Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: AlsoSprachVelociraptor    20/11/2019    1 recensioni
Westeros è un luogo crudele, quanto i suoi regnanti e le sue guerre. Thoros ha imparato a conoscere Westeros, ma sta ancora imparando a comprendere i suoi abitanti, e con essi il capitano della spedizione suicida nelle Terre dei Fiumi contro Clegane e i Lannister, da cui non sa se tornerà vivo.
Beric, però, non è il classico westerosi.
.
.
Solo una semplice fanfiction shipposa Thoros/Beric, la mia grande OTP♡
Non smut ma quasi. Benchè i personaggi siano entrambi maggiorenni e consenzienti c’è una *grossa* differenza di età tra i due, dunque leggete a vostra discrezione.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Beric Dondarrion, Thoros di Myr
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Thoros odiava gli accampamenti di guerra, così silenziosi la notte da poter sentire tutti i rumori di quel bosco a cui non appartenevano, e Thoros meno che tutti.

Li aveva visti, gli alberi con le facce. Lì nelle Terre dei Fiumi erano ovunque, e lo fissavano, fissavano lui in particolare, come a schernirlo e a ricordargli che lui non sarebbe dovuto essere lì. Ormai abitava a Westeros da vent'anni, e sapeva che lui era e sarebbe sempre stato uno straniero in quelle terre, che non gli sarebbero mai appartenute completamente. 

Ci aveva fatto il callo agli sguardi di traverso e al borbottare in sottofondo della gente, ma agli occhi sanguinanti di quegli alberi…

Rabbrividì istintivamente, anche se stava ravvivando il fuoco. Lo terrorizzavano quegli alberi, i loro occhi che sembravano orbite vuote ma vive, sanguinolente, impossibili da dimenticare.

Non si era accorto di essersi messo a fissare il fuoco, mentre i suoi pensieri vagavano veloci. Strizzò gli occhi e sentì le lacrime e non seppe se gli occhi gli bruciavano per stanchezza o per paura. Si riaccasció a terra, sfregandosi gli occhi come un bambino piagnucolone.

Non aveva avuto così paura nemmeno durante la guerra di Pyke, nemmeno durante la guerra di Robert, mentre aveva nemmeno vent'anni e si nascondeva nelle cripte per non sentire le urla degli uomini torturati dal re folle. 

O meglio, aveva avuto paura. Paura folle per la propria vita, paura logica e tremendamente realizzabile. Questa volta… che paura era?

Non più di morire. Ora era stanco, appesantito dagli anni e si sentiva un guscio vuoto. Si era ripromesso che non avrebbe mai più visto la guerra, e invece Ned Stark l'aveva mandato lì, nelle lontane Terre dei Fiumi, a combattere e morire. Per cosa?

Ma aveva paura, lo sentiva nelle ossa, sotto le sue vesti rosse e sotto il suo grasso e i suoi muscoli, nelle ossa, qualcosa di freddo entrargli dentro e farlo tremare dal terrore.

Una sensazione, una predizione, forse il suo dio che era tornato a fargli visita per ricordargli che valar morghulis, tutti gli uomini devono morire.

Thoros si premette le mani sul viso, sospirando pesantemente.

Era stanco, così stanco…

-Ah… è permesso? Ser Thoros?-

Il myrese si riscosse dai suoi pensieri tutto d'un tratto quando quella voce fuori dalla sua tenda. Cosa succedeva?

-Sì, sì prego.- rispose Thoros sbrigativamente, asciugandosi frettolosamente gli occhi con il dorso della mano.

Si alzò in piedi a fatica e si piegò di nuovo per salutare il Lord che era entrato nella sua tenda.

I suoi stivali erano sporchi di fango e i suoi capelli, di uno splendido colore biondo rosso dai riflessi del colore delle fiamme erano appiccicati alla sua fronte pallida. Se ne stava in piedi lì, giovane e magro e bellissimo e zuppo di pioggia.

