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Autore: Ghillyam    25/11/2019    0 recensioni
«Zee, credevo che almeno tu avessi capito quanto sia importante questo esame.» esordì lui senza nemmeno guardarla negli occhi.
«Lo so benissimo, ma ho bisogno del tuo aiuto.»
«Chiedi a Deedee.»
«Eddie…»
«Oh no – Edward chiuse finalmente il libro, consapevole di quanto dovesse essere grave la situazione se sua sorella ricorreva a quel nomignolo – Che hai combinato?»
Zelda sbuffò, offesa dal fatto che il maggiore desse per scontato che fosse stata lei a creare scompiglio, ma non potendo negare la veridicità di quella credenza si limitò a dire «Meglio se vieni a vedere.»
[Hints Zelda/Edward]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Little games between Sisters
(+ one Brother)
 
 
“Oh, she's sweet but a psycho
A little bit psycho
At night she's screamin'
"I'm-ma-ma-ma out my mind"
[“Sweet but psycho – Ava Max]
 
 
L’aveva uccisa per la prima volta a sedici yaş* – vent’anni se avesse voluto seguire le usanze mortali, ma come aveva già più volte dimostrato sottostare alle umane convenzioni non era il suo miglior pregio. Se solo Zelda fosse stata il tipo di Strega da tradurre in parole i suoi reali pensieri sarebbe arrivata addirittura ad ammettere che quello fosse l’unico campo in cui sua sorella si fosse mai dimostrata superiore a lei, ma – Satana testimone – non lo era affatto.
E Hilda lo aveva imparato a sue spese.
L’Oscuro Battesimo della minore di casa Spellman era ormai alle porte e Hilda era diventata così noiosa da non lasciarle nessun’altra, apparente soluzione. L’ennesimo farfugliamento sul non voler andare nel bosco di notte aveva fatto raggiungere a Zelda il punto di rottura che, colpevole di non aver saputo mantenere un temperamento più saldo, aveva trovato sfogo nel conficcarle un tagliacarte nel collo scoperto. Perlomeno era stata abbastanza fortunata da non far finire il sangue sulle lenzuola nuove: non sapeva se sua madre l’avrebbe perdonata tanto facilmente in quel caso.
Il corpo sanguinante e riverso a terra di Hilda rimaneva comunque un problema, ma la giovane Strega aveva imparato tempo addietro a chi rivolgersi per risolvere i suoi guai e, che Lucifero fosse lodato, la porta a cui bussare stava esattamente di fronte alla sua.
Doveva ringraziare la devozione di suo padre alle tradizioni della Congrega se ora Edward si trovava a casa per assistere alla definitiva conversione di Hilda alla Via della Notte e non all’Accademia a studiare, e si sarebbe certamente ricordata di accendere una candela per quello.
Sapeva che i loro genitori non sarebbero rientrati prima di sera – ricordava i preparativi per il suo di Oscuro Battesimo: aveva consumato la cena con l’unica compagnia di Vinegar Tom per una settimana – ma se l’impulsività di tanto in tanto le era propria, lo stesso non si poteva dire dell’imprudenza perciò, nonostante le uniche persone – vive, si intendeva – presenti nell’edificio fossero lei ed Edward, Zelda si premurò di ripulire il pavimento dal sangue, onde evitare che si spargesse fin sotto il letto e i mobili creando macchie che prima o poi, ne era sicura, avrebbe dovuto giustificare. Fermo sulla soglia, Vinegar Tom la stava osservando, gli occhi di solito coperti dalle palpebre pesanti adesso resi vispi dall’odore ferroso che aleggiava nell’aria; la Strega si augurò solamente che fosse stato l’olfatto sopraffino del suo Famiglio ad averlo attirato fuori dalla cuccia e che Hilda non avesse effettivamente iniziato ad emanare il tipico odore di morte dei cadaveri.
Zelda chiuse la porta prima che il bassotto potesse intrufolarsi nella stanza ma non si fermò ad ascoltarne gli uggiolii lamentosi: si doveva sbrigare.
Dovette bussare tre volte prima che suo fratello si decidesse ad aprire. Le si presentò davanti con ancora il volume di Demonologia Avanzata tra le mani e una candela quasi del tutto consumata che gli fluttuava sopra; la fiammella danzava, andando ad accentuare le ombre scure sotto gli occhi del primogenito di casa Spellman. Accenni di barba gli coprivano le guance e Zelda lo trovò carino: da anni sosteneva che avrebbe dovuto farsela crescere – del tutto sbarbato, gli diceva, somigliava troppo a loro padre – e le settimane di trascuratezza di Edward per la propria persona le avevano dato ragione. Ma quello non era né il momento né il luogo per pensarci.
