Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Mladen Milik    18/11/2019    0 recensioni
Byron ha due obiettivi nella vita: diventare un eroe professionista e creare un harem di donne meravigliose tutte a sua completa disposizione. Se non conosce quale dei due desideri sia quello più importante, è però consapevole che il suo futuro passa dall'esame di ammissione all'accademia per novelli eroi più prestigiosa d'Europa, la H.E.A. Byron sarà però accompagnato da una schiera bizzarra di aspiranti eroi, una nuova generazioni di stelle che diventeranno allo stesso tempo i suoi migliori amici e i suoi rivali. Un ragazzo rossiccio ossessionato dalla palla da basket, uno svizzero che si pompa divorando cioccolato e coltiva un orto concimandolo personalmente, un ragazzo il cui unico potere è quello di addormentarsi, una ragazza fatta di acciaio, un vero e proprio scimmione e un'autentica dea sono solo alcuni dei suoi energici e fuori di testa compagni di classe. Mentre infatti eroi professionisti dai poteri prodigiosi affrontano la minaccia di villain sempre più potenti e minacciosi, un'alba scarlatta di nuove matricole è pronta a sorgere attraverso la fatica e il sudore della fronte, accompagnati dal canto gridato al cielo "Plus Ultra!"
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: All Might, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1 

 

 

Il suo occhio allenato la percepì come una vibrazione indistinta, ma sufficientemente stuzzicante affinché le sue abilità potessero sentirla, per quanto l’intuizione fosse stata piccola, vederla da quella distanza era un segnale sufficiente che ne valesse la pena, tutte le sue sensazioni erano positive, era un segnale fin troppo chiaro.
Improvvisamente fermò il passo, consapevole che la figura che aveva intercettato si stesse muovendo dall’altro lato della strada, sul marciapiede opposto. Il suo busto iniziò a ruotare delicatamente, ma con velocità quasi istintiva verso sinistra, gli occhi scuri erano concentrati e consapevoli che il suo momento era appena arrivato, i muscoli erano tesi e tirati, così come gocce di sudore iniziavano a scendergli ai lati del collo, dopotutto il maglione di lana d’estate iniziava a farsi sentire, nonostante ci fosse ormai abituato.
Quando il suo viso serio e impaziente osservò il lato opposto della strada, mentre la sua visuale veniva tagliata dal continuo passaggio di macchine, subito il suo corpo venne raggiunto da un tremito quasi elettrico, il sudore si fece più insistente, poteva sentire chiaramente le ascelle farsi bagnate, il rivolo di bava lungo la bocca era un chiaro segnale che qualcosa sarebbe successo, qualcosa di magnifico.
Si sentiva tutti i muscoli pronti a pompare energia, uno scatto avrebbe bruciato probabilmente l’asfalto, con un salto avrebbe potuto raccogliere una nuvola, con un calcio avrebbe sfondato il muro di un edificio, dopotutto era uno dei migliori prospetti in circolazione, non ci si poteva aspettare altro da uno come lui. Un guerriero, un atleta, un campione, un mostro di prima categoria pronto a stanare il suo avversario e a fare di lui una poltiglia indistinta. Sul suo volto si palesò un sorriso inebetito e uno sguardo da storione affumicato, la sua trasformazione si stava avverando, dopotutto doveva incanalare tutte le sue energie per fronteggiare questa minaccia. Bionda, ma non un biondo classico e meticciato con altri colori meno puri, un biondo dorato come fosse grano, quasi fosse stato toccato e plasmato dallo stesso re Mida.
Occhi cremisi, così forti e divini da trasformare ogni parola in ordine. Pelle che pareva tagliata dalla porzione stessa dell’argento lunare e sopratutto un fisico da rasentare un prototipo di statua greca.
Nessun duello in vista, nessuno scontro fino alla morte, Byron stava sbavando come un alano perché i suoi super sensi avevano captato una topa di prima classe.
