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Autore: ChrisAndreini    23/11/2019    5 recensioni
[Seguito di "Under the Bright Stars". Non tiene conto della terza stagione]
Chat Noir e Ladybug hanno scoperto le rispettive identità. Papillon ha vinto ed è scomparso nel nulla. La sua assistente Nathalie è scappata con il Miraculous della Volpe.
E Adrien e Marinette sono rimasti soli a raccogliere i pezzi.
Tra nuovi nemici, alleati improbabili, intricate trame, Miraculous difettosi e segreti antichi, dovranno tirare fuori tutta la loro forza per sconfiggere il male e restare insieme senza soccombere alla corruzione.
Perché si sa, il vero nemico è dentro ognuno di noi. Ed è il più difficile da sconfiggere.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Corrupted 

Capitolo 4

 

Quel sabato, Adrien si presentò davanti casa della ragazza con un sorriso e senza scorta. Ci aveva messo parecchio a convincere sua madre a lasciarlo andare senza il Gorilla, ma alla fine ce l’aveva fatta.

Progettava di invitare Marinette a prendere un gelato da talmente tanto tempo che era deciso più che mai a rendere il pomeriggio perfetto e indimenticabile.

Il commento di Alya sul diventare una coppia a Verona era stato allettante, ma se poteva andare in gita già accoppiato sarebbe stato ancora meglio, e quell’appuntamento, perché lo definiva assolutamente tale, sarebbe stato uno stupendo e perfetto punto di partenza.

Certo, in teoria.

Entrò in pasticceria con una sicurezza che non gli apparteneva del tutto ma cercò di recuperare dal Chat Noir dentro di lui, e si rivolse alla signora Cheng che in quel momento era in cassa.

-Buon pomeriggio, signora Cheng- la salutò educatamente, piegando appena la testa con rispetto.

-Adrien, come stai? Marinette si sta preparando, ma dovrebbe scendere a momenti- lo avvertì, con sguardo leggermente malizioso.

-La aspetto qui. Se vuole posso aiutarla per un po’- si offrì d’impulso, senza neanche sapere il motivo. Probabilmente era troppo agitato e restare fermo non gli sembrava una buona idea. Inoltre era la sua futura suocera… probabilmente. Insomma, Adrien sperava potesse diventare la sua futura suocera, e voleva fare una buona prima impressione.

-Non preoccuparti, caro. Piuttosto, nell’attesa vuoi un macaron?- lo incoraggiò lei con un occhiolino, porgendogli un vassoio con degli assaggi.

Adrien osservò i macaron con occhi letteralmente brillanti, e ne prese uno come se fosse un tesoro prezioso.

-Grazie mille, signora Cheng- divorò il macaron con apprezzamento. Adorava i dolci, soprattutto quelli della pasticceria della sua cotta.

In effetti era piuttosto fortunato. Non solo si era innamorato di una ragazza straordinaria e credeva che lei ricambiasse. Ma la ragazza in questione aveva anche una famiglia meravigliosa, proprietaria di una pasticceria, e con un ramo cinese, lingua che studiava. Si poteva considerare proprio destino.

-Allora, qual è il programma?- chiese la signora Cheng con un sorrisino inquisitorio.

Adrien era decisamente molto più preoccupato per lei che per il signor Dupain, e ci teneva parecchio a fare una buona impressione.

-Pensavo di fare una passeggiata fino al parco e prendere il gelato di Andre. Restare al parco per un po’, fare una passeggiata e poi riportarla a casa prima di cena- non era un piano complesso, ora che lo diceva a voce alta, ma voleva stare con Marinette. Parlare con lei e non distrarsi con un film o con cose troppo elaborate. Ultimamente non avevano occasioni di stare soli insieme e parlare un po’.

-Mi sembra un piano stupendo. A Marinette piacerà molto- la signora Cheng gli sorrise materna, facendogli tirare un leggero sospiro di sollievo. Non si era neanche reso conto di quanto fosse teso.

Mentre la sua futura, si spera, suocera tornava alla cassa, dato che alcuni clienti erano appena entrati in negozio, Marinette iniziò a scendere, in tutta fretta, un po’ affannata.

