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Autore: Smaug The Great    24/11/2019    13 recensioni
|INTERATTIVA| The Umbrella Academy AU|ISCRIZIONI APERTE FINO AL 8/12
L'Umbrella Academy è stata, per cinque gloriosi anni, la squadra anti-crimine del mondo magico: un gruppo di bambini prodigio, baciati dal destino e dotati di abilità magiche fuori dall'ordinario, messi al servizio della giustizia da un padre celeberrimo. Padre adottivo, in realtà. Perché i nove ragazzini dell'Umbrella Academy sono nati nello stesso momento ma in posti differenti e sono, soprattutto, frutto di una profezia centenaria che ne decantava la lotta contro il male magico. E per cinque anni, dai dodici fino al diploma a Hogwarts, è stato così.
Poi i bambini sono cresciuti e l'Accademia si è disgregata, crollata dall'interno per le più svariate ragioni. A distanza di otto anni, si riunisce per il funerale dell'uomo più celebre ed enigmatico del Mondo Magico. Octavius Cleremont è morto, solo e in una stanza di ospedale, delirando su nemici invisibili che volevano la sua testa.
E ora, mentre i suoi figli si ritrovano dopo anni e si incastrano nel puzzle della sua morte, i nemici brindano sulla sua tomba e tornano a complottare nell'ombra.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Prologo
 

12 Dicembre 2020, San Mungo (UK)
Il San Mungo, quella notte, puzzava di tensione e brutte notizie.
Non che fosse una novità. Il miglior istituto di cura magica di tutta Europa era forse nato con quell’odore e se l’era cucito addosso come una condanna e un fiore all’occhiello allo stesso tempo. La sera del dodici dicembre duemilaventi, però, aveva qualcosa di particolare. Sotto i ferri da ore, in un’aula del reparto di terapia intensiva, c’era uno dei maghi più conosciuti al mondo. Per Octavius Cleremont –imprenditore magico, miliardario filantropo, capo nella lotta contro l’uso improprio della magia, membro del Ministero Internazionale, stregone ad honorem del Wizengamot e tante, tante altre cose– si stavano muovendo l’Inferno e gli Oceani. Ma non c’era molto da fare. Vittima di un male senza nome e senza cura, pareva proprio esser giunto alla fine della sua vita.
E doveva pur significare qualcosa l’assenza totale di visitatori al suo capezzale.
Beh, quasi totale. Perché qualcuno, alla fin fine, era pur arrivato.
«Signore, le ripeto che deve accomodarsi in sala d’attesa»
«Accomodarmi?» l’uomo dagli occhi grigi soffocò una risata amara e fulminò l’infermiera con lo sguardo.
Era appena arrivato al San Mungo, dopo ore alla ricerca di una passaporta lastminute dall’Ungheria fino a Londra, e aveva tutt’altro che una bella cera. Gli era stata recapitata una missiva in quanto unico parente ancora in contatto con il vecchio Signor Cleremont e, non appena lette le poche righe sbrigative della lettera, aveva lasciato tutto per correre da lui. Non aveva neanche avuto il tempo di asciugare con un incanto la giacca nera di pelle di drago, che nascondeva a stento la maglia fradicia di pioggia, né il paio di vecchi jeans infilati dentro grossi stivali; alcune ciocche di capelli, scuri e lunghi e bagnati, erano incollate al suo volto squadrato e pallido. Ma non sembrava importargli. Litigava da quelle che sembravano ore con l’infermiera di turno, che a sua volta faticava a respingere i suoi tentativi di entrare in sala operatoria e di incuterle timore.  Ed era il suo sguardo, uno sguardo di occhi grigi e di tempesta, a dargli quell’aria febbrile che lo aveva fatto arrivare, indisturbato, a qualche passo dalla sala operatoria.
«Le pare che io voglia accomodarmi?» parlava in una lingua di sibili e denti stretti, in un tono di minaccia e impazienza «Voglio vedere mio padre e non le conviene bloccarmi la strada perché, come vede, oggi non sono in vena di rifiuti»
«Le ripeto che il Signor Cleremont è in sala operatoria con i nostri migliori medimagi» replicò, evidentemente a disagio, l’infermiera «Stiamo facendo il possibile per salvarlo, ma non possiamo consentirle di entrare. Se continua a insistere» aggiunse frettolosamente «sarò costretta a chiamare la sicurezza e farla scortare fuori dall’ospedale»
«Ma tu lo sai con chi stai parlando?»
E a giudicare dall’espressione spaventata della ragazza, doveva essere perfettamente consapevole di aver difronte uno degli stregoni più potenti del nuovo secolo. D’altra parte, però, non sembrava intenzionata a dargliela vinta e Rigel –così si chiamava l’uomo in nero– non dubitava che avrebbe chiamato la sicurezza al primo segno di pericolo. Per questo, suo malgrado, si costrinse a rilassare i muscoli delle spalle e del viso e a trarre un profondo sospiro calmante. «Perdoni la mia insistenza, non volevo spaventarla. Farò come dice. Vorrei solo sapere–» abbassò gli occhi sul pavimento lucido della corsia «c’è qualcun altro qui per il Signor Cleremont?»
La donna piegò le labbra piene in una smorfia dispiaciuta «Mi dispiace, signore. Al momento c’è solo lei e l’elfa domestica, che ha portato il paziente qui quasi cinque ore fa»
Rigel serrò la mascella e trasse un respiro profondo «Capisco» disse «Mi faccia sapere non appena si arriva a una svolta»
 
