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Autore: Tayr Seirei    25/11/2019    3 recensioni
C’era stato un momento, durante la battaglia contro Zork, in cui Atemu aveva sentito il mondo contrarsi, tendersi all’inverosimile, e poi frantumarsi con un fracasso spaventoso.
L’unica domanda a cui non avevamo mai risposto: cosa successe il giorno in cui Atemu si sacrificò per salvare tutti, nel passato?
E poi Yuugi, un figlio vivace, e un libro che racconta di tutta una strana vicenda...
[Microscopici accenni di Vase nella prima parte + vaga Replay nell'ultima. Ma il focus della storia è su Atemu, e poi Yuugi]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atemu, Mana, Rebecca Hawkins/Hopkins, Seth, Yuugi Mouto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'era stato un momento, durante la battaglia contro Zork, in cui Atemu aveva sentito il mondo contrarsi, tendersi all'inverosimile, e poi frantumarsi con un fracasso spaventoso in tanti pezzi di roccia che, uno per uno, gli erano finiti addosso.
In via metaforica, ovviamente; ma se gli avessero dato tempo, non dubitava che Zork avrebbe potuto rendere qualsiasi metafora apocalittica reale. Ed era stato il momento in cui lui stava per morire, Seth e Mana stavano per morire, tutti stavano per morire - beh, in effetti, moltissime persone erano già morte - e aveva capito che non avrebbero vinto quella battaglia. Era un pensiero indegno di un re che doveva difendere il suo popolo - era il pensiero logico di uno stratega che vedeva qualsiasi suo piano fallire, l'ovvio distacco fra le diverse forze in gioco, e che i propri attacchi a sorpresa non suscitavano altro che ilarità nell'avversario. Non poteva essere così, non poteva ammettere che era così, non poteva permettere gli altri scoprissero che era così - eppure era ciò che stava per accadere, e tutti loro sarebbero m o r t i. Tutto il mondo da lui amato, tutto quella splendente esistenza, cancellata dal capriccio di un dio demente che, al momento, stava di fronte a lui e rideva.
Rideva perché aveva appena battuto Osiris, e il corpo del maestoso drago precipitava fendendo lo spazio verso un altro serpente - d'acqua, il Nilo.
Avrebbe dovuto sentire un dolore atroce per quel colpo, il suo Ba era praticamente agli sgoccioli; ma forse, in quel momento, ne stava già sentendo troppo per percepire qualsiasi - qualsiasi! - altra cosa.
L'unica cosa che gli riuscì di fare fu muovere qualche traballante passo nella sua direzione, trascinandosi, tendere una mano verso il dio drago - ma non poteva farci niente, non poteva fermarlo.
Non doveva andare così non doveva andare così non doveva
Avevano bisogno di più tempo. Più mostri. Più forze. Più cuore. Avevano bisogno di-
Aiuto!
Un flash di luce bianca di fronte a lui.

Si trovava in uno spazio bianco.
Bianco, sì, come la luce di pochi secondi prima.
"Sono morto?"
"No.", una risposta in tono quasi casuale.
Accanto a lui, un uomo dalla pelle verde.
In quello spazio vuoto e largo, iniziano a camminare fianco a fianco.
Si sta bene, lì.