-Adrien, sei già qui! Scusa il ritardo! Ho perso il conto del tempo!- si giustificò, rischiando di inciampare ma recuperandosi all’ultimo istante.

Gli occhi di Adrien si illuminarono, e il sorriso si allargo esponenzialmente. Marinette era stupenda.

Si era vestita meglio del solito, e i capelli erano sciolti e le ricadevano sulle spalle in modo armonioso. Il volto era paonazzo, e il trucco leggermente sbafato, ma era meravigliosa in ogni caso.

Probabilmente Adrien l’avrebbe considerata tale anche se si fosse messa un sacco di iuta addosso.

-Non preoccuparti, non ho aspettato molto, e adoro la pasticceria- Adrien si affrettò ad avvicinarsi per salutarla con un baciamano alla Chat Noir, ma con la signora Cheng che li controllava con la coda dell’occhio, si fermò a metà strada, e si limitò a stringerle la mano, dandosi mentalmente dello stupido per la formalità e la stranezza del saluto.

Marinette lo salvò in extremis mettendogli una mano sul braccio, e iniziando ad avviarsi fuori.

-Ne sono felice. Mamma, noi usciamo, siamo di ritorno per cena- avvertì la madre, che li salutò con un cenno.

-Arrivederci, signora Cheng- la salutò Adrien, cordiale, prima di venire trascinato fuori.

-Allora, qual è il programma?- chiese Marinette, una volta usciti, senza lasciargli il braccio, e con un sorriso carico di aspettative.

Adrien si maledisse per non aver progettato nulla di elaborato.

Mannaggia a lui!

-Beh… pensavo di andare al parco, prendere un gelato, e poi passeggiare insieme- ammise, un po’ imbarazzato, senza guardarla.

-Mi sembra perfetto! Mi devi un gelato, dopotutto. Ti ricordi quando Andre è stato akumizzato? Mi avevi dato buca- gli fece presente, facendolo arrossire ulteriormente, e seppellire il volto tra le mani mentre la consapevolezza di quante volte aveva chiamato Marinette un’amica o l’aveva trascurata in favore di Ladybug si faceva strada dentro di lui.

Certo che era stato davvero un idiota.

-Non farmici pensare- la supplicò, facendola ridacchiare.

-Su, non crucciarti. Anche Ladybug ha dato buca a Chat Noir sul tetto della scuola, quella sera- ricordò, cercando di farlo sentire meglio.

Ci riuscì per circa cinque secondi, perché dopo averla guardata riconoscente, Adrien si rabbuiò nuovamente.

-Sì ma tu sei venuta, Marinette- le fece notare. In effetti poi lui l’aveva portata sul tetto, dopo che Chat Noir aveva visitato Marinette quando entrambi erano giù per gli appuntamenti mancati.

Se solo fossero stati più consapevoli. Si sarebbero risparmiati parecchi inutili cuori spezzati.

Marinette ci pensò su, ma poi si rassegnò a non trovare nulla per ribattere.

-Ok, ma non pensiamo al passato. Mi stai portando a prendere un gelato adesso, e non posso esserne più felice- ammise, arrossendo e stringendogli più forte il braccio, facendolo arrossire a sua volta.

-Siamo in due, Buginette- la prese in giro lui, mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Sai, stai benissimo con i capelli sciolti. Sei bellissima oggi- si complimentò, facendola arrossire.

-Cioè, tu sei sempre bellissima, ma oggi ancora di più, anche se è difficile, e saresti bella comunque, ma…- iniziò a balbettare Adrien, messo in soggezione dagli occhi blu della ragazza, che lo guardavano con intensità.

Cavolo, sarebbe dovuto andare all’appuntamento come Chat Noir, era sempre molto più facile essere lui.

-Anche tu sei incantevole, micetto- lo interruppe lei, dandogli un bacio sulla guancia e spegnendolo del tutto per qualche secondo.

Erano entrambi talmente rossi che avrebbero potuto alimentare i forni della pasticceria dei Dupain-Cheng.

Alla fine fu Marinette a rompere il silenzio, ripresa più di Adrien ma senza riuscire a guardarlo negli occhi.