 
 
13 dicembre 2020, San Mungo (UK)
Lo capì dal volto del medimago, prima di tutto. Da quello sguardo di pietà artificiosa con cui lo avvicinò, come se fosse un deja vu noioso a cui ormai si fosse abituato. Tutto, nell’ambasciatore di sciagure che era il Dottor Carrow, trasudava professionalità e dispiacere spiccio.
Spese appena due parole per descrivere lo sforzo ammirevole da parte del San Mungo per vincere una partita persa in partenza. Accennò al costo dell’operazione e del trattamento che il Signor Cleremont aveva affrontato nelle settimane precedenti e gli porse la cartella clinica. Rigel non si sforzò neanche di rispondergli o di mostrarsi dispiaciuto. Non lo era. Come poteva essere dispiaciuto della morte di suo padre, quando sapeva che i suoi assassini respiravano ancora e camminavano sulla sua stessa terra, dormivano sotto il suo medesimo cielo. Perché Rigel non aveva dubbi. Suo padre era vittima di un incanto, una maledizione, un sigillo oscuro che lo aveva trascinato, ancora scalpitante, nella tomba. Glielo aveva confessato lui stesso e per quel motivo, per mesi, aveva girato l’Europa e l’Asia, alla disperata ricerca di un alchimista, uno studioso, un pozionista capace di spiegare e curare il male del Signor Cleremont. Quando quel pomeriggio era arrivata la lettera, si trovava in Bulgaria in cerca di un certo Jasofov. Chiaramente, la ricerca era stata vana.
Per l’ennesima volta quella sera, trasse un sospiro profondo e si sedette su una poltrona della sala d’attesa. L’elfa domestica lo raggiunse, zampettando rumorosamente per la stanza, e lo avvicinò con cautela. Sul suo volto scarno e spaurito si leggevano le tracce di un dolore senza fondo. Bizzie era stata al servizio dei Cleremont per ben quattro generazioni: aveva seguito Octavius sin dalla più tenera infanzia e ora, dopo aver assistito alla sua conquista del mondo, ne testimoniava anche la caduta. Era chiaro che tra i due ci fosse un rapporto confidenziale che superava di gran lunga quello standard tra elfo domestico e padrone perché, nonostante l’emancipazione elfica dei decenni precedenti, Bizzie si era rifiutata di percepire un qualsiasi salario e di rinunciare alle etichette sociali. Il Signor Cleremont era stato, per lei, “il padrone” e i suoi figli erano poi diventati “i padroncini”. L’unica concessione che si era fatta, con l’approvazione di Octavius e l’entusiasmo dei bambini, era stato il vestiario. Rigel lo ricordava bene perché era il Natale dei suoi otto anni e lui e i suoi fratelli le regalarono esclusivamente vestiti, con il risultato di trascorrere il pomeriggio nell’organizzazione di una sfilata di moda e di concludere in un dibattito senza fondo su cosa le stesse meglio. Bizzie aveva messo tutti d’accordo con la promessa di indossare soltanto i loro vestiti.
Si ritrovò a pensare con amarezza e con calda tranquillità che l’elfa domestica dei Cleremont era a tutti gli effetti la sua famiglia. Madre e padre e sorella e figlia tutto insieme. Da quando i suoi fratelli erano partiti per il mondo ed Octavius si era barricato nel suo studio, non gli rimaneva che lei. Sempre premurosa, mai disattenta o insensibile, aveva la pazienza di raccogliere di volta in volta i cocci della sua coscienza e rimetterlo in piedi. Anche ora, nel momento in cui il suo Padrone chiudeva gli occhi per sempre e la vita assumeva un altro colore, pensava agli altri. Pensava a lui.
Gli venne automatico alzare il volto dalla cartella clinica e rivolgerle il miglior sorriso di cui fosse capace, con la speranza di poterla rassicurare almeno un po’.
Bizzie si avvicinò fino a toccare le sue ginocchia, gli prese una mano tra le sue, fredde e piccine, e lo guardò con occhi grandi e verdi e tremendamente spaventati.
«E ora che facciamo, padrone?» chiese, con una vocina tremula.
«Ora» rispose Numero Uno, lo sguardo fisso su di lei e bruciante di certezza, la mascella serrata «scopriamo chi ha ucciso mio padre e lo facciamo a pezzi»

