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Autore: Lady R Of Rage    25/11/2019    8 recensioni
A cosa pensano, i condannati all'Inferno?
Raccolta di drabble/flashfic sulla Famiglia Donquixiote dopo la sconfitta.
1. "E che ci si fa con Otto Tesori, se non si ha nessuno con cui condividerli?"
2. "Al Padroncino non ha mai dato fastidio, se lui non è tanto forte."
3. "Un Pesce Guerriero ritrova sempre la via di casa."
4. "Forse ai carcerieri piacerà, un po’ di rock and roll."
5. "Corazon è morto, e di dove vadano a finire i morti non gliene frega niente."
6. "I grandi pittori dell’antichità dedicavano all’Inferno quadri immortali."
7. "G come gemiti, grida, geremiadi."
8. "Stavolta è diverso. Sta a lui avere cura di loro."
9. "Ora hanno visto tutti, però, e hanno tutte le ragioni del mondo per ridere."
10. "Forse è quello che merita per averla lasciata scomparire."
11. "Monet diceva sempre che era lei, la più forte delle due."
12. "Quindi, a lui cosa dovrebbe importare di cosa vogliono gli altri?"
13. "Sono tutti marci, e il marcio deve scomparire: inutile infierirvi sopra."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Sugar, Trébol, Violet
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Con Le Spalle Al Muro

 
~ Baby 5 ~
Li arrestano tutti, amore? Anche Buffalo? Perché non glielo impediamo?
Sai è forte, è bello, è romantico e soprattutto può essergli utile: ma è della fazione opposta alla sua, e fare finta di niente è durato fino a un certo punto. Né a lui, né al nonno, né al fratello e al resto dell’armata importa qualcosa di cosa faranno ai loro avversari. Hanno una flotta a disposizione, forse possono ancora fermare i Marine. Forse possono mettere una buona parola per il Padroncino e per gli altri. Cappello di Paglia non è forse il nipote di Garp, l’Eroe dei Marine? Lui deve avere una qualche autorità.
Amore, guarda qui! Vogliono umiliarli! Hanno bisogno di me, ti prego, torniamo indietro.
Eppure, Garp non ha fatto niente quando il fratello di Cappello di Paglia è stato condannato a morte. L’unica persona di famiglia rimasta fuori dalle grinfie dei Marine è lei, e non sta facendo niente. Ha dormito comoda comoda nel castello mentre il Padroncino e gli altri languivano in catene, ha banchettato e festeggiato assieme a dei completi sconosciuti mentre veniva organizzata quell’ulteriore umiliazione.
Mi dispiace, Sai. Non è stato carino da parte tua chiedermi di scegliere tra te e loro.
Forse neanche si accorgeranno che non è più sulla nave. Del resto avrebbe dovuto saperlo: lei non ci sa fare, con i fidanzati. Il quarto le aveva proposto di arruolarsi in marina, così di botto. Il settimo amava annusarle i capelli. Avevano tutti bisogno di lei, e lo aveva anche Sai: ma qualcuno ne ha di più. E che ci si fa con Otto Tesori, se non si ha nessuno con cui condividerli?
Missile Girl si frantuma contro il terreno devastato dalla Gabbia. Baby 5 getta un ultimo sguardo alla Yonta Maria contro l’orizzonte, si asciuga una lacrima, e si lancia all’inseguimento delle urla della folla.
[305 parole]


~ Buffalo ~
Dov’è Baby 5? Non la vedo. L’hanno ammazzata?
La Gabbia sollevata e abbattuta, una battaglia persa, senza vedere nulla né poter aiutare. Al Padroncino non ha mai dato fastidio, se lui non è tanto forte. Bastava fare la sua parte e non tradire. Con loro sta bene, può fare quello che gli pare. Poteva.
Sposa di chi? E chi sarebbe ‘sto Don Sai? Dove stiamo andando? C’è gente che urla.
L’Agalmatolite pesa sui suoi polsi e sul suo collo: serra i denti, perché piangere non serve a niente e non saranno più gentili se si metterà a lacrimare. Deve volare, alto, oltre le provocazioni, lassù dove le sue eliche lo sanno portare.
Non ha più senso conservare queste verdure, anziché tirarcele addosso?
Basta. È grande, è forte, deve fare la sua parte. Gli mancherà il colore del cielo, il vento contro la pelle mentre si solleva oltre le nuvole, spaventare i gabbiani sbucandogli davanti al muso. Almeno staranno tutti insieme, vicino al Padroncino e alla sua volontà.
E poi – sorride, e non importa se i Marine lo guardano come se fosse matto – Baby 5 è tornata.
[186 parole]

