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Autore: lunatica91    18/11/2019    3 recensioni
Quella sarebbe stata un'orribile giornata. Adrien ne era sicuro, c'erano tutti i segnali...
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questo capitolo è un piccolo esperimento divertente che spero piaccia e vi lasci un sorriso :) Spero di essere rimasta IC, nel caso fate pure sapere. Ho ipotizzato che la storia si svolga durante la seconda o terza stagione. E detto questo, vi auguro buona lettura! ^^









Quella sarebbe stata un'orribile giornata. Adrien ne era sicuro, c'erano tutti i segnali: per prima cosa, non aveva dormito per tutta la notte per colpa dell'ennesima akuma di turno e no, lui non era mai stato un tipo mattiniero. L'avviso del preside per essersi addormentato in classe veniva di conseguenza, no?

A scherma non era andata meglio: era stato miseramente stracciato da chiunque, troppo stanco e affranto all'idea dell'ennesima punizione che gli avrebbe inferto il padre tornato a casa.

Come dimenticare poi lo scroscio d'acqua improvviso che era riuscito a coglierlo nell'unico momento in cui non poteva ripararsi? Davvero, era così divertente?

Arrivato a casa, provò ad andare mestamente in camera per farsi una doccia ma caso volle che, proprio quel giorno, suo padre avesse deciso di farsi vedere. E come potrebbe mai finire una giornata del genere se non con una punizione?

Adrien si sorbì a testa bassa la ramanzina e, senza fiatare, si chiuse in camera apprezzandone per una volta la calma e la solitudine.

-Giornataccia, vero?-

La testolina nera di Plagg saltò fuori dalla sua camicia con un guizzo divertito.

-Io quando voglio tirarmi su...-

-Sì, lo so, mangi del formaggio.- lo zittì Adrien -Ma non funziona con tutti, te l'ho già spiegato.-

-E io lo trovo sempre assurdo! Come si fa a preferire qualunque cosa davanti alla perfezione di un bel pezzo di formaggio?-

Adrien sospirò, non volendo continuare quella assurda conversazione e si gettò sui compiti nella vana speranza di dimenticare quella giornata. Nel prendere i libri dalla cartella notò subito qualcosa di strano. Ora, le cose erano due: o ci vedeva doppio, altamente probabile vista la stanchezza, oppure aveva preso per sbaglio il libro di qualcun altro durante l'ora di chimica. Lo aprì trovando subito in prima pagina la scrittura ordinata e tondeggiante di Marinette.

Accidenti, che scemo! Come aveva fatto a prenderle il libro? E come aveva fatto lei a non accorgersene? Be', ora che faceva mente locale, ricordava che anche l'amica quella mattina non era stata particolarmente sveglia. Era piuttosto sicuro che Alya le avesse dato un pizzicotto durante una lezione perché, fortunatamente, l'urletto infastidito l'aveva ridestato dall'ennesimo torpore.

Poco importava, però, perché la professoressa aveva lasciato dei compiti e delle pagine da ripassare e tutti sapevano cosa implicasse: interrogazione a tappeto.

Senza pensarci uscì dalla sua stanza col libro in mano per rimediare all'errore.

-Adrien, dove stai andando?-

Ah già, oggi era proprio una giornata storta, se n'era forse dimenticato?

Natalie fissava freddamente il ragazzo e aspettava pazientemente una risposta da documentare e riferire immediatamente.

-Per sbaglio ho preso il libro di una mia compagna e volevo riportarglielo...-

-Non puoi uscire, il signor Agreste è stato chiaro al riguardo.-

-Allora glielo potresti riportare tu? Non voglio che Marinette prenda un brutto voto per colpa mia.-

Vide la donna vacillare per un istante ma la sua solita maschera ghiacciata riprese velocemente posto sul suo viso.

-In questo momento la macchina è occupata per faccende personali del signor Agreste, ma appena sarà disponibile posso chiedere all'autista di riconsegnare il libro.-

-E tra quanto sarà disponibile?-

-Non lo so ancora, forse un'ora e mezza, dipende dal traffico.-

Adrien sospirò mesto sapendo perfettamente che sarebbe stato troppo tardi.

-Grazie lo stesso, Natalie.- sussurrò infine tornando nella sua stanza.

Odiava disubbidire al padre, soprattutto quando sapeva che era già arrabbiato per qualcosa, ma il senso di colpa per quel libro bruciava troppo e c'era un'unica soluzione a riguardo.

-Plagg, trasformami!-

 

 

Aveva smesso di piovere ed ora l'aria di fine novembre di Parigi pizzicava il viso di Chat Noir come tanti piccoli spilli. Ringraziò mentalmente la pioggia che aveva deciso di graziarlo per almeno quel viaggio, ma non aveva ragionato su una delle leggi di Murphy più famose: proprio quando pensi che le cose non possano andare peggio, lo faranno.

Si ritrovò in pochi balzi sul terrazzo di Marinette e cominciò a guardarsi attorno: aveva pensato di lasciare direttamente il libro sul tavolino del balcone ma notò subito quanto fosse bagnato nonostante l'ombrellone a proteggerlo e si decise a sbirciare dalla finestrella. Non vide nessuno. Rizzò le orecchie ma nessun rumore sembrava provenire dalla stanza. Picchiettò appena sul vetro, sperando che qualcuno lo sentisse ma, anche dopo cinque minuti, non ottenne nessuna risposta. Si accorse però che la finestra era solamente accostata e così, visto per per una volta la sorte sembrava girare a suo favore, entrò nella camera.

