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Autore: Lady R Of Rage    22/11/2019    3 recensioni
Questa fanfiction partecipa all’iniziativa Yuri & Yaoi's 3 Days promossa dal forum FairyPiece.
Tre one-shot, tre coppie, tre prompt. Parole d’ordine: slash e dolore.
Giorno I, Ritrovamenti [Bellamy/Sarquiss] ~ “Bellamy si ritrae, come se gli avesse dato un pugno. A volte Sarquiss avrebbe voluto, gli sarebbe bastato quello pur di averlo ancora accanto – ma i morti vanno lasciati in pace, e piangere il suo capitano scomparso era già abbastanza amaro senza arrabbiarsi con lui.”
Giorno II, Punto Debole [Bartolomeo/Cavendish] ~ “-Robin-senpai credeva che la sua esistenza fosse un peccato. Eppure ha scelto di vivere, perché Luffy-senpai e gli altri hanno creduto in lei. Permettimi di fare lo stesso con te.-”
Giorno III, Febbre [Eustass Kidd/Killer] ~ “Piano piano, un passo alla volta: anche quando si costruisce qualcosa, bisogna essere fieri di sé per ogni piccolo ingranaggio avvitato. Killer deve essere orgoglioso di essere Killer, di riavere una parvenza di una faccia sua e un frammento del suo vecchio equipaggio.”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Bartolomeo, Cavendish, Eustass Kidd, Killer, Sarkies
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: Fredda Realtà
Coppia: Bellamy la Iena/Sarquiss Lungo Coltello
Setting: Post-Dressrosa, tre mesi circa dopo la fine dell’arco
Prompt: Ritrovamento

Now I'm over my head
Acting like I never started over again
I am the city I'm from
Always wanting more than just a word on my arm
(Nate Ruess; AhHa)


La mano giace contro il legno della porta. La lascia andare, e respira l’aria calda del meriggio come per nutrirsene.
-Non dirmi che hai sbagliato porta.- Lily pesta il piede contro i sampietrini crepati. Lui scuote la testa, facendo dondolare le trecce contro la giacca a vento. La maniglia è là, e vorrebbe sbatterci contro la mano tremante.
-Che faccio, apro io? Sarquiss si è scordato come si bussa?-
Quando Rivers fa così vorrebbe dargli un bel ceffone. Vorrebbe: sono già ridotti abbastanza male senza accapigliarsi come bambini, e Sarquiss ha già una volta combattuto contro un compagno d’equipaggio. A volte lo sogna ancora, e quando si risveglia si aggrappa alle mani ferme di Muret come se una tempesta lo stesse trascinando via.
Mani appoggia la mano sulla sua. -Lascia fare a me. Vedi, è facile.-
Le labbra di Sarquiss mormorano un “no” muto mentre la ragazza abbassa la maniglia e spinge la porta di fronte a lui. -Prego, primo ufficiale. A te.-
Rivers, Eddy e Muret ridono coprendosi la bocca con le mani. Sarquiss porta la mano alla cintura, d’istinto, e serra il pugno quando non sente il manico del kukri tra le dita. Non l’ho più. Non ho quasi più niente, e non sono capace di fare il capitano. Non sa neanche se lo divertirebbe ancora, minacciare i compagni di sfilettarli con il coltello per cui era famoso. Gliene sono rimasti troppo pochi. Può aggrapparsi al manico della stampella, però, finché i tendini dei polsi non sono rigidi.
C’è un ventilatore, sul tavolo di lavoro, e uno sbuffo d’aria fresca fa gonfiare il cappuccio dietro la sua testa. Il piede sinistro striscia contro il parquet a colpi cadenzati, accompagnati dal battito della stampella contro il legno. Il naso gli prude, vi strofina contro il dorso della mano. Quando abbassa le dita lo vede: alza la testa dal blocco degli schizzi, sgrana gli occhi piano, lascia andare la matita e la gomma.
-Sarquiss? Sei tu?-
Quei piccoli occhi marroni, che tante volte ha sognato o sperato di sognare – ora luccicanti di terrore mentre la sedia sbatte contro il parquet e le mani abbronzate si levano di fronte al volto.
