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Autore: killer_joe    22/11/2019    2 recensioni
Roger entrò nella hall della compagnia come una furia, percorrendo una linea dritta fino alla reception. Il povero ragazzino dietro al bancone spalancò gli occhi.
“Salve, sono Roger Taylor. Avevo un appuntamento alle 8:30 per un colloquio, e so che sono in ritardo, ma...”
Il ragazzo alzò una mano per fermarlo subito.
“Mi dispiace signore, ma il suo turno è saltato”.
(...)
Roger si interruppe, e i suoi occhi raddoppiarono di misura da tanto erano spalancati. Dietro a John Deacon, il muro della reception era talmente brillante da riflettere, quasi come il surrogato di uno specchio. E alle spalle di Roger c'era...
Roger piroettò sui talloni e osservò, scioccato. Non era possibile.
Davanti a lui, il solo e unico Freddie Mercury lo osservò di rimando (...)
*
Un'avventura di una notte è il modo migliore per calmare lo stress prima di un importante colloquio di lavoro... giusto? GIUSTO?
Freddie Mercury/Roger Taylor. Ed entrambi sono adorabili bastardi.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti/e! 
Allora... questa è una sciocchezza, una storiella che ho scritto per un contest su AO3 (Precisamente, per la Froger Week 2019). Ho una serie di one shots scritte per varie challenges su questo fandom, e tutte più o meno commedie che hanno il solo obiettivo di strappare una risata al lettore. Se può farvi piacere le pubblicherò anche su EFP :)
Questa OS è ispirata ad un corto che ho visto un bel po' di tempo fa, e di cui non ricordo nemmeno il titolo. Se qualcuno lo riconosce è libero (anzi, invitato) a comunicarmelo, e lo aggiungerò alle note. 
Ah, giusto. Ho una storia in sospeso su questo sito, e anche un sacco di recensioni a cui rispondere (Carmaux_95, se ci sei, sto guardando te!), e giuro che non ho abbandonato la storia né ho dimenticato le recensioni. E' solo che il periodo è pieno, e il tempo per scrivere sempre meno. 
Dopo queste interminabili note (scusate)... avanti con la storia!

 


You Don't Fool Me (Or Do You?)
by killer_joe

 
 

Kensington, 9 Novembre, 23:50

Freddie entrò nel locale con la baldanza che lo caratterizzava. Era sera tardi, e la sala era praticamente vuota se si escludevano il solito cliente ubriaco e il giovane barista.
Il ragazzo dall'altra parte del bancone sollevò lo sguardo su di lui, e il respiro di Freddie si fece pesante. Era lui.
Lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia disordinata e grandi, intensi, occhi azzurro cielo.
Assolutamente peccaminoso.
Quelle belle labbra rosa si aprirono leggermente, e Freddie fece un sorrisetto soddisfatto. Sapeva che l'aveva impressionato, Freddie non passava inosservato.

“Scusa amico, stiamo chiudendo”.

Senza una preoccupazione Freddie si avvicinò al bancone, si sedette su uno degli sgabelli e offrì al biondo un sorriso affascinante.

“E' stata una giornata lunga, bellezza. Che ne dici di darmi una birra? Facciamo così, ne pago una anche a te e possiamo condividere i cinque minuti più interessanti della tua giornata” propose, senza vergogna. Le sopracciglia del biondo raggiunsero l'attaccatura dei capelli.

“Sicuro, se paghi tu...”

 

Kensington, 10 Novembre, 1:00

Freddie sbatté il biondo contro la porta appena chiusa, baciandolo con foga. Il ragazzo biondo – Roger – rispose al bacio, piegando la testa di lato per renderlo più profondo. Le loro lingue combatterono per dominare, le mani che si aggrappavano ai vestiti, le braccia che li stringevano uno all'altro.
Un gran fine serata per un giorno schifoso, tutto sommato.
Le mani di Freddie scivolarono sul culo di Roger, strizzando la carne soda, e il biondo gemette contro la sua bocca. Freddie attutì il suono con un altro bacio, più profondo di prima, e sospirò.
“Mostrami la tua camera da letto, biondino” mormorò sull'orecchio dell'altro. Roger, che aveva già le guance rosse di desiderio, prese la mano di Freddie e lo condusse velocemente in camera.