-Lord Dondarrion, ha bisogno di qualcosa?- chiese Thoros, decidendo che ne aveva avuto abbastanza di inginocchiarsi davanti a dei ragazzini. Lord Beric rimase a guardarlo, senza fiatare sulle prime. Poi decise che forse gli doveva delle spiegazioni.

-Volevo solo chiedervi se mi può ospitare per questa notte nella sua tenda. La mia… ha avuto dei cedimenti.-

Sul suo bel viso c'era una pesante nota di rabbia e rammarico e imbarazzo, ma Thoros decise di ignorarla. -Ah, non l'hai montata bene, eh?-

Scoppiò a ridere mentre il viso del giovane si contorceva in una smorfia rabbiosa, ma nel farlo sembrava sempre più pesantemente a un pulcino di cigno. Quei cosetti arrabbiati, quelle palle di pelo dagli occhi assassini.

-Sono qui per chiederti ospitalità, non per avere una ramanzina su come costruisco le mie tende.- rispose acido Beric, stringendosi il mantello bagnato tra le dita tremanti. Stava tremando, Thoros non l'aveva notato prima. 

Thoros scosse una mano con disinteresse, avvicinandosi al ragazzo. Al suo Lord, il suo leader che avrebbe dovuto portarlo in guerra. -Va bene, ma ora togliti questi vestiti o morirai di freddo.-

-Hai già abbandonato i convenevoli?- 

Beric stava sorridendo ora, almeno. Avrebbe dovuto farlo sorridere di più, pensò Thoros, perché il suo sorriso era splendido.

-Sai, sono uno a cui piace andare subito all'osso.-

Si chinò per aiutarlo a togliersi gli stivali, mettendoli in un angolo della tenda dove avrebbero potuto asciugarsi e non sporcare troppo in giro. Beric si tolse il mantello con una lentezza estenuante, e così fece con la casacca. Thoros non gli prestó troppa attenzione e prese i suoi vestiti, mettendoli vicino al fuoco. Si sarebbero asciugati meglio.

Ora il problema rimaneva quel ragazzino mezzo congelato sul suo uscio.

Non sembrava volersi muovere da lì, mentre si stringeva le braccia magre tra le mani. La camicia che portava era di raso bianco, tanto sottile e bagnata da essere trasparente.

Tipico da un Lord del Sud, pensare che ci sia caldo ovunque. Anche Thoros lo pensava quando era arrivato a Westeros vent'anni prima.

-Vieni, mio Lord.- disse solo. Non aveva più tanta voglia di prenderlo in giro. Gli allungò una mano e Beric la prese, e la sua mano era piccola e gelida e tremante nella propria. Lo fece sedere sul cuscino davanti al fuoco su cui era accovacciato Thoros prima e si allontanò, solo un istante, per prendere qualcosa con cui vestirlo e un cuscino per sé.

-Dove vai?- chiese Beric. Nella sua voce, forse un po' troppo grave per il suo fisico snello ma gentile tanto quanto i suoi occhi grigio-verdi, c'era tanta paura.

-Non vado da nessuna parte, mio Lord.-

Lord Beric gli piaceva. Era un bel ragazzo, forse un po' giovane per lui ma tutto sommato decisamente attraente, dalla pelle liscia e bianca e il fisico magro e atletico. Aveva i capelli rossi ed era sicuro che al Tempio di Myr l'avrebbero accettato volentieri.

Spesso Thoros ripensava a cosa avrebbero pensato al tempio? quando doveva prendere delle decisioni, anche se ormai aveva passato più anni fuori da quell'inferno che dentro esso. Ma le abitudini erano dure a morire, soprattutto quelle imposte con una frustata sulla schiena.

No, forse non avrebbe dovuto pensare al tempio e a quel ragazzo in quel modo. Non era giusto. Il suo Lord non era una puttana.

Si sarebbe fermato in un bordello uno di quei giorni se avesse avuto certe voglie ancora, avrebbe scelto una ragazza magra e dai capelli rossi e avrebbe potuto far finta fosse Beric.

-Odio la Terra dei Fiumi, è umida e fredda e piove sempre… puoi tornare qui?- fece ancora Beric, con quell'aria da piccolo lord viziato.