 
~ Dellinger ~
Ti piace la mia pinna? Toccala, se ti va: solo, non lamentarti se ti azzanno.
Un Uomo Pesce, anche per metà, non ha bisogno di Frutti del Diavolo per essere forte. Si prendano pure le sue scarpe col tacco, ne ha tante e sicuramente non gli stanno. I Marine sono così fragili, in questo senso. Lui no: credono davvero che basti tirargli in faccia qualche melanzana per farlo sentire in difetto?
Sono qui, Jora. Mi vedi, senza occhiali? Serve che ti indichi dove andare?
Jora ha gli occhi rossi, ma gli sorride mentre li incatenano in fila. Sicuramente non ha paura dell’Inferno, deve essere così, perché lei l’ha cresciuto insegnandogli ad essere forte e non lasciarsi calpestare. Se li faranno stare vicini, forse anche l’Inferno farà meno paura. Raccoglie il tozzo di pane datogli dai Marine e lo strofina contro la guancia. Uovo, pomodoro, una bella sardina infilzata contro il suo corno: companatico di tutto rispetto.
Sì, ho sedici anni. C’è un Guinness dei primati per il detenuto di Impel Down più giovane?
Niente da fare, uno stronzo di quattordici anni l’ha battuto, il mozzo di Gol D. Roger o roba del genere. Farà meglio a stargli lontano, perché sicuramente quello stronzetto non è un Pesce Guerriero e non può fare nulla contro di lui.
Si rannicchia contro il legno, cullato dai tuoni e dalle onde furiose. Il carcere stesso è sotto il livello del mare. UnPesce Guerriero ritrova sempre la via di casa.
[245 parole]

 
~ Diamante ~
L’hai fatto apposta, vero Kyros? Mi hai rotto il collo di proposito, perché non combattessi più?
Non ha pianto, quando gliel’hanno detto. Forse lo farà quella notte – e grazie al cavolo, quel collare di merda lo sta facendo impazzire e le manette che tremano assieme alle sue mani fanno un chiasso infernale. Sarebbe il colmo se non potesse nemmeno mangiare, da solo. Non che a Tré darebbe fastidio, dargli una mano. Pica non ce lo vede, in quel ruolo, se non per ricambiargli il favore.
Alzati, prezioso figlio mio, alzati e asciugati le lacrime. Tu non sai quanto mi fa male vederti così.
È uno scambio di ruoli, puro e semplice. Rebecca aveva pianto – per tutta la battaglia, Dio mio – ed era stato divertente. La piagnona non vale un millesimo della sua pietruzza adorata: Kyros lo sa e ci rosica. Cazzi suoi, è lui che deve accollarsela. Pica starà bene, ha subito di peggio e ora che è in cella potrà godersi un po’ di silenzio.
Guardatemi, spingetemi, ridete pure delle mie mani che tremano: io sono un diamante e voi siete cacca secca.
Dicono che la parte di cervello che si usa per parlare sia diversa da quella che si usa per cantare. Forse ai carcerieri piacerà, un po’ di rock and roll. Sicuramente piacerà a lui, lo farà sentire meno agitato mentre lo trascinano all’Inferno. Un gladiatore senza spada, una rockstar senza pubblico, un padre lontano da suo figlio, che ha stampato nel cervello il suo viso rosso di sangue e di pianto.
Ma un diamante, sempre un diamante. E un giorno, il sole tornerà a farlo brillare.
[270 parole]