 

Kensington, 10 Novembre, 1:30

Freddie si stese, in faccia un'espressione soddisfatta. Roger era accanto a lui, ancora prono sul letto, ancora ansimante a causa delle loro piacevoli attività. Freddie rotolò di lato e buttò un braccio attorno alla vita del biondo, lasciandogli un bacio dolce, quasi casto, sulle labbra. Oh, quella bocca era un vero tesoro. Le cose che il biondo era in grado di fare con quelle labbra... Roger fece un mormorio di piacere, e restituì il bacio.

“Sei ritornato nel mondo dei vivi, tesoro?”

Roger sbuffò, ma non poté trattenere un sorriso.

“Sei davvero sicuro di te, sai? Almeno hai mantenuto le promesse”.

Freddie ridacchiò divertito, lasciando che la sua mano accarezzasse la schiena del biondo, poi le spalle, poi giù fino a raggiungere il culo. Un altro gran bel asset del biondo, quello.
“Nemmeno tu sei stato male, caro. Quella tua boccuccia dovrebbe essere assicurata” restituì il complimento, baciando di nuovo Roger. Era un peccato che si trattasse di una botta e via, Freddie poteva abituarsi ad avere intorno Roger. La mano di Freddie aveva trovato una posizione confortevole sulla chiappa di Roger, e il moro cominciò a massaggiare la carne. Roger aprì un occhio, divertito.

“Non ne hai avuto abbastanza?”

Freddie ridacchiò, e alzò un sopracciglio in modo suggestivo.

“La soddisfazione è un sentimento fugace, tesoro” rispose, lasciando che le sue dita sfiorassero il fianco del biondo. Roger si contorse, ridendo.

“Basta così, bestia! Non posso stare sveglio fino a tardi, domani mattina sono impegnato. Ho un colloquio di lavoro con una fottuta società seria, finalmente l'opportunità di andarmene da quello schifo di locale dove ci siamo conosciuti” disse il biondo con finalità. Poi Roger rotolò fino al lato del letto e programmò la sveglia sul cellulare. Freddie lo osservò con un sorriso affettuoso.

“Ti auguro buona fortuna, bellezza. Devo andar via?” chiese, anche se ad essere onesti era piacevolmente accoccolato nelle lenzuola calde. Roger sbadigliò, e scosse la testa.

“Nah, è tardi. Fai come fossi a casa tua” Roger lo tranquillizzò, scivolando sotto le lenzuola con un sospiro appagato. Avrebbero dovuto darsi una pulita, ad essere onesti, ma Roger non se ne curò. Nemmeno Freddie, apparentemente, perché il moro si trascinò accanto a Roger e posò la testa sul cuscino.

“Ma domani all'alba ti butto fuori. Ho il mio colloquio”.

Roger spense le luci, e Freddie si spiaccicò contro la schiena del biondo come un polipo, abbracciandolo. Roger fece un sospiro soddisfatto e chiuse gli occhi. Era stata un gran serata, perfetta per tenere sotto controllo lo stress.

 

Kensington, 10 Novembre, 8:57

Roger aprì gli occhi, ancora un po' intontito dal sonno. Leggermente confuso, allungò un braccio verso l'altra piazza del letto solo per trovarla vuota. Probabilmente Freddie aveva trovato la porta d'uscita da solo... ma qualcosa non andava. Ad esempio, la luce che proveniva dalla tenda semiaperta era un po' troppo intensa.

Pervaso da una terribile sensazione, Roger sbloccò lo schermo del cellulare e, onestamente, lanciò un grido.

“Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo” mormorò, fuori di sé. Era in ritardo, porca miseria, in ritardo di mezz'ora! Non poteva crederci, perché diavolo la sveglia non aveva suonato?

