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Autore: catching_hearts    25/11/2019    2 recensioni
"A cosa pensavi, Atsushi-kun?" Era ovvio che quella domanda sarebbe arrivata, probabilmente Dazai lo aveva chiamato più volte.
"Stavo rievocando come la mia vita sia cambiata in questi due anni." Rispose Atsushi e si alzò avvicinandosi alla finestra, salvo poi voltarsi a guardarlo. "Da quell'incontro al fiume sono un ragazzo nuovo. Grazie per essere sempre al mio fianco, Dazai-san." Un sorriso genuino affiorò sulle labbra di Atsushi e Dazai si alzò a sua volta, andando a scompigliargli i capelli.
"Sono io a doverti ringraziare, Atsushi-kun."
[Ottava classificata al Contest " Tattoo Studio" indetto da wurags sul forum di EFP.]
[Storia partecipante alla Challenge Un calderone di Prompt indetta da catching_hearts (sì, da me stessa) sul forum di Efp]
[Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP]
[Questa storia partecipa alla "un amore di challenge" organizzata da AleDic sul forum di EFP]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I raggi del sole dicembrino di Tokyo non trovarono alcun ostacolo nel poter entrare attraverso le tende lasciate aperte di quell’appartamento. La prima persona che incontrarono era distesa sul fianco: i capelli grigi del ragazzo erano completamente scompigliati e ricadevano, in parte, sulle palpebre ancora chiuse. Oltre quel sottile muro, l’iride era di colore viola, con delle parti gialle sul fondo.

Atsushi aprì lentamente gli occhi, mentre il suo viso si contraeva in una smorfia assonnata e con una mano copriva gli occhi, per salvarli da quella fonte luminosa tanto fastidiosa quanto insistente. Fuori dalla finestra la giornata appariva soleggiata, ma il ragazzo tigre era sicuro che le temperature fossero basse.
Un leggero ma costante russare, proveniente dall’altro lato del tatami, lo costrinse a girare il volto nella direzione di quel suono: non si era dimenticato della presenza di Dazai, dato che il compagno dell’Agenzia di Detective dormiva lì da lui ormai svariati giorni. Il portatore di "No longer Human" si era presentato a casa sua, dicendo che nel suo appartamento si era rotto un rubinetto e, di conseguenza, la casa era allagata. Atsushi non aveva potuto negargli il suo aiuto dopo ciò che l'altro aveva fatto per lui ormai due anni prima: era stato proprio quell'uomo a capirlo, a salvarlo da se stesso e dalla sua abilità.
Il più piccolo sorrise e portò una mano tra i capelli del suo superiore: un gesto semplice, quasi involontario, un tocco delicato volto a non disturbare Dazai nel suo sonno, anche se era sicuro che fosse ora di prepararsi per andare a lavoro. Era la prima volta in cui passava la mano tra la chioma marrone del suo superiore, si sentiva anche leggermente imbarazzato, ma sapeva che Dazai lo aveva già fatto in più di un'occasione. Inizialmente Atsushi non se ne era mai reso conto ma, man mano che il tempo passava e imparava a controllare la sua trasformazione, si rendeva conto che il Detective lo faceva molto spesso, quando lui era svenuto.
Tornò a guardare fuori dalla finestra, mentre con la mano non la smetteva di accarezzargli i capelli: era una cosa alquanto rilassante per lui e non gli permetteva di pensare troppo al suo passato. Al ventenne sembrava ancora surreale come quell'uomo fosse entrato all'improvviso nella sua vita e l'aveva cambiata completamente nel giro di qualche giorno.
Dazai, assieme agli altri detective dell'Agenzia di Detective Armati, avevano portato la luce nella sua vita che, fino al momento in cui non aveva incontrato l'ex membro della Port Mafia, era stata totalmente oscura. Molte volte da piccolo aveva provato ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se mai fosse uscito da quell'orfanotrofio: molto spesso aveva sperato nel buon cuore delle persone che erano andate a prenderlo per adottarlo, ma alla fine era sempre stato riportato indietro. Si era sempre sentito solo, abbandonato da tutti: anche gli altri bambini lo evitavano e chi doveva prendersi cura di lui... beh, loro non li poteva nemmeno contare, dato tutto ciò che aveva subito da quelle persone meschine. Era stato solo grazie a quell'incontro fortuito con Dazai che aveva finalmente trovato la sua ancora di salvezza: aveva capito di non essere perseguitato dalla tigre bianca, ma che era lui stesso a trasformarsi nelle notti di luna piena e poi tanti fatti si erano successi uno dietro l'altro.
Lì si sentiva a casa, in una grande famiglia, amato veramente dalle persone, come mai era successo prima.

