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Autore: Yuki Delleran    26/11/2019    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 8

 

A differenza di quanto temuto dai suoi salvatori, la presenza di Slav si rivelò essenziale per accelerare i tempi di preparazione delle successive missioni e, prima di quanto avrebbero pensato possibile, il piano dell’attacco a Marmora iniziò a prendere forma.
Non c’erano stati altri comunicati da parte del principe Lotor e dal pianeta occupato giungevano pochissime notizie. Alcuni mercanti avevano riferito che il commercio era leggermente calato dopo l’occupazione dell’Impero ma che, tutto sommato, non sembrava che la popolazione soffrisse o fosse ridotta in schiavitù. Avevano confermato che Lotor e una parte della sua corte avevano effettivamente preso possesso del palazzo reale, ma non avrebbero saputo riferire cosa avvenisse al suo interno.
Della regina Krolia invece non vi erano notizie e questo lasciava Keith particolarmente angosciato. Era certo che fosse viva, visto che si trattava dell’unica scusa che Lotor aveva per legittimare la sua presenza su Marmora ma, esattamente come al tempo della sua fuga, il giovane principe non poteva sapere se fosse in buona salute, fosse tenuta prigioniera o addirittura stesse subendo delle torture.
Da quando si era reso conto che si stavano muovendo i primi passi concreti per l’organizzazione dell’attacco, Keith aveva fatto sempre più pressione sul consiglio della Ribellione per accelerare i tempi, essere tenuto al corrente e partecipare il più attivamente possibile. Insieme a Shiro, aveva presenziato a innumerevoli riunioni strategiche in cui la loro conoscenza della planimetria del palazzo e dell’organizzazione delle difese si erano rivelate determinanti per stilare un piano d’azione.
Lance lo aveva seguito da vicino, interessandosi soprattutto dell’organizzazione delle squadre e degli armamenti. Pidge, che si era occupata principalmente delle comunicazioni, presto potè confermare che la richiesta inviata da Kolivan alla base delle Lame era stata accolta e sarebbero quindi giunte ulteriori squadre di supporto.
Il piano era semplice, in modo da essere attuato più tempestivamente possibile. Si sarebbe trattato di attirare la maggior parte delle forze galra di stanza su Marmora con un’azione diversiva delle truppe della Resistenza, mentre un piccolo gruppo di ribelli, di cui avrebbe fatto parte anche il principe Keith, si sarebbe infiltrato nel palazzo. Lo scopo di quest’ultimo sarebbe stato liberare la regina Krolia, riprendere il controllo dall’interno e, se possibile, neutralizzare il principe Lotor.
Keith fremeva al solo pensiero: finalmente si stava realizzando lo scopo per cui si era dato tanto da fare. Dopo mesi senza avere notizie, finalmente sarebbe riuscito a liberare sua madre da quell’assurda prigionia e il suo pianeta dal giogo del nemico. La sua vendetta si sarebbe compiuta.

La sera prima della partenza, Keith la trascorse nella stanza di Lance su invito di quest'ultimo, che desiderava passare più tempo possibile in sua compagnia prima di quella missione decisiva. Si erano entrambi sistemati comodamente sul letto, Lance appoggiato alla parete e Keith con la schiena contro il suo torace. Le braccia del giovane cecchino gli circondavano la vita mentre rileggeva per l’ennesima volta i piani d’attacco. Tutto doveva funzionare alla perfezione, non potevano permettersi il minimo sgarro.
« Cosa succederà dopo? »
La voce sommessa di Lance, accanto al suo orecchio, lo strappò dalla sua concentrazione.
« Cosa intendi? » chiese Keith, dubbioso sul reale significato di quella domanda.
« Dopo la liberazione di Marmora. Cosa farai? Cosa ne sarà di te?... Di noi? »
Il suo tono era basso e pensoso, chiaramente preoccupato e indusse Keith a dedicargli tutta la sua attenzione.
« Vorrei poterti rispondere con certezza, ma la verità è che non ne ho la più pallida idea. Non so cosa troveremo una volta arrivati e posso solo fare delle ipotesi su come andranno le cose se la missione avrà successo. »
Si voltò nell’abbraccio, in modo da poterlo guardare, e continuò.