I successivi venti minuti di Roger furono a dir poco frenetici. Si fece la doccia in un tempo da record olimpico, senza nemmeno asciugarsi i capelli. Diede uno sguardo veloce al suo guardaroba, scegliendo un outfit abbastanza buono a suo parere, che dava l'impressione di un lavoratore serio ma non austero. Decise di optare per le Adidas, meglio lasciare le Converse rosa glitterate per altri consessi. Tutto questo mentre cercava di trovare la miglior frase introduttiva che fosse in grado di fargli guadagnare punti, visto che era in fottuto ritardo.

“Buongiorno, sono Roger Taylor. Sono un po' in ritardo, si, mi dispiace molto per l'inconveniente...”

Lottò per tirarsi su i pantaloni, che non volevano saperne di salire, e con la cintura nera, rischiando per un soffio di darsi una sferzata ai gioielli di famiglia con quel maledetto aggeggio.

“Salve, sono Roger Taylor, sono in ritardo ma ho una giustificazione per la mia mancanza di puntualità”.

Sbuffò sonoramente mentre infilava le braccia nelle maniche della camicia, rischiando di strappare il povero tessuto. Una cazzo di giustificazione di merda, aveva, una scopata la notte prima del colloquio perché 'perché no? Lui è Roger Taylor, e può permetterselo', no?

“Sono Roger Taylor, e sono in ritardo! Sì, allora? Non è che possa farci niente ora, le pare?”.

Sì, no, magari lasciare l'aggressività a casa. Giusto per non aggiungere guai a quelli in cui stava già navigando.

Roger praticamente volò fuori dalla camera come un tornado, lasciando dietro di sé solo distruzione. Un problema per dopo, le condizioni della sua camera, per quando avrebbe – forse, sperando – ottenuto il lavoro.

 

The City, 10 Novembre, 9:37

Roger entrò nella hall della compagnia come una furia, percorrendo una linea dritta fino alla reception. Il povero ragazzino dietro al bancone spalancò gli occhi.

"Salve, sono Roger Taylor. Avevo un appuntamento alle 8:30 per un colloquio, e so che sono in ritardo, ma...”

Il ragazzo alzò una mano per fermarlo subito.

“Mi dispiace signore, ma il suo turno è saltato”.

Roger prese un respiro profondo, e contò fino a dieci. Non era il caso di cominciare a sbraitare ora. Lanciò uno sguardo al cartellino puntato sul petto del ragazzo.

“Ascolti Signor... Deacon. John. Avevo un appuntamento, e ho avuto un piccolo problema con la sveglia, ma lei deve...”

Roger si interruppe, e i suoi occhi raddoppiarono di misura da tanto erano spalancati. Dietro a John Deacon, il muro della reception era talmente brillante da riflettere, quasi come il surrogato di uno specchio. E alle spalle di Roger c'era...

Roger piroettò sui talloni e osservò, scioccato. Non era possibile.

Davanti a lui, il solo e unico Freddie Mercury lo osservò di rimando, offrendo un sorriso imbarazzato.

“Tu...” Roger ringhiò, basso e minaccioso. Freddie deglutì attorno al nulla. Il biondo avanzò con uno sguardo truce, e Freddie alzò le mani in segno di resa.
“Aspetta, aspetta solo un secondo. Primo, anch'io sto cercando un lavoro abbastanza disperatamente” cominciò, facendo un passo indietro per mettere più spazio fra sé e il biondo. Dire che Roger non era impressionato dall'affermazione era iperbolico.
“Quindi?” gracchiò, assottigliando gli occhi in due fessure. Ad essere sinceri, faceva paura.
“Quindi, anch'io ho un colloquio per questo posto di lavoro oggi” Freddie continuò, “Ho scoperto chi fossero gli altri candidati, e soprattutto che tu eri il favorito” offrì al sempre più strabiliato biondo. Roger ringhiò di nuovo.
“Hai 'scoperto'. Come?” chiese, ma era chiaro che si aspettasse una risposta. Freddie fece spallucce.

“Ecco...”

 

Twickenham, 9 Novembre, 21:30

Freddie aprì la portiera della berlina nera, e si accomodò al posto del passeggero. L'uomo, che si chiamava Prenter, gli fece un sorriso sardonico. Freddie deglutì per nascondere il disgusto, e gli allungò un plico pieno di tutte le banconote che aveva in suo possesso. Prenter lo prese e gli diede in cambio una cartellina di documenti.