~ Gladius ~
Che cazzo succede, dove sono? Abbiamo vinto?
Avete perso, aveva sogghignato il Marine che lo aveva condotto in fila. Si è vomitato addosso tutta la paella del pranzo: un’esplosione del genere intronerebbe anche un gigante, e lui è solo un piccolo uomo in un mondo senza più contorni. Gli occhialoni se li sono presi, assieme alla sua maschera e alla sua veste, e la sua gonna di pelle e pizzo non cade come deve senza quell’ulteriore appendice.
Come sarebbe, camminata della vergogna? Stiamo andando a Impel Down, non gli basta?
I Marine sono così, dal primo all’ultimo: più si proclamano buoni e meno si comportano come tali. Adesso che l’ordine delle cose è ristabilito, e alla Famiglia Donquixiote viene ricordato ancora e ancora che non merita di esistere, devono sentirsi più soddisfatti che mai. Il Padroncino è stato sconfitto, la Gabbia per Uccelli si è fermata, e Baby 5 è andata a maritarsi con uno di quei noiosi gladiatori. E milkshake alla menta gli gocciola sulla faccia.
Se Corazon – o Rocinante, o come porca si chiama – potesse vederci si farebbe una bella risata.
Corazon è morto, e di dove vadano a finire i morti non gliene frega niente. Forse lo raggiungeranno presto, mangiati dai demoni di quel posto infame. Si pulisce il milkshake via dalla faccia con un lembo della gonna sbrindellata e guarda il soffitto: l’Agalmatolite gli farà venire il mal di mare, di questo passo.
Vorrebbe dirsi che andrà tutto bene, ma le sue labbra non si muovono.
[250 parole]

 

~ Jora ~
Dellinger! Voglio vedere Dellinger! Ha sedici anni, non potete portarlo laggiù!
Avrà avuto cinque anni, quando per la prima volta le ha chiesto di farsi fare le unghie. Dieci, quando ha indossato le sue prime scarpe col tacco. Tutta la famiglia ha fatto la sua parte nel crescerlo, ma solo lei è stata chiamata mamma. Ha sbagliato qualcosa con quella leziosa principessa nana, se non è riuscita a farlo svegliare. Inutile autocommiserarsi: almeno la sua sconfitta è stata artistica, e Dellinger non sembra spaventato.
Bravo, tesoro mio. Vai avanti così. Puoi anche chiamarmi Principessa Sirena, se ti piace.
I grandi pittori dell’antichità dedicavano all’Inferno quadri immortali. Ne aveva uno in camera, qualche anno prima: un budello discendente di anime rachitiche, avvinghiate una sull’altra con le mani protese verso la luce. A guardarli in un certo modo poteva sembrare che si abbracciassero. Potrebbero essere loro, se gli verrà permesso di stare insieme. Sarebbe la peggiore delle torture, se li separassero. A lei basterebbe stare accanto a Dellinger, poterlo consolare e guardarlo sorridere anche nella polvere.
Non me ne frega niente del vostro protocollo. Dovete dirmi come sta il mio bambino.
Si asciuga le lacrime e drizza il collo. A Dellinger ha insegnato ad essere orgoglioso, sempre e comunque, anche se il mondo intero gli dice che è sbagliato. Non deve essere da meno, perché arte e ipocrisia non vanno d’accordo. Disegna nelle briciole di pane una piuma, una goccia, un diamante e un sasso. Un peso, una pistola, una bomba e un’elica. Una G, un orsacchiotto e un ciuccio. E da ultimi un pennello e un pesce, vicini come in un abbraccio.
[271 parole]