«Zee, credevo che almeno tu avessi capito quanto sia importante questo esame.» esordì lui senza nemmeno guardarla negli occhi.
«Lo so benissimo, ma ho bisogno del tuo aiuto.»
«Chiedi a Deedee.»
«Eddie…»
«Oh no – Edward chiuse finalmente il libro, consapevole di quanto dovesse essere grave la situazione se sua sorella ricorreva a quel nomignolo – Che hai combinato?»
Zelda sbuffò, offesa dal fatto che il maggiore desse per scontato che fosse stata lei a creare scompiglio, ma non potendo negare la veridicità di quella credenza si limitò a dire «Meglio se vieni a vedere.»
Diversamente da quel che pensava, Edward non si infuriò né urlò, tantomeno minacciò di proiettarsi astralmente per avvertire i loro genitori. Niente di tutto ciò, si limitò a mantenere il solito atteggiamento sardonico e complice – quest’ultimo era un privilegio che riservava solo a lei – di sempre. Zelda intuì il suo turbamento dal leggero sussulto che lo scosse nel momento in cui vide Hilda riversa a terra, ma il fatto che non avesse dato in escandescenze la rassicurò: la soluzione per quel disastro doveva essere più semplice del previsto.
Il maggiore si accucciò accanto al corpo della sorella e con delicatezza le estrasse il tagliacarte d’argento dal collo, poi mormorò «Sana.» e una luce dorata si irradiò dalla mano che aveva posto all’altezza della ferita; subito quella si rimarginò ma Hilda rimase immobile.
«A cosa è servito?»
«A non far rimanere la cicatrice, Zee.»
«So a cosa serve quell’incantesimo, ma a cosa è servito? È ancora… morta.»
«Già, dobbiamo portarla di sotto. E tu non dovresti reagire così – la redarguì Edward, facendo levitare, grazie a un gesto della mano, il corpo della più piccola – A proposito, cosa ha fatto Deedee per meritarselo?»
«Niente di importante.»
«Stiamo per seppellirla in giardino, niente mi sembra riduttivo.»
Zelda fece passare lunghi istanti di silenzio prima di rispondere, non sicura di voler affrontare l’argomento ma consapevole che Edward non fosse il tipo da lasciar correre facilmente, ma alla fine si decise. Si arrestò bruscamente all’imboccatura delle scale e quasi cadde quando la salma di Hilda le finì addosso. Edward non si disturbò a fermarne la discesa verso il piano inferiore e, superata Zelda, la seguì; sapeva fin troppo bene che l’arma migliore da usare per ottenere ciò che voleva da sua sorella era l’indifferenza e farla investire da un cadavere, in un frangente delicato come quello, era una mossa che ne raggiungeva i gradi massimi.
«Credo che non voglia unirsi alla Chiesa della Notte.» sputò fuori la giovane tutto d’un fiato. Era un pensiero che non le piaceva e dirlo ad alta voce lo faceva sembrare anche peggiore.
«Non dire sciocchezze. Hilda è solo un po’ insicura, dalle il tempo di maturare.»
Se c’era una cosa che odiava di suo fratello era il fatto che riuscisse a razionalizzare qualunque cosa, in un modo o nell’altro. Ma lui era stato troppo assorbito dagli studi per il suo esame finale – le poche volte in cui si era fatto vedere in quei mesi l’unica cosa di cui aveva parlato era stata la sua intenzione di diventare Sommo Sacerdote – per accorgersi degli strani comportamenti di Deedee, come gli piaceva chiamarla. Hilda non aveva mostrato il minimo interesse: né per l’abito da indossare né per l’imminente partenza per il suo primo anno all’Accademia delle Arti Occulte, quasi avevano faticato a farle scegliere un Famiglio. Si era limitata ad annuire a tutto ciò che le veniva detto e ad esternare i suoi dubbi in un borbottio confuso nel buio della loro stanza, e Zelda non riusciva a capire dove fosse il problema: lei aveva aspettato i suoi sedici anni con assoluta trepidazione e adesso Hilda si era messa in testa che adempiere al volere del loro Signore Satana fosse, rabbrividiva solo a pensarlo, sbagliato.
Non aveva osato parlarne a sua madre, tantomeno a loro padre, ma aveva bisogno che almeno il suo fratellone lo prendesse in considerazione.
«È strana, Ned! Voglio dire: lo è da sempre, sai com’è, ma questa volta lo è di più. E non sono l’unica a dirlo.»
«E chi è che parla di noi?» la interruppe Edward, irrigiditosi improvvisamente.
«Non di noi, di Hilda – non appena misero piede in giardino l’aria calda di giugno li travolse, facendo mancare per un attimo il fiato ad entrambi. Il 1656 si stava rivelando un anno particolarmente afoso, anche per l’Inghilterra – E sai che Dorota e Mary-Anne non sanno essere gentili.»