-Credo che non sia molto sicuro chiamarti “micetto”. Se qualcuno ci sentisse potrebbero insospettirsi- spostò la conversazione sul loro argomento più comune negli ultimi tempi: le identità segrete da supereroi.

Adrien avrebbe preferito non pensarci, quel giorno, ma Marinette faceva bene a preoccuparsi.

-In effetti potrebbe risultare strano, soprattutto unito al mio My Lady, Bugaboo e insettina. Questi ultimi effettivamente non sono un granché a meno che non siano rivolti a Ladybug- rifletté anche lui, tornando di un colorito decente nel pensare a come chiamare la ragazza che gli piaceva.

-In effetti… non sono mica un ragno- si lamentò Marinette, facendo la finta offesa.

-Credo che mi limiterò a “principessa”. Trovo che sia molto appropriato e difficilmente sgamabile- pensò poi, facendo un occhiolino a Marinette, che tornò un po’ rossa.

-Tu sei più complesso, però. Mi verrebbe in mente…- iniziò a dire la ragazza, ma si interruppe di scatto, divenne ancora più rossa, e seppellì il volto con la mano libera -Sono davvero un’idiota- borbottò tra sé.

-Cosa?- indagò Adrien, curioso e divertito.

-Ti ricordi Gigantitan?- chiese lei, sottovoce.

Adrien annuì. Era a fare un photoshoot lì vicino, poi un bambino era stato akumizzato e si era quasi fatto mangiare come nei più cupi manga giapponesi con uomini alti trenta metri. Ora che ci rifletteva, anche Marinette era lì vicino, e aveva rifiutato un passaggio a casa da parte sua.

-Se ti dicessi che io e altre ragazze avevamo organizzato un piano elaborato per farmi parlare con te e il tuo nome in codice era Ranuncolo sembrerei tanto pazza?- chiese Marinette, velocemente e con la voce che si abbassava di volume ad ogni parola.

Adrien però capì grossomodo tutto, e scoppiò a ridere, facendola ritirare mortificata.

-Sei adorabile, Marinette. Eravate tutti fiori? Tu che fiore eri?- chiese, sinceramente curioso, e facendola arrossire ancora di più.

Era così scarlatta che sembrava essersi trasformata in Ladybug.

-Fiore di loto- ammise, in un sussurro.

-Ti si addice un sacco- la rassicurò Adrien, stringendole forte la mano.

Un momento, quando si erano presi per mano? Adrien ricordava che Marinette gli stava tenendo il braccio.

Oh, beh. Non se ne lamentò affatto.

Parlando di quella situazione e risalendo a situazioni precedenti, i due ragazzi raggiunsero in fretta il parco.

Tutto era perfetto. Non sembravano esaurire argomenti di conversazione, e Adrien si sentiva leggero come una farfalla… una farfalla non akumizzata, sia chiaro.

Fu solo quando raggiunsero Andre che Adrien lasciò andare la mano di Marinette, per prendere i soldi e offrirle il gelato. Interrompere quel contatto fu un grande sacrificio, ma si ripromise di riprenderla quanto prima.

-Oh, che bella coppietta. Ho giusto giusto i gelati che fanno per voi- il gelataio mise insieme i gusti. I gelati dei due ragazzi si completavano a meraviglia. 

-Puoi tenere un attimo il mio, Marinette?- chiese Adrien, armeggiando nel portafogli.

-Aspetta, posso pagare la mia parte- provò ad obiettare lei, prendendo comunque entrambi i gelati.

-Insisto nell’offrire io. Ti devo un gelato dopotutto, hai dimenticato?- le fece un occhiolino, e lei alzò gli occhi al cielo ma non ribatté.

-Allora, fidanzatini da tanto? Anniversario galante?- indagò poi Andre, aspettando i soldi ma molto più concentrato sui gossip.

-Beh, in realtà…- iniziò ad obiettare Adrien.

La sua intenzione era quella di concludere con “…è il nostro primo appuntamento”, ma ne fu impossibilitato, perché l’ultima voce che avrebbe voluto sentire quel giorno lo interruppe, e lo fece rabbrividire.