Thoros sbatté senza nessuna delicatezza un altro grosso cuscino a terra, vicino alle fiamme e vicino a Beric, e un mantello rosso sulla testa bagnata del ragazzo. 

-Éil mantello più piccolo che ho, era quello con cui sono arrivato ad Approdo del Re.- 

Beric se lo infilò a fatica per la testa, non abituato ai mantelli di Myr chiusi al collo invece che aperti da attaccare alle casacche come quelle westerosi, e Thoros sentì un po' di rammarico per non poter più vedere il suo corpo magro sotto quella camicia trasparente. Quella cappa gli era comunque larga, perché Thoros anche da ragazzo era alto e forte e Beric invece era un ragazzino magro e di statura media, se non meno. -Ti ringrazio- borbottò lui, continuando ad osservare quel mantello come se avesse qualche incantesimo cucito dentro. -Non ne ho mai visti con questa chiusura.-

Beric aveva chiuso il mantello solo sul petto, lasciandolo aperto sul ventre pallido e piatto. La sua camicia leggera era umida e attaccata alla sua pelle, rendendola più trasparente di quanto avrebbe dovuto essere Poteva vedere il bordo della sua calzamaglia, poco sotto l’ombelico, e…

-Cosa stai guardando?-

Thoros non si era accorto di star fissando. Sgranò gli occhi, alzò lo sguardo e si trovò Beric a osservarlo curioso, forse lievemente a disagio. 

-Io… non…-

Non aveva scuse. Era ovvio quello che provava per il suo giovane, affascinante comandante. Si sentì disgustoso e sporco.

Thoros si voltò a osservare il fuoco davanti a sé, cercando di perderci dentro la vista. Era sicuro che quel mantello fosse persino più vecchio del ragazzo che aveva al fianco, un Lord potente, ricco e sicuramente già sposato con qualche lady del sud…

Sentì il cuscino spostarsi al suo fianco, e Lord Beric avvicinarsi a lui, appoggiarsi tremante alla sua spalla e accoccolarsi vicino al fuoco. 

-Ho… freddo, Ser. Sono ancora fradicio e sono stanco. Stavo dormendo, e mi si è aperta la tenda sulla testa. Non so come.. come sia stato possibile…-

Beric aveva appoggiato la guancia alla sua spalla, tutto raggomitolato sotto quel mantello pesante e rosso sbiadito mentre cercava di guardare a sua volta qualcosa nel fuoco.

-Perchè non sei capace di montare una tenda.-

-L’hai già detto.-

Beric non sembrava volersi staccare da lui, e da quanto sapeva i westerosi non erano particolarmente abituati al contatto fisico. Forse…?

O forse Thoros stava solo tentando di accampare scuse per quel calore che sentiva dentro a ogni tocco del lord.

-Non sono un cavaliere, mio Lord.- sussurrò Thoros, tutto ad un tratto a secco di voce. Beric alzò la testa, trovandosi a pochi centimetri dal suo volto, i suoi occhi grandi e chiari inchiodati sui propri.

-Eppure hai dimostrato il tuo valore disarcionandomi, al torneo.-

Thoros lo ricordava. Quel cavaliere dall'armatura nera sembrava più grosso e imponente di quel ragazzetto magro e che profumava di miele e fiori. Era tanto vicino da sentire il suo profumo, vedere le sue lunghe ciglia bionde sbattere e delle lievi, adorabili lentiggini sulle sue guance appena tinte di rosso.

Beric abbassò appena lo sguardo quando Thoros, con una mossa stupido da vecchio ubriaco, aveva deciso di passargli un braccio attorno alle spalle.

In effetti era ubriaco, ma non più del solito. Non da sentire un pugno alla bocca dello stomaco ogni volta che tentava un passo in più.

E poi? Cosa avrebbe fatto, se lo sarebbe portato a letto?

Thoros era appena poco più che un servo, e ora che te Robert che l'aveva ospitato per tutti quegli anni era morto, non era altro che un vagabondo, senza più una casa.

