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Autore: ELIOTbynight    20/11/2019    1 recensioni
[SF9]
"Era fantastico ogni volta vedere le facce stupite degli amici e conoscenti, quando Inseong si sentiva chiedere che lavoro facesse e come risposta buttava lì un bel “sono un tatuatore”. […]
Un’altra cosa fantastica era raccontare dei suoi tatuaggi più strani, di richieste di ogni genere che lui aveva accettato di fare senza battere ciglio, siccome aveva un’etica professionale a cui teneva. Dopo qualche anno aveva avuto ogni tipo di esperienza e il suo ago non aveva più alcuna difficoltà con nessun disegno, per quanto complicato potesse essere.
Ma nulla avrebbe potuto prepararlo alla richiesta di Lee Sanghyuk."
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Questa storia partecipa a “Ink’n’Soul” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa a “Ink’n’Soul” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 3.084
★ Prompt/Traccia: 13. A è un tatuatore e B un cliente con una richiesta particolare.


 
 
사랑스럽다


 
Era fantastico ogni volta vedere le facce stupite degli amici e conoscenti, quando Inseong si sentiva chiedere che lavoro facesse e come risposta buttava lì un bel “sono un tatuatore”. Non che in realtà ci fosse davvero qualcosa di cui stupirsi, insomma, era un lavoro anche normale per un giovane uscito dal liceo artistico, ma in fondo Inseong sapeva di emanare un’aura di compostezza ed eleganza, in un certo senso, come se fosse nato per indossare un’uniforme o per fare un lavoro più “intellettuale”.
“Anche fare il tatuatore può essere intellettuale,” si ritrovava a spiegare spesso, “più di quanto immagini.”
Un’altra cosa fantastica era raccontare dei suoi tatuaggi più strani, di richieste di ogni genere che lui aveva accettato di fare senza battere ciglio, siccome aveva un’etica professionale a cui teneva. Dopo qualche anno aveva avuto ogni tipo di esperienza e il suo ago non aveva più alcuna difficoltà con nessun disegno, per quanto complicato potesse essere.
Ma nulla avrebbe potuto prepararlo alla richiesta di Lee Sanghyuk.
 