Non era la prima volta che entrava nella stanza della ragazza: per un motivo o per un altro, ci era finito svariate volte e, anche se ogni volta si divertiva a sbirciare e ficcanasare tra le cose dell'amica per prenderla un po' in giro, quel giorno non gli sembrava il caso. Già essere entrato di soppiatto lo stava agitando, guardare in giro gli sembrava proprio da maleducati.

Lasciò il libro dentro alla cartella e si voltò per andarsene il più velocemente possibile.

E all'improvviso apparvero delle tette. Chat strabuzzò gli occhi e rimase immobile, paralizzato. Ora sapeva come si sentivano i gatti davanti ai fari di un'auto. Ma quelli non erano decisamente fari.

Che stai facendo? Smetti di fissarle.

Ma fu più forte di lui, erano apparse troppo velocemente e, lo doveva ammettere, non ne aveva mai viste prima... dal vivo. Erano belle, sembravano tanto morbide e avrebbe voluto... NO! Zitto! Che cosa stai pensando!? Sono le tette della tua amica! Smettila subito!

Smetti di fissarle.

Smetti di fissarle.

Smetti di fissarle.

Quel mantra aiutò perché riuscì almeno ad alzare lo sguardo e si ritrovò due occhi blu a fissarlo tra lo scioccato e il terrorizzato.

Oh, cavolo! Che faccio?! Di' qualcosa! Non stare lì impalato! Di' qualcosa!!

-Io vole...-

-FUORI!!-

Che stupido! Davvero in una situazione del genere credeva che parlare sarebbe stata la cosa giusta da fare?

Con uno scatto decisamente felino riuscì ad evitare il pugno che arrivò preciso nell'esatto punto in cui poco prima c'era il suo zigomo. Con due balzi arrivò alla finestra e si voltò: nonostante sapesse quanto fosse inutile giustificarsi, almeno un mi dispiace gli sembrava d'obbligo.

-Scusa, Marinette! Non volevo...-

Ma questa volta nemmeno i suoi riflessi fulminei lo salvarono da una pesante pinzatrice, che colpì con una precisione da cecchino la sua spalla. Si chiese se avesse fatto apposta a non colpirlo in testa, ma decise di non fermarsi a chiederlo, visto e considerato che Marinette si era nuovamente armata con un fermacarte particolarmente appuntito. Con la coda tra le gambe si dileguò tra i tetti, sapendo perfettamente che l'indomani avrebbe avuto un brutto livido e, soprattutto, un grossissimo problema con l'amica...

 

 

-Ehi, amico!-

Adrien cercò di non urlare dal dolore, con scarso successo, e Nino spostò subito la mano dalla sua spalla.

-Scusa Nino, è che ieri mi sono fatto male a scherma.-

-Oh, mi spiace... Niente di grave, spero.-

-No, no, solo un brutto livido.-

-Senti, dici che oggi potremmo vederci?-

-Oh! Se vi vedete, possiamo unirci?-

Adrien non osò voltarsi. Alya si parò davanti a Ninò salutandolo con un bacio e sì, sapeva che di fianco a lui c'era Marinette che li stava fissando, lo stava fissando. Non ce la poteva fare...

-Non lo so... ieri mio padre mi ha messo in punizione e non so se oggi potrò uscire...- farfugliò guardando fisso Alya e Ninò. Chi l'avrebbe mai detto che le restrizioni di suo padre gli avrebbero fatto comodo?

-Ma è stato ieri! Prova a chiederglielo, magari oggi è preso bene.-

-Io non so... forse... ma non vi assicuro niente.-

-Allora magari possiamo rimanere a scuola per studiare, a questo tuo padre non può dire di no.- fece Marinette con una vocina piccola accanto a lui.

Come poteva non girarsi per risponderle? Accidenti! Appena la guardò negli occhi si sentì avvampare.

Guardala negli occhi. Guardala esattamente dritto negli occhi, non provare ad abbassare lo sguardo, non provarci nem... Oh mio Dio! Sei proprio una persona orribile!

Adrien spostò immediatamente lo sguardo e iniziò ad agitarsi sul posto cercando disperatamente una via di fuga. Com'era imbarazzante!

-Ecco... fo-forse è una buona idea... vi farò sapere.- e detto ciò si dileguò in aula prima che potessero braccarlo ancora, il tutto cercando di nascondersi il più possibile dall'amica, ignara di quanto lui fosse un perfetto idiota.

 

 

Alya fissava pensierosa l'angolo in cui era scomparso Adrien.

-Che strano... di solito è Marinette che non riesce a mettere insieme due parole quando parla con Adrien. Che è successo?-

-Dici che ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese timidamente Marinette abbassando affranta lo sguardo.

-Certo che no!- la sollevò di morale l'amica -Non hai capito? Forse ci siamo! Se è così imbarazzato a parlarti vuol dire che finalmente si è accorto di te!-

Gli occhi di Marinette sfavillarono.

-Dici sul serio?-

-Al cento per cento!-

 

   
 
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