« Immagino che verrò incoronato, come avrebbe dovuto essere a suo tempo. Ho passato tutta la vita a prepararmi per questo momento e all’improvviso mi rendo conto che quella preparazione non è ciò che mi serve. Pensavo di fare di Marmora una base della Resistenza, non intendo abbandonare una causa così importante. Se riusciremo a ristabilire la pace sul pianeta, potresti fare in modo che la tua famiglia vi si trasferisca, così potresti rivederli. »
Lo sguardo di Lance si illuminò di calore.
« Sarai un re ribelle che si schiera con i sovversivi. Non ho mai creduto alla buona fede di questo genere di promesse, ma se si tratta di te sento di poterlo fare. »
Keith annuì con convinzione.
« Non ti lascio. Non lascio nessuno di voi. State mettendo in pericolo le vostre vite per me, qualunque cosa succeda continuerò a combattere al vostro fianco. »
Sollevò una mano e accarezzò la guancia di Lance.
« Vorrei creare un luogo dove tu e la tua famiglia possiate vivere di nuovo insieme ed essere felici. »
« Sembra una favola per bambini, ma se continui a ripeterlo in questo modo finirò per crederci. » rispose Lance, prima di avvicinare il volto al suo e baciarlo dolcemente.
« Dici che sto diventando un idealista? » mormorò Keith contro le sue labbra.
Lance sorrise.
« Dico che stai imparando dal migliore. »

Il momento della partenza arrivò fin troppo presto, con il suo carico di ansie, aspettative e tensioni. Shiro guidava la squadra che avrebbe dovuto introdursi nel castello e se Lance aveva pensato anche solo per un momento che questo potesse essere un problema per Keith, dovette ricredersi all’istante. Il principe aveva lo sguardo determinato e l’espressione concentrata di chi è pronto a tutto pur di ottenere il suo scopo, per nulla propenso a lasciarsi turbare dalla vicinanza del suo primo amore. Anzi, aveva detto a Lance, erano fortunati ad avere dalla loro parte un uomo con le abilità e le conoscenze di Shiro: i suoi anni nella guardia reale sarebbero stati fondamentali per l’effetto sorpresa a cui aspiravano.
Vederlo così sicuro di sè tranquillizzò anche Lance e la missione ebbe ufficialmente inizio.
Tutte le navicelle vennero inviate verso Marmora attraverso un wormhole e le forze principali si schierarono all’altezza dell’equatore del pianeta. I piccoli caccia, che trasportavano la squadra dell’attacco a sorpresa, se ne distaccarono non visti e si diressero a tutta velocità verso la capitale, mantenendosi a un’altezza tale da non poter essere intercettati dai radar di terra.
Shiro li guidò con sicurezza attraverso le conformazioni del territorio che conosceva come le proprie tasche, indicando quale rotta mantenere perché le possibilità di essere avvistati fossero il più basse possibili. Riuscirono ad avvicinarsi al palazzo fino al limite della zona mappata dai dispositivi interni, atterrarono e proseguirono a piedi, mimetizzandosi tra i locali grazie ad abiti acquistati per lo scopo da mercanti di passaggio.
Keith procedeva velocemente e in silenzio, lanciando occhiate preoccupate tutto attorno e scrutando ogni palazzo, ogni strada, ogni passante come se volesse verificarne le effettive condizioni di salute. A un primo sguardo non sembrava che la popolazione stesse patendo la fame o una qualche forma di violenza, ma tutti loro sapevano che la repressione galra poteva assumere forme sottili e non immediatamente identificabili. Avrebbe voluto fermarsi a parlare con qualcuno, chiedere se erano stati minacciati o maltrattati, ma non ne avevano il tempo.
Raggiunsero il palazzo reale dal retro, nella parte dove la cinta muraria era più alta e, proprio per questo, a detta di Shiro, la sicurezza più scarsa. Basandosi maggiormente sulle difese fisiche, quelle tecnologiche erano meno presenti, le telecamere e i sensori avevano un raggio minore e il capitano dubitava che in quei mesi Lotor avesse fatto sostituire l’intero impianto di monitoraggio del castello.