“Ciao, sono Inseong.”
Si presentò come al solito con un cenno del capo, vedendo entrare due ragazzi che erano stati guidati lì da Juho, il commesso del negozio di orecchini e accessori nel cui retro lavorava appunto il tatuatore.
Il tipo più alto sorrise e ricambiò il gesto. “Ciao, il mio amico è qui perché è interessato a tatuarsi.” disse, indicando l’altro. Era un ragazzo dal viso simpatico, che strinse le labbra timidamente in un sorriso.
“Come ti chiami?” lo incoraggiò Inseong.
Lui sembrava inspiegabilmente un po’ restio a parlare, ma dopo un momento di esitazione rispose: “Sanghyuk.”
“Bene, Sanghyuk. Parlami del tuo tatuaggio, come lo vuoi, dove lo vuoi …”
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, come se quella domanda non fosse la più ovvia da porre in un posto del genere. Lanciò uno sguardo incerto e preoccupato al suo amico e non riuscì a spiccicare una parola.
“Ah, già.” mormorò il ragazzo più alto, con gli occhi al cielo. “Io vado a dare un’occhiata agli altri negozi qui intorno. Ci vediamo più tardi.”
“Grazie, Seokwoo.” disse Sanghyuk con un filo di voce e un sorriso riconoscente, prima di vedere andare via l’amico.
Sanghyuk rimase così da solo con Inseong, che si chiedeva cosa mai spingesse il suo cliente a non volere alcun accompagnatore persino durante la fase di decisione del disegno da tatuare. Non era la prima volta, perché Inseong aveva anche tatuato persone che volevano fare una sorpresa a qualcuno, oppure invece volevano nascondersi; ciononostante la questione appariva piuttosto misteriosa.
Quando i due restarono soli, Sanghyuk si sedette accanto al tavolo da cui di solito Inseong lavorava sui disegni e sulla sua agenda piena di appuntamenti.
“A dire la verità … non so che cosa potrei tatuarmi.” esordì a testa bassa.
Inseong era preparato anche a questo, ma ciò non toglieva che davanti a un’espressione tanto sconsolata dovesse essere comunque paziente e comprensivo.
“Tranquillo, è normale.” disse, sedendosi dall’altra parte del tavolo. “Puoi prenderti tutto il tempo per pensarci, ma l’importante è che sia qualcosa di cui tu sia convinto, visto che è permanente. Se è il dolore il problema, posso assicurarti che-”
“Non è questo.” lo interruppe Sanghyuk, e Inseong chiuse la bocca per non riaprirla più, in attesa di ricevere una spiegazione. La faccenda sembrava seria.
Sanghyuk si prese un attimo di tempo per appoggiarsi al tavolo con i gomiti e fare un paio di lunghi respiri, prima di spiegare.
“Ecco, quando dico di non sapere cosa tatuarmi, non lo so davvero. Ma voglio farlo, devo farlo.” iniziò a voce bassa e imbarazzata, muovendo gli occhi da una parte all’altra nervosamente. “Voglio avere sulla pelle qualcosa che mi rappresenti, qualcosa che per me significhi veramente tanto, che mi dia forza e motivazione quando ne ho bisogno. Ma è questo il problema, io non lo so.”
Di tutte le storie che in quello studio gli erano state raccontate, Inseong pensò che quella fosse piuttosto originale. Sforzandosi sempre di essere gentile, disse:
“Beh, Sanghyuk … se non sai cosa tatuarti, forse è meglio non farlo.” 
“Ma io ne ho bisogno! Ne ho bisogno per salvare me stesso.”
“Per … per salvare te stesso?” ripeté Inseong, preoccupato.
Sanghyuk sospirò e fece per alzarsi. “Forse … Forse è meglio lasciar perdere.” disse intanto, ma Inseong lo trattenne per un polso.
“No, aspetta. Ne stai parlando come se fossi in pericolo di vita. Hai dei problemi di qualche tipo, magari in famiglia o …?”