"Perché mi trovo qui?"
"Ho pensato avessi bisogno di qualcuno con cui... parlare.
Il mio vessillo fisico non può più far nulla."
Atemu sorride. In mezzo alla fine del mondo, arriva Osiride in persona.
"Dove siamo?"
"In uno spazio nascosto.
Lo spazio fra un secondo e l'altro.
Ci sono molte divinità che si stanno adoperando
per aiutarvi, in questo momento."
Per cui ora si trovano nel regno di Thot,
menestrello delle stagioni, dio del tempo
.
"... non potreste fermare Zork?"
"No. Le divinità non possono intervenire
direttamente nelle vicende umane.
Così come io e altri stiamo facendo il possibile
per sostenervi, altri aspettano soltanto
la vostra caduta.
Se intervenissimo noi,
nulla potrebbe più trattenere loro."
"Ma lui..."
"Zork non è un dio.
Le divinità nascono dai desideri degli uomini;
lui è qualcosa di diverso ancora."
Camminano in silenzio.
Lo spazio intorno a loro, talvolta
è attraversato da minuscole scintille elettriche,
come piccoli fulmini
.
"Io... credo di aver fatto tutto il possibile..."
Osiride gli dà un'occhiata in tralice,
senza fermarsi
.
"Questo è ciò che davvero pensi?"
Atemu si torce le mani.
Non ha senso mentire,
anche perché è tutto ciò che vuole sapere
.
"... c'è ancora una cosa.
Mio padre aveva detto...
che il Puzzle era diverso dagli altri Oggetti.
Aveva un potere in più:
quello di esaudire un desiderio."
"E' corretto."
"E se io desiderassi di... salvare questo mondo?"
"Sarebbe il desiderio più giusto, ora.
Tuttavia, forse, non lo farebbe nel modo che ti aspetti."
"Perché?"
"Gli Oggetti Millenari vengono da Zork stesso.
Ora sono separati e autonomi, ma sono fatti della stessa
sostanza. Non possono distruggersi a vicenda."
Una pausa in cui il cuore del ragazzo
sembra inabissarsi, e poi...

"Ma..."
La speranza.
"... il Puzzle potrebbe, comunque...
fermarlo. E' un Oggetto molto speciale.
Zork ha commesso un errore,
nell'affidarlo a voi esseri umani.
Quel Puzzle racchiude più di quanto potresti mai pensare.
E... chiunque potrebbe perdersi in un labirinto,
se abbastanza complesso, non credi?"
Atemu annuisce lentamente.
Ha capito.
Non possono vincere, come temeva.
Ma potrebbero sopravvivere,
ed era ciò che più bramava
.
"... eppure...
tutto questo avrà un prezzo, Faraone.
Ne sei consapevole?"
In qualche fatale modo,
quel piccolo re tormentato pensa
di sapere già la risposta.
La conosce il suo corpo, così come il suo cuore.
Gliela sta gridando ogni fibra della sua anima.
Eppure, chiede comunque
.
"In cosa consisterà il prezzo?"
"Quel che sei disposto a pagare."
Ci pensa.
Parla piano
.
"Non sacrificherò le poche persone
care al mio cuore ancora in vita.
Non permetterò a nessun'altra persona del mio popolo
di morire in una guerra inutile.
Non profanerò ciò che resta del
corpo del mio amato padre."
"In questo caso, la risposta è la più semplice di tutte.
Se non sei disposto a sacrificare tutto ciò che hai..."



Riaprì gli occhi. Era tornato indietro - davanti al poco che restava della capitale e del palazzo reale, vicino agli ultimi sopravvissuti della Corte Sacra.
Immobile lì di fronte come un ultimo baluardo.
Black Magician Girl l'ha difeso dall'ultimo attacco - quel lampo bianco - e, come promesso da Osiride, non era passato più di un secondo nel mondo reale.
"Grazie, Mana..." mormora solo, concedendosi un altro solo secondo per dubitare.
Secondo passato, non poteva aspettare oltre.
Si voltò verso Seth e Mana. Sorrideva. Doveva essere un sorriso che nessuno dei due gli aveva mai visto in volto.
"... So come fare." La voce suonò fioca perfino a lui. "Ho bisogno del vostro aiuto per un'ultima volta. Ho bisogno di avvicinarmi il più possibile a Zork. E..."
Qualche passo verso Mana, le sussurra all'orecchio. Non può dirlo a Seth, sa che lui capirebbe, ma si opporrebbe.
Mentre lei impietrisce soltanto. "... principe? Principe, perché..."
Un bacio sulla fronte che è una benedizione.
La mano percorre gentilmente la guancia della ragazza.
"... sii felice, d'accordo?" Un sussurro, che rimanga fra loro due.
Si volta poi verso l'altro ragazzo, mostrandosi molto più sicuro di quanto non si senta.
"Seth?" Chiama, con la sua voce da Faraone, quella che dovrebbe smuovere gli eserciti e le montagne.
"... sì, mio faraone?"
"Mi fido di te."
Di tutti voi.
E poi, semplicemente, riprende il suo cammino.