Voltandosi per osservarla affamato non aveva potuto che constatare che il suo istinto non l’avesse tradito, era maestosa, una regina tra le sciatte popolane, una dea tra le mortali, l’essere più perfetto che avesse mai visto e l’informazione fondamentale era che lui sapeva il suo nome. Dopotutto faceva parte della famiglia di eroi più famosa della nazione, suo fratello era quasi al pinnacolo della gerarchia stessa degli eroi, il secondo in graduatoria, il dio del sole, l’archivista celeste, il messia delle stelle, Phoebus. Mentre la sorella, nonostante non fosse una vera e propria eroina, era colei che gestiva le attività di protezione delle città, di fatto colei che controllava gli spostamenti di tutti gli eroi in caso di emergenza, la stratega, Athena. Dopotutto non era così difficile scambiarla per un’altra persona, non solo perché aveva due fratelli che condividevano con lei una dinastia familiare percepita come divina, ma possedere una schiera di tredici ancelle bendate che ti accompagnano nella camminata non è cosa da tutti e una cosa era certa, Aphrodite era ben felice di lasciarsi ammirare.
Byron la osservava rapito, davanti a lui c’era la più ambita delle pulzelle della nazione, nonché la più bella probabilmente, se fosse diventata un’eroina questo non poteva saperlo, Byron non sapeva se fosse già iscritta all’Accademia per gli eroi o no, ma sicuramente lui non lo era e di lì a poche ore l’avrebbe senza dubbio scoperto. Ma tutte le valutazioni possibili crollavano come un castello di carte in quella situazione, Aphrodite esigeva solo che la si guardasse ed era impossibile scostare lo sguardo dalle sue forme, molti credevano che questo fosse anche per via della sua unicità che fosse in grado di sedurre qualsiasi essere per poi sconfiggerlo facilmente, ma qualunque fosse la ragione la sua bellezza sarebbe stata sufficiente a scatenare una fila di uomini fuori controllo alle sue spalle, sembrava il plus ultra della creazione di Dio.
“Byron, qualcosa non va?” Chi aveva parlato? Chi cazzo aveva parlato? Lui era solo e accanto a lui c’era Aphrodite, non c’era posto per una terza voce, no, non era certo nel programma, nessuno avrebbe potuto disturbare il suo approccio infallibile.
“Ehi! Mi stai ignorando! Io sono qui!” esclamò la voce con tono aggressivo ed energico, e, ancora imbambolato dal profilo apollineo di Aphrodite, si sentì strattonare per il maglione e i suoi grandi occhi marroni tornarono alla realtà. La sua testa, con fatica e rabbia, per non avere più quella bonazza davanti alla vista, incrociò lo sguardo insoddisfatto di quella che forse era la sua ragazza, boh non ne aveva idea, ci era uscito solo un paio di volte. Sybil lo fissava corrucciata e energica, Byron comprese che non era certo contenta che lui fissasse qualsiasi altro essere di genere femminile che gli passasse accanto, ma lo sguardo inebetito e la bava alla bocca non sembravano immagini che alla sua uscente piacessero particolarmente.
Da parte sua di Sybil non gli importava proprio niente, ma era carina, non era particolarmente noiosa e quando l’aveva vista in quel vestitino azzurro, qualche settimana prima non aveva resistito e le aveva offerto un caffè in piazza, la ragazzina ingenua era finita nella sua rete e come spesso capita aveva già preso le cose molto seriamente.
Byron la fissò confuso e sicuramente nervoso rispetto alla reazione che Sybil potesse avere, dopotutto lui non era certo uno che nascondeva i suoi tradimenti, era troppo stupido per farlo, nemmeno in un’altra dimensione sarebbe riuscito a ordire delle trame con più ragazze contemporaneamente, l’avrebbero scoperto subito, entrambe e sarebbe rimasto single e con due schiaffi paralleli sulle guance.
“Stavi fissando quella ragazza non è così?” chiese Sybil nervosa. Byron non l’ascoltò, il suo sguardo attento e concentrato si era spostato ora su una stangona che l’aveva superato a sinistra, si chiese se quelle gambe fossero più alte di lui. Venne raggiunto immediatamente da uno schiaffo.
