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Autore: Miharu_phos    21/11/2019    0 recensioni
Caleb è terrorizzato dall’idea che Jude lo abbandoni; sa che accadrà presto, solo, non sa quando.
Ma è stanco di vivere nella paura.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Caleb stava tremando.

 

Era giunto il momento di mettere in atto il suo piano ma, inaspettatamente, non ne aveva la forza.

 

Controllò per l’ennesima volta l’orario sul suo cellulare, era quasi l’alba ormai ed aveva esitato anche troppo.

 

Fu così difficile doversi staccare da quel letto caldo, ma infondo aveva dormito da solo, pur avendo il suo ragazzo di fianco.

 

Jude, addormentato con la sua solita espressione severa in viso, che manteneva anche nel sonno, non si rese conto di nulla.

 

Se ne stava a dormire su di un fianco, girato verso la propria metà del letto, a braccia conserte.

 

Dormiva sempre così quando era arrabbiato, ed ultimamente lo era spesso.

 

Prima la cosa faceva sempre sorridere Caleb; ora lo trovava un atteggiamento che metteva i brividi.

 

Prese silenziosamente il borsone che aveva nascosto dietro la poltrona della stanza, infilò il giubbotto e recuperò il cellulare dal proprio comodino.

 

Prima di andare però cedette all’istinto e si avvicinò per baciare un’ultima volta il ragazzo a cui aveva donato il suo cuore anni prima.

 

Jude grugnì nel sonno, scansandosi infastidito e Caleb dovette lasciarlo in pace.

 

Provò a baciargli almeno la fronte ma il rasta in tutta risposta si voltò dall’altra parte mugugnando un “lasciami” nel sonno.

 

“Stronzo fino alla fine” pensò Caleb, con il magone in gola.

 

Mandò un messaggio a Joseph, il suo migliore amico, che lo stava aspettando infondo al vialetto da almeno mezz’ora.

 

Mentre attraversava la casa che aveva condiviso con Jude per ben due anni, dovette fare uno sforzo sovrumano per non tornare sui suoi passi e decidere di non andare via, di non lasciare il ragazzo che gli stava distruggendo l’anima.

 

“Devi farlo per te stesso” si ripeteva “non meriti tutto questo male”.

 

Non gli importava del resto della sua roba; tanto tutto ormai in quella casa apparteneva a Jude, e se non direttamente almeno emotivamente: non avrebbero potuto non portare con sé i mille ricordi incastonati nella mente del punk.

 

Caleb si richiuse la porta alle spalle, silenziosamente.

 

Jude si era sempre lamentato del modo in cui la sbatteva di solito, anzi, si era sempre lamentato di tutto.

 

Dopo una lunga camminata giunse finalmente all’auto di Joe, il quale lo guardava con un’espressione apprensiva.

 

-Sei sicuro di volerlo fare?- gli domandò l’amico, una volta che Caleb si fosse sistemato sul sedile.

 

-Di che ti preoccupi ora? Mi hai detto sempre anche tu che quel bastardo meritava di essere lasciato solo- mormorò Caleb con una rabbia inaspettata.

 

-Si ma ero certo che non lo avresti mai fatto. Scusa se sono preoccupato per questo gesto avventato- si difese il ragazzo, mettendo in moto l’auto.

 

-Non è un gesto avventato, ci penso da tempo e tu lo sai. Sono andato a finire in terapia per colpa sua- spiegò il castano, voltandosi verso il finestrino con le braccia incrociate sul petto.

 

-Lo so- aveva risposto soltanto il ragazzo alla guida, ma non aveva commentato oltre.

 

-Grazie, per la casa- aveva detto dopo un po’ il castano e Joe aveva sorriso, allungando la mano per accarezzargli un braccio .

 

-Sei il mio migliore amico, non ti lascio per strada- aveva detto soltanto ed il castano aveva sospirato. In quel momento non riusciva ad apprezzare più di tanto la generosità di Joe, era troppo concentrato sulla perdita -voluta- di Jude.

 

-Secondo te come reagirà?- aveva domandato dopo un po’ il ragazzo alla guida e Caleb aveva deglutito.

 

-Ne sarà felice- aveva detto soltanto, con il male nel cuore.

 

Joe non aveva commentato, non avrebbe saputo cosa dire; anche lui la pensava così.

