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Autore: FragileGuerriera    24/11/2019    3 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Buona sera a tutti! A voi un capitolo abbastanza sostanzioso che va a supplire le poche pagine di alcuni capitoli passati che arrivavano a stento alle dieci pagine! :-P
Anche se penso sia abbastanza superfluo voglio comunque spiegare l'interno della casa di Haruka. Io, che non mi fido troppo di ciò che vedo negli anime (spesso troppo occidentalizzati), ho voluto documentarmi meglio sugli interni delle case giapponesi moderne e ho scoperto così che le poche case spaziose spesso riescono a conciliare stanze molto occidentali e ultramoderne che noi in Italia ci sognamo, con ritagli di spazi più propriamente tradizionali nella struttura e nell'arredo.  La scelta della città di Ookayama come zona di Tokyo in cui far risiedere Haruka è dovuta proprio dal fatto che questa è una delle poche aree giapponesi in cui gli edifici non sono stati costruiti uno a ridosso dell'altro, privilegiando gli spazi grandi e verdi.
L'immagine che troverete alla fine del capitolo è stata realizzata su commissione gratuita da un mio amico di quando andavo all'Università. All'epoca non c'erano immagini della mia Mizuki, ma avevo già fatto pervenire la descrizione della ragazza, quindi (anche se sarà intuibile dopo aver letto il capitolo) la ragazza arrabbiata è Mizuki, mentre la persona di spalle... è Haruka!! Lo so Mizuki sembra avere tra i 20 e i 25 anni più che averne 43, ma non potevo chiedere di meglio né nella realizzazione dell'immagine in generale né dell'espressione di Mizuki. So anche che Haruka sembra aver appena preso la scossa, ma in fin dei conti chi l'ha realizzata ricordava già a stento le guerriere del sistema solare interno, figurarsi quelle che sono comparse "solo" nelle terza e quinta serie ^_^.
Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo e quelle che recensiscono, ma anche quelle che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate ^^


14.

Non fu facile per Michiru riuscire a convincere Elza a restare in Giappone senza un vero motivo. L'unica cosa che seppe dire era che aveva nostalgia di casa, che avrebbe voluto passare più tempo nella sua terra d'origine, con le amiche e la figlia. Non le chiese poco tempo e quello fu il vero motivo di discordia: tre mesi, fino al quindici Gennaio dell'anno successivo. Elza non capiva e non voleva, ma Michiru era ferma nel perseguire i suoi scopi. In fin dei conti quello che aveva detto ad Elza era tutto vero, solo aveva omesso di citare Haruka tra le persone che voleva vedere. Il problema però era che lei aveva tempo più di sei mesi prima di riprendere con un nuovo tour, ma Elza aveva preso solo una settimana. Avrebbe potuto rimandare il suo rientro per un'altra settimana, ma non poteva lasciare le sue atlete da sole per più di quindici giorni: non a ridosso delle Olimpiadi. Michiru si dispiacque molto, ma era irremovibile sulla decisione presa. In fin dei conti lei stava lontana dalla sua patria da molti più anni di Elza. Nonostante la contrarietà dell'atleta, alla fine Michiru le disse:- Non ti sto chiedendo il permesso, Elza. Sono adulta e vaccinata, posso fare quello che voglio, ti sto solo chiedendo se puoi accettare il fatto che non torno subito in America con te.

-Se dici così non mi lasci molta scelta...- rispose l'altra arrendendosi all'evidenza. Così la donna non potè che assecondare la sua scelta, a patto che si sentissero tutti i giorni. Michiru, seppure con un velo di tristezza in cuore, non potè non esserne felice. Per quanto diverse fossero Elza e Michiru raramente litigavano. Quando accadeva erano comunque liti abbastanza pacifiche in cui nessuna delle due alzava la voce e fare pace era molto semplice per loro. Per questo Michiru era dispiaciuta: non era da lei rispondere in modo scocciato alla sua compagna, ma era dal raduno con le altre Sailor che non faceva altro che essere innervosita dall'insistenza di Elza. Improvvisamente aveva iniziato a sentire la sua presenza pesante e tanto attaccamento nei suoi confronti non faceva altro che renderla più indisponente nei suoi confronti. Per questo se da una parte era dispiaciuta per aver concluso la discussione in quel modo, dall'altra era contenta. Avrebbe avuto campo libero con Haruka se il team principal avesse risposto in modo affermativo alla sua richiesta e non avrebbe sentito più la quotidiana ed oppressiva presenza di Elza.

Haruka, come previsto da Michiru, non si fece viva per tutta la settimana, cercando di sfuggire dai due fuochi rappresentati dalla compagna e dalla ex in cui si sentiva stretta. Non si fece viva con nessuno, cercando di concentrarsi solo sul Gran Premio, ma anche al lavoro seguì le gare distrattamente, lasciando praticamente carta bianca allo stratega e ai piloti. Non riusciva a concentrarsi e nemmeno si sforzava molto. Era inutile dissimulare, tanto sapeva che quando aveva la mente troppo affollata di domande era vano ogni tentativo di concentrarsi. Non voleva perdere Mizuki, ma al tempo stesso non riusciva a smettere di pensare a Michiru. Se nove anni prima le avesse dato ascolto! Se avesse ascoltato le motivazioni che avevano spinto Michiru a ferirla tanto, sicuramente non l'avrebbe giustificata, ma avrebbe trovato una motivazione e lasciare Mizuki sarebbe stato più semplice. Ora però la giornalista faceva parte del suo quotidiano, come poteva rinunciare a lei dopo dieci anni vissuti insieme? A parte quando litigarono per il figlio non aveva mai pensato al fatto che potessero lasciarsi. Figurarsi poi se avrebbe pensato che stavolta avrebbe potuto essere lei la causa della fine della sua relazione!

Nonostante la sua quasi totale assenza, che lasciò disorientati un po' tutti, il pilota della sua scuderia si classificò terzo. -Doppietta Ferrari e dimmi che non ti viene nostalgia dei tempi in cui c'eravamo noi dentro a quegli abitacoli!- la stuzzicò Minako.