Ci sono tutti i candidati, ho evidenziato il favorito. C'è il suo numero di cellulare, e l'indirizzo del luogo dove lavora” aggiunse, mentre contava il denaro. Freddie annuì, dando un occhiata al suo rivale, un certo Roger Taylor. Ottimo curriculum, e anche bell'aspetto.

Ricordati, devi distruggere le prove. Hai capito? Distruggile” enfatizzò Prenter, inflessibile. Freddie annuì di nuovo.

Tranquillo. Brucerò tutto, e inghiottirò le ceneri, non preoccuparti”.

Due ore dopo, entrò nel locale. Il piano procedette liscio, e Freddie fu in grado di trovare il biondo e sedurlo. Era stato un gioco da ragazzi spegnere la sveglia di Roger mentre il biondo stava dormendo, innocente come un bambino, e lasciare l'appartamento prima delle sette.


“...e questo è quanto”. Freddie, mani ancora in posizione di guardia davanti alla faccia, tentò uno sguardo verso il biondo. Roger aveva una espressione omicida.

“Quindi fammi capire bene: mi hai portato a letto solo per fregarmi il lavoro? Ma che razza di persona malata sei? Roger esclamò, trattenendosi a stento dal tirare un cazzotto al bastardo sui suoi denti decisamente prominenti. Freddie aveva la risposta pronta.

“No, no, quello non era affatto il piano! Volevo solo... vederti, sai, studiare il nemico. Ma poi... beh, ho scoperto che mi piaci davvero, tesoro” confessò con un timido sorriso. Peccato che Roger non si sentisse affatto in vena di smancerie in quel momento. Il biondo alzò le sopracciglia.

“Come no. Ti sono piaciuto talmente tanto che mi hai spento la sveglia per farmi arrivare in ritardo al mio colloquio” sputò fuori, alzando il volume della voce senza nemmeno accorgersene. Il sorriso di Freddie sparì in un istante.

“Sì, beh, mi dispiace per questo colpo basso. Ma vedi, tesoro, il posto è uno e non possono vincere tutti” cercò di addolcire il biondo, senza molti risultati. Se le occhiate potessero uccidere Freddie sarebbe stato un cadavere, già decomposto.

“Signor Mercury, è il suo turno”.

Salvato in calcio d'angolo dal giovane receptionist. Freddie prese un respiro profondo.

“Sì, sono pronto. Sono...” Freddie fece il giro lungo per evitare di avvicinarsi troppo a Roger. Il biondo non disse una parola, nemmeno un insulto, ma guardò Freddie finché la schiena del moro non sparì dietro alla porta dell'ufficio. Uno sguardo pensieroso sul suo bel faccino.

 

“Buongiorno, Signor Mercury. Prego, si sieda”.