-Lily.- rantola. -Rivers, Mani.- I suoi occhi dardeggiano dall’uno all’altro, le braccia si contraggono, le dita si stringono al gilet. -Eddy. Muret. Voi, qui.-
Non è la voce giusta di Bellamy, non quella dei suoi ricordi. C’è un tremito in quel “voi” e nel pronunciare i loro nomi. Sarquiss serra le labbra: se quello è il tipo di contatto che li aspetta da quel pomeriggio, a quel rigurgito scolorito del suo capitano non vuole rispondere. Desidera, piuttosto, avere la gola di Doflamingo davanti, e i suoi famosi coltelli per fare giustizia. Bellamy raccoglie la sedia da terra e vi si risiede. Ha una cicatrice sul petto, che scompare sotto la sua canottiera. Quel bastardo rosa gliene ha fatta una brutta – sì, è stato lui. Non il coltello di Sarquiss, con quella corda che tirava contro il suo cervello, che mordeva fino al midollo…
-Bellamy, siamo qui.- tossisce. Basterebbe questo, in un mondo giusto. Farsi vedere, e lasciare che sia Bellamy a guardare le lunghe trecce azzurre che sporgono dal berretto, la sua giacca a vento senza pelliccia, i mezziguanti di pelle e i jeans sporchi di fango – e la stampella di legno, lunga fino al fianco, stretta alla mano sinistra, su cui si appoggia come se anche l’altra gamba avesse smesso di reggerlo.
Che guardi il taglio mascolino di Lily, i dreadlock di Mani, gli orecchini ad anello di Rivers, Eddy senza più il braccio destro e la cicatrice sulla fronte di Muret, che le spacca a metà il sopracciglio. Potrebbe finire tutto , senza bisogno di parlare, ma darebbe tutto l’oro che hanno mai rubato per sentire ancora la sua voce vera.
-Bellamy,- ripete. -Parlaci, cazzo. Siamo qui. Non fare finta di niente.-
Vorrebbe battergli le mani davanti alla faccia, come facevano ai compagni ai tempi della scuola. Bellamy si umetta le labbra con la lingua, sbatte le palpebre, deglutisce.
-Siete qui, a fare che?-
-Ad assaggiare la sangria e imparare come si balla il flamenco. Per te, idiota.- Muret si sporge in avanti, sbatte il palmo della mano contro il tavolo. -Sono mesi che ci sbattiamo per trovarti.-
Bellamy serra le labbra, come se avesse ingoiato qualcosa di disgustoso.
-Eravate morti.- ansima, e a malapena si sente.
Sarquiss muove piano le labbra: -A volte lo volevamo.-
Bellamy si ritrae contro la sedia. Sarquiss si rattrappisce di nuovo nella giacca, massaggiandosi gli avambracci: sente freddo, il freddo del mare di Jaya che gli strappava la pelle e gli tappava la bocca. Ha almeno pianto per noi su quell’Isola in cima al cielo? Deglutisce, serra i pugni perché smettano di tremare, e sbatte le palpebre: vede sfocato, e vuole ricordare il volto di Bellamy nel caso gli tocchi andarsene con l’equipaggio a mani vuote.
Pace: ha ricordi peggiori con cui destreggiarsi. La corda di Doflamingo che si conficca nella sua testa, lo trafigge fino alla fronte, e il suo corpo che smette di rispondergli e pesa come tutta l’isola. La lama del kukri che falcia l’aria e strappa la pelle di Bellamy come una tenda. Mi dispiace, mi dispiace tanto, non riuscivo a controllarmi, non volevo, Bellamy, non volevo. Il Knock-up Stream che rimbomba nelle sue orecchie, lo schiaffeggia, lo soffoca e lo trascina lontano dalla luce. La voce di Lily sull’orlo delle lacrime – resisti, onii-chan, la spiaggia è vicina, non lasciare le mie spalle, ti prego, resta con me, ti prego – e il crosciare delle onde, il canto dei pappagalli miglia sopra le sue teste. Il fuoco che scoppietta accanto a lui e i singhiozzi di Lily mentre si guarda intorno e realizza che non hanno più niente.
