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Autore: Devil_san    25/11/2019    0 recensioni
AU di AU.
Ovvero, tutte le storie alternative, i "cosa se" e i "cosa ma" che sarebbero potuti succedere in The Treasure's Series se un evento, o anche un solo dettaglio fosse stato diverso.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: ASL
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Treasure's Series'
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Alternative Treasures




 


AU 1

Ace & Ichigo & Shirohige Kaizokudan; Luogo: Moby Dick; Tempo: subito dopo che Ace si è unito alla ciurma di Barbabianca, Ichigo è di pessimo umore per la preoccupazione.





I present my family to you








«E così,» una voce da incubo intonò da dietro i pirati spaventandoli lì dove erano seduti: «eccoti qui.»

Hiken no Ace, riconoscendo immediatamente la voce, sbiancò in meno di tre secondi netti.

Tutte le celebrazioni per la festa in onore del loro nuovo membro, e il resto dei Pirati di Picche, unitosi alla ciurma di Barbabianca si spensero come una fiammella contro un vento tumultuoso.

Tutti, da Shirohige e i comandanti al più infimo dei pirati presenti, si voltarono a guardare il nuovo venuto che in confronto a Shirohige, e metà dei comandanti, era un nano ma la sua sola presenza lo rendeva qualcosa di molto più grande e pericoloso, come un grosso predatore sul punto di balzare sulla preda terrorizzata.

Mentre Marco e Thacht, i due comandanti più vicini a Ace si tendevano pronti ad attaccare al minimo segno di minaccia da questo estraneo, Ace si girava molto lentamente e in maniera meccanica verso il nuovo venuto che era in piedi proprio dietro di lui come una nera figura di sciagura e dannazione e morte. Quando vide le vesti nere stile samurai, le due katane – una nodachi e una kodachi – sulla sua persona e soprattutto la maschera bianca a forma di teschio che indossava, sbiancò ancor di più se fosse possibile.

Lui era nei guai.

In guai grossi.

Grossissimi.

«Occhan…» Ace mormorò strozzato con puro e immacolato terrore.

Con le braccia incrociate la figura si protese più al suo livello, e mentre tutti gli altri si chiedevano se avessero davvero sentito il loro nuovo fratellino chiamare tale figura imponente davvero zio, le sue seguenti parole lasciò scioccati tutti i presenti.

«No occhan a me, ragazzo.» e sottolineò le sue parole colpendolo sulla fronte con un dito lasciandoci un bel segno rosso dolorante: «Tre mesi. Tre dannati mesi senza notizie e le prime che ricevo sono da tuo fratello dicendomi, per prima cosa tu che combatti per cinque giorni contro un Shichibukai giungendo al pareggio – tra l'altro, ottimo lavoro – poi mi dice che sei stato catturato dai pirati di Barbabianca perché, udite udite, la vecchia balena vuole che ti unisca alla sua ciurma come uno dei suoi figli!» e con ogni parola la sua voce si alzava sempre di più fino a quasi diventare un urlo e per sottolineare ogni parola lo colpiva con un dito sulla fronte sempre più velocemente a dimostrazione del suo dispiacere: «Ma tu, ovviamente, come il marmocchio testardo che sei, cosa fai? Dici di no! E come ciliegina sulla torta cosa decidi di fare!? Tenti di assassinare l'uomo più forte del mondo come se fosse un dannato passatempo! Ma lo sai che ho quasi avuto un aneurisma quando me l'ha detto! Ho seriamente temuto per la tua vita, marmocchio idiota!» gridò a pieni polmoni, prima di tentare di riprendere fiato.

Quando il suo respiro fu più calmo riprese con un tono ancora più mortale e il doppio tono della sua voce si approfondì facendo tremare un bel po' di pirati dalla paura: «E quando arrivo qui, cosa vedo? Tu che ridi e scherzi e ti ingozzi insieme a tutti gli altri pirati di Barbabianca come se non avessi una singola preoccupazione al mondo.» con un ultimo schiocco di dita contro la fronte lo fece volare facendolo atterrare ai piedi di Barbabianca, che vedendo uno dei suoi figli maltrattati finalmente si alzò e strinse la presa sulla sua nagitana con aria minacciosa.

Non importa chi diamine fosse lui per Ace, non avrebbe accettato che qualcuno maltrattasse in qualsiasi modo uno dei suoi figli.

Il nero figuro lo ignorò bellamente.