-Ahahah, ai nostri tempi le macchine erano più competitive, ma apprezzo le abilità di un quattro volte campione del mondo e di un talentuoso giovane che dà del filo da torcere al mio pilota, anche se ormai la vittoria non andrà ne' a noi ne' a loro!- e così dicendo le diede qualche leggera pacca sulla spalla prima di dileguarsi. Spesso nei post gara Mina raggiungeva Haruka nei box e si scambiavano pareri, punzecchiandosi a vicenda, a seconda di chi aveva avuto la meglio in gara, invece quella volta Haruka lasciò la sua amica con l'asciutto in bocca. Parlò con il suo team e rilasciò alcune brevi interviste proprio perchè doveva in qualità di team principal del terzo classificato, ma non aveva voglia di parlare con nessuno, nemmeno con i suoi migliori amici. E Minako che entrava a far parte di quello stretto cerchio, lo capì e capì anche che doveva essere stata la cena dell'altra sera a renderla così cupa. Avrebbe tanto voluto tempestarla di domande e aiutarla a superare quel momento non positivo, ma proprio perchè erano così unite ed affiatate, sapeva che le domande a raffica avrebbero solo sortito l'effetto opposto a quello sperato: Haruka si sarebbe chiusa ancor più a riccio e del suo fare scherzoso non si sarebbe più vista traccia, almeno finchè non le sarebbe passato da solo il nervoso per aver rivisto la ex alla riunone voluta da Usagi.

Sull'aereo di ritorno Haruka pensò a quanto aveva amato Michiru, a quello che aveva passato dopo essere stata tradita e lasciata e al fatto che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico di stare male quanto lei. Non poteva ora comportarsi alla stregua della violinista ed essere così ipocrita da non augurare del male ai suoi nemici, ma poi di ferire la persona che l'aveva amata per dieci anni con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.


Per non avere problemi anche con Elza, Haruka diede appuntamento a Michiru per il venerdì della settimana successiva a quella della partenza dell'atleta, quando anche lei sarebbe stata di ritorno in Giappone dalla Russia.


Haruka era fuori in auto quel giorno e non riusciva a trovare un posto dove parcheggiarla. Diversamente dal solito non stava imprecando contro tutti e tutto. Era in ritardo di dieci minuti, come era suo solito, ma quasi non se ne accorse con la mente a passare in rassegna i ricordi. Non erano i ricordi di un passato remoto ad occuparle la mente, ma quelli acquisiti una sola settimana prima, quella che le aveva fatto cambiare tutte le carte in tavola. Il destino le era avverso o si stava prendendo gioco di lei? Aveva fatto una cosa sciocca ed insensata che non avrebbe mai potuto scordare. Erano passati tre giorni da quando era tornata da Singapore, erano tre giorni che aveva deciso fermamente di non volerla più rivedere. Mizuki non era stata il suo primo amore, ma lei aveva imparato ad amarla in passato e dieci anni dopo si sentiva ancora totalmente al sicuro al suo fianco e molto legata affettivamente a lei. Senza dubbio restava che ormai era lei la donna più importante della sua vita. Mizuki c'era sempre stata per lei; le era sempre stata a fianco anche nei primi momenti di difficoltà che non dovevano essere stati facili nemmeno per lei (una donna normale sarebbe scappata quando alternava la gioia a momenti di indifferenza a cui seguivano dei lenti sbottonamenti sui ricordi legati alla fine della sua relazione con la violinista); così onesta ed estremamente comprensiva. Sì, era davvero una buona donna e non l'avrebbe scambiata per nessuna Michiru del mondo. "Calma, forse adesso sto esagerando- si disse -Beh, certo. Con la Michiru buona dei nostri quattordici anni insieme, la cambierei. Peccato che quella che ho visto è una Michiru cambiata, di certo non più sincera come lo era prima". Indiscutibilmente però restava bella e garbata oltremodo... "Piantala!!" si rimproverò, dandosi con la mano destra un leggero colpetto al mento per riprendersi. "Invece che a queste sciocchezze dovrei pensare ad andare a prendere dello champagne per i miei ospiti!". Quella sera aveva invitato a cena Minako, Toshiro Maeda e rispettive famiglie. Poi, mentre si infilò le scarpe e prese  l'ascensore per raggiungere il piano terra, pensò a Mina e Toshiro. Aveva voglia di distrarsi, di stare un po' tra amici intimi. Loro due, appunto. Mancava solo Setsuna per completare la sua serata ideale, ma lei lavorava a Mitaka e vedersi durante la settimana era sempre una rarità sebbene vi fossero solo ventiquattro chilometri o poco più a separare Mitaka da Ookayama, la città dove viveva Haruka. Ormai però il mondiale stava per finire e avrebbero avuto tempo nei successivi mesi di riposo per lei per vedersi nei fine settimana. Arrivata al piano terra, voltò a destra, aprì la porta che dava accesso allo scantinato del condominio in cui viveva e scese le scale per dirigersi nella sua cantina e prendere dello champagne. La stanzetta era un po'stretta, ma molto lunga. Proprio perchè era molto lunga, ripose le cose più ricorrenti nel suo "ripescaggio" degli oggetti lì presenti all'inizio della cantina; man mano che si procedeva si trovava tutto ciò che era di minore importanza. Difficilmente si dirigeva in fondo, solo in casi di emergenza, in genere quando aveva ospiti in casa e si dimenticava di prendere da bere, il che per fortuna capitava raramente. Aveva appena finito di selezionare le bottiglie da portare di sopra, quando la piccola lampadina saltò. "Accidenti!" le venne da pensare. Al buio si diresse verso l'uscita, dove avrebbe almeno acceso la luce generale del corridoio. Ma trovandosi in una parte del piccolo locale che non conosceva andò a sbattere contro un armadietto dal quale una scatola abbastanza grande e piena a giudicare dalla dimensione e dal peso le cadde in testa colpendola con lo spigolo: -Ahia!- le sfuggì a bassa voce. Non aveva nemmeno il cellulare per farsi luce, per questo motivo dovette proseguire il suo tragitto al buio. Poco distante prese ancora contro uno scatola con un piede: -Ma cazzo!!- imprecò a quel punto. Andando avanti, nella parte che meglio conosceva, proseguì il suo cammino senza problemi. Arrivata all'esterno, accese la luce del corridoio principale, salì poi in casa e prendere una torcia elettrica e una lampadina di scorta e scese nuovamente. Sostituì la vecchia lampadina con quella nuova, poi accese la luce e così si accorse che lo scatolone a terra che aveva urtato con il piede era quello con i giochi a cui Hotaru era più affezionata e che non era riuscita a dare via una volta cresciuta. Guardò verso la scatola che le era caduta in testa e spalancò gli occhi alla vista del suo contenuto. La prima reazione fu quella di girarsi di scatto per andarsene subito via. "Ma che idiozia infantile!". Non si sarebbe risolto nulla scappando. Anzi, peggiorava solo la situazione perchè ogni volta che sarebbe entrata avrebbe visto sempre ciò che l'aveva fatta reagire in quel modo irrazionale. "Va bene, va bene. Metto tutto dentro e poi lo metto via di nuovo". Entrò ferma nel suo intento, ma forse il suo intento non era davvero così fermo come credeva lei, visto che dopo cinque minuti stava rientrando in casa con quella scatola azzurra in mano. "Basta fuggire dal passato. Finchè scapperò non riuscirò mai a liberarmene davvero e il comportamento che continuo ad avere nei suoi confronti è segno che c'è ancora qualcosa di irrisolto in me”. Si sedette sul suo comodo divano e con mani incerte aprì la confezione e vide il volto del suo passato, il suono del suo passato. Erano trascorsi otto anni più o meno da quando quel giorno aveva deciso di troncare di netto con la sua vita di prima e l'aveva messa nel posto più remoto della cantina. Tanto remoto che dopo molti anni se l'era fin scordato. Il passato era lì. Era ora sorridente, ora triste, ora sensuale pur nella sua innocenza. Era uno sguardo magnetico. Era chiaro di carnagione. Era... Quel passato faceva riecheggiare le malinconiche note di un violino. Riviste, foto, cd e addirittura qualche piccolo poster della sua condanna a vita erano ancora lì. Non doveva guardarle, non doveva fissarle e cercare di ricordare quello che sentiva a quell'epoca. Ma Michiru l'aveva soggiogata. C'era riuscita alla fine, l'aveva stregata in qualche modo la settimana prima e lei, memore del suo racconto, stava facendo tutto ciò che la sua testa a il suo orgoglio disperatamente le stavano urlando di non fare. Aprì anche alcune lettere, la prima e l'ultima del piccolo mazzo concidevano perfettamente, per contenuto, a quelle che le aveva letto Michiru al bar. Si era scordata, dopo tanti anni, della curata calligrafia di Michiru. Era passata un'ora quando, reclinando la testa all'indietro, con gli occhi chiusi e una foto di loro due insieme ad Hotaru ancora in mano, capì l'unica cosa che si stava ostinando a non voler capire da anni. Michiru. Era quello il nome inciso nel suo cuore. Un cuore che aveva cambiato proprietaria dopo essere stato dato alla ragazza dai bei capelli mossi e che le era stato restituito piuttosto mal ridotto. Un cuore che non aveva più dato a nessuno, poichè era ancora Michiru che da anni si portava dentro, nonostante avesse fatto di tutto per negarlo. -Quanto ti ho amata!- mormorò ridendo nervosamente e passandosi una mano sul ciuffo. Infine quel gesto, sciocco ed insensato, quello che, in qualsiasi modo si sarebbero risolte le cose, non avrebbe mai potuto dimenticare, perchè era il giorno della sconfitta del suo orgoglio e autocontrollo ferreo. Si diresse rapidamente al telefono e compose il numero di Michiru per chiederle di Elza, di lei e per darle un appuntamento due giorni dopo.