Arranca sulla sabbia. Le sabbia scorre fra le dita dei piedi, non ricorda nemmeno quando sia rimasto scalzo esattamente - non che importi qualcosa, ora. Nota a malapena i rumori di fondo, i tuoni che spaccano il cielo, la risata sempre più disgustosa di Zork, le grida di Mana e Seth. Le sfere di energia che si scontrano a mezz'aria. Non devono preoccuparsi, non ci vorrà ancora molto.
Tiene il Puzzle fra le mani a coppa, lo sorregge come se fosse la cosa più preziosa che possiede. Ironico, in un certo senso. Per anni, quella piramide rovesciata gli ha fatto pensare a suo padre - ma anche al suo futuro, come se fosse simbolo del potere regale, del regno che gli avrebbero affidato. Ha poi provato un moto di disgusto nei suoi confronti, una volta scoperto qual era stata la sua vera genesi... e ora invece, forse, è l'unica salvezza che hanno. Come a redimersi da ciò che è stato. E' incandescente fra le sue mani, ma tanto non lo lascerà andare. Solo, non riesce a capire se sia davvero ribollente per via dell'incantesimo che già comincia a risvegliarsi al suo interno, oppure se sia soltanto lui a sentirlo così. Non se ne stupirebbe.
Mentre cammina, su quell'oro scintillante vede riflessa tutta la sua vita. Il nuovo regno che ha promesso a Mahad e se stesso. Il buio e le risate trattenute di quando lui e Mana si nascondevano dentro i vasi. La pazienza di Shimon nell'insegnargli i geroglifici più complessi. E suo padre che l'aveva vegliato per tutto il tempo... perfino adesso. In effetti, anche il suo viso è bollente. Non è riuscito a trattenere le lacrime - non che ci abbia provato.
Quello che sta davvero facendo, mentre contempla i suoi luminosi ricordi riflessi sull'oro del Puzzle, è dirgli addio.
Arriva davanti a Zork, si ferma. Lo guarda come se lo vedesse per la prima volta.
"Io desidero..."


"... Salvare questo mondo."


"Se non sei disposto a sacrificare tutto ciò che hai,
allora dovrai essere disposto
a sacrificare tutto ciò che
sei"


Dirgli addio, già.
Perché la magia ha sempre un prezzo,
e soprattutto quella che stava invocando
ne avrebbe avuto uno davvero caro

Quell'incantesimo avrebbe divorato
Il suo futuro - sarebbe morto lì ed ora
Il suo passato - nessuno si sarebbe ricordato di lui
Il suo presente - nemmeno del suo corpo sarebbe
rimasta alcuna traccia
Tutto ciò che aveva amato, vissuto
voluto essere
ogni sua memoria
Quella magia avrebbe corroso tutto,
fino all'ultima stilla della sua esistenza,
compreso anche
anche
anche



Il Puzzle Millenario si sollevò dalle sue mani, brillava come il sole, ardeva con altrettanta intensità.
Con quella luce, Atemu si volta a guardare Mana, Seth, e ciò che rimaneva del suo regno. Ciò che sarebbe ricominciato da lì. Perché il Puzzle pareva rischiarare anche il buio che Zork aveva creato, e-

[Qualche passo verso Mana. Le sussurra all'orecchio.
Cancellate il mio nome]


"Il mio nome è...
è...
...
qual è il mio nome?"

... e il cuore di Atemu si frantuma in un centinaio di pezzi
che piovono sulla sabbia.
Pezzi dorati, i pezzi del Puzzle.
Non è rimasto più niente.
Il sole, finalmente,
può di nuovo rilucere su quell'Egitto
e quei piccoli resti d'oro.