La nota grave con cui chiuse quell’affermazione consolidò una volta in più l’intuizione di Edward su cosa il discorso sarebbe andato a parare, un’ulteriore nota dolente con cui si sarebbero dovuti scontrare.
«Nemmeno tu, Zee, ma lei lo supererà, vedrai. È una Spellman dopotutto.»
«L’ultimo che abbiamo fatto…»
Zelda lasciò cadere la frase nel vuoto, ripensando alle urla, e un’onda di sentimenti contrastanti le si mosse nel petto, ma li soffocò prima che potessero emergere del tutto. Vi aveva già fatto i conti e, poi, Ned aveva ragione: Hilda era una Spellman e come tale avrebbe affrontato le sue sfide a testa alta.
«Bene, ci siamo.»
Lo Stregone si era fermato in un angolo del giardino a cui la rossa non aveva mai prestato particolare importanza: era un semplice quadrato di terra circondato da erbacce di cui nessuno in famiglia si era mai servito – né per pozioni né per altri incantesimi – e consideratane l’utilità pressoché nulla, si diceva Zelda, nessuno lo avrebbe mai fatto. Cosa pensava di potervi trarne invece suo fratello?
«Pensavo che volessi fare qualche rituale, non seppellirla per davvero!» esclamò, alla temibile realizzazione.
«Zee – si schiarì la voce Edward con fare pomposo. Non sembrava condividere nessuna delle sue preoccupazioni – Sono lieto di presentarti la Fossa di Caino.»
La giovane si ritrovò a bocca spalancata «Non è possibile!»
«Nostro padre una volta mi raccontò che lui e lo zio trascorsero un intero decennio uccidendosi l’un l’altro, e sono sempre ricorsi a questa per poter tornare in vita. A quanto pare appartiene alla nostra famiglia da generazioni.»
Zelda era estasiata: un inestimabile artefatto magico nel suo giardino, non avrebbe potuto desiderare di meglio!
«Sia lode a Satana. Su, muoviamoci.»
Dopo aver incantato le pale poggiate nelle prossimità della Fossa, trascorsero pochi minuti prima che potessero adagiare il corpo di Hilda – ci volle tutta la forza di volontà della secondogenita per convincere Ned a svestirla, «È una stoffa troppo pregiata per seppellirla sotto un mucchio di terra.» aveva questionato, facendogli alzare gli occhi al cielo – nella sua bara temporanea e un moto di eccitazione attraversò la spina dorsale di Zelda nel farlo. Sembrava tutto talmente proibito da non poterne fare a meno.
Quando anche l’ultima manciata di terra fu tornata al suo posto, i due tirarono un sospiro di sollievo.
«Non penso ci vorrà molto.» commentò Edward, con la mente di nuovo rivolta ai suoi libri ora che il momento critico era passato.
«Torna pure a studiare – lo beffeggiò lei, come sempre intuendo i suoi pensieri – L’aspetto io.»
«Sei la migliore, Zee.»
«Lo so da me.»
Edward evitò di rispondere alla non inusuale provocazione che la rossa tendeva a indirizzargli per il semplice gusto di battibeccare – e il fatto che non si fosse mai tirato indietro da una situazione simile la diceva lunga forse più su di lui che su sua sorella – e si avviò subito verso la casa, ma la voce di Zelda lo bloccò di nuovo.
«Eddie – lo chiamò, rivolgendogli uno di quei sorrisi che riservava solo a lui – Non raderti questa volta, la barba ti si addice.»
Ned non poté non trattenere un sorriso: sua sorella era una creatura di straordinaria singolarità, e non c’era giorno in cui non si impegnasse per ricordarlo al mondo intero.
 
 
 
 
*yaş è un termine che in turco significa “anni” e fa parte di un mio head canon, dall’elaborazione piuttosto folle, sugli anni che Zelda, Hilda e Ambrose – così come tutte le altre Streghe e Stregoni – potrebbero avere. La stessa cosa vale per l’anno in cui ho scelto di ambientare la shot ossia il 1656.
 
 
NdA: buonasera!
In questo periodo sto particolarmente sentendo la mancanza di CAOS perciò, in attesa che Netflix rilasci la terza parte, ho deciso di sopperire a questo bisogno rispolverando una storia che in realtà avevo pronta già da un bel po’. È sostanzialmente un piccolo estratto di quella che io penso possa essere stata l’adolescenza delle nostre Aunties e di Edward e ci tenevo a condividerlo; ritornando alla questione HC, invece, non sto a spiegarvi il processo mentale che ha portato all’elaborazione della differenza tra yaş e anni mortali ma se voleste saperne di più, chiedete pure.
Hail Lilith e un bacio a tutti <3
   
 
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