-Era ora!- disse trovando una macchina che lasciava libero un posto. Parcheggiò, spense il motore, si passò una mano fra i capelli ribelli e si guardò allo specchietto. "Non fare la codarda... Ormai ho avviato la cazzata più grande della mia vita e ora la porto a termine". Scese, guardò l'orologio: venti minuti di ritardo. "Maledetta donna, mi conosci così bene che, non so come, sei riuscita ad abbindolarmi e ad incastrarmi!"

Così alle quattro di quel venerdì soleggiato, si ritrovò a lottare per ragionare con la testa e non a sragionare completamente con il cuore. In pratica non le disse nulla su cosa l'avesse convinta a volerla rivedere, ne' tanto meno le disse apertamente che si sarebbero riviste altre volte. Da parte sua Michiru non insistette molto, era già tanto il poter vedere Haruka per la seconda volta. Però ogni minuto in cui non parlavano, la preoccupazione che Haruka l'avesse voluta vedere solo per dirle a voce a fine giornata che non voleva vederla le affollava la testa. D'altronde Haruka era una persona schietta che amava dire sempre le cose alle persone faccia a faccia, quindi sentiva che il suo ragionamento poteva essere giusto. Tuttavia ciò non accadde e sorvolando l'argomento amore e dintorni i battibecchi si ridussero solo a tre, il che era un vero record da quando si lasciarono. Si rividero ancora e il tutto si ripetè anche nelle tre settimane successive. Si vedevano sempre una volta alla settimana. Il giorno e l'ora li stabiliva Haruka visto che lei era ancora vincolata dal lavoro e dalla compagna. Per quest'ultimo motivo e forse anche per precauzione Haruka preferiva sempre non stare fuori per più di tre ore. Ciò nonostante per quanto breve il tempo fosse a Michiru pareva di sognare. Certo, era quello che aveva sperato per tanto tempo, ma non riusciva ancora a credere che stavolta fosse stato così semplice convincere Haruka a rivederla. Soprattutto si rendeva benissimo conto di quanto tutta la situazione fosse bizzarra. Aveva lasciato Haruka vent'anni prima quasi; si era rifatta viva dopo poco meno di dieci anni ed era stata respinta; ora nove anni dopo invece aveva avuto ciò che desiderava tanto. Certo, la scelta del bar era stata molto più sensata ed intelligente che apparire davanti al suo appartamento mentre Haruka era impegnata con la compagna. Almeno restando loro due sole, senza nessuno che aspettava il suo rientro in casa, per il team principal era stato più facile ascoltarla e ragionare e per lei avere l'opportunità di parlare ampiamente di tutto quello che voleva e di se'stessa. Che scelta azzardata e sbagliata piombarle a casa all'improvviso! Peccato che lo capì solo con il senno di poi. Parlarne con calma, senza la fretta messa dal dover rientrare in casa dove rendere conto di ciò che era appena accaduto alla persona che ti stava aspettando al suo interno si era rivelata una mossa molto più saggia. Così, ora a distanza di tanti anni era di nuovo con Haruka che si interessava che si trovasse bene con lei. In un solo mese era tutto cambiato così in fretta che stentava a crederci anche lei. Forse aveva finito di scontare i suoi errori iniziali e quell'orgoglio che le impedì di insistere prima, per ben quattordici anni.