“Sei proprio irrecuperabile e dire che io ti credevo diverso!” piagnucolò lei, stava veramente per mettersi a piangere e dire che Byron non sapeva nemmeno quello che stava succedendo, non era dopotutto un ragazzo particolarmente sveglio.
“Ehi aspetta! Perché stai piangendo? Qualcuno ti ha offesa? Non permetto a nessuno di offendere la mia...”
“Tu mi hai offesa, cretino! E’ tutto il giorno che fissi tutte le donne della città e non mi hai quasi rivolto la parola”
“Sei in errore, mia cara, io sono solo molto turbato” replicò Byron che anche se non fosse certo un genio, quando si trattava di sedurre una donna era un maestro, un guru.
“E’ tutto il giorno che cerco le parole per dirtelo...ma sono così imbarazzato e forse tengo troppo a te per fare questo passo...”
“Cosa?” esclamò Sybil spalancando occhi e bocca e mostrando un sorriso confuso e meravigliato allo stesso tempo.
“Forse sei troppo bella e io non voglio sembrare uno che corre troppo, ma il mio silenzio è frutto di un ragionamento che strugge il mio animo romantico”
“Oh ma Byron! A me puoi dire qualsiasi cosa, io sono pronta ad accogliere sempre la tua voce, perché...perché...per me sei la cosa più importante”
“Capisci perché dunque per me è doloroso fare un passo simile, non ho mai provato cotanta emozione nel guardare una donna, sei la mia ancora, Sybil e io...”
“E io…?”
“E quindi...”
“E quindi…?” sospirò lei speranzosa e con il fiatone.
“Ti mollo, Sybil, addio!” concluse dunque Byron sorridendo e con uno scatto corse via dalla stretta della ragazza sul suo maglione, per perdersi tra la folla.
“Che tu sia maledetto Byron Love!” urlò Sybil tra le lacrime. Byron, fiero per essersi liberato di una scocciatura, rallentò la sua corsa e si rese conto di essere sudato e piuttosto maleodorante, dopotutto quella era la sua forza, ma anche la sua croce e vestire il maglione pesante di lana anche alla fine dell’estate era per lui una misura necessaria, si sarebbe dovuto abituare a quando sarebbe diventato un eroe. L’esame d’ingresso alla H.E.A. , l’accademia europea degli eroi, sarebbe stato domani e forse di lì a poche ore, sarebbe diventato anche lui uno studente della prestigiosa accademia europea, forse la più famosa del mondo e sicuramente del continente, anche se esistevano scuole minori in ogni nazione.
Al mondo l’80% della popolazione possiede un “quirk”, un’unicità in grado di renderli speciali gli uni dagli altri e in grado di conferirgli un potere, a modo suo straordinario, anche se marginale. Un’unicità in grado di farti diventare le orecchie più grandi della testa non è certo di estremo valore, ma esistono poteri in grado di trasformare chi li utilizza e chi li possiede in vere e proprie macchine da battaglia, questi individui hanno la possibilità di diventare degli eroi che un giorno si prenderanno l’onore di proteggere i cittadini da ogni minaccia che li attanaglia.
Nella società di questa terra gli uomini guardano al cielo e osservano l’operato di esseri straordinari, consapevoli che ognuno di loro, a modo suo, ha l’occasione di diventare, un giorno, speciale. Byron stesso si ricordava quando da piccolo si trovava a bordo di un aereo di linea, non aveva ancora sviluppato la sua unicità ed aveva solo cinque anni, ma non avrebbe mai dimenticato quel momento.
Il motore dell’ala destra si stacco di netto e il velivolo in fiamme iniziò velocemente a crollare verso il terreno, fuori dall’oblò osservava le nuvole passargli alla velocità della luce accanto, intorno a lui urla e grida, ricordava le mani di sua madre che si stringevano a lui e le sue lacrime scaldargli le guance, quasi volesse proteggere il suo bambino per quanto fosse possibile.