Camminando verso il giovane lentigginoso come se lo stesse braccando e senza che nessuno trovasse la forza per alzarsi e difendere il loro nuovo fratello (l'aura che stava emettendo l'uomo li teneva inchiodati lì dove erano seduti), gli ordinò in tono minaccioso e che prometteva dolore e sofferenza se non faceva come gli diceva: «Meglio che inizi a spiegare, Ace, altrimenti ti giuro che ti do una di quelle ripassate che ti farà sembrare una delle visite a sorpresa di vostro nonno come paradisiache in confronto a quello che ti farò.»

Strofinandosi la fronte per farsi passare il dolore (non che fosse di molto aiuto), Ace gridò in fretta: «Mi sono unito alla ciurma!»

Quello bloccò lo straniero con un piede per aria, dando l'impressione come se stesse guardando il loro fratellino come se fosse qualcosa di alieno: «Tu… ti sei unito alla ciurma?»

Ace annuì in fretta.

Inclinando la testa come se quello che vedesse davanti a sé fosse qualcosa di completamente inconcepibile, chiese, esitante: «Tu… stai chiamando la vecchia cariatide di tua spontanea volontà Oyaji?» domandò, giusto per esserne sicuro: «Tu?»

«Sì.»

E a questa pura, semplice e senza esitazioni risposta il nuovo venuto si lasciò cadere davanti a Ace sedendosi a gambe incrociate, non una singola nota di rabbia più presente nei suoi movimenti.

L'aura oppressiva che fino a quel momento aveva avvolto l'intera nave si sollevò, permettendo a tutti di respirare più facilmente.

Tutti sospirarono di sollievo. Sembrava che il disastro fosse stato evitato.

Anche Shirohige si lasciò cadere sulla sua sedia, e tra le proteste delle sue infermiere, prese un lungo sorso dalla sua brocca di sakè e guardò con nuovo interesse il suo più giovane dei suoi figli e il nuovo arrivato che fissava Ace con calma ora che la sua preoccupazione iniziale era stata messa a riposo.

«Racconta.» ordinò, anche se dal tono era ovvio che era più una richiesta che nient'altro.

«Solo se ti togli la tua maschera, occhan.» brontolò Ace, guardandolo scontento: «Stai innervosendo tutti. Anche me.»

L'uomo non disse niente, ma fece come gli aveva chiesto e per lo stupore generale la bianca maschera demoniaca si dissolse in scintille nere di pura energia, come se la maschera che ne copriva prima i tratti giovani del viso non fosse mai esistita.

Due occhi color cioccolato lo guardarono pazienti, e con più calma e un tono più normale, ripeté la sua richiesta: «Racconta.»

E Ace non perse tempo a farlo.

E con il loro nuovo fratellino che raccontava al nuovo arrivato tutto quello che era successo negli ultimi mesi, tutti i pirati orecchiarono la conversazione senza neanche provare a fingere di non farlo, anzi, alcuni comandanti come Marco e Thatch si sedettero accanto a Ace mentre raccontava i mesi scorsi dal suo punto di vista.

Iniziò con ti ho già raccontato del mio incontro con Shanks, giusto? e mentre tutti gli altri si chiedevano come e perché avesse incontrato Akagami e lo sconosciuto – che doveva essere qualcuno di davvero importante per lui visto come si comportava – annuiva con un sì, me l'hai raccontato così come della sbornia colossale che hai sofferto il giorno dopo, Ace iniziò partendo dal suo incontro con Jimbei, andando in grandi dettagli sullo scontro, per poi passare al breve scontro in cui era stato preso contro la sua volontà – a quel tempo – dai Barbabianche e per raccontare poi, con suo grande imbarazzo, tutti i suoi cento e oltre tentativi di assassinio contro Shirohige.

Con un grugnito sofferente l'uomo dai luminosi capelli arancioni non ci aveva messo molto a nascondersi il viso tra le mani in una estrema manifestazione di estrema sofferente esasperazione per il comportamento di Ace, come se non fosse per nulla sorpreso da quello che aveva fatto.

Anzi, come se in un certo senso, se lo aspettasse.

E quando finalmente raccontò che cosa lo aveva convinto a unirsi alla ciurma Ace era stato immediatamente spazzato in un abbraccio da quell'uomo che poco prima gli aveva gridato contro e colpito a ripetizione continua sulla fronte a causa della preoccupazione che gli aveva causato e ora invece lo teneva contro di sé come se fosse un tesoro da proteggere contro tutta la cattiveria nel mondo.