– … è una storia triste. – Mormorò Taiyou, e Yuugi non ebbe il coraggio di contraddirlo. Anche se. Non era tutta la storia ad essere triste, ma solo... il finale. Il primo finale, per la precisione.
Fece un sorriso intenerito: suo figlio teneva il libro fra le mani e lo fissava con aria pensosa, la sua aria pensosa, quella che diceva tutto e niente. Ma, se avesse tirato a indovinare, avrebbe detto che il bambino non riusciva a decidere se quella storia gli fosse del tutto piaciuta o meno.
– Questa parte non finisce in modo felice… – ammise Yuugi, accarezzando la testa del piccolo. – … ma c’è un continuo. Te lo racconterò, se vuoi!
Il bambino socchiuse gli occhi. – … finisce bene, stavolta? – Chiese, sospettoso.
Impossibile fregarlo, quel marmocchio.
Ma Yuugi si portò la mano sul petto: su quello, nessuno avrebbe mai avuto da ridire. – Benissimo. Croce sul cuore. Ha un finale che ti piacerà!
– Mmh… va bene, allora. Ma – E Taiyou gli puntò l’indice contro, implacabile. – Se non è vero, allora farai penitenza!
Così piccolo e già sparava giochi della sanzione qui e là.
Yuugi sorrise appena, fra sé e sé, cercando di nascondere la voglia che aveva di strapazzarlo. Intelligente, vivace, poco incline ai compromessi: il suo figlioletto era una creaturina adorabile, non c’era dubbio. Nonché un probabile futuro pericolo pubblico, ma quello era un altro discorso.
– … comunque… – Taiyou sbatté le palpebre dei suoi occhioni viola, in quell’atteggiamento che esibiva solo quando voleva convincere gli astanti di essere un bravo bambino – come se con lui ce ne fosse stato bisogno. La cosa che invece più affascinava Yuugi, era che in quegli occhi vedeva il riflesso dei suoi. D’altronde lui e suo figlio si somigliavano veramente moltissimo; l'unica concreta differenza erano quelle ciocche dorate che inframmezzavano i suoi capelli scuri, e sperava per lui che in futuro avrebbe messo su più massa muscolare del babbo.
Oh, e quando il bambino era troppo eccitato, l'ametista dei suoi occhi sembrava sfumare appena nel rubino, ma quello doveva essere un'impressione sua, certo.
Per il resto, la somiglianza era straordinaria. Quasi come un altro se stesso…
– … posso portare il libro a scuola, domani? – Le mani del bimbo si aggrapparono con una certa ferocia alle maniche della sua camicia. – Voglio farlo leggere anche a Tsukiko!
Yuugi sospirò appena, ma se l'aspettava. O forse un po' ci... sperava? Taiyou e tutta quella vicenda avevano ancora un, come dire, conto in sospeso. Quale cosa migliore del lasciare che l'affrontasse insieme ai suoi amici? E ovviamente insieme a lui, se avesse ancora necessitato della sua assistenza.
L'unico piccolissimo problema era che volesse farlo a scuola ma, dopo i suoi baldi anni di orgogliosissimo rendimento più che mediocre – con un improvviso, quanto miracoloso, cambio direzione solo in vista dell’università – non aveva il coraggio di dirgli che le lezioni venivano prima. Anche perché, okay le bugie genitoriali, ma a tutto c’era un limite. Dovevano giusto evitare che il suddetto libro non passasse di fronte all’occhio vigile della madre, che lei ci teneva un po’ di più.
Perciò pose l’unica obiezione sensata che gli venne in mente: – … ma siete sicuri di riuscire a leggerlo? Ci sono alcuni passaggi difficili…
Taiyou annuì con la sua aria furbetta – si aspettava la domanda, il piccolo manigoldo. – Sì. Infatti non lo leggeremo noi, ma il fratello di Tsukiko. Si ricorda tutti i kanji, non so come! - Annuì da solo, entusiasta. - Daisuke è intelligentissimo! Se glielo chiedo io, lo farà. E’ sempre molto gentile con me!
Non poté evitare di ridacchiare appena, pensando a quel serio e compostissimo ragazzino che bisticciava in continuazione con la sorellina a causa dei disastri da lei combinati e dell'atteggiamento (a detta sua) troppo frivolo; eppure, appena vedeva Taiyou, si scioglieva e ogni lagnanza e sgridata veniva presto scordata. Qualcuno avrebbe potuto parlare di preferenzialismi, e quel qualcuno avrebbe avuto ragione.