Un patetico spettacolo da baraccone. Avrebbe potuto fare spettacoli col fuoco per strada e raccattare qualche spicciolo, o avrebbe potuto fare la puttana in qualche bettola. D'altronde sapeva come funzionava in un bordello e cosa succedeva a chi vi lavorava. Non c'era nulla che non avesse subito al Tempio Rosso di Myr, e nulla che non avesse provato sulle puttane di Approdo del Re che non conoscesse.

E poi sarebbe morto, di vecchiaia o per aver bevuto troppo. Una vita patetica per un uomo patetico.

-Thoros? Va tutto bene?-

Beric si era spostato, e ora era di fronte a lui, le sue mani sulle spalle. Erano fredde e ancora bagnate, e la sua figura si stagliava contro la luce del fuoco dietro di lui come un bellissimo messaggio nelle fiamme.

Thoros fece finta di ridere, prendendo le sue mani nelle proprie nel tentativo di scaldarle.

Le sue mani erano sempre bollenti, ora. Al Tempio ti obbligavano ad avere una temperatura tanto alta da sentirti svenire, perché o resistevi o morivi.

-Sembri triste… Ti manca qualcuno?- chiese Beric, sedendosi meglio sul grosso cuscino che l'uomo più vecchio gli aveva prestato, le sue mani diligentemente strette in quelle grandi di Thoros.

-Non ho nessuno che mi aspetti, e non ho un posto in cui tornare.-

Cercò di sembrare il più disinteressato possibile, ma era una frase estremamente triste. Beric non sembrava un ragazzo particolarmente sagace, e sperò non arrivasse alle ovvie conclusioni.

-Io ho solo mandato una lettera alla lady mia madre dicendole che presto tornerò. Ma non so se è vero che tornerò presto.-

Beric ora sembrava triste, a sua volta. -Non so nemmeno se voglio tornare, in realtà.-

Lord Beric Dondarrion sembrava un tipetto sempre spavaldo e altezzoso, ma ora come ora sembrava solo un bambino spaventato in balia di qualcuno di troppo forte per poterlo contrastare. -Cosa succede?-

-Io mi devo sposare… con lady Allyria Dayne… e il matrimonio è fissato al mio ritorno. Credo.-

-Lady Allyria, la sorella minore di ser Arthur e lady Ashara?-

Beric annuì, ma era mesto. Sembrava che tutta la sua energia fosse stata risucchiata via, persa in quelle parole non dette.

-Casa Dayne è una delle più influenti famiglie di tutto il sud- gli rispose Thoros, cercando di tirarlo su di morale. -e sono rinomati per la loro incredibile bellezza e i loro occhi viola. Lady Allyria deve essere molto somigliante alla sua bellissima sorella Ashara, sei un marito fortunato.-

Thoros passò una mano sulla fronte di Beric, tirandogli delicatamente indietro una ciocca dalla fronte madida. Fece spallucce. 

-Nelle vostre storie westerosi si racconta di cavalieri che sposano splendide principesse per amore, e non è mai così, giusto? Vi obbligano e basta.-

Beric stavolta annuì, appena un vago cenno della testa mentre Thoros continuava, perso, ad accarezzare i suoi morbidi capelli rosso-biondi.

-Imparerai ad amarla, mio lord. Poi, se è così bella, non importa davvero l'amore eterno, gli eredi di possono comunque fare con…-

Lo sguardo di Beric ora era più serio, più affilato, come una lancia in mano ad un abile cavaliere, e stava puntando verso di lui.

-Non credo, non credo proprio.- rispose testardamente.

-Lord Beric, non sei né il primo né l'ultimo nobile a dover compiere un matrimonio combinato.- 

Thoros stava iniziando a spazientirsi, e così anche Beric, che cercó di parlargli sopra, sempre più serio e dal viso sempre più somigliante a un bambino capriccioso. -No, tu non capisci.-

Thoros si zittí solo per sentire cosa il più giovane aveva da dire.

-Io non posso sposarla. Non posso essere suo marito, e lei non potrà mai darmi un erede.-

-Hai ragione, mio lord, proprio non ti capisco.-

Non c'era nessuna ragione possibile per rifiutare lady Allyria. Era giovane, bella, ricca, e di Beric. I Dayne si dedicavano anima e corpo al loro amato, era risaputo in tutta Westeros, ma quel lord Beric non la voleva.