 
~ Lao G ~
Abbiamo fallito, Padroncino. Spero che tu sappia perdonarci.
Ha vissuto a lungo, anche prima di incontrarlo. Un giovanetto biondo, col naso a becco, accompagnato da un equipaggio altrettanto strano. Meglio fare il pirata che non fare niente, e un vecchio ha più spazio in mare che per terra. Nessuno gli offre riguardi per la sua età, quando lo mettono infila. La Famiglia Donquixiote pare una partita di bestiame, e quelle urla non faranno bene al suo udito già compromesso.
Chi si credono di essere, Draghi Celesti? Draghi, con la G.
G come gemiti, grida, geremiadi. G come ghiaccio e gelo – sarà l’Inferno freddo ad accoglierli, se calcola bene le loro taglie. Maledizione ai suoi reumatismi. L’importante è che Doffy si eviti un tale strazio, quello sì, e sul fondo del mare non gli daranno fastidio. Anche se a volta la noia può essere una tortura ben peggiore di uno scudiscio o un bastone. Se ne ricorda bene, lui, se la sua memoria non torna a giocargli brutti scherzi.
E se ci mettono separati, e mi scordo che faccia hanno gli altri?
Forse morirà: di morte naturale, come sarebbe potuto succedere in battaglia, o per un altro di quegli acciacchi che nell’arena l’avevano reso famoso. Alcuni li ha visti diventare uomini maturi, altri li ha conosciuti piccoli abbastanza da stare sulle sue ginocchia. Due li hanno perduti, e ogni vecchio sa che orrore è quando un giovane muore. Ma un’altra è tornata. Conveniente come se la ricorda, ma anche coraggiosa – con due G – e parte indispensabile del mondo che si è costruito.
Dovrà renderle il favore, presto o tardi.
[268 parole]


 
 ~ Machvise ~
Camminata della vergogna? Se ne inventano davvero tante, oggigiorno.
Il mal di testa cesserà, come va via tutto. Almeno è stata una sconfitta interessante, e farsi abbattere da un gigante fa sicuramente una figura migliore che da una ragazzina piagnona, come gli avversari nell’arena dell’inutile Rebecca. Se il povero Diamante non riuscirà a vendicarsi di suo padre potrà sempre pensarci lui: in famiglia ci si fanno favori.
Adesso finisce, sta calmo. Sei un lottatore, e ti spaventi per qualche mela marcia?
Eppure fa male, e brucia contro la sua pelle come acqua bollente. Una parte di lui vuole scappare dentro la sua mente e camminare in avanti senza sapere dove sta andando, lasciandosi guidare dalla catena che porta al collo. Un’altra – quella che sceglie – vuole rimanere sveglia per tutto il tempo, anche se gli sanguinano i piedi e si sente sul punto di svenire.
E adesso che si fa? Si scappa di nuovo? E per dove?
Se ci fosse stato il tempo di una carezza per Dellinger, un saluto da lottatore a Lao G, un augurio di buona fortuna al disgraziato Diamante, un mi dispiace al Padroncino, forse non avrebbe tanto freddo in quella cella così stretta. Ma porco cane, gli hanno già tolto una famiglia: dire addio alla seconda è sempre troppo presto. Era un bambino, allora, e avrà pianto per ore. Stavolta è diverso. Sta a lui avere cura di loro.
[233 parole]


 
~ Pica ~
No, i guanti no. Non toglietemi i guanti, non davanti a loro. Non davanti a Didi.
A un certo punto dovrà pur smettere di tremare, o deve darsi un altro schiaffo? Hanno visto le sue mani e i suoi occhi, e soprattutto hanno sentito. Poteva schiacciarli tutti con un pugno solo e non sentire prurito, era giusto così. Eppure se ne sono dimenticati, e lui…
Basta, non ridete, basta, non ci posso fare niente se parlo così, non è colpa mia.
E di chi, sennò? Del Padroncino? Di Didi? Del Cacciatore di Pirati? Che pena, che pena. Sente freddo, con solo i pantaloncini addosso, e i capelli sudici pesano come piombo. Le mani sono nascoste sotto le ginocchia piegate, ma dovrà tirarle fuori se vuole prendere il tozzo di pane che gli hanno lasciato i Marine. Un boccone per un concerto, Mister Soprano.
Se Diamante potesse vedere questo scempio… ma Didi ha visto. È da sempre che vede.
Ora hanno visto tutti, però, e hanno tutte le ragioni del mondo per ridere. Persino il suono della pioggia contro la fiancata, e i versi dei gabbiani, sono mille e mille risate che si mescolano con quelle di Dressrosa. Eppure è Didi, che lui ha chiamato patetico: un diamante perfetto che non si rompe nemmeno con una spada. La pietra, invece…
Si infila le dita in bocca e morde finché il sangue non gli riempie quella gola deforme da soprano.
[238 parole]