 

-Sai quanto fosse tossica la vostra relazione Cal, stai facendo la cosa giusta- aveva detto dopo un po’, confermando quello che Caleb si stava disperatamente obbligando a credere.

 

-Certo- aveva risposto freddo l’altro, senza riuscire ad aggiungere altro a causa del forte dolore alla gola che stava cercando di sopprimere.

 

La verità era che Caleb non stava abbandonando il suo ragazzo per i motivi che aveva raccontato all’amico.

 

La verità se la teneva soltanto per sé, perché era troppo dolorosa.

 

Quella semplice, piccola verità che il castano infondo aveva sempre saputo: Jude non lo amava.

 

E prima che il rasta potesse lasciarlo -cosa che avrebbe come minimo mandato il povero ragazzo al manicomio- Caleb aveva deciso di giocare d’anticipo e compiere lui quel gesto che, se compiuto da Jude, sarebbe stato a dir poco distruttivo.

 

Caleb sapeva che stava per accadere e ormai mancava poco: anche rimanere un solo giorno in più con lui sarebbe stato un rischio troppo grande.

 

“Devi farlo per il tuo orgoglio” gli aveva spiegato il suo terapista “se aspetti che sia lui a lasciarti potresti non rialzarti più”.

 

Così lo aveva definito lo psicologo: un gesto d’amore verso se stesso; sembra una cosa stupida ma lasciare rende meno infelici dell’essere lasciati proprio perché si riesce a conservare una punta d’orgoglio, quel pizzico di amor proprio che potrà spingerti in seguito verso nuove esperienze.

 

“Se ti lascerà lui tu crollerai Caleb. Non rischiare” 

 

Sapeva che sarebbe successo presto, e ora dopo ora, giorno dopo giorno, Caleb aveva sentito avanzare quel momento con estrema violenza.

 

Ogni volta in cui gli aveva detto “non mi toccare” ogni volta che lo aveva guardato con disprezzo per poi chiedergli “che vuoi?!” per Caleb era stato come ricevere delle coltellate.

 

Jude era frustrato, questo Caleb lo sapeva; sempre sommerso di lavoro fin sopra i capelli, poco tempo per se stesso e mille pensieri per la testa.

 

Ma perché avrebbe dovuto scaricare tutta la sua rabbia proprio su Caleb, il ragazzo di cui avrebbe dovuto prendersi cura?

 

Caleb non parlava. Non si era mai lamentato del suo atteggiamento, aveva sempre lasciato che tutto il dolore lo logorasse dall’interno, si era preso ogni parola sgarbata, ogni insulto, dritto sulla pelle.

 

Caleb era infelice.

 

E lo era da troppo tempo, stava per cedere e se ciò fosse accaduto Jude ne avrebbe approfittato definitivamente per lasciare quel ragazzo, diventato ormai troppo debole per i suoi gusti.

 

Era stato lui a consumarlo con la sua cattiveria, lui lo aveva disintegrato pezzo per pezzo, trasformando la sua spavalderia prima in vergogna e poi in dolore.

 

E Caleb era così stanco.

 

Piangeva ogni giorno non appena Jude andava via; aspettava che uscisse per sfogarsi ed odiarsi per come era diventato.

 

Quando il suo migliore amico aveva scoperto della situazione in cui viveva il castano glielo aveva detto chiaro e tondo: devi lasciarlo subito.

 

A stento aveva riconosciuto il suo amico, lo stesso che aveva preso a calci il mondo da ragazzino e che ora invece a malapena si reggeva in piedi per il dolore che lo opprimeva.

 

“Un tempo te lo saresti mangiato a colazione uno stronzo così” aveva osservato Joe e Caleb non aveva riso, non gli importava quanto il rasta lo avesse cambiato, voleva solo che smettesse di vessarlo e umiliarlo e che tornasse a provare affetto per lui.

 

-Io lo amo Joe, dove vado senza di lui?” aveva singhiozzato il castano ed il suo amico lo aveva abbracciato, il primo abbraccio che Caleb riceveva da quasi un anno ormai.

 

Caleb si era lasciato confortare, stupendo lo stesso Joe che lo abbracciava per la prima volta dopo più di dieci anni di amicizia. 