Cosa poteva esserci meglio di lei?

Beric ora era quasi spaventosamente serio. Quel viso rotondo e delicato, in quell'espressione tanto seria, lo faceva sembrare tutt'altra persona.

Lo vide alzarsi dal suo cuscino, premere le palme delle mani con decisione sulle spalle di Thoros, e piegarsi su di lui. 

Le sue labbra morbide sfiorarono le sue, il suo respiro debole e caldo.

Oh.

No, non poteva sposare lady Allyria. aveva ragione e finalmente aveva capito.

Lord Beric era bello, nobile e gentile, dal tocco delicato e i sorrisi abbaglianti, e Thoros per una frazione d'istante ebbe la consapevolezza che era tutto suo.

Socchiuse gli occhi, si lasciò trasportare da un giovane Lord che non sapeva bene nemmeno dove mettere le labbra. Strinse il suo labbro inferiore tra i denti, passò la lingua sui suoi denti dritti e perfetti e lo sentì di nuovo sospirare, prima di tirarsi bruscamente indietro.

-Mio Lord- sospirò Thoros con un'altra voce e un altro subbuglio in fondo all’addome. -ci sono tende migliori di queste con uomini molto più attraenti all'interno, ma tu sei venuto proprio qui.-

Thoros non aveva mai avuto nessuna preferenza tra donne e uomini, ed era un problema perché Thoros era disposto a fare qualsiasi cosa quanto particolarmente brillo. Quella sera non lo era, ma la sola vicinanza di quel ragazzo lo mandava su di giri, come il peggiore vino di fuoco di Myr.

-Tipo quell'Harwin di Winterfell. Un bel pezzo di cavaliere, no?-

Beric alzò le spalle senza nessun interesse, ancora troppo vicino a lui per potersi sentire a suo agio, cercando di inserire le dita nella scollatura della camicia di Thoros. Slacciò un paio di bottoni, e Thoros sentiva le sue dita fredde sulla sua pelle troppo calda, accarezzarlo e giocare con i peli sudati sul suo petto.

Harwin doveva avere l'età di Beric, poco più che vent'anni. Era alto, dal viso duro da uomo coraggioso del Nord e intagliato a regola, dal fisico atletico e forte e imponente, magro e muscoloso, e sempre circondanto da donzelle.

Ma i gusti di Beric erano particolari e l'aveva capito. Gli morse un lobo dell'orecchio e lo lasciò fare, aiutandolo a sbottonarsi la propria camicia. -Ma a te non piacciono i ragazzi di quel tipo, eh?- gli soffiò nell'orecchio mentre il ragazzo premeva le mani sul suo ventre pieno, mentre insisteva con le dita su quel filo di peli rossicci che dal suo petto portava all'inguine.

Thoros non sapeva bene se a Westeros un uomo attratto da altri uomini fosse un tabù o meno. A Essos non lo era particolarmente, e nella religione del Dio della Luce non si dava nessuna importanza all'essere uomo o donna. Ma la strana e particolare Westeros, coi suoi sette dèi e quegli alberi dalle orbite vuote e sanguinolente…

Tentò di staccarsi dal corpo sempre più caldo di Beric, annaspando un po'. Era appesantito dagli anni e dal vino e dal buon cibo della Fortezza Rossa, e di solito non doveva impegnarsi e impressionare le persone con cui andava a letto. -Beric, Beric… con calma…- borbottò allontanando le mani del più giovane dalle sue cosce.

Sì, di solito le persone che si portava a letto sapevano dove mettere le mani, al contrario di Beric.

Lui lo guardó male, rosso in viso e coi capelli spettinati, mentre fremeva sul posto per avere un po' più di contatto fisico con Thoros, che invece stava esitando.

Cosa avrebbe dovuto fare? Non era nemmeno sicuro di avere gli oli necessari per la notte. Dubitava che il giovane Lord li avesse, dubitava proprio che sapesse quale fosse il loro scopo dato il suo non sapere nemmeno mettere una lingua in bocca ad altri.