I suoi occhi continuavano a fissare il vuoto, non aveva nemmeno idea di cosa fosse la morte o che questa l’avrebbe potuto raggiungere da un momento all’altro, poi sentì un rumore quasi di un tuono che taglia il cielo, davanti ai suoi occhi sfrecciò un individuo alato, subito dopo l’aereo iniziò a rallentare la sua caduta e iniziò a planare quasi fluttuando, qualcosa aveva salvato tutti loro. Quando sua madre scese dall’aereo con lui i braccio, davanti al velivolo portato miracolosamente in salvo, si ergeva il profilo di un eroe, aveva i capelli corti e biondi pettinati verso l’alto, piccoli occhi azzurri osservavano i sopravvissuti scendere cautamente dall’areo, sul viso un sorriso quasi rassicurato e sicuramente rassicurante, il fisico scultoreo era coperto da un costume interamente bianco mentre dalle spalle sporgevano due immensi ali argentee d’angelo.
Byron avrebbe ricordato per tutta la sua vita dell’incontro con Archangel, quando l’eroe più magnifico e maestoso di tutta Europa aveva raccolto il suo aereo in fiamme e l’aveva adagiato al terreno come fosse piuma, senza poi esaltare nessuna abilità, ma con estrema umiltà e stoicismo si era semplicemente sincerato che tutti stessero bene prima di portare a termine la sua missione. A volte quando chiudeva gli occhi percepiva quasi che Archangel fosse ancora lì davanti a lui, a ricordargli la strada per la grandezza che non si basa sulla mera vittoria o sulla gloria, ma sul mettersi a disposizione degli altri per la salvezza, il codice d’onore di un vero eroe ed era per quello che voleva che la sua strada si intrecciasse ancora con Archangel, voleva diventare un eroe. Non avrebbe nemmeno mai dimenticato le parole che gli aveva rivolto il Magnifico, uno dei suoi epiteti, proprio in quel giorno quando gli era stata salvata la vita da un miracolo.
“Ragazzino, vedo che hai protetto tua madre fino al mio arrivo” aveva detto Archangel vedendo Byron abbracciato alla madre, ancora spaventata e confusa riguardo quanto fosse successo. Moll, sua madre, aveva sorriso e aveva accolto le parole di Archangel, mentre l’eroe guardava rassicurante e sempre composto il bambino.
“Arriverà il giorno in cui tua madre non avrà bisogno di me, ma le basterai tu” aveva poi continuato Archangel e aveva dato alla donna un fiore di Narciso, prima di prendere il volo e scomparire in pochi secondi dalla loro vista.
Byron si portò la mano alla tasca, ora inebriato da quel ricordo, dopotutto anche se stava cazzeggiando per la città da tutto il giorno, domani sarebbe stato probabilmente il giorno più importante della sua vita e anche se facesse di tutto per stare calmo, non poteva certo dimenticarlo.
Dalla tasca estrasse il narciso che in undici anni non era mai appassito, era sempre rimasto imperturbabile e bellissimo come quando era passato nella mano di sua madre da quella di Archangel e si ricordò che il suo sogno di proteggere i suoi genitori e le persone ai lui importanti era ancora dritto davanti a sé e l’unica cosa in grado di farglielo dimenticare erano...Uno splendore dai capelli corti gli passò accanto e tutti i buoni propositi sul diventare un eroe svanirono, i suoi occhi virili la squadrarono dall’alto in basso, le sue cattive intenzioni iniziarono a manifestarsi nel suo inconscio, quella era diventata la sua nuova preda: glutei sodi, occhi innocenti, capelli corti e originali, anello al naso intrigante, aveva tutte le caratteristiche per far parte del suo harem. Byron mosse un passo per seguirla, ma una voce, che non sentiva da troppo tempo, ma che riconobbe immediatamente, risvegliò la sua memoria.
“Vedo che non sei cambiato affatto, Byron. Ancora a sbavare dietro alle ragazzine” disse la voce e Byron vide davanti a sé un ragazzo più alto di lui di qualche centimetro. Indossava una canottiera da basket larga e blu, con striature bianche e un numero nove enorme al centro del busto, i capelli erano invece di un castano rossiccio, spettinati e tenuti all’insù tramite una fascia rossa e blu, gli occhi erano invece scuri e piccoli, mentre sul suo viso c’era un sorriso fin troppo largo e spalancato, sembrava il ritratto dell’arroganza.