Haruka si sedette sua una delle poltrone del suo soggiorno con un sorriso beato. Le gare erano finite da una settimana e di certo fino al mese prima non avrebbe immaginato che avrebbe iniziato le sue ferie così: vedendosi una volta alla settimana con la persona che da compagna di battaglia e di vita si era trasformata in rivale e che eppure la sapeva infondere una sensazione di pace che sfiorava la felicità. Aspettò il rientro di Mizuki pensando a Michiru. Era incredibile come tutta la rabbia che aveva provato fino al mese prima pensando alla violinista, fosse svanita nel nulla nel giro di quattro incontri soltanto. L'idea di parlarne con Mizuki non la sfiorò nemmeno in quella mezz'ora, poichè sopraffatta dall'altra idea invece di aumentare il numero di incontri con Michiru. Cosa pensava di fare infatti vedendola una volta alla settimana in tre mesi? Di lasciarla partire in America con Elza che, matta come era, continuava ad allenare le sue ragazze in America pur essendo tutte di nazionalità giapponese e pur essendo stata scelta proprio Tokyo come città delle Olimpiadi 2020? E quanto poteva reggere in una situazione in cui, pur uscendo solo per parlare con la ex, si trovava con due piedi in una scarpa? I suoi pensieri volavano dalle domande, ai dettagli della donna e a ricordi che piano piano stavano ricominciando a costruire insieme. Così sulle domande ebbe il sopravvento il bellissimo taglio di occhi del blu profondo di Michiru e il bellissimo sorriso della violinista. Ripensò alle loro passeggiate insieme, ai dialoghi avuti e ai thè o caffè bevuti in compagnia. Ripensò a quanto si erano dette e a quante cose ancora avevano da raccontarsi. Lei era quella meno propensa a parlare di se', non era del tutto convinta di rendere nuovamente partecipe Michiru della sua nuova vita; Michiru invece le aveva parlato molto di sè. Il lavoro per la violinista era rimasto piuttosto invariato. Finito il contratto con Bertrand Hube, era diventata così importante nel mondo della musica classica da poter assumere un manager e poter così decidere insieme a lui con chi stipulare contratti di lavoro e in quali città esibirsi. Ormai era diventata la regina del violino, le offerte di lavoro non le mancavano e da anni non aveva che l'imbarazzo della scelta. Continuava a viaggiare in giro per il mondo, rendendo la sua vita non frenetica come quella del team principal, ma lo stesso molto impegnativa. Aveva visitato molte città e nazioni, aveva allargato il suo cerchio di amicizie a New York e di conoscenze in giro per il mondo. La vita professionale era l'unica cosa che si era salvata di quel periodo travagliato che seguì gli anni del contratto di lavoro con Hube. Le aveva detto come aveva cercato di mantenere i rapporti con tutte le altre ragazze nonostante la distanza e di come ogni volta che aveva del tempo libero e tornava in Giappone non mancasse mai di ritagliarsi del tempo per vedere Hotaru, Setsuna e i suoi figli che spesso per gioco la chiamavano “zia Michi”, Minako e ovviamente la famiglia di Usagi e Mamoru. Poi le spiegò in quale modo le era risultato difficile essere madre di una figlia che viveva dall'altra parte dell'oceano e di quanto fosse grata alla tecnologia che con i cellulari e Skype era riuscita a far colmare parte della distanza tra loro. Haruka le domandò in più di un'occasione perchè una volta finiti il contratto con il maestro tedesco e la relazione con l'americana non fosse mai tornata in Giappone, ma Michiru una volta glissò la risposta e un'altra fece spallucce senza darle risposta. Giusto per farle vedere di quanto ormai fosse superiore a quanto accaduto in passato le domandò anche delle due donne che succeddettero l'americana (non riusciva proprio a pronunciare il suo nome) e Michiru le rispose in modo stringato.Aveva così appreso che Fuka l'aveva conosciuta ad una trasmissione televisiva in cui si sarebbe fatto un confronto tra musica classica e musica pop. Michiru infatti aveva accettato di partecipare ad un concerto di beneficenza ripetendo l'esperienza fatta con i Three Lights anni addietro. Tra alcuni dei cantanti che si sarebbero esibiti sul palco cantando le loro canzoni accompagnate dalla violinista di fama mondiale, vi era anche la star del momento, ultima scoperta di Fuka Fukui. Le registrazioni per il programma erano durate due ore e quando terminarono le riprese si salutarono tutti. Fu Fuka ad andare a trovarla il mese dopo quando inaugurò il nuovo tour con una tappa a New York, la aspettò fuori dal camerino e le disse di essere rimasta molto colpita dalla sua grazia e dalla sua bellezza. Michiru invece rimase colpita dal suo lato estroverso e dal suo senso dell'humor. Al di là però di ciò che era piaciuto in un primo momento le due donne nel privato conducevano due stili di vita troppo differenti perchè la cosa potesse durare a lungo e alla fine pur piacendosi molto, non si erano mai innamorate veramente.