 

 -Ti darò la mia casa al mare, è tutta tua. Ti prego Cal farò di tutto per convincerti, devi venire via da qui prima che ti distrugga- aveva detto arrabbiato l’amico e Caleb lo aveva guardato timoroso, non aveva mai pensato prima di allora alla possibilità di lasciarlo, di separarsi da lui.

 

Poi si era aggiunto il terapeuta e allora Caleb aveva capito, stava rischiando e non sapeva se sarebbe riuscito a rialzarsi dopo una perdita simile.

 

E così finalmente, dopo settimane di ripensamenti e altro dolore Caleb si era lasciato convincere, aveva preso i suoi quattro vestiti ed era andato via, di notte, lasciando il suo intero cuore in quella casa, al fianco di Jude.

 

La sera prima avevano litigato, per l’ennesima volta.

 

-Mi dai ai nervi quando fai così. Perché mi fissi?- aveva domandato Jude imbestialito, mentre mangiava il suo tramezzino davanti al pc.

 

Ormai non mangiavano neanche più insieme, ognuno cucinava per sé.

 

-Non ti stavo fissando stavo solo- si bloccò e richiuse il frigorifero, sentendo tutto ad un tratto l’appetito scivolare via.

 

-Cosa? Che hai da guardare?- gli aveva domandato ancora il rasta.

 

Caleb non riusciva a rispondere, voleva dirgli soltanto che gli mancava e che voleva smettere di litigare per ogni minima cosa. Ma non aveva la forza di rispondere e così stava muto, deglutiva e fissava un punto a caso davanti a sé.

 

-Bah, certo che sei strano. Levati, fammi passare- gli aveva detto poi dandogli una spallata, mentre si andava a chiudere in camera con il suo prezioso pc.

 

Caleb aveva sospirato piano, era arrivato veramente al limite.

 

Quella sera aveva tentato di fare un ultimo tentativo, non facevano l’amore da più di un anno, era vero, ma prima di abbandonare definitivamente quella casa Caleb voleva essere certo che non ci fosse più nulla da poter fare per riappacificarsi.

 

Sapeva che Jude non avrebbe accettato le coccole, non in quello stato almeno, così una volta che si furono messi a letto Caleb gli si accostò ed infilò una mano nei suoi boxer, sentendo Jude alterarsi all’istante.

 

-Ma che cazzo ti salta in mente?! Ma chi ti da il permesso, sei scemo?! Toccami un’altra volta e finisci sul divano- lo aveva minacciato, mandando in frantumi anche le ultime speranze di Caleb che, ricoperto di umiliazione, si accucciò nel proprio lato, continuando a fissare la schiena del rasta che ancora borbottava.

 

Caleb avrebbe voluto dirglielo in quel momento, che aveva intenzione di andar via.

 

Ma il terrore di ricevere in risposta “Vattene allora” da parte di Jude, era troppo grande e sarebbe equivalso a venire buttato fuori dal rasta stesso.

 

Aveva aspettato allora, o meglio, aveva vissuto secondo per secondo le ultime ore che avrebbe passato al suo fianco, anche se il letto era gelido, anche se in realtà lui era solo.

 

Il viaggio durò poco più di un’ora e mezza.

 

La casa era in legno e sotto le flebili luci del mattino appena spuntato, l’abitazione assumeva un’aspetto così malinconico che Caleb per un momento pensò di chiedere a Joe se poteva restare.

 

Ma non lo fece, si era già umiliato abbastanza davanti agli occhi dell’amico.

 

Joe gli mostrò brevemente l’interno della casa e le varie stanze, gli spiegò come accendere la lavatrice e come utilizzare i fornelli.

 

Caleb ascoltava tutto in silenzio, riconoscente, e prima di lasciar andare via Joe lo abbracciò per la seconda volta nella sua vita e lo ringraziò sottovoce.

 

Joe avrebbe voluto lasciargli un bacio sulla guancia, ma realizzò che era decisamente meglio non rischiare, o si sarebbe ritrovato un occhio nero.

 

Si salutarono, poi il ragazzo ripartì verso Tokyo e Caleb andò dritto verso il frigorifero, che Joe aveva riempito di ogni genere di schifezze apposta per lui.

 

Prese solo del latte che si riscaldò sui fornelli, poi uscì sulle scale esterne con la tazza fra le mani e si mise ad osservare il mare che ondeggiava silenzioso, mentre lentamente prendeva i colori del cielo.