L’altro lo guardò triste e scosse la testa, ma apprezzò l’interesse del tatuatore e decise che gli doveva almeno una spiegazione. Si risedette e si preparò a raccontare.
“E’ da tutta la vita che vengo preso in giro.” cominciò, e questa volta cominciò davvero. “Sono sempre stato un bambino strano, attiro l’attenzione facilmente, faccio ridere tutti e quando sono di buonumore sono capace di fare tutto. Ma c’è sempre un momento in cui quello che faccio, quello che sono, diventa semplicemente … troppo. In qualche modo finisce male e il risultato è che mi ritrovo da solo.”
Ora che Inseong aveva un’idea di quale fosse il problema, si rese conto di essere più interessato di quanto potesse risultare normale, e così restò in silenzio ad ascoltare.
“E’ sempre stato così. A scuola, in famiglia … tutti mi vedono come un pagliaccio.”
“... ma tu non vuoi tatuarti un clown, vero?” azzardò a chiedere Inseong.
Sanghyuk aggrottò la fronte e ribatté: “Certo che no!”
Il tatuatore si spinse all’indietro sullo schienale della sedia come reazione naturale, ammutolito.
“Il problema è che … in qualche modo questa cosa fa parte di me. E’ il mio modo di approcciarmi alle persone.” spiegò ancora Sanghyuk, con espressione combattuta. “Ma io non sono solo questo e voglio qualcosa sulla pelle che mi ricordi chi sono, come sono davvero. Qualcosa che mi faccia capire che non sono un pagliaccio e basta.”
Inseong giunse a una triste conclusione: Sanghyuk si era sentito definire un clown talmente tante volte da essersi dimenticato chi fosse veramente. 
“Perciò aiutami!” esclamò Sanghyuk all’improvviso, sbattendo le mani sul tavolo e facendo sobbalzare Inseong. “Fammi un tatuaggio che descriva il vero me stesso, sceglilo tu!”
“I-Io? Ma io non ti conosco!” rispose il tatuatore, confuso. “Non posso metterla io, l’idea!”
Dopo quell’ultima frase cadde una pesantezza inaspettata nell’aria. Il volto di Sanghyuk si trasformò lentamente, fino a oscurarsi in un’espressione triste e delusa. Inseong aveva quasi l’impressione di star parlando con un bambino che pretendeva qualcosa di impossibile, ma fu abbastanza intelligente da non fermarsi lì col pensiero e andare oltre, realizzando di non poter semplicemente tirarsi indietro.
Non se voleva sbarazzarsi di quella piccola e stupida stretta al cuore chiamatasi compassione.
“Però …” continuò titubante, e Sanghyuk lo guardò speranzoso, spalancando gli occhi grandi. “Se è davvero così importante per te, posso anche provarci.”
“Davvero? Grazie grazie grazie grazie graz-”
Sanghyuk si era alzato in fretta e stava facendo il giro del tavolo per andare ad abbracciarlo, ma Inseong riuscì a fermarlo prima.
“Fermo! Non posso farlo adesso.”
L’altro congelò sul posto. “Come, non adesso?”
“Per tatuarti qualcosa di così importante, dovrei prima … non so, conoscerti meglio.” Inseong la buttò lì facendo spallucce, e Sanghyuk non sembrava ostile all’idea. “Possiamo uscire qualche volta e quando avrò l’ispirazione, allora ti farò il tatuaggio. Ci stai?”
Sanghyuk era un po’ incerto di fronte alla prospettiva di dover attendere ancora, prima di ottenere quel tatuaggio; sembrava davvero impaziente di risolvere il suo problema con se stesso. Tuttavia, anche così non gli dispiaceva: aveva l’occasione di mettersi in gioco di nuovo, mostrando chi era veramente a chi ancora non lo aveva conosciuto.
“Ci sto!” esclamò con un leggero sorriso, e anche Inseong ammise di sentirsi più sollevato. “Ora posso darti un abbraccio??”
“No.”
 