-Adrikins!- Chloe corse verso la coppia e si aggrappò con forza al braccio di Adrien, che fu colto così di sorpresa da rischiare di fare cadere il portafogli, le monete e, se l’avesse avuto in mano, anche il gelato. 

-Chloe… che ci fai qui?- chiese Adrien, con il sorriso più tirato che riuscisse a mostrare e cercando di non risultare troppo rude.

-Sono venuta a trovarti a casa, anche per salutare tua madre, e mi ha detto che eri al parco con amici. Mi sono detta che dovevo assolutamente raggiungerti. Come puoi fare un’uscita con amici senza la tua amica numero uno?!- Chloe scosse la coda e ammiccò con fare civettuolo.

Fu l’inizio della fine.

Adrien dovette trattenersi con tutto sé stesso per non prendersi la testa tra le mani e grugnire infastidito, e si limitò a sospirare discretamente in modo rassegnato e lanciare a Marinette un’occhiata di scuse.

Marinette però non lo stava guardando. A testa bassa, si fissava tristemente le punte delle scarpe e teneva ancora in mano i gelati, con presa tremante.

Ignorando del tutto Chloe, Adrien pagò in fretta il gelataio e prese il proprio gelato, attirando l’attenzione di Marinette, che sollevò lo sguardo e gli fece un sorriso un po’ tirato.

-Pensavo che fossi qui con i due nerd. Dove sono?- indagò Chloe, avvicinandosi ad Adrien e storcendo il naso notando Marinette, i gelati, e quanto chiaramente Adrien la stava ignorando.

-Non ci sono- iniziò a spiegare Adrien, deciso a mettere le cose in chiaro e liberarsi della presenza non gradita. Voleva bene a Chloe, in fondo, ma non aveva intenzione di lasciarle rovinare il suo primo appuntamento con Marinette -A dire il vero, Chloe, io e Marinette…- ma proprio  mentre stava per dire “siamo nel mezzo di un appuntamento” venne nuovamente interrotto da altre voci conosciute che non si sarebbe minimamente aspettato di incontrare.

-Ragazzi! Anche voi qui?- li salutò la voce squillante di Kim, che passeggiava insieme a Max e Alix, accompagnati dal piccolo Markov, che seguiva Max per aria e girò intorno a Marinette e Adrien, incuriosito.

-I gelati di Andre sono per coppiette. Aggiungo al database che state insieme?- chiese il robot, rivolgendosi a Marinette con occhi a cuore.

-Ma certo che no! Un gelato non significa niente!- obiettò immediatamente Chloe separando con una leggera spinta Marinette da Adrien, e rischiando di farla cadere a terra.

-Attenta, Chloe!- la riprese Adrien, schivandola e correndo in soccorso di Marinette, che teneva il gelato in bilico e iniziò a mangiarlo per non farlo sciogliere.

-Chloe ha ragione, Markov. Anche noi siamo venuti a prendere un gelato, dopotutto. Quelli di Andre sono i migliori del parco- Kim diede man forte a quella che a lungo era stata la sua cotta, e si avvicinò al gelataio, per ordinare.

-Beh, è stato un piacere incontrarvi. Vi lasciamo alla vostra usci…- Alix, l’unica che sembrava essersi resa conto di cosa avevano interrotto, cercò di congedarli, ma quella sembrava essere la giornata delle interruzioni, perché Kim, che non la stava ascoltando, troppo assorto nello scegliere i gusti, la fermò con una proposta rivolta ai tre compagni di classe.

-Ragazzi! Che ne dite di farci un giro insieme? Stavamo parlando della gita. Tra poco ci incontriamo anche con Nathaniel- sorrise ai tre ragazzi, in particolare a Chloe.

Alix si tirò una manata sulla fronte.

-Magari vogliono restare soli- provò a suggerire Max, un po’ tra sé.

Adrien aprì la bocca per confermare e stabilire una volta per tutte che quello era, a tutti gli effetti, un appuntamento, ma Kim fu nuovamente più veloce, e pagando il proprio gelato, surclassò il commento di Max come se avesse detto una grande sciocchezza.