Bellamy inspira, appoggia i palmi contro il piano di lavoro.
-Vuol dire che Ross, Hewitt e gli altri…-
-No, li abbiamo lasciati indietro perché non ci piacevano le loro facce.- ringhia Lily. -Secondo te? Non sarebbero con noi, se non avessimo trovati?-
-Hewitt è morto tra le mie braccia.- sussurra Mani. -Ha battuto la testa contro uno scoglio.-
Si stringe nelle braccia, abbassa lo sguardo. Le tremano le labbra. Sarquiss allarga il braccio destro, quello che non tiene la stampella, e la ragazza vi si appoggia senza un fiato. La stringe a sé, accarezzandole la schiena. Deve essere la mossa giusta, ma Sarquiss è stanco di comandare. Non ha mai avuto le spalle larghe, non servivano per maneggiare il kukri, e con una gamba fuori uso si sente piegare più di prima.
Bellamy tira su col naso, si lecca le labbra, raddrizza le spalle ingobbite. -Mi dispiace.-
Tutto qui? Sarquiss vorrebbe tirare un pugno a quel tavolo, come un cliente in cerca di beghe. Non siamo più niente, per te? È passato un anno – l’hanno passato a nascondersi, dormendo sotto i ponti in mezzo ai topi, stringendosi a vicenda se il ricordo di quella notte continuava a tormentarli – e il tempo è bastato a cancellare la loro esistenza per il mondo.
Non è veramente stato niente. Non hanno inseguito Bellamy come una stella nel cielo, dal giorno in cui le foto dei concorrenti del Colosseo della Corrida non avevano popolato i giornali di tutte le terre. Non ha singhiozzato tra le braccia di sua sorella, urlando il nome di Bellamy finché le lettere non si mescolavano tra di loro. Non si è gettato tra le braccia di lui piangendo come un bambino,  sul pavimento di Mock Town, urlando mi dispiace contro il suo petto sporco di sangue, pregando che le braccia muscolose strette alla sua schiena fossero là per cullarlo e non per restituirgli il favore. Andiamo via, aveva gridato a un Bellamy che non vedeva da dietro il velo delle lacrime. Muret ti curerà, staremo bene, non lasciarmi, ho bisogno di te. Era stato Ross a riportare il suo coltello sulla New Witch Bleah, perché Sarquiss non osava toccarlo; quella notte, nell’infermeria della loro nave, cullato dai gemiti febbrili del capitano che aveva accoltellato, aveva scoperto quanto fosse doloroso dormire sul legno.
Bellamy lo valeva, però – o così Sarquiss vorrebbe credere. Deve valerlo ancora. È sopravvissuto a Doflamingo, e due volte. Forse non è una taglia, a decidere chi è forte e chi no.
Altrimenti, come avrebbero fatto sei luridi straccioni ad arrivare dall’altra parte del mondo per raggiungerne un settimo?
-Abbiamo perso tutto. Lily ha venduto i suoi capelli per pagarci il viaggio fino a qua.-
-Mi dispiace,- borbotta Bellamy. Ha gli occhi fissi sulla tenda che stava facendo, e la sua voce è strascicata. Dì qualcos’altro, porco cane, prega Sarquiss. Il nodo nel suo stomaco si allenta quando vede Lily fare un passo avanti.
-Mi fai sembrare una povera disgraziata, fratellone. Mi piace questo taglio, avrei dovuto pensarci da prima. Se nostra madre ci vedesse le verrebbe un infarto.-
Sarquiss si sorprende a ridere. Quella di Nortis è la vita di un altra persona, ormai, ma ridere degli altri è stato in quei mesi tutto ciò che ricordava loro chi erano e chi erano stati. A bassa voce, però, perché Sarquiss è certo che farsi sbattere di nuovo di faccia contro il legno sarebbe bastato a farlo fuori, ridotto com’è. Ha poi ottenuto qualcosa, lì a Mock Town? Hanno ottenuto qualcosa da quando hanno salpato?
Ho ottenuto Bellamy, e non lo perderò ancora. La risata di Bellamy, i capelli biondi di Bellamy così soffici da accarezzare, la voce di Bellamy che lo sveglia battendo le mani a colpi di tirati su, culopeso, il sole è alto, che razza di pirata sei, le molle di Bellamy che schioccano in faccia a quasi tutti i disgraziati che osassero insultare uno di loro. Bellamy con cui dormire e con cui svegliarsi, il sapore della sua bocca che si mescola a quello del rum. Bellamy che svanisce in cima al Knock-up Stream e lontano dalle sue braccia in un incubo uguale a mille altri.
-Tu non hai idea di cosa abbiamo passato per cercarti.- Eddy incrocia le braccia. -Nessuno vuole più niente a che fare con la Famiglia Donquixiote, e Sarquiss qui ha il loro Jolly Roger tatuato addosso.-
-Ho solo evitato le docce pubbliche.- Sarquiss si impone di ghignare.
-E si sente.- Rivers tira fuori la lingua. -Sei una fogna che cammina.-
-Ha ragione, Sarquiss. L’aveva detto, il tatuatori, che tatuarsi un Jolly Roger è peggio che tatuarsi il nome della tua ex. Specie se non è quello della tua ciurma.-
Sarquiss si volta, preme la punta della stampella nel legno. È stato Bellamy a parlare – Bellamy la Iena, quello che ricorda e che ha inseguito nei sogni prima che nella realtà. Quel tono beffardo è dolce come una poesia, anche se il bersaglio dei suoi motteggi è lui.
-Allora sai dire altre cose. Sei un uomo sorprendente.-
Si trascina fino alla scrivania e vi si siede sopra, facendo penzolare le gambe oltre il piano. Appoggia la stampella di fianco a sé, come per mostrarne a Bellamy i particolari.
Come se fosse stata colpa sua, se è zoppo. Come se avesse potuto in qualche modo spegnere il Knock-up Stream o nuotare fino a lui mentre precipita. Sarebbe potuto morire, deve bastargli questo. Persino gente come loro ha dovuto imparare ad accontentarsi delle piccole cose.
-La tua gamba…- mormora, e vi appoggia una mano tremante. Sarquiss la incontra con la sua. -E il braccio di Eddy.-
-Sono il nuovo Shanks.- sogghigna il ragazzo. -E ‘Quiss è il nostro Aokiji.-
Sarquiss scrolla le spalle. -Me la sono fatta per tutto il Nuovo Mondo con una gamba che non si muove. Non si dica che non sono cazzuto.-
-Che non siamo cazzuti.- puntualizza Rivers. -E adesso siamo qui, Bellamy.-
Ha la schiena rigida, le guance arrossate. Se avesse in mano una delle sue bandiere l’avrebbe sicuramente stropicciata, e un negozio così piccolo non può contare tanti clienti.
-Per me?- mormora.
-Dobbiamo ripetertelo?- Muret si sbatte la mano contro la coscia. La mano di Bellamy, nella stretta di Sarquiss, si tende.
-Dopo quello che vi ho combinato…- L’ex capitano rabbuia, serrando il pugno. -Avete tutti preso un sacco di schiaffi.-
Sarquiss gli accarezza il dorso della mano. -Ci avanza del ghiaccio, Bellamy. Prendine un po’. Ne hai bisogno.-
Bellamy si ritrae, come se gli avesse dato un pugno. A volte Sarquiss avrebbe voluto, gli sarebbe bastato quello pur di averlo ancora accanto – ma i morti vanno lasciati in pace, e piangere il suo capitano scomparso era già abbastanza amaro senza arrabbiarsi con lui. Quel cazzo di Roshio era il figlio del Diavolo o cosa, e me l’ha fatta pagare, mormorava tra le braccia di Lily. Sua sorella gli aveva sistemato sulle spalle il telo da barche che avevano trovato per coprirsi. Sono tutte stronzate, ‘Quiss. È che a quelli come noi, alla fine, arriva sempre uno schiaffo freddo.
L’avevano ammazzato insieme, il dannatissimo Roshio. Il minimo sarebbe stato morire insieme.
Eppure siamo vivi.
