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Autore: Aliseia    23/11/2019    3 recensioni
Fare l’amore in quel momento non aveva un solo colore. Se Elijah avesse dovuto trovare un’unica parola avrebbe detto “iridescente”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Tristan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'Amour Sera Roi'
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Fandom: The Originals
Genere: Introspettivo - Romantico
Personaggi: Elijah Mikaelson, Tristan De Martel;
Pairing: Tristan/Elijah
Note alla storia: La storia è divisa in tre parti. Il capitoletto finale conclude la serie L’Amour Sera Roi, un crossover con Legacies. Ma i tre paragrafi hanno tutti come filo conduttore quel colore, quello che per noi significa Casa. E hanno come voce narrante e POV il primo Tristan, il secondo Elijah e il terzo la terza persona
Dediche: A Miky. A Abby. A Lilyy. A tutte grazie per aver seguito questa serie.
Rating: Teen and Up Audience
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a Lisa Jane Smith, Julie PlecKevin Williamson, Michael NarducciDiane Ademu-John, Jeffrey Lieber nonché agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
 
 
Covered You In Blue
 
Night falls
I fall
And where were you?
And where were you?

Warm skin
Wolf grin
And where were you?

I fell into the moon
And it covered you in blue
I fell into the moon
Can I make it right?
Can I spend the night?

High tide
Inside
The air is dew
And where were you?

 
Blue – Angie Hart
 
 
 
Scende la notte e ritrovo le tue braccia. Nel blu. Non è ancora la nostra casa azzurra, il nido di Marsiglia. Con il tavolo nero in cucina, le pareti candide, i cristalli pieni di fiori.
Non le rose, mon amour, sono fiori recisi. E nella loro bellezza immobile hanno odore di morte. Preferisco ricordare l’erica e la lavanda che s’imbrigliavano tra i tuoi capelli, dita antiche, forse ancora un po’ ruvide.
Dita di fate.
Quelle che ci spiavano, era l’alba del mondo, quando profanammo la notte. Macchiando la storia del mio e del tuo sangue. Dal tuo polso alle mie labbra, in un vortice impazzito di stelle, un giro completo e la torsione del collo. Mai fu più dolce il risveglio, poiché fu il primo che vidi rovesciato dentro il tuo sguardo. Gli occhi ti brillavano come brillano adesso. I miei spalancati, sussurrasti al mio orecchio che erano blu come certi fiori del Bayou.
Fiori.
Fiori blu della notte.
 
Nel blu sono nato e nel blu sono morto, più di mille volte. Poiché blu era la mia prigione. Gelida e blu.
E mentre risalivo stretto a te in superficie, s’aprivano le tenebre come una corolla si apre alla luce, e il nero diventava blu.
 
*
 
Gli scompiglio i capelli prendendo strade mai percorse prima, di fiori e di sale: il suo odore, il sapore che ora sono anche un po’ miei. Mi sorride senza guardare, fa spallucce come a dire: non ci casco, non sono tuo. Ma già apre le braccia e il suo corpo si arrende, mentre scende la notte e si tende come un’ala scura per portarci lontano. Modula un sospiro e poi un lamento tra le labbra morbide, s’inarca, si apre: è un porto sicuro e insieme una destinazione ignota. Gli occhi che l’eccitazione ha reso immensi sembrano prendere tutta la faccia. È tutto riccioli e sorrisi e una musica di gemiti. È blu come un angelo e sussurra “vai piano” nella nostra ultima notte a New Orleans. Marsiglia ci aspetta, ragazza azzurra e scontrosa, ma ora siamo tra le braccia di questa dama languida e sensuale, con i suoi ori di creola. Altre minacce verranno. Ma ora la notte è tutta per noi, scende liquida e lenta sui pensieri tristi, sui dubbi e sulle preoccupazioni. Sulla fatica di vivere che angoscia gli esseri immortali. Sui brutti ricordi e sui cattivi presagi. Entrambi sappiamo che sarà sempre difficile, che gli incubi per noi saranno sempre reali. Ma l’istinto suggerisce che andrà tutto per il meglio, che i nostri cari staranno bene. Nonostante un’angoscia che non si stempera nemmeno nel sesso, entrambi sappiamo che in questa unione perfetta c’è la nostra forza. Che in questo amplesso tenero, inaspettato, violento non stiamo consumando le forze ma guadagnando potere.
Tristan si flette come la corda pizzicata da un archetto autorevole e prepotente, concede la sua sinfonia declinata sul mio nome, una due, mille volte e mi perdo nella sua scontrosa dolcezza, nell’estasi che ci fonde, nel blu.
 