-Ma dai! Gli farà piacere avere compagnia, e poi volevo chiedere delle cose alla rappresentante di classe- prese Marinette per le spalle e iniziò ad avviarsi, dando troppe cose per scontate.

Adrien fece un profondo respiro per calmarsi. Alla fine non era un problema stare un po’ con i loro compagni. Lui adorava stare con loro. Magari potevano unirsi a loro per un’oretta e poi tornare all’appuntamento.

Marinette, dopotutto, sembrava apprezzare la compagnia. E poi era un buon modo per sbolognarsi Chloe, che era ancora aggrappata con forza al suo braccio.

-Chloe, potresti lasciarmi? Vorrei mangiare il gelato- le chiese con garbo. A malincuore, lei eseguì, ma gli restò praticamente appiccicata, e ci mise un po’ a recuperare Marinette, che nel frattempo ascoltava i commenti di Kim ed era stata affiancata anche da Max e Markov.

-Lo so che sarebbe bello avere più tempo libero, ma il programma prevede parecchie gite, e non credo che possiamo cambiarlo a una settimana dalla partenza- la sentì obiettare quando si avvicinò abbastanza.

-Ma ci sono così tanti musei! Non potremmo visitare almeno uno stadio? Magari potremmo saltare il carnevale? Un ballo in maschera non sembra niente di che- insistette Kim, che nel frattempo aveva già divorato il suo gelato ed era attivo e squillante come di consueto.

-Stai scherzando?! Ma se è l’unica parte bella di questa gita infernale! Ho già preparato il mio abito da gala. Mia madre ha ingaggiato il migliore stilista- si intromise Chloe.

Adrien fu sorpreso di trovarsi per una volta d’accordo con lei.

Insomma, un ballo in maschera era un’idea che gli piaceva parecchio, e Marinette stava già preparando dei vestiti per entrambi. Aveva anche promesso ad Alya e Nino che avrebbe messo su qualcosa anche per loro, non appena tornata a casa.

-Anche io sono molto eccitato per il ballo. Anche se sono certo che avrò un abito molto più bello rispetto al tuo- Adrien approfittò di un’apertura per avvicinarsi a Marinette e metterle una mano sulla spalla. Fu talmente veloce che la vide sobbalzare, e subito dopo arrossire.

-Su, Adrien, non sono una stilista famosa- si sminuì, coprendosi il volto rosso con le mani.

-Ciò non toglie che tu sia una delle migliori in circolazione- si complimentò lui, con un sorriso incoraggiante.

-Tsk, Adrien, capisco che tuo padre è scomparso, ma potevi sempre chiedere a me invece di rivolgerti a un disastro ambulante come Marinette- Chloe alzò gli occhi al cielo, indispettita, e calò il gelo nel gruppo.

Tutti guardarono Chloe sconvolti e senza parole. Lei non capì il motivo di quegli sguardi.

Adrien, dal canto suo, strinse inconsapevolmente i pugni e i denti, irrigidendosi e ritirandosi verso Marinette.

Parlare di suo padre era ancora parecchio doloroso, per lui. Era come gettare sale su una ferita aperta, profonda, e sanguinante.

E ogni volta che la sua mente sfiorava l’argomento, sentiva qualcosa, dentro di lui, accendersi. Una luce tenue e pericolosa che cercava di tenere a bada inconsciamente e con molta difficoltà.

-Chloe, ti sembra davvero il caso?- commentò Marinette, parlando per prima, e lanciando un’occhiata penetrante in direzione della bionda, che rispose senza capire a cosa si stesse riferendo.

-È la pura verità che sei un disastro, Marinette. Anzi, è probabile che rovinerai la gita, come tuo solito- Chloe riprese il braccio di Adrien, con forza, come ad asserire dominanza.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. 

La tenue fiamma nel petto di Adrien si rivelò appartenere a una bomba, perché esplose.

Si liberò dalla presa di Chloe con uno strattone che per poco non la fece cadere a terra. Venne salvata dall’intervento tempestivo di Alix, che era proprio dietro di lei.