-Che ne dici se ci spostiamo sul mio giaciglio, Bebe?- gli chiese Thoros, facendo per aggiustargli i capelli. Il ragazzo lo lasciò fare, alzando le sopracciglia. -Bebe?-

-É carino, no? E anche tu lo sei.-

Thoros si alzò in piedi e sentì la pelle bruciare dove prima erano appoggiate le mani di Beric. Aveva bisogno di sentire ancora le sue mani su di sé, per qualche motivo. Aveva semplicemente bisogno di lui, oltre alla lussuria e al desiderio. Era qualcosa di primordiale e divino, che non sapeva bene spiegarsi.

Non osó guardare nel fuoco mentre Beric prendeva la sua mano, mentre si stendeva sul giaciglio di Thoros e si spogliava velocemente, con le mani tremanti e un sorriso sul viso rosso d'emozione.

Avrebbe dovuto, forse, perché il fuoco aveva qualcosa da dire ad entrambi.

Thoros si spogliò velocemente della sua camicia inutile e si piegò a sua volta sul giaciglio, su Beric che lo stava aspettando come mai nessuno, che lo bramava e desiderava e aveva bisogno di lui.

Thoros gli accarezzò una guancia con calma e lentezza, cercando di guidare i baci sconclusionati del più giovane, le sue dita tra i propri corti capelli ramati e a sfiorare i segni lasciati dalle fruste del Tempio sulla sua nuca e tra le sue scapole, e i sussurri e i rumori che scappavano dalle sue labbra tra un bacio e l'altro.

-Con calma- lo intimò ancora il più vecchio, accarezzandogli i capelli con dolcezza. Beric lo stava fissando con fretta, voglia, e tanta adorazione. 

-abbiamo tutta la notte, e tutte quelle a venire. Con calma.- 

Gli premette un bacio a stampo sulla fronte, poi scese e gli baciò di nuovo le labbra, lentamente, senza nessuna fretta. Beric era giovane e impetuoso e senza esperienza, ma Thoros aveva passato tante avventure nella sua vita, tra i suoi primi vent'anni a Myr tra tempio e città e i suoi ultimi venti ad Approdo del Re, tra assassini e spie, e quello non era il tempo delle corse, delle sorprese e delle follie.

Voleva godersi quel momento. Chissà cosa sarebbe successo quando avrebbero davvero attraversato il campo di battaglia, quando si sarebbero trovati i Lannister davanti. Sarebbe potuto morire uno di loro, o entrambi, e dai nervi tesi di Beric sentiva che condivideva quel pensiero. Aveva paura di morire solo, senza avere mai amato nessuno? O aveva più paura di sopravvivere e tornare a una vita insoddisfacente?

Non importava, non in quella tenda. Non c'era la guerra e la morte e nemmeno la sua promessa sposa lì, solo loro due e i loro tocchi incerti.

Fortunatamente per Beric, Thoros era bravo coi baci. 

Note dell’Autrice

 

Non ho scusanti, stavolta. Non posso dire fosse una prova o un esperimento o quant’altro, perchè questo era esattamente quello che volevo scrivere: una fanfiction shipposa Thoros/Beric, la mia grande OTP.

Loro sono la mia ship preferita tra tutte, comprese anche le altre OTP che ho in altre opere.

Ho voluto trattare di un periodo che non è spesso accennato, tra il torneo ad Approdo del Re e la prima morte di Beric, come si sono conosciuti e uniti questi due.

Non so dire davvero cosa mi piaccia di più di loro: la loro complicità, il amore divino, o forse sono le differenze di stazza e di età. Capisco che qualcuno non possa gradire una age gap così sostanziale, di quasi vent’anni, ma de gustibus no? Sono entrambi adulti e vaccinati.

Non l’ho scritta per ricevere mi piace o recensioni (che tanto non ricevo in qualsiasi caso, ops), questa fanfiction era qualcosa di personale e fatto solo per mio gusto e mia voglia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor