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Autore: _Sherazade_    22/11/2019    1 recensioni
Marika Allegri è morta a soli 34 anni, ma noi vogliamo raccontare un piccolo aneddoto sulla sua giovinezza così in fretta sfiorita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traccia: Vai alla pagina dei necrologi sul giornale e scegli una persona su cui scrivere. Immagina un episodio della sua vita
Genere: Slice of life, soprannaturale
Fandom: Originale
Lunghezza: OneShot 525 parole
Memories


Marika Allegri, di anni trentaquattro. Una vita così giovane che ha già trovato la sua conclusione non può che far stringere il cuore.
Marika era una ragazza solare e gentile. Amava l'arte in ogni sua forma, e non perdeva occasione per girare l'Italia per riscoprire bellezze note e anche quelle più nascoste, facendosi trasportare così in epoche tanto remote quanto affascinanti. Questa giovane donna amava anche perdersi nella maestosa natura, nei meravigliosi paesaggi che il nostro variegato paese ha da offrire, ed è proprio di uno di questi viaggi che vi voglio parlare e per farlo, dovremo far girare indietro le lancette fino a tornare a dodici anni fa.
Marika aveva solo ventidue anni, la spensieratezza della giovinezza, la gioia di vivere e la voglia di costruirsi un avvenire brillante. Assieme agli amici della compagnia che frequentava, si era recata nell'estremo nord del Veneto per poter girare la zona. Per la posizione scelta riuscivano a visitare non solo alcune delle tante bellezze della regione, ma anche alcune di quelle presenti nel vicino Friuli e del Trentino.
Dalle sorgenti del Piave alle tre cime di Lavaredo, passando per i laghi di Braies e di Misurina, senza scordare dei numerosi passi ed i rifugi.
Dopo una di queste belle scampagnate, la loro allegra compagnia si fermò in paese per prendere una buona pizza e un bel boccale di birra prima di fare ritorno alla baita che avevano affittato per quella vacanza.
Finita la cena tornarono a casa per la notte, e Marika si concesse un bel bagno per riprendersi delle fatiche della lunga camminata di quel giorno, per distendere non solo i muscoli ma anche la mente.
Quando finì, dopo essersi rivestita, guardò fuori dalla finestra per ammirare il cielo stellato, così limpido e nitido che sarebbe rimasta a guardarlo estasiata per ore. In città non poteva farlo, lo smog creava quell'alone innaturale e le luci dei tanti lampioni finivano col rendere difficoltosa la vista degli astri.
Stava per coricarsi quando il suo sguardo cadde sul bosco dinnanzi a loro, in direzione del sentiero che avrebbero seguito l'indomani e vide delle strane luci colorate che sembravano quasi danzare, allontanandosi sempre di più verso il fitto del bosco.
Lì per lì, Marika credette che la stanchezza e la birra avessero preso il sopravvento, così decise di andare a letto senza più pensarci.
L'indomani, assieme ai suoi amici, videro qualcosa di davvero strano: nello stesso punto dove lei aveva visto quelle strane luci, c'erano dei segni per terra, come delle microscopiche impronte.
Parlando con la guida che avevano ingaggiato, Marika e i suoi amici scoprirono alcune delle leggende del luogo legate al piccolo popolo che lo abitava.
Alcuni dei suoi amici ci scherzarono sopra, vinti dal proprio scetticismo, ma non Marika che, seguendo le indicazioni della guida lasciò dei dolcetti e un ciondolo là dove aveva visto le luci la notte precedente.
Prima di partire, Marika tornò sul sentiero, e i suoi doni erano spariti. Che ci fosse dietro il piccolo popolo o meno, Marika sorrise e se ne andò, lasciando una parte di sé in quel luogo meraviglioso, conservando fino alla fine il bel ricordo di quella vacanza.

 
L'angolo di Shera

Per scrivere questo racconto, dato che ritenevo poco rispettoso scrivere di una persona morta, ho scorto le pagine dei necrologi, ho scelto una foto, letto i dati e cambiato il nome. Possiamo tranquillamente trovare una foto online di una persona e farne un prestavolto, e chi ci dice che quella persona non è morta o che non sa che la sua foto è in giro...
Quindi mi sono arrangiata così.
L'episodio narrato, sebbene vi abbia apportato delle modifiche, non è del tutto inventato. La parte delle luci danzanti e delle impronte sono reali, e risalgono a oltre quarant'anni fa. Ricordo che mi piaceva sentire raccontare a mio padre questa storia.
Non so se il popolo fatato esista o meno, ma esistono tanti racconti simili, non solo nelle zone dove è accaduto il racconto di mio padre, ma anche altrove.
Insomma, io ci credo :P.
  
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