-Sta zitta, Chloe! E non toccarmi!- le urlò poi contro, facendola indietreggiare ulteriormente, sconvolta. Probabilmente le avrebbe detto anche altro, ma venne, anche questa volta, interrotto.

-Adrien…- Marinette gli aveva infatti messo una mano sulla spalla, e cercava di calmarlo. L’interruzione, questa volta, fu ben accetta, perché fu come svegliarsi da un sogno. Un sogno poco piacevole, a dirla tutta.

Quando incrociò lo sguardo di Chloe, confuso e disorientato, e poi notò quello dei compagni, sorpresi e preoccupati, iniziò a rendersi conto che il suo scatto era stato esagerato e incontrollato, ma fu l’occhiata allarmata di Marinette a farlo sentire completamente sbagliato.

Prima di poter fare qualsiasi cosa, prima di riuscire a pensare a cosa fare, il suo corpo agì per lui, e scappò via, cercando un luogo isolato dove riordinare le idee, calmare il battito furioso nel suo cuore e spegnere le fiamme che si erano accese nel suo petto.

Non era da lui perdere la calma e agire in quel modo. Ma quei giorni si sentiva completamente fuori controllo, nel bene e nel male. E si sentiva in colpa nello sfogarsi maggiormente contro Chloe. Dopotutto, per quanto sgradevole, era comunque la sua più vecchia amica, e Adrien sapeva che sotto la corazza viziata si nascondeva una ragazza gentile… beh, più gentile di quanto desse a vedere.

Una volta raggiunto un angolo solitario e nascosto, Adrien si sedette a terra, e si prese la testa tra le mani, respirando profondamente per tranquillizzarsi.

Quanto avrebbe voluto trasformarsi in Chat Noir e farsi un giro per Parigi, senza preoccupazioni di sorta. Quando era il supereroe si sentiva molto più sicuro, e in gamba, e libero. Libero da ogni ingiustizia, libero da genitori crudeli, amici egoisti, pesi sulle spalle. In fondo, sapeva che non era libero neanche in quel caso, ma si sentiva tale. Ed essere Chat Noir gli mancava. Gli mancava sentire il potere di esserlo scorrere dentro di lui.

Forse un paio di minuti potevano andare bene. Si sarebbe fatto un giro veloce e poi sarebbe tornato indietro e si sarebbe scusato con Chloe e avrebbe giustificato con una scusa il suo comportamento e la sua fuga.

Cinque minuti, dopotutto, non lo avrebbero ucciso.

Prese senza quasi rendersene conto l’anello del gatto nero, che teneva sempre in tasca. 

Dieci minuti non potevano fare nulla di male.

Ma proprio quando stava per metterselo al dito, fu interrotto per l’ennesima volta, quel giorno.

-Adrien!- sentì una voce familiare chiamarlo, e si affrettò a rimettere l’anello in tasca, sperando che Marinette non lo avesse notato.

Marinette!

Diamine, Marinette!!

Si era completamente scordato di lei. Come poteva anche solo pensare di abbandonarla a sé stessa il giorno del loro primo appuntamento, per andare in giro come gatto supereroe a smaltire l’arrabbiatura.

Certo che era il peggiore ragazzo del mondo! Era incredibile che un sacco di ragazze avessero una cotta per lui.

-Marinette…- la chiamò a mezza voce, sollevando lo sguardo verso di lei, che si affrettò a raggiungerlo e a sederglisi accanto.

-Stai bene? Cosa è successo?- chiese la ragazza, preoccupata.

Bella domanda. Se lo stava chiedendo anche lui, e non aveva una risposta sensata da darle.

Sospirò, e si prese il volto tra le mani.

-Non lo so- ammise, sinceramente. 

Sentì Marinette mettergli una mano sulla testa, accarezzandola come se lui fosse un gatto.

Il contatto affettuoso, che non necessitava di essere accompagnato da parole di conforto, servì a calmarlo molto più di quanto una passeggiata da supereroe avrebbe potuto fare. 

Dopo qualche minuto, fu Adrien a parlare, anche se non era del tutto certo di riuscire a spiegare esattamente la sensazione che aveva provato.