«Sono felice per te.» gli disse all'orecchio per poi lasciarlo andare ma tenendo una mano sulla sua spalla: «Anche se non mi aspettavo quando sono partito che tutto questo sarebbe finito con te che finivi per accettare qualcuno come tuo padre visto che quando mi avete 'adottato' come vostro zio era solo perché vi stava antipatica la parola papà.» commentò con una risata battendogli la mano sulla spalla.

E poi, più veloce della luce, la sua espressione mutò in una irritata e gli diede un altro colpetto di dito sulla fronte facendolo crollare sul ponte della nave con un guaito di dolore.

«Comunque, la prossima volta, avvertimi prima. Altrimenti finirò per morire di preoccupazione a causa di voi tre.» lo rimproverò con tono duro.

Risollevandosi e massaggiandosi il livido sulla fronte Ace mugugnò un sofferente: «D'accordo, occhan.»

E con un cenno della testa in accettazione , i due caddero in un comodo silenzio, che non durò a lungo quando l'uomo vide che il ragazzo non faceva altro che massaggiarsi la fronte.

Con un sospiro gli spostò la sua mano dalla fronte e con un: «Lascia fare a me.» posò la sua mano sulla sua fronte che brillò di un leggero alone verde.

Quando la tolse il livido non c'era più e Ace gli sorrise grato: «Grazie, occhan.»

«Prego, moccioso.»

«Ehi, Ace.» lo chiamò Thatch battendogli una mano sulla spalla: «Va bene tutto occhan qui e occhan là, ma non ci hai ancora presentato tuo zio.» finì mettendo enfasi sull'ultima parola visto che nessuno di loro aveva mai sentito il ragazzo di fuoco dire niente sull'avere un nonno, dei fratelli o anche semplicemente uno zio, che stava davanti a loro come se fosse normale starsene seduto sul ponte della nave dell'uomo più forte del mondo e per niente spaventato da detto uomo.

Però, per essere giusti, fino all'altro giorno Ace non era ancora diventato loro fratello quindi non è che ci fosse da sorprendersi che non avesse raccontato a nessuno di loro del suo passato o della famiglia che poteva avere da qualche parte in questi vasti e sconfinati mari.

«Oh, non l'ho fatto?» chiese imbarazzato massaggiandosi lo scalpo.

Quando tutti scossero la testa, in no, non l'hai fatto, Ace si alzò in piedi e gesticolando verso lo sconosciuto, che si alzò in piedi così che tutti potessero vederlo, lo presentò con un sorriso: «Tutti questo è mio zio Kurosaki Ichigo. Occhan, questa è la mia ciurma e nuova acquisita famiglia, i pirati di Barbabianca.»

«Piacere,» li salutò con un leggero inchino: «e grazie a tutti per esservi presi cura del mio nipotino.»

E mentre tutti rispondevano con vari prego – non c'è di che – non c'è davvero nulla di cui devi ringraziare, Ace si voltò verso Shirohige e con un sorriso ancora più grande proclamò con immenso orgoglio: «E Occhan, questo è il mio Oyaji, Shirohige!»

I due si guardarono per un attimo, impassibili, prima che due sorrisetti gemelli fiorissero sulle loro facce.

«Edward Newgate, detto Shirohige, vedo che la vecchiaia non ha indebolito il tuo spirito.»

«Si può dire lo stesso di te, Shinigami no Ichigo.»

Silenzio.

«COOOOOOOSAAA!?» esplosero quasi tutti i presenti a sentire chi fosse.

Alle facce scioccate dei suoi figli Barbabianca rise di gusto.

«Gurarararararararara!»





 

 

 

Note:
E dopo tanto tempo ritorno a scrivere anche per questa serie. Come si avvince dal titolo qui si racconterà di storie alternative, di cosa sé (what if?) e cosa ma (what but?) delle storie principali di The Treasure Series, di cosa avrebbe potuto succedere se certe cose fossero andate in maniera diversa, se i personaggi fossero stati diversi o semplicemente alcuni dettagli della storia c'erano o non c'erano.
In poche parole: Tutti i What if? che si possono pensare.
E vi saluto.
Alla prossima.
Dark Devil-san

PS: Questa storia la troverete anche su Fanfiction.net e Ao3

  
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