*
 
Fare l’amore in quel momento non aveva un solo colore. Se Elijah avesse dovuto trovare un’unica parola avrebbe detto “iridescente”, ma non nel senso più immediato di un ventaglio di colori, tanti e tutti insieme, bensì della loro sequenza: mobile e cangiante, lo scivolare continuo di una vibrazione sull’altra, del verde sul rosso fino ai misteri dell’indaco. Era la possibilità unica di far esplodere e poi consumare ogni sensazione, ogni sentimento, ogni cielo, dal bagliore dorato dei primi baci alla passione di ogni affondo, di ogni vorace e violento atto di possesso per poi portare l’eccitazione all’acme, a quel parossismo fino al punto di non ritorno… E in quel momento al blu.
Ecco… il blu.
Traboccò dagli occhi di Tristan in un’ultima invocazione, lunga e musicale dove scivolava il nome del suo signore e padrone e insieme la dichiarazione a lungo negata: un ti amo, un je t’aime nella sua forma più morbida. Tristan fu scosso dal lungo brivido del suo orgasmo. Poi si rilassò, sfinito, appagato tra le braccia del Sire. Il quale lo sostenne come avrebbe fatto con un naufrago, un abbraccio forte e rassicurante. Poi un bacio. Troppo breve, provocante. «Non dubitare mai più.» Elijah affrontò lo sguardo della sua creatura.
«Di cosa?» chiese Tristan con un sorriso pieno di malizia.
«Del fatto che farei qualunque cosa per te.» rispose Elijah secco. Non aveva ancora perdonato la ribellione del giovane Conte. Pure in quel momento, con la pelle incollata alla sua, le labbra tra i suoi capelli, il suo profumo il suo odore dappertutto. Inebriante.
«Dovrei dirlo io.» Tristan ora era serio.
Lo sguardo di Elijah si raffreddò. «Credi che io l’abbia fatto? Che abbia dubitato di te?»
«No – rispose Tristan con evidente sincerità – Lo so. Ho letto la tua mente. Non hai dubitato di me nemmeno per un istante. Gli altri lo hanno fatto… Magari solo per un attimo. E vedendomi arrivare con i complici di Celeste al mio fianco hanno pensato che fossi passato al nemico. Ma non tu.»
Elijah inclinò le labbra in un breve sorriso. «Come potresti? Voglio dire… Rinascere e morire ogni notte e ogni giorno tra le braccia possenti di un tale titano. Dove trovarne uno uguale?»
Risero insieme. «Non potrei. Mai, in mille anni.»
Elijah si sollevò e sedette sul letto, le braccia mollemente abbandonate sulle ginocchia. «Io non l’avevo capito. – mormorò a capo chino – Se avessi avuto solo una vita, una vita da uomo, questo amore non l’avrei mai vissuto. Ho impiegato mille anni. Un’intera, infinita esistenza di vampiro. Mentre tu…»
«Io lo sapevo da subito. Da sempre. Dal momento in cui hai varcato la soglia del mio castello.»
«È per questo che hai dubitato di me? Hai dubitato dell’uomo.» Ora lo sguardo del Sire era colmo di uno scuro dolore.
«Io… - riprese Tristan con un po’ d’affanno – Non dubito del tuo… sentimento. Ma… mio signore. Tu mi conosci. Sono un amante esigente e vorace. Io voglio tutto. Ogni parola, ogni carezza, ogni sguardo. E lo so di essere in errore… Ma non voglio smettere di sbagliare.»
Elijah si voltò e scese sulle braccia dominando ancora il suo amante. Il ragazzo giaceva esausto, più pallido del consueto. «Ti devi ancora riprendere, mio piccolo, svergognato tiranno. – ora gli occhi neri del Sire brillavano complici – Ti ordino di riposare, sarebbe un vero scandalo se dopo essere sopravvissuto alle streghe tu cedessi sotto gli assalti amorosi del tuo creatore.»
«Come sei saggio, mio barbaro amante. Ma io no… Ero folle già nella mia vita umana. E non mi basta, te l’ho già detto. Non sono mai sazio di te… Ti voglio ancora.» Tristan sollevò le braccia e con le mani aperte accolse il capo bruno del suo signore. Lo attirò e quello scese con le labbra dai riccioli scomposti alla bianca fronte un po’ fredda alle palpebre socchiuse: livide, quasi azzurre. E coprì di baci tutto quel blu.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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