Una volta che ebbe dato la buonanotte a Taiyou e rimboccatogli le coperte (avrebbe indubbiamente passato un’altra mezz’ora buona a trastullarsi appallottolato sotto le lenzuola col libro, una torcetta e dei biscotti rubati, ma l’importante era sapere dove si trovava di preciso) si richiuse la porta alle spalle, e Rebecca gli andò incontro nel corridoio fiocamente illuminato.
– … gli hai letto la storia? – volle sapere lei, forse con un poco di apprensione.
Annuì. – Sì. E credo gli stia piacendo – si grattò la nuca. – A parte per il finale, ma quello è effettivamente poco… soddisfacente…
Rebecca inarcò le sopracciglia, come a dire ma va’? – E… vuoi raccontargli anche il resto?
Capiva le preoccupazioni della moglie, ma era sinceramente convinto fosse la cosa più giusta da fare. Non si sarebbe mai sentito in pace con se stesso, a tenergli nascosta tutta la storia che avevano alle spalle.
– … sì. Per il resto dovrò arrangiarmi con le mie memorie, visto che Malik ha basato il suo romanzo solo sulla parte egizia, ma…
Rebecca, seppur nella penombra, gli lanciò uno sguardo molto intenso. – … sei sicuro che…?
La decisione era presa e, se gli si consentiva, il dado tratto.
... Il re dei giochi poteva usare quel tipo di citazioni senza sentirsi troppo fuori luogo, no?
– ... Chiunque ha il diritto di conoscere la propria storia. – Fu calmo, ma risoluto. – Specialmente una che si è lottato tanto per ricordare, non credi?
– … sì, certo. Anche io ci tengo che sappia. Solo…
La giovane donna si fece più vicina, e Yuugi ringraziò da una parte la miracolosa crescita di lui, e dall’altra la scarsa crescita di lei, che li aveva portati ad avere – contro ogni aspettativa – la stessa altezza. Altrimenti, carezzarle i capelli come stava facendo in quel momento sarebbe stata una mossa piuttosto complicata. – … non ti devi preoccupare. Sarà un racconto a puntate. E, per ora, sorvolerò sulle parti inadatte ai minori. Delle motoseghe circolari e degli scuoiatori di schiene ne parleremo quando sarà più grande, okay?
Prima dolcemente appoggiate, ora le mani della donna gli strizzavano le spalle.
– … quando sarà maggiorenne? – Azzardò lui.
Dopo una pausa di minacciosa lunghezza, Rebecca fece un vago cenno di assenso e lo lasciò andare. – Non prima.
– Roger!
Aspettò che la moglie si fosse allontanata lungo il corridoio, poi si volse per dare un ultimo sguardo alla porta della camera del figlio. Sfiorò le proprie dita con un bacio, che poi depose sul battente. Ogni notte si ritrovavano lì, con lui che gli augurava, con tutta l'anima, di fare dei bei sogni. Ora che poteva dormire davvero, e lasciarsi galleggiare in sogni piacevoli...