-Ti prometto che andrà tutto bene.- Sarquiss percorre con le dita la guancia di Bellamy. -Ci sei mancato.-
Gli accarezza i capelli, di un biondo più scuro di quanto ricordasse. Due mani gli afferrano le spalle, lo fanno scivolare sul piano del tavolo e lo depongono su un paio di ginocchia muscolose. Sarquiss apre la bocca, battendo i denti. Adesso si sveglierà: è tutto così bello, e le cose belle gli sono precluse da troppo tempo per credere che quella sia per lui.
Ma le braccia di Bellamy sono vere, e lo tengono stretto.
-Sarquiss.- mormora. -Sarquiss…-
-Non ho cambiato nome.- Sarquiss sorride, e una lacrima gli gocciola in bocca. Il primo che ride è un uomo morto, pensa, ma è certo che se qualcuno si permettesse di fare l’affronto non lo sentirebbe. Non con Bellamy accanto, un Bellamy di carne che finalmente gli appartiene.
-Doflamingo non è il solo a costruirsi una famiglia.- mormora quel Bellamy di carne, e il suo petto vibra mentre parla.
-Fanculo a Doflamingo e fanculo ai suoi compagni di merende.- Lily fa scoppiare la gomma da masticare. -Vieni con noi, Bellamy. Nuova era, vecchia era, che differenza fa?-
-Mi sono ritirato dalla pirateria.- mormora Bellamy, ma suona finto. I suoi occhi luccicanti dardeggiano da un volto all’altro, e si fermano proprio su Sarquiss, percorrendolo dai capelli alla punta del mento. -Ma Luffy Cappello di Paglia mi ha dato un pezzo della sua Vivre Card. Non sono solo al mondo. E qui sto bene.-
-Frena, frena.- Muret si sporge in avanti. -Quel Luffy? Ti ha fatto la grazia?-
Non c’è una storia da raccontare, i giornali hanno fatto abbastanza, e Rivers è ancora capace di abbattere i News Coo in volo – oltre a sorreggere Sarquiss quando, leggendo il nome del loro vecchio capitano, aveva lasciato cadere la stampella e rischiato di cadere di faccia sulla ghiaia. “In fuga con loro anche Bellamy la Iena, combattente al Colosseo della Corrida non appartenente a nessun equipaggio”. A quelle ultime parole, Sarquiss aveva tirato una bestemmia.
Bellamy sorride, e per la tomba di Gol. D. Roger, quanto mi è mancato quel ghigno. -Luffy è così. Credo che dovrei ringraziarlo.- Dovreste, vorrebbe aggiungere Sarquiss, ma non lo ammetterà mai ad alta voce. -Ero sul fondo del barile, e lui è in qualche modo un uomo potente. Ha una flotta, adesso.-
Sarquiss sgrana gli occhi, Mani sobbalza alle sue spalle. -Una flotta vera?-
Bellamy sorride amaramente. -Ben sette capitani, di cui un gigante. E lui nemmeno la voleva.-
-Che idiota,- sogghigna Muret. Sarquiss le dà una gomitata. -Se non fosse per quell’idiota saremmo rimasti senza capitano.-
O per Doflamingo. Sarquiss serra i denti. Il posto di quell’uomo orribile è nei suoi incubi e nelle viscere di Impel Down. Non può controllare quelle mura come ha fatto con lui. E proprio là, sul collo di Bellamy, una cicatrice a forma di croce grande come un neo.
-Sarquiss, sei teso. Ti senti bene?-
La sua voce sembra provenire dal fondo di un abisso. Sarquiss allontana le braccia dal proprio petto e cinge le spalle di Bellamy tra le dita tremanti.
-Cosa ti è successo? Devi dircelo.-
Bellamy sorride, stringe Sarquiss più forte. -È una lunga storia.-
-Allora dovrai cominciare a raccontarcela.- Mani prende una sedia dal muro e vi si lascia cadere. Lily e Rivers si tolgono i cappotti. Sarquiss si toglie gli occhiali da sole e li appende alla maglia. Blu come quelli vecchi, dalla montatura rosso acceso, con le lenti a specchio: comprati apposta per nascondere i suoi occhi rossi all’equipaggio piombatogli sul groppone. Bellamy è abbronzato, sotto la patina azzurra, e più muscoloso di quanto ricordasse. Ed è con lui.