-Mi sono sentito come addormentato. Cioè, non proprio addormentato, ma non mi rendevo del tutto conto di quello che stavo dicendo o facendo. Era come se tutta la rabbia che ho mai provato in vita mia stia dentro di me pronta ad esplodere da un momento all’altro. E oggi è stato uno di quei momenti- tentò di descrivere le strane e confuse emozioni che continuavano a vorticare nel suo petto.

Marinette smise di accarezzargli la testa e si prese il mento con la mano, pensierosa.

-Credi possa avere a che fare con il miraculous? Forse è uno degli effetti collaterali di cui parlava Master Fu- provò a suggerire la ragazza, preoccupata.

Era una teoria piuttosto plausibile, in effetti. Adrien non ci aveva pensato, e si sentiva leggermente sollevato all’idea. Certo, era grave, ma almeno quegli scatti d’ira e irritazione non erano totalmente colpa sua. 

Era davvero fortunato ad avere un’amica così in gamba affianco.

…beh, più che amica, sperava.

-Ne parlerò con lui. Forse sarebbe il caso di non andare in gita- continuò poi Marinette, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro, preoccupata.

-No!- esclamò Adrien, di getto, facendola sobbalzare leggermente.

-Insomma…- cercò di recuperarsi il ragazzo, abbassando la voce e provando ad assumere un tono rilassato -Non useremo più i Miraculous, e poi non credo sia colpa dell’anello. Forse semplicemente devo superare quello che è successo con mio padre, e credo che andare via da Parigi sia la scelta migliore- provò a convincerla. 

Sapeva, in cuor suo, che Marinette aveva ragione e dovevano investigare, ma sentiva il bisogno di andare in gita. Era la sua prima gita scolastica, forse anche l’ultima, e non voleva perdersela. Una settimana fuori dai problemi. Una settimana solo con Marinette… e il resto dei compagni di classe, ma comunque in compagnia di gente alla quale voleva bene e con cui poteva distrarsi.

Era rischioso, ma doveva andarci, doveva andarci a tutti i costi.

Marinette lo guardò negli occhi, e sembrò leggere tutta la sua trepidazione.

Annuì leggermente.

-Hai ragione, ne hai passate tante, è normale perdere il controllo. Sappi che puoi sempre contare su di me, per qualsiasi cosa- gli assicurò, prendendogli la mano e stringendola con forza.

Adrien accennò un sorriso riconoscente.

-Grazie, Marinette. Per me è lo stesso. Torniamo dagli altri? Vorrei scusarmi con Chloe- era l’ultimo dei suoi desideri, ma sentiva di doverlo fare, e poi l’appuntamento era andato completamente a monte, tanto valeva trasformarlo in un’uscita tra amici decente.

E alla fine, con quella speranza nel cuore, gli animi si distesero, e Adrien si divertì parecchio, a dirla tutta.

 

Quella notte, alle due passate, Emilie entrò lentamente e con attenzione in camera del figlio, che avrebbe dovuto dormire della grossa.

E in effetti lo trovò a letto, con il respiro regolare, ancora vestito come era rientrato a casa e sopra le coperte.

La sua mano destra sfiorava il telefono che aveva poggiato sul comodino accanto al letto, la sinistra era protesa verso un sacchetto di macarons che gli erano stati gentilmente offerti dai signori Cheng dopo il suo “appuntamento” con Marinette.

Emilie non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo al solo pensiero che il suo piccolo era rimasto l’intero pomeriggio con quella ragazza. Non riusciva proprio ad accettare che stare l’intera giornata fuori l’avesse reso così felice. Almeno aveva indirizzato Chloe al parco per rovinare l’uscita, anche se non credeva avesse fatto poi tanto effetto.

Emilie si avviò verso il telefono, per cercare qualche informazione o anche solo per metterlo via in modo che non disturbasse il sonno del figlio, e rimase doppiamente infastidita quando si rese conto che era nel bel mezzo di una chiamata con Marinette, che si sentiva ronfare beatamente dall’altro lato della cornetta.

Spense in fretta, rischiando di spaccare lo schermo per la frustrazione, e mise l’oggetto a caricare, lontano dal figlio.