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore ed Esplicazioni
Salve! Innanzitutto grazie per essere arrivato in fondo a questo prologo, scritto in fretta e furia e probabilmente scorretto sotto innumerevoli punti di vista. Grazie. Davvero. Confesso che avrei potuto fare di meglio, ma oggi pomeriggio mi è scattata quest’idea in testa mentre traducevo e non sono riuscito a togliermela dalla testa. Quindi eccomi qui.
Per riassumere, questa storia è pesantemente ispirata a The Umbrella Academy, la serie tv. Octavius Cleremont ha adottato questi nove bambini miracolosi e ha cercato di renderli supereroi nell’Umbrella Academy, ottenendo i risultati più vari con un unico comune: tutti se ne sono andati. Tutti tranne Rigel, il mio OC, di cui vi spiegherò meglio nei prossimi capitoli. Quanto alla morte di Octavius, posso rivelarvi al momento solo due cose: è stata brutta–lento e atroce, l’ha reso delirante in più modi– e non è stata un incidente. Questo significa che potete propormi DUE TIPI DI PERSONAGGIO: un ragazzo o una ragazza dell’Umbrella Academy, con un potere a vostro piacimento, oppure un ragazzo o una ragazza dei “cattivi”. Nel secondo caso, vi darò indicazioni più precise su chi sono queste persone, perché hanno ucciso Octavius Cleremont e quale sarà il loro ruolo nella storia.
Detto ciò, vi lascio alle regole e alla scheda
 
 
 
Regole
  • Potete inviare un massimo due schede in messaggio privato con oggetto Nome dell’OC -Chronicles of The Umbrella Academy;
  • Potete dare ai vostri personaggi un potere qualsiasi. Cercate però di bilanciarlo e di non rendere nessuno invulnerabile;
  • Gary Stu e Mary Sue non sono ben accetti, né mezzi veela, metamorphomagi, animagi, maledicti, lupi mannari, vampiri e creature del genere. Quanto al carattere, sbizzarritevi. Questi ragazzi hanno vissuto in una famiglia più che disfunzionale per più di metà della loro vita, quindi posso giustificare qualsiasi cosa;
  • Recensite almeno ogni tre capitoli, più che altro perché avrò bisogno di pareri e a fine capitolo spesso porrò delle domande riguardo i vostri OC;
 
