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Autore: roxycj    20/11/2019    2 recensioni
Mi chiamo Roberta e ho 17 anni quasi 18. Non ho molti amici e per questo mia madre pensa che io sia associale, a scuola vengo spesso presa di mira da Miriam, la classica bulla che quando si annoia va a rompere le scatole al primo imbranato che trova sulla sua strada...
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi chiamo Roberta e ho 17 anni, quasi 18. Non ho molti amici e per questo mia madre pensa che io sia associale. A scuola vengo spesso presa di mira da Miriam, la classica bulla che quando si annoia va a rompere le scatole al primo imbranato che trova sulla sua strada. A scuola vado piuttosto bene sopratutto in letteratura. I miei autori preferiti sono Manzoni e Carducci. I loro libri quali "i promessi sposi"  li avrò letti chissà quante volte e non mi stancherò mai di leggerli.

I giorni passavano "tranquilli" come al solito. La solita bulla che cerca di abbassare ancora di più la mia autostima e le ore che sembrano non passare mai. Ma un mercoledì, mentre la professoressa stava spiegando Oscar Wilde, sentivo come una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa da un momento all'altro.

Dopo scuola, verso le 4 del pomeriggio mi recai in chiesa, perchè faccio volentieri dei lavori per il parroco senza chiedere nulla in cambio. Arrivai presto e la chiesa era vuota e fredda. Don Gerardo mi aveva chiesto di riordinare dei libretti, delle candele e dare una pulita in giro senza rompere nulla. Il tempo passava, ma ad un tratto mentre stavo finendo di pulire, dalla sacrestia iniziai a sentire dei strani rumori.

In sacrestia c'è la lampadina del lampadario che non funziona tanto bene, quando la accendi ogni tanto si spegne, poi si riaccende. Pensando che fosse Don Gerardo, iniziai a chiamarlo, ma nessuno rispondeva. Così, mi avvicinai molto lentamente alla porta e con la luce che lampeggiava un pò, ho notato la presenza di un uomo. Era un uomo alto, sembrava un meccanico, perchè indossava vestiti da lavoro e una maschera bianca molto inquietante, che sembrava la maschera del capitano kirk. Gli feci alcune domande del tipo perchè si trovasse lì, se aveva bisogno di qualcosa ma lui rimase fermo senza rispondere fino a quando la lampadina non si spense e quando si riaccese lui non c'era più. Mi guardai attorno chiedendomi dove fosse finito, chiedendomi se fosse stata la mia immaginazione. un brivido mi corse lungo la schiena e così decisi di andarmene da lì. Ma quando ero in procinto di avvicinarmi alla porta d'uscita mi sentii afferrare e sollevare di peso da terra. Mi voltai e vidi che quello strano individuo era di fronte a me e non aveva buone intenzioni. Riuscii a liberarmi e a fuggire, e mentre correvo sentivo che mi stava inseguendo. Le mie urla attirarono l'attenzione di Don Gerardo che si precipitò. Quando arrivò, ero in uno stato di shock e l'uomo era sparito nuovamente. Speravo fosse stato solo un incubo ad occhi aperti e per paura non andai più in chiesa a fare i lavori per il parroco. 
 
Una domenica pomeriggio,  i miei mi portarono in un parco dove potevi andare sulle giostre liberamente anche senza pagare, il paradiso. Mi piaceva molto quel parco, c'erano un sacco di giostre molto divertenti. Mio padre mi disse che quelle giostre le aveva create il proprietario del parco con l'aiuto di sua moglie con le loro mani ma non c'era di cui preoccuparsi perché era un posto sicuro. Andai su diverse giostre, ma la mia preferita era il red spinner, un gioco a rotazione molto grande che gira manualmente, alcuni ragazzi questa giostra erano piuttosto bravi a farla girare velocemente.  Poi andai sulle catenelle che stranamente erano libere, non c'era nessuno. non ci feci molto caso e salì nella speranza che arrivasse qualcuno. Poco dopo, mentre ero ancora seduta, ritornò lui, l'uomo con la maschera bianca. Ci guardammo per un pò, poi gli chiesi nuovamente chi fosse e perché aveva cercato di uccidermi. Non rispose, e questo suo silenzio non so se definirlo inquietante o se semplicemente non aveva voglia di rispondere ma da un lato mi piaceva. Mi sono sempre piaciuti i tipi misteriosi, non che ne abbia incontrati molti di tipi cosi, ma lui da un lato mi piaceva molto. Nonostante io continuassi a parlargli, lui non si muoveva e non rispondeva, stava sempre fermo a fissarmi.