 

Erano ormai le sette del mattino, Jude molto probabilmente doveva essere già in piedi. 

 

Caleb non poteva fare a meno di pensare a quale sarebbe stata la sua reazione nel trovare il letto vuoto nella metà del punk.

 

“Ne sarà felice” gli ripeteva il suo cervello.

 

 

•••

 

 

Il primo messaggio di Jude arrivò intorno alle quattro del pomeriggio.

 

“Dove sei” recitava soltanto.

 

Caleb lo ricevette mentre guardava l’ottava puntata di una serie che aveva cominciato soltanto quella mattina.

 

Quel messaggio lo lasciò spiazzato.

 

Era quasi certo che Jude non lo avrebbe cercato, che se ne sarebbe fregato della sua sparizione improvvisa.

 

Ma quel messaggio non significava assolutamente niente, doveva essere così.

 

Caleb ovviamente non rispose; nella lontana eventualità che il rasta lo avesse cercato, il ragazzo aveva deciso, incoraggiato da Joe, di non farsi vivo in nessun caso.

 

Quindi rispettò quella promessa fatta più a se stesso che all’amico e resistette all’istinto di rispondere.

 

Riprese la visione della serie ma si rese conto di non riuscire a pensare ad altro che non fosse il messaggio di Jude.

 

“Non cedere” si diceva Caleb “vuole solo avere un altro pretesto per maltrattarti”.

 

Spense il cellulare e decise di mettersi a fare qualcosa, tanto per passare il tempo.

 

Aprì l’armadio di Joe e lo trovò pieno zeppo di attrezzatura da sub.

 

Joe gliene aveva parlato, tutto ciò che era in casa era a sua disposizione e se voleva poteva usare la muta e tutte le altre cose.

 

Caleb non era per niente interessato a quel genere di passatempo, era inverno e l’ultima cosa che voleva era esporsi alla possibilità di prendere una polmonite.

 

Afferrò quindi la canna da pesca -anche se non sapeva pescare- e così, tanto per fare qualcosa, mise su il giaccone ed uscì fuori, dove le onde avanzavano agitate verso la riva.

 

Si avviò verso gli scogli, si sistemò per terra a gambe incrociate, osservò il mare.

 

Abbandonò immediatamente l’idea di pescare; il suono prodotto dall’acqua era troppo attraente e decise di starsene semplicemente seduto lì, cullato da quella melodia.

 

Dopo poco tempo calò il sole, ma il ragazzo decise di rimanere lì ancora per un po’.

 

Era tanto che non si godeva il mare, Jude diceva di odiarlo.

 

Ritornò a casa solo dopo le 21, quando ormai faceva così freddo che gli si erano ghiacciate le dita di mani e piedi.

 

La casa emanava un calore confortante, si vedeva che era una casa vissuta, nonostante non fosse così tanto piena all’interno.

 

Caleb riaccese il cellulare, non poté farne a meno; non aveva pensato ad altro per tutto il tempo.

 

“Caleb dove cazzo sei”

 

“Accedi quella merda di telefono e rispondi alle mie chiamate, dimmi dove cazzo sei andato”

 

“Per favore dimmi dove sei”

 

Caleb tremava mentre leggeva i messaggi del suo ormai ex ragazzo.

 

Di certo non si aspettava tutta quella preoccupazione, almeno non nel primo giorno della sua sparizione improvvisa; pensava che Jude avrebbe capito subito di essere stato lasciato e invece a giudicare dai suoi messaggi si comportava ancora come se Caleb gli appartenesse;

 

Anche il castano sentiva che era ancora così, infondo.

 

 Chiamò Joe dopo avergli chiesto tramite messaggio se potesse chiamarlo in quel momento.

 

Joe non era come lui, aveva una famiglia e molte responsabilità a cui pensare e Caleb non voleva essere un peso anche per lui, come lo era stato per Jude.

 

-Va tutto bene? Se il wifi non funziona prova a staccare tutte le prese, di solit-

 

-Jude mi sta cercando- lo interruppe Caleb.

 

Joe tacque per qualche secondo, poi parlò.

 

-Lo so. Mi ha chiamato, qualche ora fa, chiedeva se fossi da me. Gli ho detto che non sapevo nulla- lo informò l’amico, e Caleb sospirò senza parlare.