- Come sarebbe se riuscissi a trovare i miei veri genitori? Avrei mai una possibilità di parlare con loro? -

Quel pensiero iniziò a gironzolargli in testa: era stato abbandonato anni prima, avrebbe potuto incontrarli in qualunque momento per la strada mentre andava a occuparsi di una missione, ma come si sarebbe dovuto comportare? Non li conosceva, eppure dentro di sé sentiva un piccolo vuoto incolmabile, che nemmeno gli altri detective erano in grado di riempire.

- Ora non hai tempo per pensare a ciò che non hai, Atsushi. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è. –

"At... Sushi... kun."

Il suo nome cantilenato in quel modo lo risvegliò dai suoi pensieri e solo in quel momento Atsushi si rese conto che Dazai si era finalmente svegliato. Tolse la mano dai capelli del più grande con un un gesto veloce, nemmeno si fosse scottato in quel preciso istante, ma quella situazione era imbarazzante per lui. Cercava in tutti i modi di evitare lo sguardo del più grande, che lo osservava con la testa leggermente inclinata di lato e un sorriso sulle labbra.

"A cosa pensavi, Atsushi-kun?" Era ovvio che quella domanda sarebbe arrivata, probabilmente Dazai lo aveva chiamato più volte.
"Stavo rievocando come la mia vita sia cambiata in questi due anni." Rispose Atsushi e si alzò avvicinandosi alla finestra, salvo poi voltarsi a guardarlo. "Da quell'incontro al fiume sono un ragazzo nuovo. Grazie per essere sempre al mio fianco, Dazai-san." Un sorriso genuino affiorò sulle labbra di Atsushi e Dazai si alzò a sua volta, andando a scompigliargli i capelli.
"Sono io a doverti ringraziare, Atsushi-kun."

In un modo o nell'altro entrambi erano diventati l'ancora di salvezza per l'altro. La cosa più importante era che entrambi fossero riusciti a raggiungere un equilibrio nella loro vita, equilibrio che non avevano provato fino al giorno del loro fatidico incontro. Solo ora capivano quanto realmente avessero sempre avuto bisogno l'uno dell'altro, anche quando non si conoscevano.

♥ ♥ ♥ ♥ ♥ 

N.d.A: Finalmente approdo su efp con la mia prima storia. Ringrazio Juriaka per il contest sui tattoo, che mi ha dato la spinta per riuscire a scrivere e postare qualcosa. 
I prompt usati per questa storia sono: 
Ancora: indica la speranza, la salvezza. Era un elemento fondamentale nella navigazione, un oggetto al quale aggrapparsi, affidarsi. Questo tatuaggio raffigura una persona o un evento che hanno regalato stabilità psicologica al portatore, ma può anche esprimere il desiderio di voler trovare qualcosa tramite il quale sentirsi sicuri.
Avambraccio: - Ora non hai tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è. – Ernest Hemingway
Mani che accarezzano i capelli altrui.

Cafuné: accarezzare la chioma della persona amata facendo scorrere le dita tra i capelli.
5) “Grazie per essere sempre al mio fianco.”

 

Nickname sul forum e su EFP: catching_hearts

Personaggi e pairing: Dazai Osamu, Nakajima Atsushi, DazaiAtsushi

Prompt: 5) “Grazie per essere sempre al mio fianco."

Numero Parole: 898

Note autore (se necessarie): Per esigenze di trama ho deciso di ambientare la storia due anni dopo il loro incontro. 



 
   
 
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