Camminavano tenendosi per mano, quando Taiyou alzò di colpo la testa e fece una di quelle sue domande che sembravano totalmente casuali, mentre in realtà erano precedute da lunghissime riflessioni: – Ma, papà – e lo tirò un po’ – Cosa vuol dire aibou, di preciso? Lo dicono sempre due fratelli nella mia classe...
… Yuugi fissò il vuoto. Così, a tradimento.
Doveva ammettere che gli mancava, sentirselo dire.
– … è un po’ complicato da spiegare. Se chiami qualcuno così, è come dire che… tu e quella persona state benissimo insieme. Vi sentite a vostro agio, vi capite su qualsiasi cosa, e riesci a giocare… o lavorare con lui… non è che non litighiate mai, ma riuscite sempre a trovare un punto di incontro. Vuol dire che siete una squadra perfetta, qualunque cosa succeda!
– Aaah. – Il bambino sembrò rifletterci. Poi: – Quindi tu sei il mio Aibou, no?
Un groppo in gola, ma di quelli caldi, piacevoli. Parole che si esitava a tirar fuori.
– … beh… se vuoi pensarla così…
Taiyou gli concesse un paio di cenni d’assenso. – Sì, sarebbe perfetto. Però per ora ti chiamerò papà, sennò mi confondo. Ma – gli sorrise, ed era un sorriso che Yuugi aveva visto davvero moltissime volte, anche se all’epoca doveva guardare verso l’alto, e non sotto la cintura. – … possiamo usarlo poi. Tipo se serve un… un linguaggio in codice. Allora, ti chiamerò Aibou!
Yuugi strinse la mano del figlio, senza dir nulla. O gli sarebbe tremata la voce.
Era felice.
Tutta quella storia ruotava, e sarebbe ruotata sempre, intorno a dei nomi… i loro nomi.
E – lo prometteva – stavolta si sarebbe accertato di persona che lui non dimenticasse ciò che possedeva di più prezioso. L’aveva conservato e ricostruito, e poi ritrovato. E se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe potuto farlo ancora e ancora…




