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Autore: Ginevra1988    23/11/2019    1 recensioni
Jughead Jones abita orgogliosamente nella roulotte di suo padre, perché nessuno, tanto meno gli assistenti sociali, possono controllare la sua vita o dirgli cosa farne. Peccato che non abbia un lavoro. O qualsiasi tipo di entrata. E adesso, Jugghy?
What if che cerca di fare i conti con la realtà dei fatti, ambientato poco dopo l'inizio della seconda stagione, prima che la trama prendesse una piega quanto meno fantasiosa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l’errore
e il contrario di un errore fosse la verità.
Oggi una verità può avere per contrario un’altra verità altrettanto valida,
e l’errore un altro errore.
Ennio Flaiano



Quinto capitolo
La verità e l'errore
 
 


  Tre colpi delicati sulla porta accostata. Jughead alzò di scatto la testa e si rese conto di aver perso la cognizione del tempo: per quanto era rimasto rannicchiato in un angolo del suo letto, la schiena appoggiata al muro?
  “Posso?” chiese Jay aprendo di poco la porta; il ragazzo annuì e lei entrò in punta di piedi, come se il rumore potesse far scappare un animale spaventato. Non chiese invece permesso quando si sedette sul letto di fianco a lui, distante quel tanto che bastava per non toccarlo, ma abbastanza vicina perché Jughead sentisse il calore del suo corpo. Una parte di lui avrebbe voluto mettersi a piangere e nemmeno sapeva il motivo.
  Jay appoggiò schiena e testa al muro, stendendo le gambe sul letto, in attesa; il ragazzo strinse le proprie ginocchia al petto ancora più forte, la guancia appoggiata su di esse in modo da guardare fuori dalla finestra, oltre Jay.
  “Voglio fare un patto con te” disse lui, dando libero sfogo a quello che gli passava per la testa. Lei alzò le sopracciglia e sbatté le palpebre, perplessa.
  “Sentiamo.”
  “La verità sempre, tra di noi. Promettimi di non mentirmi mai, e io non lo farò mai con te.”
  Alzò la testa e la guardò dritta negli occhi; lei ricambiò lo sguardo per diversi, lunghissimi secondi, poi rispose con sicurezza.
  “Certo. Verità sempre. A ogni costo.”
  Jughead sorrise, e di nuovo non avrebbe saputo spiegare di preciso il perché.
  “Dovremmo… dovremmo stringerci la mano, o cosa?” chiese Jay lasciandosi scappare una risata nervosa che contagiò anche il ragazzo. Poi Jughead senza pensarci lasciò le proprie ginocchia e fece scivolare le braccia attorno alla vita di Jay, la testa sistemata sulla sua spalla come se non ci fosse nessuna posizione più naturale al mondo. Lei esitò solo un attimo poi lo strinse, la guancia sul capo di lui; il ragazzo percepì un senso di protezione e calore che non sentiva da molto, molto tempo, come se nulla in quell’abbraccio potesse raggiungerlo.
  “E adesso che abbiamo questo patto, cosa vorresti chiedermi Jones?”
  Non adesso, pensò una parte di lui, quella che sarebbe rimasta così per sempre; ma si trattava solo di rimandare l’inevitabile. Strinse un po’ di più le braccia attorno a Jay e sussurrò la sua domanda.
  “Perché ha preso con sé Jellybean e non me?”
  Sentì il corpo di Jay irrigidirsi appena, poi lei scostò la testa da quella di Jughead, sistemò i capelli di lui con una carezza e vi posò di nuovo la guancia.
  “Questa è una domanda con una risposta lunga e difficile. Ma ti ho promesso la verità e starò con te mentre la ascolti.”
  Jay trasse un lungo respiro, come se dovesse immergersi nell’acqua, e cominciò.
  “Ho conosciuto tua madre per la prima volta al Liceo: io ero al primo anno e lei all’ultimo, una delle studentesse peggiori ma in assoluto più popolari di tutta la scuola. Gladys era affascinante, bellissima ed estremamente sola, una delle tante vicende del Southside; era solo questione di tempo perché si infilasse nella storia sbagliata con qualcuno di più grande, ed è qui che entra in scena FP. Iniziarono una relazione burrascosa di cui si sarebbe accorto anche un sordo: lui veniva spesso a scuola a farle scenate di gelosia nei corridoi, per poi presentarsi il giorno dopo con mazzi di rose enormi che facevano immediatamente dimenticare a Gladys tutti gli insulti di poche ore prima. Rimase incinta qualche mese prima degli esami finali.”