 

-Cal se gli rispondi giuro che vengo lì e ti prendo a calci in culo, dopo aver fatto lo stesso con lui. Lui non ti ama, te lo ricordi? È stato lui a spezzarti così, e non si merita niente dopo tutto il male che ti ha fatto. Caleb-

 

-Ho capito cazzo, lo so, credi che non ci pensi tutto il fottuto tempo? Non è facile- rispose a tono il castano, ottenendo in risposta un verso d’approvazione dall’altro capo del telefono.

 

-Cal pensaci bene, pensa alle parole dello psicologo. Lui non vuole il tuo bene, vuole solo un cesso in cui vomitare tutta lo schifo che ha dentro. Tu non sei più sotto il suo controllo adesso, ricordalo- aveva detto con decisione Joe e Caleb aveva sospirato ancora.

 

-Okay Joe, scusami se ti ho disturbato. Non gli risponderò, te lo prometto- aveva detto il punk, facendo mugugnare soddisfatto l’amico.

 

-Ma no, nessun disturbo. Dimmi se ci sono problemi col riscaldamento, lì è sempre un casino- mormorò il ragazzo e Caleb ridacchiò.

 

-No, no sta tranquillo, qui è tutto perfetto. Adesso chiudo, ciao Joe. E grazie- biascicò il ragazzo, provocando tenerezza nel suo amico che subito cominciò a prenderlo in giro.

 

Caleb chiuse la chiamata per non doversi sorbire quei risolini e sprofondò sul letto, prendendo ad osservare il soffitto.

 

-Adesso l’unico problema è riuscire a dormire- mormorò parlando da solo.

 

 

•••

 

Fu il vibrare incessante del suo cellulare a svegliare Caleb, erano solo le sette del mattino e Jude lo stava chiamando, per la terza volta.

 

Caleb ovviamente non rispose, quel suo comportamento cominciava a dargli sui nervi.

 

Sembrava quasi che Jude credesse che il castano stesse solo facendo il prezioso e che con qualche moina sarebbe ritornato sui suoi passi.

 

Questa certezza gli dava fastidio, pensava di avere il mondo nelle sue mani, come al solito.

 

Un tempo questo attenzioni gli avrebbero fatto piacere ma in quel momento, in quel contesto, e con così tanta insistenza, beh, non erano di certo apprezzate dal ragazzo che era sempre stato insofferente alle manie di controllo del suo ex fidanzato.

 

“Ti prego, Caleb. Sono preoccupato. Dimmi dove sei, vengo a prenderti, ovunque tu sia. Se è per l’altra sera mi dispiace, non volevo ferirti, ero solo stanco. Per favore rispondi”

 

Caleb rabbrividì nel leggere quelle parole, nero su bianco, nella chat con Jude.

 

Quella chat che era stata sempre così fredda da quando erano andati ad abitare insieme, ora improvvisamente si riempiva di affetto e preoccupazione.

 

“Dimmi almeno che stai bene” gli scrisse pochi secondi dopo.

 

Caleb esitò parecchio, poi rispose.

 

“Adesso sto bene” gli scrisse soltanto, poi lo bloccò.

 

Si sentì immediatamente in colpa per il suo gesto, ma era consapevole di doverlo fare, era quello che Jude si meritava, infondo.

 

Ritornò sotto le coperte, tentando di riprendere a dormire ma non ci riuscì.

 

Si mise in piedi dopo una mezz’ora buona passata a sfasciarsi il cervello di rimpianti.

 

Si vestì, fece colazione con del latte caldo al cacao, poi uscì in spiaggia, ben coperto. 

 

Passeggiò per tutta la mattina, arrivò fino al paesino vicino, quasi completamente disabitato a causa della stagione, poi ritornò indietro, dopo aver preso un toast come pranzo.

 

Quando giunse nuovamente in spiaggia notò subito una figura seduta sulle scale della casetta di Joe.

 

Era lui.

 

Stava a testa bassa, con il capo fra le mani ed i gomiti poggiati sulle ginocchia.

 

Era in tuta, cosa estremamente rara per uno elegante come Jude, e sembrava quasi che stesse piangendo.

 

Caleb entrò lentamente varcando lo seccato che circondava la casa, Jude alzò lo sguardo e lo fissò, sconvolto come se stesse avendo una visione.

 

Aveva il volto bagnato ed arrossato, i capelli raccolti interamente in una coda bassa, le labbra gonfie.