Note (TANTE note)
Prima parte, Egitto

- Tutta la storiella si basa su una teoria che ho sempre avuto: o Atemu aveva combinato qualcosa di strano col Puzzle, o aveva chiesto aiuto alle divinità egizie. Quando poi un giorno stavo riflettendo sulla misteriosa questione del desiderio che otterrebbe chiunque riesca a completare il Puzzle... Voglio supporre anche Aknamkanon e Atemu (o almeno uno di loro) abbia dovuto ricomporre il Puzzle, ad un certo punto, e abbia ottenuto così il desiderio bonus (?). Perché non impiegarlo per salvare il mondo, allora, se arriva l'Apocalisse in anticipo? Sommando le cose, la storia è andata da sé.
- Orbene, non ricordo affatto cosa diamine dicessero riguardo l'origine di Zork nell'anime. Nel manga dicono che è l'incarnazione del male nei cuori degli esseri viventi, bla bla, solite storie. Ma, dato che a me pare che tutta la questione di Zork e del Sennen Majyutsu Sho sia ispirata agli horror lovecraftiani, qui ho voluto esprimere la mia: Zork non è una "divinità" ma una entità esterna, magari pure aliena, come i Grandi Antichi di Lovecraft. Voglio dire, di design ci sta. Il drago-pene aiut- D'altronde, anche il... cognome... (?) di Zork, Necrofades, potrebbe essere ispirato come composizione alla parola Necronomicon.
- Al punto precedente si rifa, dunque, una citazione presente nella storia: "un dio demente che, al momento, stava di fronte a lui e rideva". E' più o meno una citazione a come viene descritto uno degli dèi esterni di Lovecraft, "un dio demente che si trova al centro dell'universo". (Si parla anche di gorgoglii e bestemmie, ma-)
- Uomo con la pelle verde? Yes! Per chi non fosse pratico di mitologia egizia, Osiride è generalmente rappresentato con la pelle verde; in origine, era una divinità legata alla vegetazione.
- In Yugioh non è mai stato chiarito se Osiris e Ra (carte mostro) fossero, a tutti gli effetti, Osiride e Ra. Di mio, ho concluso che sono solo delle manifestazioni fisiche, non le divinità effettive.
- Il Puzzle qui esplode. Sì. Ma come, Atemu non lo ha dato a Seth? So che molti da questa scena pensano che il Puzzle poi se lo sia tenuto Seth, ma actually not; Atemu lo dà a Seth solo nel Mondo della Memoria, ed è simbolico del suo passargli il trono. Tuttavia, nella realtà, quella scena non è mai avvenuta. A parte le ovvie questioni di logica, ma ci tengo a sottolineare che nel manga (non ricordo nell'anime, ma penso di sì) Atemu, proprio quando passa il Puzzle a Seth, dice "Stavolta siamo riusciti a sconfiggere il male senza che il Puzzle si frantumasse". Ergo, la volta precedente E' esploso. Supportato anche dal fatto che il Puzzle, quando viene ritrovato in futuro, è a pezzi, e possiamo supporre che sia stato seppellito già in quello stato quando hanno chiuso la tomba.
(Sennò verrebbe una cosa molto logica tipo Seth che usa per tutta la durata del suo regno un Oggetto frutto della magia oscura e della pazzia di suo padre, poi lo smonta a mani nude (?) e dopodiché riapre la tomba di Atemu dopo tipo 50 anni per ficcarcelo dentro. La vedo un po'... idiota improbabile.)
A prescindere da COME Atemu abbia rinchiuso Zork e se stesso lì dentro, la cosa più ovvia è che il Puzzle si è scomposto quando l'ha fatto.
- Il titolo della fanfiction è un'ovvia citazione a Your name., che è tipo uno dei miei film sacri. E ditemi che non ci sta bene con Yugioh-
- Ad un certo punto, invece, viene detto "La magia ha sempre un prezzo", che invece è una spudorata citazione a Tremotino di Once upon a time. (Love ya!)
Seconda parte, Ventunesimo Secolo
- Okay, dunque, con calma. Spero fosse già chiaro dal testo ma, sì, il bambino chiamato Taiyou è semplicemente la reincarnazione di Atemu. Perché l'ho chiamato Taiyou? Well, è una parola giapponese che significa sole, dunque credo adatta ad un faraone (e poi aveva una T e una A di mezzo, non è un nome che non c'entra nulla con Atemu su). Non mi pare sia molto comune come nome, ma era voluto; l'idea era che sia lui che Yuugi avessero dei nomi "desueti" con un significato molto specifico.
- Allo stesso modo, anche se magari loro erano leggermente più loschi, Tsukiko e Daisuke sarebbero le reincarnazioni di Mana e Mahado. Tsukiko potremmo bene o male tradurlo come "figlia della luna" (sì, bambina sarebbe più corretto ma non mi suona-). L'ho scelto perché mi pareva divertente che Mana e Atemu avessero i nomi in coordinato. Inoltre la luna è l'astro della magia per eccellenza ed è associata al polo femminile, quindi cosa ci sarebbe di meglio per una maga?
Daisuke, invece, a seconda dei kanji potremmo tradurlo come "di grande aiuto" o anche "grande cerimonia". Visto il suo ruolo nelle vicende, si adatta. Inoltre è il nome di uno dei miei doppiatori preferiti, Daisuke Namikawa. ♥
- Non l'ho specificato nella fanfiction, ma Mahado/Daisuke e Mana/Tsukiko sono figli della Polar. Sì. Figli di Mai e Jonouchi. Non penso che Mana possa essere messa al mondo da qualcuno che non sia Jono.
- In che senso Malik ha scritto la storia? Esattamente quello che ho detto; in questa mia timeline ideale, Malik in seguito ha iniziato a scrivere romanzi sfruttando le sue conoscenze e i suoi ricordi. Il romanzo di questa storia in particolare l'avrebbe scritto per riappacificarsi definitivamente con quella figura ambigua che è l'ex Faraone Senza Nome per lui. Ma questo è un argomento complesso che, se mai mi andrà, potrei trattare in fanfic future.
- Vorrei concludere dicendo che, in questa fanfiction. ho toccato un argomento che trovo piuttosto interessante e di cui, all'epoca, non scrissi nulla: il futuro. Ma non il futuro "ideale", il futuro realistico. Dopo anni passati a odiare il finale di Yugioh, ho invece pensato che avrebbe potuto comunque portare tutti ad un futuro... brillante. Per cui sì, qui (e forse in altre storie poi) ho dato un'interpretazione, credo, realistica di come sarà il futuro. Ovviamente romanzato: ad esempio, non dico che Yuugi debba necessariamente mettersi con Rebecca. Potrebbe anche mettersi con Anzu, Shizuka o chi so io. Potrebbe anche non avere un partner, e adottare un bimbo molto vivace nel futuro. La cosa che trovo probabilissima, però, è che Yami e Yuugi si ritrovino sotto altre vesti, dopo.