Passarono i giorni e le settimane, e il pensiero di fare un tatuaggio a Sanghyuk si fece sempre più piccolo e lontano, dimenticato in un angolo della mente, perché presto il tempo trascorso in sua compagnia era diventato fine a se stesso.
Quello che Sanghyuk gli aveva detto non era affatto sbagliato: era una persona divertente, attiva, entusiasta. Inseong poteva parlare con lui di qualsiasi cosa, rendendo serio un argomento superficiale e rendendo più leggero un discorso particolarmente pesante. Sanghyuk faceva ridere spesso, ma Inseong aveva conosciuto il suo lato sensibile prima di ogni altra cosa e non era più riuscito a toglierselo dalla testa. Lo osservava, cercava di cogliere la profondità dietro ogni suo gesto, uno sprazzo di quel suo vero io che voleva così disperatamente tatuarsi sulla pelle.
Un giorno scoprì anche la sua timidezza.
 
“Ragazzi, lui è Sanghyuk. E’ un amico che ho conosciuto al lavoro.”
A quel punto Inseong si aspettava che il ragazzo salutasse Jaeyoon e Youngbin, presentandosi con un gran sorriso … invece nulla, solo un sorrisino tirato e un cenno del capo.
“Ti sei fatto un tatuaggio da Inseong?” domandò Jaeyoon curioso.
Sanghyuk impallidì e sbarrò gli occhi. “Ah, ecco … in realtà …” iniziò a balbettare, e per un attimo a Inseong parve di vedere completamente un’altra persona.
“In realtà ha accompagnato un amico.” decise di intervenire per aiutarlo. “Mentre tatuavo abbiamo chiacchierato e a quanto pare abbiamo molti interessi in comune, così siamo usciti qualche volta.”
Sanghyuk annuì e confermò la sua versione, sempre tirando un sorriso per essere convincente. Gli altri due amici non sospettarono che potesse essere nervoso e continuarono a parlargli normalmente per tutto il pomeriggio. Inseong era esterrefatto: Sanghyuk a malapena spiccicava una parola, si limitava ad ascoltare e spesso doveva farsi ripetere le cose perché al primo ascolto non era stato abbastanza attento.
Quando Youngbin decise di sfidare Jaeyoon al DDR per la quinta volta di fila, non accettando di perdere ancora, Inseong ne approfittò per prendere il nuovo amico da parte e chiedergli spiegazioni.
“Sanghyuk, sei nervoso?” chiese, forse più diretto del dovuto.
L’altro si irrigidì. “No, perché? Forse … forse un pochino?”
Inseong dovette trattenersi dal non mettersi a ridere.
“Cosa c’è da essere nervosi? Con me non lo sei … Cioè, sì, ci siamo conosciuti in un modo particolare, ma non capisco comunque. Sono i miei amici di una vita e sono a posto. Perché non ti stai comportando come al solito?”
“Non lo so.” borbottò Sanghyuk semplicemente. “Magari perché tu sai e loro no.”
Inseong lo prese per le spalle in modo gentile ma sicuro.
“Ma non è solo a me che devi mostrare il vero te stesso. Non devo vederlo solo io, ma anche gli altri, il mondo intero.”
“Il tatuaggio lo faccio per me stesso, ricordi? E’ per ricordare a me stesso chi sono.” rispose Sanghyuk, imbronciandosi.
Inseong era talmente intenerito da quell’espressione che gli sorrise.
“Il tatuaggio forse sì, è per te stesso, ma tutto il resto di te? Quello che finora le persone non sono riuscite a vedere? Il Sanghyuk che ho conosciuto io in queste ultime settimane, non vuoi farlo vedere anche ai miei amici?”
A quel punto Sanghyuk capì che imprimersi sulla pelle il suo vero io non sarebbe servito a nulla, se prima non fosse rimasto impresso agli occhi degli altri.
“... forse hai ragione.” mormorò alla fine, incrociando le braccia al petto per sembrare volutamente un bambino.
Inseong ridacchiò e proprio in quel momento Youngbin lanciò un clamoroso grido di vittoria. Sanghyuk corse in sua direzione e i due festeggiarono con un abbraccio e un coro celebrativo, come se fossero stati allo stadio. E mentre Jaeyoon si lamentava che Youngbin, durante l’ultima canzone ballata al DDR, gli aveva pestato i piedi più volte, Inseong si mise a ridere e non smise per molto tempo.
 
Più tardi Inseong capì che Sanghyuk aveva esitato a far emergere la parte più autentica di se stesso per pura timidezza, il che era assolutamente normale. Piano piano stavano emergendo delle sfumature interessanti di lui, il suo lato riflessivo, il suo lato altruista … Inseong si rese conto di essere felice di averlo come amico.
“Sanghyuk è forte.” gli disse Jaeyoon un giorno. “Ieri l’ho accompagnato a comprare dei libri per l’università e poi siamo andati a bere qualcosa in un bar. Mi ha subito avvertito che a un tavolo c’erano seduti dei suoi vecchi compagni di scuola che l’avevano sempre preso in giro per il peso, siccome da piccolo era più robusto …”
“Sì, me l’aveva raccontato.” annuì Inseong. “Che cosa è successo, non dirmi che l’hanno rifatto?!”
“No, non hanno osato. Non dopo che la cameriera gli ha versato un bicchiere intero di coca cola addosso per sbaglio e lui si è dovuto togliere la maglietta bagnata.”
Inseong fissò Jaeyoon a occhi sbarrati e a bocca aperta, con un verso di sorpresa. L’amico scoppiò a ridere e proseguì il racconto:
“E’ stato fantastico, li ho visti chiaramente fare la stessa faccia che hai fatto tu. Sanghyuk poi è stato gentilissimo con la cameriera, e anzi! Ha ordinato una fetta di torta con la panna sopra e siccome la maglietta doveva ancora asciugarsi, se l’è mangiata tutta tranquillamente senza maglietta!”
Inseong lanciò un grido, immaginandosi la scena. Col tempo Sanghyuk aveva fatto abbastanza esercizio da guadagnare un fisico invidiabile e quella era stata una vendetta meravigliosa, a detta di Jaeyoon.
“E’ proprio un bravo ragazzo.” fece quest’ultimo.
“Già … è così sensibile, ma fa anche queste cose.” aggiunse Inseong. “E pensare che l’ho conosciuto sull’orlo del pianto.”
“Davvero? Non avevi detto che aveva solo accompagnato un amico a farsi tatuare?”
Inseong a quel punto raccontò la vera storia di come aveva conosciuto Sanghyuk e della richiesta insolita con cui si era presentato in negozio qualche mese prima.
“Non ne avevo idea.” commentò solamente Jaeyoon. “Adesso pensi che ne abbia ancora bisogno?”
Inseong sospirò. “E’ chiaro che lui è una persona che si può voler bene, perché ha tantissime qualità, ma credo che lui abbia ancora bisogno di sentirsene rassicurato.”
“Hai già un’idea di che cosa tatuargli?”
“No …” l’amico scosse il capo, desolato, per poi cambiare subito espressione. “Ma forse devo solo prendermi un po’ di tempo per pensarci.”
 