La sua mano palleggiava insistentemente a terra una palla da basket arancione, che continuava a passare di mano in mano e talvolta dietro la schiena, la bocca invece masticava una chewing gum.
“E tu invece non la smetti di trafficare con le palle, vedo. Son gusti, non ti critico mica” rispose Byron e anche sul suo viso si arricciò un sorriso, mentre le sopracciglia folte rimanevano inclinate.
“Ognuno ha i suoi vizi e le sue virtù, ma il fatto che tu non mi abbia ancora stretto la mano con il tuo palmo sudato mi stupisce” disse l’altro rilassando il viso e così fece Byron, aveva davanti a lui uno dei suoi più antichi amici, che non vedeva da troppo tempo, ma che non aveva certo dimenticato.
Cedric Dotan era un suo amico d’infanzia e sin da piccoli erano stati rivali anche se nutrendo sempre un estremo rispetto gli uni per gli altri, dopotutto anche se competitivi non infangavano gli aspetti in cui desideravano vincere.
A Byron interessava solo avere più ragazze possibili e a Cedric interessava solo giocare a basket, Byron detestava il basket e Cedric non si immischiava nei casini dell’amico, si era sempre rivelata una rivalità vincente, perché fino a quando non si pestavano i piedi la loro vicinanza non faceva altro che potenziare le loro unicità e questo era il vero terreno della loro amicizia, entrambi voleva con tutto loro stessi diventare degli eroi. I due amici di lunga data si strinsero la mano e Cedric si asciugò il palmo bagnato sui pantaloncini, dopotutto conosceva bene le capacità sudoripare dell’amico, era una cisterna d’acqua in ebollizione dopotutto e osservarlo vestito di un maglione non poteva che significare una cosa, si stava allenando.
“Sei tornato per le vacanze dagli Stati Uniti?” chiese Byron, dato che Cedric aveva passato gli ultimi quattro anni della sua vita in America per seguire gli affari del padre e per tentare la carriera nel basket.
“No, devo dire che gli Stati Uniti mi stavano un po’ stretti” rispose l’altro alzando il sopracciglio.
“Puoi dirmelo se non ti hanno preso nella tua MBA”
“Si dice NBA, ignorante! E comunque, non si tratta certo della mia brillante carriera nel basket, ma stavo parlando di un altro tipo di carriera” disse dunque Cedric e Byron sorrise determinato in risposta.
“Le accademie americane sono costose e accettano cani e porci, con un livello di insegnamento basso, qui in Europa passando l’esame di ammissione, estremamente selettivo, ci sono le rette pagate tramite borsa di studio e avremo a disposizione i migliori insegnanti, penso che questo sia il migliore incentivo per il mio glorioso ritorno” spiegò Cedric.
“L’unico modo per accrescere ancora di più il tuo ego sarebbe superare la selezione ma sappi che dovrai fare i conti con diciannove posti disponibili, perché tra i venti che verranno selezionati ci sarò anche io” replicò Byron deciso, questo teatrino era il modo che avevano per comunicare e non l’avevano certo dimenticato, si divertivano troppo a giocare a quanto l’uno fosse migliore dell’altro.
“Ti basterebbe avere in classe una signorina generica per farti iniziare a sbavare e in quel momento io ti supererò e ti ruberò il posto che intendevi guadagnarti”
“Tu continua a palleggiare e fatti i fatti tuoi, alle ragazze ci penso io” I due sorrisero.
“Hai da fare questa sera? Io e mia sorella siamo momentaneamente in un hotel in periferia in attesa che i nostri genitori trovino una casa, ti inviteremmo volentieri a casa per cena, in onore della nostra infanzia” chiese Cedric ora più serio e amichevole.
“Sai bene che non mangio brutte cose verdi” replicò Byron sorridendo.