 

Caleb non sapeva come reagire, si sentiva il cuore come avvolto da spine, era felice ma al tempo stesso estremamente arrabbiato.

 

Ma non fu necessario che Caleb facesse qualcosa: Jude si precipitò ai suoi piedi, inginocchiandosi davanti a lui ed affondò il volto sul suo grembo, mentre piangeva disperato.

 

Parlava, si scusava, biascicava cose incomprensibili e troppo veloci per essere capite.

 

Caleb restava immobile, non aveva la forza di fare nulla, ma permetteva a Jude di implorarlo, nel pianto, di non lasciarlo.

 

Il rasta ad un certo punto tacque, si sentivano solo i suoi gemiti disperati.

 

A Caleb veniva quasi da ridere, sembrava una ragazza, tanto il suo viso era delicato e la sua voce sommessa.

 

Le mani del castano si mossero da sole, andando a posizionarsi fra i morbidi capelli raccolti di Jude.

 

-Ti prego Caleb parla- lo implorò dopo un po’ il ragazzo con tono disperato.

 

Caleb non riusciva a dire una parola, dentro aveva solo amarezza e veleno.

 

Jude si alzò in piedi, prendendo le mani di Caleb per baciarle, poi se le posò delicatamente sulle guance e si cullò da solo, con quelle dita gelate.

 

Caleb non riusciva a guardarlo così, Jude non aveva mai avuto una reazione simile, per nessuna cosa, sembrava decisamente un’altra persona.

 

Il suo sguardo vagava altrove, ma non sul rasta.

 

-Hei- lo chiamò Jude prendendogli il viso con due mani, per farsi guardare -non è finita, vero? Tornerai a casa con me, vero Caleb, vero, amore?- domandò singhiozzando.

 

Caleb lo guardava e si sentiva il cuore sul punto di esplodere.

 

Lo stomaco aveva preso inspiegabilmente a fargli male, come se volesse essere un presagio per qualcosa di brutto che Caleb avrebbe dovuto evitare.

 

-Vero...?- domandò ancora, riposizionando il viso del castano davanti a sé.

 

-Caleb parla...cazzo Caleb parla, dì almeno una parola! Perché non mi parli, perché stai zitto?!- gridò poi, disperato.

 

-Perché tu mi fai paura!- gli gridò contro Caleb, allontanandosi di scatto da lui.

 

Dovette lottare per trattenere le lacrime, Jude era tornato quello di sempre, il solito prepotente.

 

Il rasta restò immobile mentre lo fissava sconvolto, quasi non riusciva a credere alle proprie orecchie.

 

-Sei crudele Jude, non lo capisci? Vieni qui a ordinarmi di tornare da te ma non ti sei nemmeno chiesto perché me ne sono andato!- disse tutto d’un fiato il castano, guardando con odio in direzione del rasta che lo fissava, mordendosi le labbra nervosamente.

 

-Mi hai ignorato per un anno. Per un anno io ho vissuto da solo, ho dormito da solo! Non hai fatto altro che scansarmi ed umiliarmi, ogni volta in cui ho provato a toccarti! Sono stanco Jude, non era questo che volevo, tu mi fai del male!- biascicò Caleb con rabbia.

 

La voglia di piangere era passata, ormai aveva solo bisogno di sfogarsi e restituire a Jude tutto il male che aveva accumulato dentro di sé durante tutti quei mesi.

 

Jude si prese la fronte, strinse gli occhi con l’espressione di qualcuno che si è appena reso conto di aver fatto la stupidata più grande della sua vita.

 

-Vuoi- si bloccò per deglutire -vuoi lasciarmi?- domandò, senza avere il coraggio di guardarlo più in faccia.

 

-Ti ho giàlasciato.- rispose il castano con tono freddo, vedendo Jude cedere sulle gambe davanti ai propri occhi.

 

Si copriva il viso, non fiatava, ma tremava tantissimo.

 

Caleb non riusciva a provare pena. Era arrabbiato, e quella rabbia stava venendo fuori tutta quanta insieme, al momento giusto.

 

Poi il rasta parlò, con un filo di voce.

 

-Sei sempre stato la mia unica certezza- soffiò con la voce bassa ed il fiato mozzo.

 

Caleb lo guardava dall’alto ma, lentamente, sentiva la propria rabbia come dissolversi.