Provai a chiedergli se volesse giocare. Gli mostrai come fare per girare le catenelle e gli chiesi se poteva farmi girare. Lui continuava a stare fermo e non parlare. Poi finalmente, quando si decise a muoversi, si avvicinò alle catenelle e le fece girare. Io iniziai a divertirmi fino a quando non mi accorsi che stava andando un pò troppo veloce e quindi gli chiesi di rallentare un pò. Ma lui continuava a girare sempre più velocemente. Da un lato era divertente, ma dall'altro lato stavo iniziando a sentirmi male, addirittura non riuscivo quasi più a respirare. Poi, arrivò un altro uomo che le diede un colpo in testa facendolo svenire e fermò la giostra. Mi chiese se stessi bene se doveva chiamare qualcuno. Io non appena mi ripresi, lo tranquillizai e tornai di corsa dai miei. L'uomo dalla maschera bianca ovviamente sparì.

Tornata a casa feci una ricerca per vedere chi fosse questo individuo e scoprì che era un criminale serial killer. Si chiamava Michael myers, ricercato per aver compiuto omicidi tra cui sua sorella all'età di sei anni. Un altro brivido mi percorse la schiena e mi chiesi perché avesse scelto proprio me come sua nuova vittima.
Il giorno dopo arrivò in città un dottore che lavora in un penitenziario e si occupa dei criminali. Era venuto in città a far visita a suo cugino che vive proprio di fronte a me. 
Non lo conosco molto bene ma ogni tanto lo vedo arrivare con la sua macchina verdastra.

La sera i miei, avevano deciso di uscire. Sarebbero stati al cinema e a mangiare fuori. Io sono rimasta a casa a guardare la tv. Ma dopo un pò iniziai ad annoiarmi, così chiamai Sara, una delle poche amiche che avevo e ci siamo messe a parlare. Mi sono anche fatta dare i compiti perché mi ero scordata di scriverli nel diario. Di solito scrivo sempre tutto nel diario appunto per paura di dimenticarmi le cose. Mentre stavamo parlando, Michael tornò perché sentii la porta sul retro aprirsi, e i miei avevano detto che probabilmente avrebbero fatto tardi. Quindi salutai Sara e provai a raggiungere le scale per andare al piano di sopra. Ma non appena uscii dal salotto lo notai che era fermo in un angolo buio del corridoio. 
 
Da un lato fui contenta di vederlo e gli chiesi se volesse giocare a nascondino. In realtà era soprattutto una scusa per andare di sopra e chiamare aiuto. Lui continuava a non rispondere. Provai a convincerlo a non seguirmi, di rimanere fermo dov'era. Ma mentre riuscii a salire le scale, riuscii a sentire i suoi passi che mi seguivano. Entrai in camera chiudendomi la porta alle spalle e mi nascosi nell'armadio. Dall'interno dell'armadio riuscivo a sentire Michael che cercava di sfondare la porta e alla fine ci riuscì. Potevo sentire i suoi lenti passi all'interno della stanza che mi cercava e poi come aveva sfondato la porta, sfondò anche l'armadio e riuscì a trovarmi. Io gli lanciai un attaccapanni da muro che lo fece indietreggiare abbastanza da permettermi di uscire. Gli dissi che a nascondino non si sbircia e corsi fuori in giardino dove incontrai il dottore che si occupa dei criminali, che vedendo Michael, rimase stupito. Lui provò a sparare dei colpi e Michael cadde a terra apparentemente privo di vita. Il dottore mi chiese se stessi bene e io rassicurandolo mi chiesi se "l'incubo" fosse veramente finito...

 

 



 
   
 
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