-Ma non così.-
Bellamy si sporge oltre la schiena di Sarquiss e gli circonda le spalle col braccio destro. -DHo del tè nero e qualche galletta. Siete miei ospiti.-
-E se decidessimo di restare?- Sarquiss stringe più forte la sua spalla. -Non riuscirai a cacciarmi, non con la gamba ridotta così.-
Stavolta è la stretta di Bellamy che si stringe al suo corpo, e quella di Lily e degli altri quattro attorno a loro. Non serve dire altro: Sarquiss si lecca le labbra salate e reclina la guancia contro quel petto così accogliente. Finalmente si potranno riposare.


A.A.:
Ho interrotto il mio dovere materno (see, dove?) cogliendo l’occasione per una storia speciale.
Non ho molte ship, in One Piece. Penso che parte del fascino dell’opera per me stia proprio nella scarsa enfasi posta sui rapporti romantici e sulle ship. Lo trovo molto rinfrescante, persino per uno shonen. Lo stesso Luffy è molto meno “tormentato” di molti protagonisti di anime, è uno sciocchino a cui non interessa nemmeno la più bella donna dei quattro mari, e cose come l’attrazione di Sanji per le belle donne sono mostrate solo per far ridere. Molte delle ship canoniche neanche mi piacciono (Scarlett e Kyros? Non ne sopporto nessuno. Baby Sai? Ho scritto un’intera raccolta in cui la retconno. Doflamingo/Viola. NO EW GOD NO. Bege/Chiffon… ok, they’re cute. They can stay. Ma direi che il punto è stato reso ben chiaro).
Avrei preferito inserire anche qualche coppia femslash, ma i personaggi femminili sono troppo pochi e sporadici per formare un rapporto decente. Le poche volte in cui vediamo assieme due donne che non sono Nami e Robin (che non shippo) si tratta spesso di sorelle, come le varie donne Charlotte, Kiwi e Mozu, Nami e Nojiko e le Boa. Io non amo l’incest, quindi lascio perdere.
Restano le coppie slash, e ne ho trovate tre di mio gusto. Con la prima recupero un personaggio (Sarquiss) dimenticato da tutto e tutti e forse canonicamente morto. Il suo rapporto con Bellamy a Jaya era accennato, ma si capiva che si trovassero bene assieme, e il dolore di Sarquiss nel colpire Bellamy per comando di Doflamingo era chiaramente forte.
Mentre Bellamy raggiunge l’Isola nel Cielo, salvandosi grazie alle sue molle, Sarquiss e il resto dell’equipaggio piomba nel mare e molti di loro muoiono. Sarquiss è salvato da Lily, ma il danno subito al nervo della gamba è troppo grave.
Il resto dell’equipaggio è composto anche da Lily (qui reinterpretata come sorellina di Sarquiss), il navigatore Eddy (Edy in italiano), la dottoressa Muret (Muller), il cecchino Rivers, il cuoco Hewitt, Ross e Mani (Many), di ruolo non chiaro. Ross e Hewitt purtroppo non ce l’hanno fatta, e nemmeno le abilità mediche di Muret bastano a salvare il braccio di Edy e la gamba di Sarquiss. O Sirkeys? Cirkeys? Non ho capito come si chiami.
Non so come funzioni la componente religiosa del mondo di One Piece. Sappiamo che la religione c’è: oltre a Enel, Madre Carmel si finge una suora, Miss Monday si traveste da suora a Whiskey Peak, c’è un prete a officiare le nozze di Sanji e Pudding, esistono “monaci” come Urouge e Wadatsumi, Bartholomew Kuma porta sempre con sé una Bibbia e via dicendo. Non avendo altre informazioni ho preferito restare sul vago. Sarquiss mi sembra esattamente il tipo di persona che trova divertenti le bestemmie.
Ho anche ideato qualche redesign per i Pirati di Bellamy. Sarquiss con le treccine, Lily con i capelli corti e via dicendo.
Spero che vi piaccia, nonostante i personaggi siano minori. Bellamy è un bulletto, ma ha sofferto molto e merita anche lui una famigliola tutta sua.
Ci vediamo domani.
Lady R
  
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