Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Ricorda la storia  |      
Autore: sunonthesea    19/11/2019    0 recensioni
(ispirata alla canzone "everything i wanted" di Billie Eilish)
La notte non sempre porta consiglio. La maggior parte delle volte, difatti, essa porta soltanto incubi, fantasmi e spettri che di giorno sono relegati nell'altro più oscuro della mente. Non sempre dormire è una bella esperienza, soprattutto se il tuo nome è Johnny Joestar.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gyro Zeppeli, Johnny Joestar
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

I had a dream
I got everything I wanted
Not what you’d think
And if I’m bein’ honest
It might’ve been a nightmare
To anyone who might care

 

Johnny era su un ponte, davanti solo l’oceano. Era sulla sua sedia a rotelle, quella che era diventata in qualche modo una parte di lui. l’azzurro dei suoi occhi si fondeva con quello del mare, di quella massa infinita che nascondeva meraviglie. Meraviglie che lui non avrebbe mai visto per ovvi motivi. Si morse il labbro, provando a guardarsi alle spalle. La strada era vuota, il grigio dell’asfalto che brillava sotto il sole californiano. Non sapeva il perchè della sua presenza lì, sapeva solo che non poteva muoversi. Non avrebbe mai potuto muoversi.

 

 

Thought I could fly
So I stepped off the Golden

 

Appoggiò le mani sui manici metallici che l’avevano rinchiuso per anni, alzandosi in piedi. Essi erano appoggiati al metallo rosso, dello stesso colore delle gote del ragazzo. Era incredibile, parte di un sogno. Passò i piedi miracolosamente funzionanti sul bordo del ponte, quei pochi centimetri che lo separavano dal vuoto totale, per poi arrivare al limite. Le sue solite scarpe da ginnastica grigiastre sembravano fondersi con il cobalto sottostante.

Alzò le mani al cielo, prendendo un bel respiro. Era impossibile, non poteva essere reale. Guardò l’oceano sottostante senza provare la minima emozione, quando un pensiero si fece largo nella sua mente.

Se poteva alzarsi, perché non provare a volare?

 

Nobody cried
Nobody even noticed
I saw them standing right there
Kinda thought they might care

 

La sala era piena. Johnny riusciva a vedere i corpi dei suoi genitori, amici, anche di quella donna per cui aveva perso non solo la testa, ma anche le gambe, la reputazione. La famiglia. Li vedeva tutti lì immobili, le loro facce di cera che fissavano inespressive la bara davanti a loro. E lui vedeva la bara, la sua bara. C’era dentro il suo corpo, sì. Il suo corpo inutile e martoriato, uno stupido contenitore senza vita. Con orrore si separò dal legno ricoperto di velluto, guardandosi le mani nervosamente. Lui era vivo, era vivo e non morto. Quello nella bara era sicuramente un altro. Si trattava di un errore, uno scherzo di cattivo gusto.

 

I tried to scream
But my head was underwater

 

Corse da sua madre, vestita nel suo migliore vestito di raso nero, prendendole la spalla. Iniziò a parlare, ma le parole non riuscivano ad uscire, bloccate da un qualcosa. Corse dal padre, elegante nel suo smoking colore dei corvi, prendendolo per la camicia con fare disperato. Ancora, le urla, le preghiere, sembravano inesistenti.

Come se lui fosse davvero morto. Corse per la stanza, guardando in volto tutti gli ospiti con gli occhi che già si stavano riempiendo di calde lacrime. Ogni volto era di una persona che conosceva nel prima, prima di quella stupidaggine che gli era costata tutto e tutti. Ogni persona apparteneva al prima, non all’adesso. Al suo stupido adesso.

Gli occhi delle persone erano buchi neri di apatia, il nulla cosmico in due palle incastonate in decine di volti bianchi come il latte appena munto. Inespressivi, fantasmi di persone che non si sono mai curati di lui, che non avrebbero pianto nemmeno al suo funerale, fittizio o vero non importava.

Tutte quelle persone lo odiavano, e forse era meglio così.

 

I had a dream
I got everything I wanted
But when I wake up, I see
You with me

 

Si svegliò con gli occhi umidi di lacrime, che svelte scendevano sul cuscino sotto la sua guancia. Si era svegliato piangendo, tentando di liberarsi dall’orribile sensazione di essere dimenticato, soltanto un giocattolo rotto da mettere in un angolo a fare polvere. Ogni volta che cercava di richiudere gli occhi si ritrovava davanti le pupille nere dei presenti al suo presunto funerale, lasciandolo in preda a tenui singhiozzi che risalivano come acqua sulla sua gola, per poi uscire con un crepitio dalla sua bocca.