Per contro Haruka le disse che ad un certo punto della sua vita il suo team principal le disse che non poteva più fare parte della loro scuderia. Erano iniziati gli anni duri della Ferrari. La macchina non funzionava, le strategie di squadra spesso erano fallimentari e per quanto la gente amasse Tenoh e Aino loro pensarono di rinnovare il team a partire da Minako che però accettò la scelta del team senza troppi problemi: aveva avuto una vita professionale che l'aveva portata alle stelle e a trentotto anni aveva iniziato a sentir la voglia di dedicarsi esclusivamente alla famiglia... Salvo poi tornare nel mondo delle auto sportive per commentare le gare degli altri piloti. Haruka invece non la prese bene. Alla fine si era ritrovata a dirigere lei un team, ma era stata una scelta forzata e per questo preferì non parlare di come aveva finito per cambiare mestiere pur restando ancorata nel mondo dei motori a quattro ruote. Le raccontò quanto la sua vita, ancora a distanza di tempo, a volte le paresse stressante. Non aveva molto tempo da dedicare alla famiglia e alle amicizie fuori dai circuiti. Quando si disputavano due Gran Premi di fila non faceva nemmeno in tempo a passare da casa. Aveva imparato a vestirsi in modo pratico per non partire con le valigie stracolme di vestiti e appena finiva una Domenica, il martedì mattina era già sul volo per raggiungere il nuovo circuito dove le sue monoposto avrebbero iniziato a sfrecciare a partire da giovedì. Si reputava fortunata di avere tante energie: raramente quando tornava in Giappone se ne stava a casa, ma organizzava dei giri con la figlia o con la compagna. Le parlò dello stretto rapporto che aveva con la Hotaru e di come riuscì a gestire la sua vita genitoriale con lei. Ringraziò la vita anche di averle dato un'amica stretta come Setsuna e di non aver privato Hotaru di un padre: almeno loro riuscivano a darle una mano quando da pilota (vita assai più travagliata di quella del team principal) non riusciva a tornare a casa dalla figlia ancora minorenne. Nonostante ciò Hotaru stravedeva per lei e Haruka era convinta che se erano così affiatate lo dovevano a Michiru e al periodo in cui si dovettero sostenere a vicenda. Una volta riuscì anche ad uscirsene con un “non tutti i mali vengono per nuocere”. Non parlò invece molto del suo rapporto con Mizuki, le raccontò semplicemente come si erano conosciute e di come Mizuki fosse diversa da Michiru non solo nel modo di porsi sicuramente più maschile, ma anche per tanti altri lati del carattere. Michiru capì ben presto che non avrebbe potuto sapere altro.

Ancora seduta sulla sedia ripensò che per quanto in modo generico si fossero aggiornate e per molte piccole cose si riscoprirono ancora un po' in sintonia, c'erano ancora tante cose da dirsi. Molte domande da fare e molte che non sarebbero mai state fatte e che sarebbero rimaste senza risposta. Ad esempio, cosa poteva piacere a Michiru così tanto di Elza da tornare alla fine da lei? Era veloce a correre, questo glielo riconosceva, ma per tutto il resto non capiva cosa potesse piacerle. Era antipatica, arrogante e impulsiva... ogni volta che la vedeva le veniva il nervoso! Non ce la vedeva proprio con Michiru nemmeno a distanza di anni. Michiru era bella, era elegante, era composta e di grande cultura. Elza cosa aveva di tutto ciò?? Ovviamente però non le avrebbe mai fatto una domanda di quel genere. Però le avrebbe sicuramente chiesto come era arrivata a parlare con l'atleta della sua vera identità. Chissà se ne parlò anche con l'americana visto che era tanto presa da lei! Conoscendo Michiru sapeva che probabilmente anche lei prima o poi le avrebbe domandato del perchè invece lei non disse nulla a Mizuki, nonostante tanti anni alle spalle insieme.

I pensieri fluttuarono fino a farla ripensare a quel giorno stesso in cui si offrì di riaccompagnarla sotto casa con la sua moto.

-Grazie, ma non ho il casco.

-Credi davvero che io non abbia qui dentro un altro casco?- così dicendo alzò la sella della moto e ne estrasse uno prima di richiuderla. -E' quello di Mizuki, al di là dei teschi che non sono il tuo genere credo che ti vada bene.

La ragazza dai capelli acqua marina la guardò prima un attimo di sbieco e poi riprese: -Non importa, una passeggiata non mi fa male.

-Ma casa tua è a venti minuti da qua e abbiamo passeggiato quasi tutto il giorno!

-Essere magri non rende mai brutto nessuno.

-Ma essere schelettrici sì. Dai, alla fine questi teschietti sono anche carini...- disse rigirandosi fra le mani il casco nero con i teschi rossi, tutti sopra a due ossa incrociate dello stesso colore, per vederlo meglio sotto tutti i punti di vista. Pensare che a Mizuki due anni prima era piaciuto tanto come regalo di San Valentino! -Comunque se proprio ti danno fastidio fai i conti che non li vedi se lo indossi.

Michiru decise quindi di puntualizzare meglio la situazione: -Ascolta Haruka, non è la fantasia del casco a darmi fastidio, ma la sua proprietaria.

-Allora ti do il mio!

Il cuore ebbe un battito in più del previsto al ricordo di quella scintilla che apparì negli occhi di Michiru; al ricordo della proposta e dello strano pensiero che la colse nel vedere Michiru indossare il suo casco come era accaduto altre volte da giovani quando usavano la moto d'improvviso e lei le cedeva sempre il suo casco; al ricordo della stretta delle braccia della violinista intorno alla sua vita. Uno strano senso di eccitazione la pervase. "Accidenti se è vero, il calore del suo corpo dietro me, mi ha eccitato..." pensò riaccendendosi al ricordo. Con Mizuki non provava più la stessa sensazione da tempo. "No, non va bene!" cercò di essere razionale, tuttavia la sua mente non aveva la minima intenzione di ascoltarla, anzi, per dispetto tirò fuori dall'area della memoria i ricordi più intimi di quando stavano insieme. Facendole così ripensare ancora a Michiru. Ad una Michiru che credeva persa e che invece si accorgeva che forse davvero era tornata da lei la Michiru dal cuore puro dei loro quattordici anni di vita insieme.

-Ciao!- disse Mizuki appena rientrata appoggiando il capotto sull'appendi abiti. Guardò l'orologio: mezz'ora. Era insospettabile come sempre.

-Ciao- la salutò calorosa e cordiale Haruka, accantonando i suoi film mentali e uscendo dall'ampio soggiorno per raggiungerla all'ingresso dove Mizuki si stava già sfilando le scarpe.

-Come va?- mentre si infilava le ciabatte.

-Mica male. Dove sei stata?

-Fuori... Ti sei divertita con Maeda?