Esisteva inoltre un passaggio defilato che Shiro aveva usato quando gli era capitato di uscire di nascosto dal palazzo per incontrarsi segretamente con alcuni membri della Resistenza. Quel cunicolo faceva parte di una rete di corridoi segreti di cui erano al corrente solamente alcuni nobili e guardie fidate e che correva attraverso le principali stanze del potere. Si trattava di un sistema costruito per permettere la fuga dei reali in caso di attacco e, in questo caso, avrebbero permesso ai liberatori di entrare.
Sgattaiolarono nel primo passaggio il più silenziosamente possibile e senza incontrare alcuna forma di impedimento. Shiro guidava con sicurezza la squadra, Keith era immediatamente dietro di lui, seguito da Lance e dal resto del gruppo. Riuscirono a raggiungere la parte interna delle mura, da dove partiva la prima diramazione che conduceva alle stanze superiori da una parte e alle prigioni sotterranee dall’altra. Shiro indicò a Nadia, Ryan e Ven’tar, gli altri tre componenti della squadra, di procedere verso le carceri, dove supponevano fossero stati rinchiusi nobili e dignitari, mentre lui, Keith e Lance sarebbero andati in cerca della regina, partendo proprio dalle sue stanze personali.
Un cenno d’intesa e il gruppo si divise.
Mentre procedevano in uno stretto passaggio che costeggiava uno dei corridoi principali, avvertirono chiaramente rumore di passi affrettati e ordini concitati urlati da un capo all’altro. Sembrava che anche le truppe di palazzo fossero state allertate per l’attacco della flotta ribelle, questo significava che Allura e gli altri si stavano comportando alla perfezione.
« Tutti gli uomini disponibili devono recarsi negli hangar e fornire supporto alle truppe di difesa! Ordine del principe Lotor! Ripeto, tutto gli uomini disponibili… »
L'altoparlante ripeteva incessantemente quel messaggio che, in qualche modo, li tranquillizzava sul proseguimento della missione, accompagnandoli verso la stanza della regina.
Quando raggiunsero il punto prestabilito, Shiro intimò l’alt e si sporse a spiare l’esterno tramite una fessura nella parete. Keith attese con trepidazione finchè non lo vide colpire la parete con una sequenza dal ritmo particolare, poi spiò a sua volta dalla fessura. La vista era sulla camera da letto di sua madre, che sembrava la stessa di sempre, sontuosa nell’aspetto, pulita e in ordine nella sostanza. Spaziando con lo sguardo vide la regina stessa, seduta in un angolo del divano imbottito dove soleva trascorrere il tempo a leggere quando non era occupata nelle incombenze di governo. Keith sentì il cuore alleggerirsi nel vedere che stava bene, non sembrava ferita o sofferente, solo molto stanca. Al picchiettare di Shiro sulla parete, alzò immediatamente la testa e si guardò intorno per un attimo, per poi alzarsi e raggiungere velocemente la porta d’ingresso della stanza. Digitò un codice sul pannello a parete, bloccandola, poi, non contenta, tornò verso il pesante divano e lo spinse davanti ad essa. Si diresse quindi alle finestre, digitò i codici per bloccare le serrande e tirò le tende, prima di accendere una piccola luce da lettura accanto al letto. Solo allora, nella stanza semibuia, si accostò alla parete e ripetè il segnale che Shiro aveva lanciato. Il capitano rispose con una sequenza più breve e sbloccò il meccanismo della porta nascosta. Keith gli sgusciò davanti, presentandosi agli occhi increduli della madre, seguito da Lance e dal capitano stesso.
L’espressione di Krolia, mantenuta fiera a guardinga fino a un attimo prima, sembrò incrinarsi a quella vista e, senza una parola, la regina abbracciò il figlio trattenendo a stento lacrime di commozione.
« Madre! State bene? Lotor vi ha fatto del male? » chiese Keith, precipitosamente, non appena si sciolse dall’abbraccio.
La regina scosse la testa, sorridendo debolmente.
« Non mi ha toccata neanche con un dito. » disse. « Lo stesso non si può dire del resto della corte… »
« Ho mandato una squadra in ricognizione nelle prigioni, libereranno tutti. » intervenne Shiro, facendosi avanti.
Krolia lo scrutò per un attimo, come indecisa sul da farsi, poi annuì.