~ Señor Pink ~
Ti amo, Lucian. Abbi cura di Gimlet, perché suo padre sarà via per un po’.
Quando gli slacciano la cuffietta e il foulard sente dolore, come se gli stessero portando via la pelle. Odiava i pirati, la sua Lucian. È stato proprio quello a portargliela via. Forse si divertirebbe, di fronte a quello che sta per succedere: ma no, non dire idiozie, Lucian era buona e lo avrebbe difeso. Invece deve accontentarsi di loro: anche nella folla vendicativa le vede: tutte e quattro, inclusa la direttrice della fabbrica di Smile, che si sbracciano chiamando il suo nome.
Fatevi una vita, Dio bonino. Pensate che basti un ombrello a proteggermi da quello che mi aspetta?
È quasi sbagliato vederle vestite di tutto punto, con giacche a vento e pantaloni della tuta lunghi fino ai piedi, che tirano pugni e calci alla folla inferocita cercando di raggiungerlo. Charlotte e Kari tentano persino dei suplex: non riescono nemmeno a sollevare i loro bersagli da terra, ma la posa è impeccabile, come se avessero fatto pratica per mesi prima di riuscirvi bene. Forse a Lucian sarebbero piaciute, le sue battaglie. Quelle pollastre di prima penna l’avrebbero invidiata per sempre, e a ragione. Oppure avrebbero offerto un ombrello anche a lei.
Ti penserò sempre, amore mio. Tu mi hai insegnato che la vita è imprevedibile.
Piove, la prima notte nella nave Marine. A Lucian piaceva la pioggia, e immaginarsela a fianco è più dolce del miglior miele di girasole di quell’isola di ipocriti. Non avrebbe pianto come quelle, nel vederlo condotto via in catene. Avrebbe raccontato a Gimlet che suo padre affronta i diavoli a testa alta, e gli avrebbe contrabbandato le sue foto mentre cresce e gli somiglia sempre più.
Invece saranno quelle quattro svampite, a conservare la memoria di Señor Pink. Forse è quello che merita per averla lasciata scomparire.
[307 parole]


 
~ Sugar ~
Dov’è il nasone? È ancora in giro? Deve morire, lo so che è là fuori! Gli avete detto che facciamo ‘sta benedetta camminata.
Monet diceva sempre che era lei, la più forte delle due, e col passare degli anni se ne è convinta anche lei stessa. Non piangeva guardando il suo volto pieno di sangue o di lividi, e non le chiedeva di raccontarle le fiabe se la vedeva tanto stanca. Le bastava averla accanto, stringerla a sé quando calava la notte e lasciare che le fattezze di mamma e papà svanissero dietro alle sue.
Bravi, pezzi di merda, sprecate il cibo. Meritavate di diventare tutti giocattoli.
Le enormi mani di Pica la proteggono per un po’ dai lanci. Poteva pensarci prima, l’idiota, ma lo preferisce a Trebol: almeno è silenzioso e non da fastidio. L’uomo-caccola può anche morire ammazzato, per quanto la riguarda. È anche colpa sua se è successo tutto questo, se il maledetto nasone e compagnia cantante sono riusciti a entrare nella Torre Ufficiali e rovinarle la vita per sempre.
Ho paura, Monet. Tu sapresti cosa fare. Mi manchi. Vorrei averti potuto dire addio.
Monet è morta per il Padroncino, e probabilmente sorrideva durante i suoi ultimi momenti. Un Marine le passa un giornale a fumetti da dietro le sbarre: non lo degna di uno sguardo, non è una bambina e non vuole essere trattata come tale. Forse è così che si diventa grandi: a ceffoni in faccia. Così è stato per Monet, e lei è uscita meravigliosa.
Se almeno non le portassero via anche tutti gli altri…
[262 parole]