Si erano addormentati insieme. Sarebbe stato anche piuttosto dolce, se solo Emilie non odiasse l’idea che suo figlio le venisse strappato dal petto, per di più dalla stessa ragazza che gli aveva portato via il marito.

Nathalie gli aveva riferito ogni cosa. Ladybug, Chat Noir, le loro rispettive identità. E la rediviva non si era rassegnata all’idea che il marito si fosse sacrificato per lei, e aveva tutte le intenzioni di recuperare i gioielli e riequilibrare il mondo, con un piano molto più pensato rispetto a quello del temibile Papillon.

Purtroppo non aveva la minima idea di dove fossero i due Miraculous, al momento, dato che aveva controllato ogni anfratto della camera del figlio e aveva trovato solo formaggio e calzini puzzolenti. Era anche del tutto certa che non lo indossasse, quindi probabilmente lo aveva restituito al gran maestro, di cui purtroppo non conosceva l’identità.

Aveva anche controllato le orecchie della signorina Dupain-Cheng, quando aveva ripreso Adrien da scuola, e il Miraculous non si trovava lì.

Avrebbe approfittato della sua assenza durante la gita per controllare anche camera sua, ma temeva non avesse i gioielli magici.

Beh, niente di grave.

Aveva un piano di semplice attuazione e decisamente efficace.

Prese una coperta, e la mise sul figlio, prendendo poi il sacchetto di dolci, ormai quasi finito, che aveva tutta l’intenzione di buttare nel cestino.

Poi gli diede un bacio sulla fronte, e per sicurezza controllò nuovamente che non avesse alcun gioiello sospetto.

Una volta appurato che non indossasse nulla, sorrise e gli rimboccò al meglio le coperte.

Molto meglio così. Non aveva la minima intenzione di fare del male a suo figlio. Lei lo avrebbe protetto da qualsiasi cosa, anche in modi non convenzionali.

Lo stesso non si poteva dire di quella eroica ragazzina che cercava di portarglielo via.

Era guerra aperta, ed Emilie era un’avversaria silenziosa, strategica e molto, molto pericolosa.

E otteneva sempre quello che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Dai, questo capitolo è pieno. Ci sta tutto!

Un appuntamento fluffuoso (beh, più o meno, la prima parte), un mistero su Adrien e un’analisi di ciò che sente e prova, un’altra scena tenera, un cliffhanger finale (beh, piuttosto scontato) e piccole anticipazioni per il futuro.

A proposito del cliffhanger. Per tutti i lettori, presenti e futuri. Questa è la mia versione di Emilie, non ci tiene a rispecchiare quello che in futuro sarà il canon (dato che per il momento abbiamo solo un corpo in coma) ed è principalmente un headcanon, al punto che è quasi un personaggio originale. Ma non posso fare altrimenti con le mie risorse limitate. E poi adoro pensare alla mamma di Adrien come una persona peggiore del marito. Lo so, sono sadica.

E a proposito di sadismo, annuncio che questo capitolo pieno e interessante segna il midseason finale. La storia da oggi andrà in hype per circa otto settimane. 

Lo so cosa state pensando: “Ma come, la storia è appena iniziata e già  la interrompi di nuovo?! Ti vengo a cercare sotto casa!”

Non è una vera e propria interruzione, perché sabato prossimo inizia *rullo di tamburi* “L’ombra oscura e la dama scarlatta”, uno spin-off che parlerà della gita!!! Sì, la gita a Verona, e vi lascio immaginare chi siano L’ombra scura e la dama scarlatta.

La storia sarà collegata e scollegata al tempo stesso, ma se volete avere più informazioni sulla corruzione vi conviene leggerla. Anche se si farà un riassunto alla fine di questi due mesi di hype.

Metterò qui il link per la storia: L’ombra oscura e la dama scarlatta

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi piacerebbe davvero sentire un’opinione al riguardo, sono molto curiosa di leggere le vostre impressioni o teorie.

Appuntamento alla prossima settimana con lo spin-off.

…o a due mesi con il continuo.

In ogni caso, alla prossima :-*

 

 

 

   
 
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