-Sì, certo. Cioè- si corresse e con voce più consona ad una situazione che non includeva Michiru nel suo fantomatico incontro con uno dei suoi pochi amici delle medie -nella norma, come sempre.- Si girò per percorrere il corridoio che divideva il piano terra in una parte sinistra e in una destra. A sinistra si trovava l'ampio soggiorno moderno diviso da una parete, in parte in muro in parte in shoji*, dall'angolo sala tradizionale composta da tatami**, zataku e zabuton***. Sulla destra del corridoio invece si affacciavano un bagno e uno sgabuzzino. Al termine del corridoio una cucina che comunicava con il soggiorno.

-Di cosa avete parlato?- le chiese l'altra seguendola.

-Del più e del meno... Perchè mi fai queste domande? - Le domande l'avevano sempre infastidita non importava da chi erano fatte se non ne afferrava il senso.

-Da quando non posso più sapere cosa fai quando esci con gli amici?

-N-non è questo, figurati...- farfugliò l'altra imbarazzata. Odiava essere così evasiva, lei che non lo era mai stata con Mizuki e di colpo si era trovata ad esserlo. Per chi poi? Per una sorta di fantasma che si era messo ad ammiccare con lei e con il quale non riusciva proprio a tagliare i ponti? Che assurdità!

-Allora, di cosa avete parlato?- Continuò con le sue domande Mizuki imperterrita.

Quando Mizuki era irremovibile lo faceva capire senza troppi giri di parola e opporre resistenza era impossibile, così Haruka si arrese: -Della famiglia, del lavoro, di attualità... Solite cose, Mizuki.- mentre apriva il frigorifero per estrarvi dell'aranciata in un contenitore di cartone.- Vuoi?- chiese girando leggermente la testa verso l'altra e guardandola con la coda dell'occhio.

L'altra negò con un cenno della testa mentre parlava: -Certo, solite cose...- Improvvisamente cambiò argomento: -Mi ami Haruka?

Sul volto della bionda che non capiva comparve un'espressione seria, posò il bicchiere che aveva appena preso dalla credenza e lo appoggiò sul tavolo. Poi la guardò e disse: -Tu sei l'unico punto fermo della mia vita, lo sai.- Mizuki a quella risposta si avvicinò a lei con due falcate e senza alcun preavviso la baciò inizialmente con dolcezza, poi con più impeto e Haruka non potè non notarlo. -Ehi! Che hai?- le chiese poi stupita, cingendola nel suo abbraccio.

-Gliel'hai detto al tuo amico che mi ami?

-Sai che non parlo facilmente dei miei sentimenti già con te, figurarsi con gli altri!- rispose Haruka senza capire lo strano comportamento della donna.

-O forse gli hai solo detto che stiamo insieme da dieci anni e per questo io sono importante per te?- Proseguì Mizuki senza prestare ascolto alle sue parole. Haruka continuava ad essere confusa e non seppe cosa rispondere. -Ovvio, di sicuro hai detto che non potresti lasciarmi perchè stiamo insieme da tanto tempo e magari anche che io non ho mai insistito molto per avere dei figli con te, così come per convivere insieme!

-No... Ma che dici? Lo so bene che le cose non stanno così...- Provò a rispondere Haruka nell'assurdità dei discorsi della compagna, ma la giornalista la interruppe nuovamente.

-Scommetto per altro che il tuo caro amico Toshiro tu lo veda già da un po' e che la prima volta che vi siete visti è stato al "Bar Fumio Niwa" un mesetto scorso... - Haruka finalmente capì, spalancò gli occhi per lo stupore e quasi senza accorgersene sciolse l'abbraccio con cui stava ancora cingendo la vita della donna. -Dimmi un po': per caso è diventato un travestito che quando non è in famiglia ama mettersi una parrucca dai verdi capelli lunghi e atteggiarsi da donna con tanto di nome femminile del tipo, che so... Michiru?? - Per la prima volta Mizuki si comportò come il giorno in cui s'incontrarono: senza darle tempo per replicare la inondò di accuse, stavolta fondate.

Haruka indiettreggiò, in cerca di un appoggio. -Mizuki... Come... Come fai...

-Come faccio a saperlo?- Completò la domanda mentre l'altra, sentendosi scoperta, si appoggiò al tavolo. -Tanto per iniziare non sai raccontare bugie, o non sei capace di improvvisare. La scusa del messaggio erotico del mese scorso non reggeva, tanto più che non me l'hai nemmeno fatto leggere. Immaginavo che fosse un messaggio da parte della tua ex, ma non avevo certezze...

-Non ti fidavi di me...- disse stupita. Era sempre stata sincera con tutti, possibile che l'unica volta che ometteva dettagli della propria vita alla sua compagna, quest'ultima l'avesse beccata così facilmente?

-E a quanto pare ho fatto bene. In ogni caso, mi ero già fidata nove anni fa, quando qualche giorno dopo il matrimonio della tua figlia adottiva...

-Hotaru è mia figlia, punto.- Le venne spontaneo puntualizzare come sempre, ma l'altra aveva altro di cui parlare e proseguì nel suo monologo: - Quello che è! Ricordo bene che avevi ricevuto quella visita improvvisa. Sono certa che se non era lei, era comunque qualcuno che aveva cercato di convincerti a parlare con Kaioh, correggimi se sbaglio.- Il suo tono era di sfida.

Haruka a quel punto arrossì lievemente: -No, non sbagli...

-Lo sapevo. Anche lì avevi accampato una qualche misera scusa veramente pessima. Senza contare che dopo quella visita per un paio di mesi ti sei incupita tantissimo e non mi consideravi più nel modo assoluto, telefonate fatte nel modo più assente possibile a parte. Per tutto quel tempo ho continuato a rodermi per la gelosia, ma stavolta non ho voluto correre il rischio e così ti ho seguita tutte le volte che uscivi per conto tuo, senza dirmi di preciso dove andavi o quando non volevi assolutamente che ti accompagnassi. Un atteggiamento un po' insolito da parte tua che mi hai sempre raccontato tutto e non mi hai mai detto di no quando mi proponevo per accompagnarti da qualche parte.

-Oh, cavolo...- le uscì detto a bassa voce.

-E' un mese che ti rechi sempre da lei al parco o in qualche bar del centro e poi state insieme circa tre ore.

-Come facevi a sapere di cosa parlavamo? - Riuscì poi a reagire in qualche modo Haruka, incapace di immaginarsi Mizuki che quando si salutavano aspettava pochi minuti e poi indossava un cappotto e usciva seguendola senza mai farsi notare.