~ Trebol ~
Quindi hanno battuto Doffy? Si vede che alla fine doveva succedere.
Gli puntano in faccia un tubo di plastica e gli sommergono la faccia nell’acqua calda. Niente più moccio, non finché non riuscirà a produrne altro. Che idiozia. Presto gli tireranno addosso l’equivalente in verdura di un centinaio di minestroni: il moccio nemmeno si vedrebbe. I Marine sono maniaci del pulito e gli piace avere tutto sotto controllo. Chissà che pulirà le strade, quando saranno passati.
Tanto che possono farmi, ammazzarmi? Non fatemi ridere. Io non muoio.
Diamante ha il collo stretto in un collare di plastica, e strisce di bava gli luccicano sul mento. Gli manda un bacio, e vorrebbe mandargliene ancora, ma i Marine lo fanno voltare in avanti. A quanto pare sarà lui, ad aprire quella pietosa parata. Sicuro meglio che Diamante, così menomato e triste, e certamente meglio di Pica, che vive in funzione degli altri. A volte si chiede dove lui e Didi abbiano sbagliato.
Io sono Trebol e disturbo la mia città. Non sembra, ma sono io il primo a ridere di voi.
Doffy gli mancherà. Forse gli permetteranno di rivedere Diamante: scandalizzerebbero tutti, come quella volta in ascensore. Sarebbe bello anche poter dare altro fastidio a Sugar, ricordare a Pica che quello che dicono gli altri non ha valore, chiacchierare con Jora del più e del meno. Tanto a nessuno è mai importato di cosa lui volesse, non senza Doffy e senza il sogno che ha donato a tutti loro. Quindi, a lui cosa dovrebbe importare di cosa vogliono gli altri?
Un Marine si inginocchia con una ciotola di pane: gli scatarra contro, e ride fino alle lacrime mentre scappa a pulirsi.
[279 parole]


 
~ Viola ~
Sono laggiù, padre. C’è anche Doflamingo. Siamo arrivati tardi, hanno finito.
La camminata è fatta, la sua cosiddetta famiglia trema in ginocchio di fianco al porto. I lampi delle Lumacamere e le urla di ingiuria si assopiscono mentre lei e la sua vera famiglia si fanno avanti sul palco. Seminudi, sudici, con i piedi sanguinanti, sono ridotti peggio che degli schiavi. Persino Doflamingo ansima e trema. Forse dovrebbe celebrare con loro: hanno rovinato una città così bella, separato amici e parenti, e le hanno tolto sua sorella solo per il gusto di farlo.
Non hai mai meritato di portare una spada: ora Fratello Kyros te l’ha tolta di mano per sempre.
È bene che Diamante soffra, che veda suo figlio in frantumi e i suoi sogni di gloria scivolare via. Ma non così, non in questa maniera così compiaciuta. L’importante è che a Dressrosa non si faccia mai più vedere, né nessuno di quegli altri. Nemmeno di Baby 5 si fida: quel guerriero che pensava di sposarsela doveva essere un bell’ingenuo. Sono tutti marci, e il marcio deve scomparire: inutile infierirvi sopra.
Mi avete insegnato voi a combattere: ora che avete perso dimostrate che almeno non siete ipocriti.
Con Doflamingo ha scelto lei di giacere: tanto valeva provare, e alla fine non era affatto spiacevole. Un giorno troverà qualcun altro, e sarà una regina ben più degna di lui. Ha Kyros, ha Rebecca, ha Padre, ha Tank, e ha dimostrato a sé stessa di sapersela cavare in qualunque situazione. Un po’ le dispiace, sapere le persone con cui ha passato tanti anni sotto tortura e senza nessuno. D’altra parte, se Dressrosa si è incattivita così tanto da volerli umiliare dovranno prendersela solo con sé stessi. I dannati vanno all’inferno, e i sopravvissuti si tirano su.
L’importante è che non ritornino.
[300 parole]