“Oggi giornata proteica, una bistecca al sangue ti basterà? Dopotutto domani dobbiamo essere in forze. A proposito...Sai se ci sarà lui domani?” chiese dunque Cedric e il tono si fece più serio e Byron comprese che il discorso iniziava a farsi serio, questa era una cicatrice del passato a cui anche Byron stesso non aveva pensato, avrebbero probabilmente incontrato dopo anni in cui non si parlavano anche lui, quello che componeva insieme a loro un inseparabile trio, ma che certo si era staccato nel peggiore dei modi.
“Se lo incontrerò domani, saprò chi sarà il mio bersaglio” disse quindi Byron.
“Non immischiarti, se lo trovo per primo, sarà un affare mio, ne parlammo anche prima degli Stati Uniti, quando sarei tornato avrei vendicato mia sorella, ci siamo intesi?” Byron annuì, ma proprio mentre era pronto a dargli anche una risposta riguardo alla cena ecco che si sentì un rumore violento, poi una macchina volò dentro un vetrina e la folla iniziò a disperdersi tra il panico.
Byron si voltò e vide chiaramente che in lontananza ci fossero delle esplosioni, Cedric lo anticipò e si precipitò curioso proprio nella zona del forte rumore. Nessuno dei due senza una licenza provvisoria avrebbe potuto utilizzare i propri poteri se non in una situazione di vita o di morte, Byron si chiese se questa sarebbe stata l’occasione, ma sicuramente vedere uno scontro tra villains e eroi professionisti al centro della città era una lezione troppo ghiotta per non essere presa. Byron affiancò il suo amico d’infanzia e insieme, correndo in senso opposto rispetto alla gente in fuga, raggiunsero un luogo dove un mostruoso uomo con la testa di uno squalo stava combattendo da solo contro una schiera di agenti della polizia.
Il criminale fece un salto e come se il terreno fosse acqua si inabissò nell’asfalto generando crepe tutt’intorno e facendo perdere l’equilibrio agli agenti di polizia. Dopo essere scomparso per qualche secondo sotto la strada, all’improvviso una pinna scura tagliò la superficie della strada e segò in due con potenza indicibile una macchina della polizia, gli agenti iniziarono a fuggire spaventati mentre la pinna seminava il panico tagliando a metà tutto quello che incontrava.
Byron confuso e determinato allo stesso tempo si guardava intorno nell’attesa di conoscere l’identità dell’eroe che avrebbe stanato il cattivo, almeno fino a quando non vide una figura minuta femminile che stava per essere raggiunta dalla stessa pinna, la ragazza rimaneva immobile e in preda al panico, non si sarebbe mossa.
Byron iniziò a sudare violentemente, chiunque fosse stato intorno a lui avrebbe sentito la sua puzza tremenda di sudore, ma negli occhi del giovane ragazzo c’era solo la determinazione e la sicurezza che nessuno avrebbe salvato quella ragazzina, era il suo momento. Cedric non riuscì a percepire che un singolo spostamento d’aria, il suo volto si mutò nello shock quando Byron scomparve dal nulla, per poi ricomparire in un battito d’ali dall’altra parte della strada con la ragazza indifesa tra le mani.
“Mia dolce ragazza, stai bene? Il mio cuore si strugge sentendovi in pericolo” disse Byron romantico e viscido. Cedric osservò la scena con sgomento, conosceva bene l’unicità dell’amico, a secondo del sudore emesso dal suo corpo i suoi movimento incrementavano esponenzialmente la sua velocità, aveva indossato un abito polare per tutto il giorno ed era consapevole che fosse bagnato di sudore e quindi al massimo della forza, ma uno scatto come quello era qualcosa di incredibile, si chiese se la differenza tra loro in termini di potenza fosse veramente così ampia. Una velocità come quella poteva competere con i professionisti. La ragazza abbracciò il suo salvatore, ma subito dopo si scostò da Byron schifata e tenendosi il naso chiuso con la mano.
“Che cos’è questo odore pestilenziale?” chiese la ragazza nauseata.