 

Si girò dall’altro lato del letto, trovando ad aspettarlo gli occhi verde smeraldo di Gyro. Aveva il volto segnato da una preoccupazione visibile: la fronte leggermente aggrotata era accompagnata dalle labbra piene strette in una morsa impossibile da slegare. l’espressione che avrebbe avuto un cane infastidito se solo avesse avuto un volto umano.

-Cosa succede? Stai male?- chiese in un sussurro urlato, avvicinandosi strisciando tra le coperte. Nonostante convivessero da più di quattro mesi, non avevano l’abitudine di dormire abbracciati, come solitamente facevano le coppie, ma si addormentavano a qualche centimentro di distanza, l’uno con in mano qualche libro dell’orrore e l’altro, Johnny, con le cuffiette della musica ancora attorcigliate al suo corpo.

 

Johnny scosse la testa come avrebbe fatto un bambino colto con le mani nel sacco mentre tentava di mangiare una fetta di torta riservata alla cena, per poi abbassare lo sguardo. Gyro aveva fin troppi problemi, con l’apprendistato e tutto, e non voleva dargli altri pensieri. E poi, lui non c’era nemmeno nel suo sogno.

-Niente. Ho starnutito- mentì, ipnotizzato dal disegno delle labbra delle sue labbra. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quella era una delle cose che lo attraevano di più del suo corpo.

 

Gyro sorrise bonariamente, avvicinandosi fino a sfiorare il petto coperto da una di quelle vecchie t-shirt dei Led Zeppelin che continuavano ad arrivare dai suoi parenti italiani contro quello di Johnny, scompigliandogli i capelli. -È impossibile starnutire mentre si dorme, lo sapevi?- lo corresse, pizzicandogli il naso con le dita. Nonostante tutta quella tenerezza, gli occhi acciaio di Johnny continuavano ad essere pieni di quell’oceano infinito. Con un movimento scattante si attaccò al suo collo, inspirando a lungo il suo profumo di caffè e laboratorio, che anche la sera era presente. Gyro rimase piacevolmente sorpreso, ricambiando la stretta pazientemente. -Ora vuoi spiegarmi che ti è successo?- chiese con una dolcezza che dimostrava poco, stringendolo forte come se avesse paura che qualcuno o qualcosa lo potesse strappare via da lui.

 

-Io sono vivo, Gyro? Sono davvero vivo? Sei...sei sicuro che tutto questo sia vero?- chiese in un singulto, infilando le unghie rese corte dalla sua ansia nella carne del suo compagno. Le lacrime stillavano fuori dalle sue palpebre glaciali, mentre quei volti sembravano sempre volerlo rapire. Non voleva andare via. Non voleva volare via.

 

Gyro rimase sorpreso da quelle parole, baciandogli il capo in modo fugace come avrebbe fatto un padre con suo figlio piccolo, per poi scendere al livello dei suoi occhi.

 

 

And you say, “As long as I’m here, no one can hurt you
Don’t wanna lie here, but you can learn to
If I could change the way that you see yourself
You wouldn’t wonder why you’re here, they don’t deserve you”

 

-Non sei morto, se qui. Con me- disse con una sincerità disarmante, stringendogli le spalle. Johnny si morse le labbra, tentando di non piangere più. Appoggiò le lunghe dita sulle chiazze scure che Gyro aveva ai lati del volto, trepidante nell’attesa delle parole che sarebbero uscite dalla sua bocca.

-E finché ci sarò io, finché saremo insieme- posò la sua mano sul pamo di quella di Johnny, facendogli venire un brivido lungo la schiena. -Finchè saremo insieme non ti succederà mai nulla, te lo giuro-.

 

-E quanto resterai con me? Quanto ti ci vorrà per stancarti?- con gli occhi gonfi di paura Johnny pronunciò quelle parole affilate come lame, senza però muoversi di mezzo centimetro. Gyro gli accarezzò la fronte, per poi accennare una risatina. -Stai scherzando? Io non ti abbandonerò mai, Johnny. Sei il mio sole, la mia luna e tutto quello che c’è in mezzo. E non mi interessano gli sbagli del tuo passato, ne abbiamo già parlato-.

 

Nel sentire quelle parole un sorriso si creò sul volto del più giovane, abbracciando di nuovo Gyro. Senza affanni, solo con quell’affetto che quasi sempre segue la sofferenza. Gli baciò il petto, allacciando le mani dietro la sua schiena, in una ferocemente lieve, disperata nella sua felicità.

 

-Adesso dormi, domani sarà una lunga giornata- con un ultimo bacio sul capo, il più grande chiuse gli occhi, continuando a stringerlo, come unica protezione le sue braccia.

 

 

I had a dream
I got everything I wanted
But when I wake up, I see
You with me

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: sunonthesea