A.A.
Ho concepito questa raccolta di flash quasi dal nulla, e quasi dal nulla l’ho sviluppata.
È ambientata prima, durante e dopo La Leva Cala, ed è la prima volta che scrivo da PoV di famiglia diversi da Baby 5. È un bel modo per sperimentare. Le frasi in corsivo sono pensieri o frasi parlate, dipende dal contesto.
Baby 5: non molto da dire, dato che c’è un’intera long sui suoi pensieri. La cosa più interessante è che l’ho scritta e concepita ascoltando Short Hair/La Decisione di Mulan, una delle colonne sonore Disney più belle e famose.
Buffalo: il poveretto si perde tutta la battaglia finale, essendo stato messo KO da Kyros persino prima della Gabbia per Uccelli. Immagino che si sia preoccupato per Baby 5, non vedendola; allo stesso tempo è ingenuo, poco intelligente, e trovo che queste caratteristiche possano creare un personaggio molto complesso.
Dellinger: altre versioni lo vedono atterrito e in lacrime all’idea di andare a Impel Down, ma io preferisco immaginarlo fiero e orgoglioso, capace di trovare motivi d’interesse anche laggiù.
Diamante: qui ho condensato molte versioni di lui, e mi è sembrato soprattutto di avere poco spazio. Abbiamo il guerriero abbattuto, la rockstar, il padre, l’amante, l’Ufficiale, il rivale di Kyros; un bel minestrone, ma spero che funzioni. Volevo inserire una citazione degli Aerosmith, ma non me ne venivano di belle.
Gladius: stranamente fatico a connettermi con questo membro della famiglia. Però da qualche parte ho sentito dire che avesse un rapporto speciale con Rocinante, e ho deciso di puntare su quello.
Jora: lei fa da contraltare alla storia di Dellinger. Ho cercato di renderla tuttavia tridimensionale, e non solo la-mamma-di-Dellinger. Usando l’arte, of course.
Lao G: sono solita dire che lui è, dopo Señor Pink, il Donquixiote che amo di meno. Di recente lo sto rivalutando, ma è comunque difficile capire come trattarlo bene. Mi sono concentrata soprattutto sulla sua età avanzata (il suo stesso nome significa “molto vecchio”), e su quello che essa comporta. “Dunque… l’esperienza, gli acciacchi, il pensiero della morte, il veder crescere i giovani di famiglia… ma io che ne so, sono giovane!”
Machvise: uno dei membri di famiglia meno sviluppati, ma simpatico e un elemento importante in Dovunque Lei Sarà col suo atteggiamento responsabile – sappiate che, dopo Lao G e Jora, è il terzo membro di famiglia più anziano. Ho deciso di attingere un po’ dal suo passato, facendo di lui uno dei componenti col senso di famiglia più forte.
Pica: ho aspettato a pubblicare questa idea per colpa sua, perché il suo autolesionismo è uno spoiler di Dovunque Lei Sarà e volevo aspettare che un po’ di gente lo leggesse. Considerando quello che gli succede in La Leva Cala, questo atteggiamento autodistruttivo è solo – scusate la battutaccia – la punta di diamante.
Señor Pink: eccolo, l’elemento stonato. Si sa che non mi piace, ma a differenza di Lao G è per lo meno un personaggio complesso e ha un passato su cui si può costruire. Tanto per cambiare, però, il focus va su Kyuin e sulle Pink Ladies.
Sugar: la cinica donna-bambina deve pensare a Monet, perché non averle mai viste assieme come sorelle è un CRIMINE fatto e finito.
Trebol: a parte fare foreshadowing, l’uomo-moccio cita P!nk (“I’m trouble, I disturb my town” viene dalla canzone Trouble, e con un po’ di modifiche diventa un’ottima descrizione dell’Ufficiale di Fiori) e riconferma il suo leitmotiv menefreghista. Non brama le lodi del pubblico come Diamante, non si ferisce per le derisioni come Pica: sta per fatti suoi e se ne frega. Per la cosa dell’ascensore, qui c’è la citazione agli Aerosmith che non ho messo con Diamante. Love in an elevator, livin’ it up while I’m going down…
Viola: il fatto che il suo nome inizi per V e la posizioni per ultima alfabeticamente è una benedizione. Odio l’headcanon che la vedrebbe a fare cose con Doflamingo, e ho cercato di girarci intorno evitando di mostrare Doffy come uno stupratore, il che me lo farebbe cadere dal cuore. In La Leva Cala ho amato scrivere del coraggio di Viola e del suo agire con giustizia verso i Donquixiote, e anche qui ho provato una simile emozione. Nulla da dire, adoro Viola.
Spero di tornare presto. Dovunque Lei Sarà deve continuare.
Lady R
  
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