“E’ nettare di maschio, mia ninfa” rispose osceno Byron mostrando un sorriso mellifluo. La ragazza scappò con il mal di pancia subito dopo, Byron era dopotutto consapevole che per raggiungere il suo massimo stato di forma avrebbe significato puzzare in maniera mostruosa e scimmiesca, ma questo era un sacrificio che lui chiamava “Ardore virile”, per lui il massimo attributo maschile.
Subito dopo però sentì un forte rumore e la strada si aprì proprio alle sue spalle generando un ampio cratere, davanti a lui un eroe in carne ed ossa aveva aperto con un singolo pugno un buco nell’asfalto, facendo volare fuori il nemico a forma di squalo. L’eroe si ergeva con il suo fisico possente davanti al cratere, indossava una divisa che esaltava le sue braccia grandi e potenti come tronchi, di colore blu e arancione, la testa era coperta da un elmo nero e da un pennacchio ampio e rosso, nella mano destra reggeva un’alabarda in acciaio.
La folla non appena lo vide arrivare iniziò a dimenarsi esaltata, l’avvento e il combattimento di un eroe erano dopotutto show attesi e aspettati quasi come il natale, facce ammirate e meravigliate si mossero e il panico si placò istantaneamente, era dunque questo quello che riusciva a fare un eroe. “Non c’è più niente da vedere, cittadini, questo nemico si consegnerà da solo non appena vedrà con chi ha a che fare, ci penso io qui” disse l’eroe con voce potente e accento marcato, non c’erano dubbi davanti a loro c’era l’eroe che occupava il posto numero tredici della gerarchia europea, davanti a loro c’era Swissguard, anche conosciuto come “True Neutral”.
Byron cercò di raggiungere lo sguardo di Cedric, vide chiaramente che l’amico era iroso e nervoso, dopotutto conosceva bene chi fosse questo eroe e per quanto non avesse contatti con l’oro, la sua presenza era sufficiente a generare rabbia.
“Non cantar vittoria, eroe mascherato, io sono Mako, l’uomo squalo! La mia pinna taglia l’acciaio, i miei denti bucano il cemento, sarà un piacere dimostrare a questo pubblico come un eroe può essere sconfitto facilmente” esclamò l’uomo squalo alzandosi e rimettendosi composto e pronto a reagire. Swissguard non rispose e si limitò a fissarlo in silenzio, quasi con superiorità. Lo squalo si inabissò ancora nell’asfaltò e scomparve alla vista, ma Swissguard non si mosse di un centimetro, Byron conosceva l’unicità di quell’eroe, la conosceva bene, Mako sarebbe morto di lì a pochi secondi. L’uomo squalo apparve dal nulla e colpì l’eroe con la sua pinna, Swissguard schivò in maniera sufficiente affinché la pinna gli generasse solo un taglio profondo.
“E adesso il colpo finale!” urlò lo squalo, ma subito dopo si ammutolì.
Swissguard gli dava le spalle e non osservò lo squalo che si divise in due parti precise in una doccia di sangue. La folla applaudì estatica mentre Swissguard iniziò a sincerarsi delle condizioni sia degli agenti di polizia che dei civili presenti. Byron raggiunse invece Cedric, che aveva un ghigno nervoso sul viso, un ghigno che aveva il sanguinolento sapore di vendetta. L’amico gli mise una mano sulla spalla e Cedric lo fissò iniziando a tranquillizzarsi.
“E’ suo fratello” disse Cedric ancora furioso “Suo fratello è davvero diventato un eroe professionista?”
“L’Europa è cambiata in quattro anni, Cedric, gli eroi che ti ricordi sono molto diversi, ma fidati che le gerarchie non rimarranno come questa, i nostri nomi finiranno in top 10 un giorno” rispose Byron che sapeva come distogliere l’attenzione di Cedric dalla sua rabbia.
Cedric sorrise, ma entrambi sapevano che all’esame di ammissione avrebbero incontrato il loro vecchio amico, fratello dello stesso eroe che avevano visto in azione in diretta, avrebbero rivisto Percy.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Mladen Milik