-Non lo sapevo. Questo me lo devi dire tu. Io so solo di cosa avete parlato il primo giorno che vi siete viste da sole perchè io ero nel tavolino a fianco del vostro e il sipario in legno serve per nascondere le persone, ma non gli argomenti, Haruka.

-L'ho sempre detto che servono per farsi discretamente gli affari degli altri! Ma si può sapere perchè diamine mi hai pedinato fin'oggi senza fare nulla?

-Forse per vedere fino a che punto non sei la persona che ho sempre creduto che tu fossi? Poi carissima donna ho tentato in tutti i modi di attirare la tua attenzione su di me, ma come vedi nemmeno te ne sei accorta. Eri così presa da quella che nemmeno hai fatto caso a tutte le gentilezze e i pensieri carini che ho avuto per te!- In effetti Haruka si rese conto di aver vissuto quel mese senza prestare particolare attenzione a ciò che non riguardasse le sue turbe mentali e a Michiru. Si era solamente stupita del comportamento insolito di Mizuki: a volte morboso, altre quasi freddo e distaccato. Quasi come se i pensieri di Mizuki stessero viaggiando sulla stessa frequenza d'onda dei suoi, la voce della giornalista che le elencava tutti i tentativi fatti per tenerla al suo fianco arrivarono insieme ai recenti ricordi.

-Ricordi quando tornata a casa dalla Russia ti ho fatto trovare tutto pronto a casa per mangiare sedute sul zabuton? E mi avevi chiesto scherzando se per caso avevo qualcosa da farmi perdonare?- Certo che se lo ricordava. Era rimasta molto stupita di quel gesto. Mizuki proveniva da una famiglia occidentalizzata quasi quanto la sua che viveva in America. Lei invece quando si era trasferita per motivo di studio alle medie aveva ritrovato le sue radici nelle tradizioni del Giappone più autentico. Negli anni aveva provato a far avvicinare Mizuki ai suoi gusti, ma la donna trovava tutto ciò un simpatico folklore da cui però non si sentiva attratta allo stesso modo del pilota. Per questo fu una sorpresa quando invece di trovare la sua casa vuota, si ritrovò una tavolino imbandito nell'angolo sala che richiamava le sale delle case giapponesi tradizionali. Non era da Mizuki la preparazione di una tavola dall'impronta tanto orientale, ma quella sorpresa le mise il buon umore e la distrasse dai suoi pensieri... Fino a quando, mentre iniziò ad aiutare la compagna a sparecchiare non constatò che, pur vivendo in modo molto moderno, con Michiru cene di quel tipo, come ogni altro genere di usanze più tradizionali avvenivano con molta più frequenza. Ed ecco come un gesto tanto carino della compagna finì per passare in secondo piano.

-Per non parlare di quando ti ho proposto di andare a vedere le cascate! A te piacciono tanto, ma tu hai detto di no perchè eri stanca, era tutto l'anno che viaggiavi e volevi startene tranquilla in città.- Era vero. Aveva chiamato Michiru per fissare un appuntamento con lei e qualche ora dopo a casa di Mizuki la donna se ne saltò fuori con la proposta delle cascate per il giorno stesso in cui lei doveva vedersi con la violinista. L'idea di un imprevisto in un primo momento l'aveva quasi rallegrata, ma il pensiero di ritrovarsi attorniata dall'elemento della guerriera del mare le aveva fatto capire che tra vedere l'elemento della guerriera di Nettuno e vedere Michiru stessa era preferibile la seconda opzione. Così disse che dopo aver viaggiato lontano aveva voglia di tranquillità, incolpando l'età che avanzava.

-E che dire della settimana scorsa quando ti ho regalato i biglietti per passare tre giorni al Nagashima Resort?- Anche l'aver trascorso il fine settimana al Nagashima Resort era vero. Quando era andata a Suzuka per l'ultima gara di Formula 1, si era portata dietro anche Mizuki, che da quando stava con lei aveva iniziato ad apprezzare le corse d'auto di Formula Uno. La Domenica sera, la giornalista le fece trovare sul cuscino del letto della camera in cui avevano pernottato in quei giorni due biglietti per prolungare il loro soggiorno a Suzuka. Ma nel migliore resort della prefettura che, pur trovandosi a due passi dal circuito, era considerato da tutti come un Paradiso Terrrestre in miniatura: oltre alle attrazioni turistiche più frivole, vi era il giardino botanico, lo stagno, l'isola artificiale Fuji e le terme****. Ad entrambe piaceva molto la natura e tutte e  due adoravano le terme! Perciò quello fu forse l'unico momento che visse pensando solo a quello che stava vedendo e a Mizuki. E il giorno dopo essere tornata a casa cosa fece? Scrisse a Michiru per vedersi il giorno successivo. Quell'infausto venerdì in cui tutte le sue omertà erano saltate fuori facendo andare Mizuki fuori dai gangheri come raramente l'aveva vista e mai per colpa sua.

-Ho cercato di metterti al centro dell'attenzione e di farti capire quanto tenessi a te in tutti modi e tu te ne esci chiedendomi perchè non ho fatto nulla?? Cosa dovevo dirti: So che ti vedi con la tua ex, ma tu continua pure a vederla e noi facciamo finta che io non lo sappia?

-E' tanto diverso da ciò che hai fatto, sapere e fingere di non sapere?- chiese leggermente infastidita Haruka.

-Non provare a dare la colpa a me: non ero io a far l'amore con te pensando a come ricucire i rapporti con la mia ex storica!- disse l'altra con tutta la rabbia che aveva e facendo arrossire visibilmente l'altra quand'ebbe udito le sue parole. -Ma come hai potuto?- Mizuki dopo il furore iniziale, stava trattenendo le lacrime - Hai detto a Kaioh che non ci tenevo ad avere un figlio con te o a vivere insieme?? Con tutte le volte che ti ho pregato e abbiamo discusso a riguardo. Nonostante tutto tu le hai detto che te l'ho chiesto quando non sapevo di cosa parlare!

-Ma non è vero, non gliel'ho detto proprio così.- cercò di difendersi nell'imbarazzo più totale. -Ho detto che... Io avevo già Hotaru come figlia e che le corse mi impegnavano troppo per convinvere con qualcuno. Per non parlare dei continui spostamenti! Un po' i motivi che dissi a te.