 
 
Scheda
 
OC dell’Umbrella Academy
Nome: (il cognome sarà automaticamente Cleremont, così come il loro stato di sangue sarà automaticamente purosangue in quanto adottati da un mago purosangue)
Paese di nascita: (hanno tutti venticinque anni e sono nati tutti il 7 Ottobre del 1995, dunque hanno tutti venticinque anni)
Ex Casa:
Aspetto:
Prestavolto:
Potere:
Descrizione psicologica:
Percorso scolastico:
Materie che amava&odiava:
Percorso post-scolastico: (cosa fa ora? Lavora? Studia? Dov’è? Quando di preciso è andato via di casa?)
Paure&Debolezze:
Passioni&Talenti:
Patronus:
Molliccio:
Amortentia:
Bacchetta:
Orientamento Sessuale:
Rapporto con Octavius:
Rapporto con Rigel:
Ama&Odia:
Amicizie&Inamicizie: (con chi va d’accordo? Cosa non sopporta nelle persone?)
Relazione: (da che tipo di persona sarebbe attratto? Cosa cerca in un partner? Ha al momento qualche relazione? In che modo vorreste che fosse sviluppato questo aspetto nel corso della storia?)
Cosa pensa della riunione organizzata da Rigel? (è contento/a di tornare a casa? Conta di andarsene subito? Cosa spere di ottenere dal testamento di Octavius?)
Canzone che lo rappresenta:
Altro:
 
 
 
 
OC dell’Ordine dei Cavalieri del Vetro
Nome&Cognome:
Nome in codice:
Età: (dai venti ai trentacinque anni)
Nazionalità:
Scuola frequentata: (ex Casa, se necessario)
Aspetto:
Prestavolto:
Abilità:
Descrizione psicologica:
Percorso scolastico:
Materie che amava&odiava:
Percorso post-scolastico: (com’è stato reclutato dall’Ordine?)
Paure&Debolezze:
Passioni&Talenti:
Patronus:
Molliccio:
Amortentia:
Bacchetta:
Orientamento sessuale:
Cosa pensa dell’Umbrella Academy:
Cosa pensa di Octavius Cleremont:
Ama&Odia:
Amicizie&Inamicizie: (con chi va d’accordo? Cosa non sopporta nelle persone?)
Relazione: (da che tipo di persona sarebbe attratto? Cosa cerca in un partner? Ha al momento qualche relazione? In che modo vorreste che fosse sviluppato questo aspetto nel corso della storia?)
Canzone che lo rappresenta:
Altro:
 
 
 
 
 
OC Presentati
 
Octavius Cleremont, deceduto
Una delle personalità più in vista del mondo magico. È stato un imprenditore senza scrupoli e ha investito per anni nei campi più svariati, senza mai porsi problemi etici, con il risultato di farsi più nemici che amici. Quando ha saputo dell’anomalia astronomica che ha permesso la nascita dei bambini straordinari in tutto il globo, ha fatto di tutto per averne il più possibile per impartire loro un’educazione rigidissima e formare l’Umbrella Academy, un’accademia di “supereroi”. È stato un padre severo e distaccato, per niente affettuoso e attaccato ad alcuni saldi principi. Quando i ragazzi hanno cominciato ad abbandonarlo, ha continuato imperterrito nella sua missione.
 
  source
 
 
 
 
Rigel Cleremont, Numero Uno
Ex Serpeverde|Bisessuale|Umbrakinesis.
Seven Nation Army –The White Stripes
Rigel è il primo bambino a esser stato trovato, direttamente da Mosca. Nonostante suo padre lo abbia cresciuto per essere il leader della squadra, ha da sempre un carattere piuttosto schivo e prono alla solitudine; pur non essendo il più tagliato per tale ruolo, è dovuto divenire il capo ed è stato per gli altri un capitano dispotico, gelido e calcolatore quasi quanto Octavius. Anche quando i suoi fratelli se ne sono andati, è rimasto a casa per l’inconscia paura di non riuscire a integrarsi nella società dei normali.

 
Numero-1
   
 
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