  Jughead tremò appena, senza volerlo.
  “Con il senno del poi mi viene da ridere, ma all’epoca rimasi sbalordita dalla storia di Gladys, che, senza nessuno su cui contare o che le mettesse un po’ di sale in zucca, abbandonò la scuola e andò a vivere con FP. Nessuno la vide per anni. La gatta fuori controllo, spumeggiante e piena di fascino che tutti avevano conosciuto a Riverdale, era stata addomesticata e legata in casa, al suo posto. Posso solo immaginare che cosa sia successo in quel periodo: suppongo che il tuo arrivo abbia portato gioia e che Gladys e FP abbiano cercato di essere una vera famiglia per te, ma raramente le favole sono a lieto fine in questa parte della città.”
  Jay strinse Jughead un po’ di più a sé: non era lei a dovergli raccontare cosa era successo in quella roulotte, quanto il contrario. Se si fermava un attimo, il ragazzo poteva ancora sentire le urla di suo padre, i mugolii di sua madre e le percosse, Dio, i tonfi delle mani di lui sul viso di lei, sulla sua schiena, e Jughead raggomitolato in un angolo, con le mani sulle orecchie, per fingere di non essere lì.
  Jughead si accorse di stringere il maglione di Jay con troppa forza e si costrinse a rilasciare le dita; inspirò forte dal naso il profumo di lei per ritornare nel presente, al sicuro. Si concentrò sulle mani della ragazza che gli accarezzavano piano i capelli e sulla voce pacata, che proseguiva il racconto.
  “Le nostre strade si incrociarono di nuovo molti anni dopo, quando la fama di Red Mama era già ampiamente nota. Venne da me Andrew Sullivan, il fattorino che consegnava la spesa a casa.”
  Andrew Sullivan? Jughead se lo ricordava; veniva spesso, anche solo per prendere un caffè e vedere se avevano bisogno di qualcosa dal negozio. A volte sua mamma non aveva abbastanza soldi per pagare tutta la spesa consegnata e Andrew diceva che non importava, che avrebbe saldato la prossima volta, ma Jughead aveva la sensazione che la differenza l’avrebbe messa di tasca sua.
  “Mi raccontò una storia pazzesca, a cui non avrei mai creduto se poi non si fosse rivelata indubbiamente vera. Quell’uomo gracile e timido era l’amante di Gladys Jones, proprio sotto il naso del grande e grosso marito Serpent. Avevano bisogno di darsela a gambe, e in fretta, perché FP cominciava a capire qualcosa.”
  Amante? Jughead non aveva mai avuto questa sensazione. Oppure… non aveva mai voluto vedere. Sì, ricordava i sorrisi di sua madre, le risate sciocche alle battute di lui, i dolcetti che ogni tanto Andrew portava a lui e a Jellybean, ma da lì ad immaginare una relazione…
  “Quando Andrew mi portò Gladys e Jellybean la notte in cui li feci scappare rimasi perplessa; Non ce n’è un altro? Chiesi indicando la bambina. Tua madre la strinse a sé, imbarazzata, poi scosse la testa. Solo lei, rispose. Li guardai, tutti e tre, a lungo. E capii. Jellybean somigliava molto ad Andrew: stessi capelli biondi e sottili, stesso sorriso sbilenco, stesso naso affilato. Quella storia andava avanti da molto più tempo di quanto non mi aspettassi. Li lasciai andare.”
  Jughead aveva la sensazione che Jay volesse scusarsi di nuovo, ma non era lei a doverlo fare. A essere sincero, nemmeno lui sapeva con precisione chi avrebbe dovuto scusarsi con lui per quel vuoto doloroso che sentiva premere contro il suo petto. Non poteva biasimare sua madre: Jughead rappresentava fisicamente la relazione con FP, probabilmente gli anni più terribili della sua vita, pieni di dolore e brutture. Jellybean era l’angioletto biondo frutto dell’amore di una persona che si era presa cura di Gladys, l’aveva protetta e salvata da un matrimonio violento.
  Ora lo sapeva. Jughead era un errore. Chi vorrebbe vedere tutti i giorni lo sbaglio più grande della propria vita?





Angolo di Gin
Capitolo breve, ma intenso, nonché penultimo di questa breve storia. Sto lavorando al sesto, non sarò celere come con tutti gli altri capitoli perché, a differenza degli altri, questo non è ancora pronto.
Ringrazio ancora daffodil che segue con costanza! E a chiunque voglia leggere e - chissà - recensire.
Smack
Gin
   
 
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