Freddie crollò sulla poltrona dell'ufficio con una mossa elegante. L'impiegato con i capelli ricci sembrava giovane, e amichevole. Freddie doveva solo sperare che tutto andasse per il meglio.
“Può darmi il suo curriculum vitae aggiornato?” chiese il ragazzo, e Freddie aveva già una mano dentro alla sua ventiquattrore.
“Certamente, ecco qui. Signor...?”. Il riccio prese il CV e inforcò un paio di occhiali da lettura.
“Brian May. È un piacere” rispose, l'attenzione già diretta al foglio che aveva in mano. Sfogliò le pagine, assorto, e alzò entrambe le sopracciglia. Freddie deglutì, nervoso.
“Vedo che parla fluentemente un gran numero di lingue” May commentò, alzando lo sguardo su Freddie. Il moro annuì.
“Sì, certo. Parlo correttamente inglese e parsi, e ho una conoscenza scolastica di francese...” Freddie si interruppe al gesto di May.
“Leggo, verbatim: parlo fluentemente tutte le maggiori lingue indoeuropee, a cui vanno aggiunte patois, assiro, birmano, pasthun, kicongo e kikabaka. Dove si parla il kikabaka, esattamente?” il Signor May chiese, e Freddie onestamente si era perso. Alzò una spalla.
“Io... non ne ho idea?” offrì, confuso. Era per caso una domanda trabocchetto?
“Sempre dal suo curriculum, leggo che... ha inventato la penicillina?”. Il Signor May era ancora gentile, ma anche incredulo e con buone ragioni. Freddie si affrettò a negare, ma cosa diavolo era successo al suo curriculum?
“Ancora, uno dei suoi hobby è la pornografia? Come... pratica questo hobby, esattamente?”. Ora May si stava solo divertendo a spese di Freddie, questo era innegabile. Freddie sentì il sudore bagnargli il colletto della camicia, ma che diavolo stava accadendo?
“Sono davvero spiacente, Signor May, ma dev'esserci un errore...” cominciò, allungando una mano per riprendere il curriculum. May lo tenne stretto.
“Mi scusi, ma lei è Freddie Mercury?” chiese. Freddie poté solo annuire.
“E... questo nella foto è lei, sì?” May chiese di nuovo, mostrando a Freddie la prima pagina del suo CV. Quello che vide fu una sua foto, in drag, con il rossetto rosso fuoco e gli orecchini a cerchio. Freddie guardò soltanto, sbalordito e un pelo mortificato. Per quanto lo volesse, non si poteva negare che l'uomo della foto fosse proprio Freddie. Il moro guardò fisso la foto per almeno un minuto, poi di nuovo verso il Signor May.

“Io...”

 

Kensington, 10 Novembre, 2:30

Roger si svegliò di soprassalto, senza una ragione. Lanciò uno sguardo al suo partner per la serata; Freddie russava piano, la faccia schiacciata contro il cuscino. Roger si passò una mano tra i capelli, arruffando le ciocche bionde. Era meglio se si rimetteva a dormire, doveva fare una buona impressione la mattina dopo.

Stava per stendersi di nuovo quando notò una cartellina portadocumenti professionale, mista tra la roba di Freddie. Curioso, si alzò dal letto in silenzio, attento a non svegliare Freddie, e prese la cartellina.
Dentro c'era un curriculum vitae. Buono, ma non impressionante. Su un post-it attaccato all'interno c'erano scritti una data e un indirizzo. La stessa compagnia con cui Roger aveva un colloquio di lavoro.

Il biondo guardò l'altro ragazzo, ancora addormentato, chiedendosi come diavolo avesse fatto a raccattare un fottuto rivale per il posto di lavoro in tutta Londra. C'era un certo livello di iella, in questa storia.

O forse... si trattava di una benedizione sotto mentite spoglie?

Roger guardò Freddie, poi il curriculum. E poi, sogghignò.

Si sedette al suo pc e aprì una pagina di word formattata. Era certo di poter aggiungere... creatività, al curriculum di Freddie. E sicuramente un tipo così oltraggioso doveva avere qualche tipo di foto incriminante su Instagram. Meglio controllare anche Facebook, giusto in caso.
Kikabaka... per Roger, suonava come una lingua della Polinesia.


“... sono. Sono Freddie Mercury, sì”.

Non c'era motivo di negare l'evidenza, dopo tutto.

 

Freddie raggiunse la hall della compagnia con le gambe molli. Roger era ancora lì, e lo fissava con aria di sfida. Freddie lo guardò accigliato, e indignato. La tensione tra i due si sarebbe potuta tagliare con il coltello, e John Deacon era indeciso se chiamare la sicurezza. Gli occhi di Freddie si assottigliarono di fronte all'espressione compiaciuta del biondo. Quel maledetto pezzo di merda, piccolo ingannatore, brillante, bastardo, bellissimo...

Senza una parola, i due si incontrarono al centro della hall, scontrando le loro bocche una contro l'altra in un bacio tanto furioso quanto appassionato.

Erano fatti l'uno per l'altro.




Note d'autore: 
Allora... che ne pensate? Mi lascereste una recensioncina se vi è piaciuta? Vi andrebbe di leggere le altre storie partecipanti ai contest? 
Un bacio a tutti, a presto
killer_joe
   
 
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