-Non è vero! Non erano questi i veri motivi per cui mi hai detto di no e non le hai detto questo! Smettila di prendermi in giro!!! Quanto sei ipocrita... Prima le dici "Mizuki è la mia salvezza" e poi continui a vederti con lei per capire se potresti accettare la sua proposta di tornare insieme.- Un sentimento misto tra rabbia e odio la pervase pensando a Kaioh che voleva portarle via Haruka alle sue spalle: la disonestà di quella donna non aveva davvero fine! -Senza contare tutto il resto della conversazione. Non le hai detto una che sia una volta che mi ami e poi se te lo chiedo io mi rispondi sì. Ah, già, perchè c'è anche questo da tener presente: non mi hai mai detto una sola volta di amarmi di tua spontanea volontà, mai! Devo sempre essere io a chiedertelo per sentirmi dire un misero "Sì". Se mi dici “Certo anch'io” devo ritenerlo un giorno fortunato!

-Tu sai che io non me la cavo con le parole e che sono i fatti a contare davvero... E comunque... non gliel'ho detto perchè non volevo ferirla- tentò di salvarsi in estremo.

-Haruka piantala!

Il team principal pagò cara la disonestà nei confronti di Mizuki che non fu certo remissiva come lei quando Michiru le disse di averla tradita per un'altra. Il cuore le si stringeva ad ogni lacrima di Mizuki, ma non pianse mai. Aveva gli occhi lucidi e un gran dolore in cuore, ma non si lasciò mai andare in pianti e in urla. D'altronde come poteva? Era lei stavolta ad essere dalla parte del torto! A metà del funesto dialogo saltò poi fuori l'ultimo punto di discordia che potesse venirle in mente nel replay di un fidanzamento di oltre dieci anni che nel giro di qualche ora stava arrivando bruscamente al capolinea: la fondazione del nuovo regno sulla Terra di Usagi e Mamoru. -Allora, cos'è poi questa storia che dovete seguire la volontà di Usagi e Mamoru? La volontà di fare che cosa? Com'è possibile che loro possano decidere dove farvi andare a vivere tutte quante? E poi quando pensavi di dirmelo? Pensavi che te ne saresti andata e io ti avrei seguita senza fare domande? Cosa sono lei e suo marito per voi e soprattutto per te?- la riempì di domande. Non capiva se aveva smesso perchè aveva esaurito tutte le domande che aveva in mente al momento, o se si era fermata per soffiarsi il naso.

-Mizuki... Ne possiamo riparlare? Non mi sembra un argomento pertinente a tutto ciò.

-Secondo te scoprire che la propria compagna è stata plagiata per riverire due persone che non vede di frequente non mi dovrebbe allarmare? Ma come ho fatto a non capire??- iniziò poi con l'incolparsi da sola -Avrei dovuto intuire fin da subito che c'era qualcosa che non andava... Te l'avevo anche chiesto perchè al centro di tutte le foto c'è quella della famiglia Chiba! Per non parlare delle altre! Anche a casa di Setsuna, Hotaru e Minako ci sono esposte le foto di loro tre! Suppongo che ce ne sia una anche in casa di tutte le altre! Quanto sono stata stupida! E io che mi fidavo e ho trascurato dettagli importanti come questi! Ma chi va a pensare che Usagi e Mamoru... Sembravano persone così normali...- Si perse l'altra con i suoi ragionamenti mentre andava avanti e indietro per la stanza dando finalmente voce a tante domande, ad ancor più pensieri e alle poche ipotesi che le venivano in mente.

-Ma che cosa c'è di male nell'essere molto legati ad una famiglia speciale come la loro?- Haruka si sentì in dovere di difendere la famiglia Chiba e anche sé stessa.

-Speciale! Ma ti senti come parli?- sbottò l'altra fermandosi di colpo guardandola in viso con uno sguardo quasi sconvolto prima di tornare all'espressione arrabbiata di poco prima. -E poi mi chiedi anche se ne possiamo riparlare. Dimmi, ti sembra che la tua sudditanza e frequentare gente anch'essa plagiata per amare Usagi e Mamoru sopra ogni cosa allo stesso tuo modo sia una cosa normale? No, dimmelo perchè a me invece sia un più che valido motivo per prendere le distanze da tutti loro e per lasciare te!- concluse la sua gran parlantina.

"Che assurdità le sta facendo dire il suo non essere a conoscenza che Usagi è la nostra regina e noi le sue guardiane!" pensò l'altra prima di rispondere con tono innervosito: -Ma non è affatto amore! Io... Non ne voglio parlare... Specie... Se hai intenzione di lasciarmi.- Nei suoi occhi c'era un misto di rabbia, sfida e minaccia. Ma Mizuki non si lasciò intimorire più di tanto e continuò nel suo sentenziare. Haruka aveva perso la cognizione del tempo, quindi non sapeva dopo quanto Mizuki se ne andò dichiarando che tra loro due era finita e che non voleva più saperne di lei e di tutte le sue amiche malate. "Ma perchè? Perchè le mie storie devono sempre finire così? Sembra sempre che tutto vada bene e poi all'improvviso senza poter porre un freno all'impetuosità dei fatti tutto crolla! Perchè non se ne parla piano e con calma nel tempo? Perchè fino ad un'ora prima loro sono ancora con me e l'ora dopo non ci sono più?". Sfinita e svuotata dentro si addormentò sul divano senza cenare e senza cambiarsi.

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* shoji: muri scorrevoli in carta di riso innestata su un'intelaiatura di legno. La mobilità dei muri (simili alle nostre porte scorrevoli) serve per non togliere il senso di spazio qualora non si vogliano dividere le stanze e la carta di riso è pensata per privare alla casa meno luce possibile.

** tatami: le famose stuoie di paglia che ricoprono generalmente i pavimenti delle camere da letto e del soggiorno.

*** zataku e zabuton: rispettivamente il tradizionale basso tavolino dove si consumano i pasti e i cuscini su cui sedersi.

**** Nagashima Resort: per ulteriori informazioni su questo splendido resort costruito in funzione delle gare di Suzuka, ma non solo vi lascio il link, 

https://www.japan.travel/it/destinations/tokai/mie/nagashima-and-suzuka/ img228-cdhosadsfapy2
  
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