Commento
Well, well, well...
E' il 25 novembre 2019, io ho 27 anni da qualche mese, e l'ultima fanfiction su Yugioh l'ho pubblicata qui nel 2015. Prima di tutto, lasciate che vi saluti: yohoo! O forse qualcuno, se ci sono ancora fra i vecchi lettori in giro, preferirebbe un più sobrio "yoh!"?
Per chi non mi conoscesse: salve, sono Tayr Seirei Soranance Eyes, ho un nick assurdamente lungo e nei Bei Tempi Andati ho scritto un fottio di fanfiction su YGO. Vi basterà aprire il mio account per trovarne una quarantina, credo, e alcune le ho cancellate da EFP.
Per chi mi conoscesse già da prima: yep! Sono viva e vegeta. Spero stiate bene anche voi. So che in precedenza avevo detto che non avrei più pubblicato su EFP, ma in seguito ho corretto un po' il tiro: pubblicherò, ogni tanto, se avrò cose che mi va di condividere o di cui sono particolarmente soddisfatta.
Questa fanfiction fa parte di quelle "cose di cui sono particolarmente soddisfatta": la prima parte credo sia una delle cose più belle che abbia mai buttato giù. (Di certo di me ricorderete l'innata modestia, ohoh). D'altra parte... l'idea di questo futuro, di un futuro più o meno realistico, con i personaggi, non mi dispiaceva.
Uno dei motivi per cui ho smesso di scrivere di YGO, oltre che sono passata alle originali (e vabbé, tante altre motivazioni che la vita continua), è che avevo detto tutto quanto avevo da dire: ma qui stiamo toccando un ambito che, forse, potrei avere piacere di esplorare.
Questo vuol dire che scriverò altre fanfiction su questa tematica? Mah, chissà! Potrei, come no. Molto probabilmente finirò una oneshot Polar che ho da parte da fin troppo tempo: viene prima di questa fanfiction ed l'esordio di come quei due scemi si siano messi insieme. Se questa fanfiction è ambientata circa 10/15 anni dopo il finale, quella è ambientata solo 2/3 dopo. D'altronde, mi sono resa conto che avrei in mente varie vicende sul "futuro" di questa gente: Malik che ha intrapreso la carriera dello scrittore e perché, che lavoro fanno gli altri, quali coppie si potrebbero essere sviluppate e quali no... figli, reincarnazioni, tornei celebrativi. Sounds good enough. Se mai tutti i tasselli si combinassero nel modo giusto e la voglia venisse, lo farò. Nel caso, spero che anche a voi possa far piacere.
Una cosa che trovo divertente: un giorno, su un sito, vidi qualcuno commentare che "capisci di essere invecchiato quando vuoi ripassarti il padre piuttosto che il figlio". (Dannati dilf-) Bene, in quest'occasione, mi sento di dire che, piuttosto, la differenza la noti quando cominci a scrivere di famiglie e next generation, piuttosto che di post-adolescenti. (Ci tengo però a rassicurare voi e soprattutto me stessa che nelle mie storie originali i personaggi sono più che altro ventenni-).
Detto ciò, vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro una buona giornata; chissà che non ci si riveda prima della fine del mondo.
Bye!

  
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