriscaldato. In sostanza, i biscotti di Kakeru erano destinati a essere un disastro, perché purtroppo in pasticceria bisogna essere precisi sia nelle quantità che nei tempi. Non ci sono vie di scampo, sbagli qualcosa e la ricetta va male. (Esperienza diretta, ne so qualcosa!)

E questo è tutto! Grazie della lettura~♥
  
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