 

-Tu per me non sei mai stato una certezza invece, Jude- gli disse piegandosi davanti a lui, non aveva più un tono feroce e risentito, ma solo molto sincero.

 

-Ho vissuto nella paura di perderti ogni giorno. Non c’è stata una volta in cui, per un tuo ritardo nel rientrare, io non avessi pensato che mi avevi abbandonato. Tu mi fai paura, Jude- gli spiegò lentamente mentre guardava le lacrime colare lungo il mento del rasta, che continuava a coprirsi il viso.

 

-Quindi è- singhiozzò -quindi è f-finita?- domandò nuovamente il rasta, togliendo finalmente le mani dal proprio viso.

 

Caleb si sentì improvvisamente così debole nell’incontrare di nuovo quegli occhi. 

 

Non rispose, non ce la faceva proprio a dare un taglio netto a quella speranza che stava rifiorendo nel suo cuore.

 

Poi sentì la mano di Jude afferrare la sua, era caldissima, quasi scottava.

 

-Concedimi un ultimo bacio- lo supplicò quasi sussurrando, mentre si avvicinava al suo viso senza far incontrare i loro occhi.

 

Caleb non riuscì a rifiutare, non baciava Jude da troppo tempo, ormai era diventato quasi il suo desiderio proibito poter riassaggiare quelle labbra.

 

Senza aspettare una risposta Jude afferrò dolcemente il collo del castano e lo avvicinò a sé, fino a toccare le sue labbra, che gli concessero istantaneamente l’accesso.

 

Con quale forza avrebbe Caleb potuto rifiutare quel bacio? 

 

Gli sembrò quasi di riprendere fiato tramite quella bocca, che realizzò di conoscere così bene.

 

Si staccarono dopo un po’, il castano lasciò andare la propria testa sulla spalla del rasta.

 

Poter stare nuovamente fra quelle braccia gli sembrava il paradiso.

 

Sentì tutto il dolore, tutto il risentimento e l’amarezza scivolare via, di colpo.

 

I suoi propositi erano svaniti in una bolla di sapone.

 

Jude gli accarezzava i capelli, il suo respiro era tornato regolare, nonostante avesse ancora paura di perdere il ragazzo che amava.

 

-Andiamo dentro?- domandò dopo un po’ Caleb, sorprendendo il rasta.

 

Il castano si staccò, lo guardò negli occhi, colmi di speranza, e gli prese entrambe le mani.

 

Si alzarono insieme e mano nella mano, stretti l’uno all’altro, entrarono in casa.

 

Jude era ancora incredulo, non era ancora certo di essere al sicuro ma continuava a seguire Caleb che lo stava guidando verso la camera da letto e quello era un buon segno, decisamente.

 

Caleb lo fece stendere, poi gli si mise di fianco e si lasciò abbracciare.

 

Si guardarono inizialmente, poi il punk chiuse gli occhi e si strinse maggiormente al suo ragazzo.

 

Jude sorrideva, baciava la testa del suo fidanzato e sorrideva, come se si fossero appena messi insieme, come se fossero due ragazzini alle prese con la prima cotta.

 

Promise a se stesso che da quel momento in poi avrebbe trattato il suo ragazzo come un principe e che al più presto lo avrebbe certamente sposato, perché non poteva più rischiare di perderlo così.

 

E mantenne la sua promessa; Caleb non versò mai più una lacrima, se non nel giorno del loro matrimonio.

 

 

 

 

 

 

 

••••

 

 

 

Grazie per chi ha avuto il coraggio di leggere fin qui💔

 

Il mio unico cruccio in questa os (estremamente lunga sob) è di non aver preso per nulla in considerazione il “pentimento” di Jude, che era sottinteso, ma meritava una sua elaborazione in qualche modo, che non sono riuscita a fare. Vedere Jude nei panni dello stronzo insensibile non è facilissimo, e se non si fosse trattato di loro due li avrei certamente fatti lasciare.

D’altro canto la storia era principalmente dal punto di vista di Caleb, quindi infondo va bene anche così, forse.

Scusate se in tutte le mie storie Caleb è così debole ogni volta ma mi ispira troppo angst sto ragazzo solo a guardarlo!

 

Grazie ancora per aver avuto il coraggio di arrivare in fondo e se ci sono critiche sono prontissima ad accettarle!

 

   
 
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