In effetti Inseong ci pensò su tutta la notte. Guardò e riguardò gli schizzi e i bozzetti dei tatuaggi più complicati che aveva fatto fino a quel momento, per poi passare ai disegni più semplici, a caratteri orientali particolari o qualsiasi altro simbolo che riuscisse a trovare, ma non ottenne l’ispirazione giusta.
Passò ore a navigare sul web fino a farsi venire il mal di testa e sfogliò i libri di storia dell’arte che aveva ancora a casa, ma niente sembrava adatto per descrivere Sanghyuk.
Alle quattro di mattina, Inseong era seduto alla scrivania di casa, mezzo addormentato, accasciato sui libri in una fase di mezza trance che di poco lo separava dal sonno vero e proprio. I suoi pensieri vagavano incontrollati e davanti agli occhi chiusi gli comparve il Sanghyuk del loro primo incontro, il Sanghyuk timoroso e preoccupato, ma convinto. Inseong ricordò quanto avesse trovato grandi i suoi occhi scuri, quanto fossero amichevoli i suoi lineamenti, e poi quando gli aveva sorriso in quel modo un po’ modesto quando lui aveva accettato di aiutarlo.
Fu in quell’attimo, che l’ispirazione lo investì come un treno.
Inseong si tirò su a sedere di scatto, sbattendo gli occhi. Restò a fissare il vuoto per dei lunghissimi secondi, prima di prendere il cellulare e chiamare Jaeyoon.
“Inseong …?”
“Jaeyoon, sei sveglio?”
“Adesso sì. Ma che ore sono?”
“Jaeyoon, forse ho trovato.”
“Trovato che cosa?”
“Il tatuaggio di Sanghyuk.”
“... Ah. E cosa c’entro io?”
“Jaeyoon, non avevi detto che all’università avevi conosciuto una ragazza italiana?”
 
Inspiegabilmente, Sanghyuk non si sentiva nervoso quando entrò nello studio di Inseong e lo trovò sorridente ad aspettarlo. Avevano passato talmente tanto tempo insieme che ormai pensò di potergli affidare la sua vita. Si fidava ciecamente di lui.
“Togliti la maglietta, sdraiati e rilassati. E soprattutto, non aprire gli occhi finché non ho finito.”
Quelle furono le uniche indicazioni del tatuatore e Sanghyuk fece come richiesto senza obiettare. Inseong, nonostante avesse delle occhiaie scure a decorargli il viso, non era mai stato meglio. Con la massima concentrazione, impresse l’inchiostro nero con l’ago sulla pelle dell’amico, come a mettere una firma su un capolavoro già esistente.
Quando Inseong ebbe finito anche con l’ultimo dettaglio ed ebbe coperto il tatuaggio con la pellicola, sorrise.
“Vieni a vedere, amico.”
Sanghyuk si alzò lentamente, senza il coraggio di parlare. Aprì gli occhi e vide Inseong indicargli lo specchio. Deglutì e vi si avvicinò, osservando il marchio indelebile che ora aveva sul petto.
Era una parola.
“Ti piace? Ho deciso di tatuarlo vicino al cuore, perché beh, il tuo cuore è grande ed è bene che te lo ricordi.” esordì l’altro, compiaciuto.
Sanghyuk osservò i caratteri eleganti ma spessi con cui Inseong aveva marchiato la sua pelle e cercò di leggere cosa ci fosse scritto, ma siccome non era una parola coreana non ci riuscì granché bene. Inseong rise e quando gli disse il significato, Sanghyuk lo guardò meravigliato, senza riuscire a dire nulla.
“Inseong … d-davvero?”
“Sì.” annuì l’altro. “Quando l’ho detto a Jaeyoon e Youngbin, e anche a Seokwoo, ne sono stati tutti entusiasti. Ti descrive alla perfezione.”
Sanghyuk tornò a guardare la propria immagine riflessa allo specchio con sguardo quasi perso.
“Ma … ma come …”
“Vedi, in effetti può sembrare un po’ strano.” iniziò Inseong, appoggiando amichevolmente un braccio intorno alle sue spalle. “Insomma, è un aggettivo che di solito si usa per qualcosa o per qualcuno, per come si vede. Però non so, oltre al suo significato normale, io in qualche modo riesco a percepire questa parola anche quando penso ai momenti passati insieme, alla tua compagnia. Non è né troppo generico, né troppo specifico. E’ modesto quasi, ma secondo me si addice proprio a quella parte di te stesso che finora nessuno era riuscito a vedere veramente. Che ne dici?”
Sanghyuk, che per tutto il tempo era rimasto a fissare la parola incisa sul suo cuore con gli occhi che luccicavano dalla sorpresa, si voltò verso Inseong e gli regalò un ampio sorriso luminoso.
“Grazie!” esclamò, stringendolo a sé con un braccio solo.
Inseong ricambiò la stretta volentieri, facendo attenzione a non fargli male dove l'aveva appena inciso con l'ago, e poi rilassò il mento sulla sua spalla nuda, ammirando di nuovo allo specchio l’opera d’arte che aveva appena creato.
E infine, pronunciò quella parola in modo corretto, per far sì che Sanghyuk la ricordasse per sempre.


 
“Grazioso.”
 
 



THE END
 







*



AAAAHHHHH non scrivevo da un sacco di tempo! Meno male che c'è Fanwriter.it. :')
E meno male che ci sono gli  SF9, amori grandi della mia vita! *^*
Vi dirò... non si finisce neanche sul contesto romantico, il che forse ha reso la storia un po' piatta... però abbiate pazienza, non scrivevo da un po', e poi è anche la prima volta che scrivo sugli SF9 - tra l'altro su una "coppia" che non shippo come prima scelta, cioè capiamoci-
E quindi niente, sono qui comunque e ho tanta voglia di tornare alla carica con delle storie più sostanziose di quelle che ho sfornato nell'ultimo anno. Farò del mio meglio!
Intanto, ditemi cosa pensate di questa cosina per tenermi allenata. :3

Ah, dimenticavo!
Il titolo si pronuncia "sarangseuropda", che significa "amabile, adorabile", ed è la parola che in coreano più si avvicina al concetto di "grazioso" espresso in questa storia, il concetto con cui quindi io ho interpretato quello che poi è un vero tatuaggio di Dawon - onestamente non so bene per lui veramente cosa significhi, io ho voluto dare una mia interpretazione personale con questa storia.
Ci tengo a specificare che in italiano "grazioso" si può usare anche in altri modi, per le ragazze per esempio, ma in coreano si dice in un altro modo che con questa storia non andava bene. Spero di essere stata esaustiva con la spiegazione. :D

Un bacio


by Eliot ;D
   
 
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