« Grazie per aver protetto mio figlio, capitano Shirogane. » disse solennemente. « Lotor mi ha comunicato che era stato preso in ostaggio dalla Resistenza e ho temuto di averlo perso. Se oggi abbiamo una speranza, è solo merito tuo. »
Prima che Keith potesse fare o dire qualunque cosa, Shiro chinò il capo e piegò un ginocchio di fronte alla regina.
« Non avete nulla di cui ringraziarmi, mia signora. » disse. « Le voci corrispondono al vero, appartengo davvero alla Resistenza e ho servito tutti questi anni facendo il doppio gioco. »
Krolia soffocò una risatina.
« Oh, alzati, andiamo! Ne ero al corrente da un pezzo. Non hai nulla di cui scusarti, è grazie a te se Keith è vivo e questo mi basta. »
« Ehm… perdonate l'interruzione, ma non è davvero il momento migliore per stare qui a raccontarcela. » intervenne Lance, chiaramente sulle spine. « Dobbiamo darci una mossa e uscire di qui. Abbiamo un principe da mettere alle strette. »
Krolia lo scrutò da capo a piedi.
« Tu saresti…? »
« Ah, madre, lui è Lance. »  intervenne Keith. « È il mio… »
« Il suo cecchino di fiducia! » lo interruppe Lance, guadagnandosi un’occhiata stranita. « Modestamente parlando, ovviamente. Al vostro servizio, maestà. Ora abbiate la cortesia di seguirci. »
Krolia comprese che non vi era tempo da perdere e seguì quindi il gruppetto nel passaggio segreto: Shiro ad aprire la fila, la regina accanto a lui a dare indicazioni sui possibili sbocchi utili e Keith e Lance un paio di passi indietro.
Il principe si sentiva sopraffatto dalle emozioni: la gioia di ritrovare sua madre viva e in salute, la preoccupazione per il proprio popolo unita all’adrenalina per la missione non ancora conclusa, la tensione che lo attanagliava e, a rendere ancora più intricata quella matassa confusa, la perplessità venata di fastidio riguardo il comportamento di Lance.
« Ehi. » si risolse quindi a mormorare per attirare la sua attenzione, mentre rallentava in modo da non farsi sentire dagli altri. « Perché mi hai interrotto in quel modo? »
Lance ricambiò lo sguardo, stupito, prima di illuminarsi di comprensione e scuotere la testa con un mezzo sorriso.
« Chiedo perdono per avervi contraddetto, altezza. » ghignò.
« Sono serio! » protestò Keith. « Volevo che mia madre sapesse quanto sei importante e quanto hai fatto per me. »
« Lo so. » rispose Lance, assecondandolo. « Solo non mi sembrava il caso di arrivare mesi dopo la tua scomparsa e presentarmi a bruciapelo come il tuo compagno. Sarebbe stato come… non so… dirle che ho sedotto il suo bambino innocente alle sue spalle. »
« Non sono un bambino innocente! »
« Lo so, Keith, ma lei è tua madre, è una regina e la stiamo facendo fuggire dal palazzo dove si trova prigioniera, scaraventandola letteralmente nel bel mezzo di una guerra. Diciamo che ho voluto solo avere un po’ di tatto, avrai modo di raccontarle tutto con calma. »
Era un discorso ragionevole, che portò Keith a tranquillizzarsi almeno sotto quel punto di vista. Avrebbe parlato con sua madre più tardi, quando fossero stati al sicuro. Non voleva nasconderle niente delle sue esperienze nella Resistenza, men che meno quello che stava scoprendo con Lance.
Pochi passi più avanti, anche la regina e Shiro stavano parlando di argomenti seri, di cui Keith colse solamente la parte finale del discorso.
« Ho ricevuto molte minacce e sono stata rinchiusa nelle mie stanze, è vero, ma non mi è mai stato fatto mancare nulla, né mi è stato fatto del male. » stava dicendo Krolia. « I nobili e i dignitari sono stati rinchiusi nelle prigioni, ma non mi è mai giunta notizia di nessuna tortura o esecuzione. Lotor mi faceva visita spesso e mi parlava amabilmente, come un alleato in visita, non come un carceriere. L’impressione che avevo era che stesse tentando di mantenere la forma, ma che nella sostanza non fosse nel suo interesse essere un nemico e un conquistatore. »
« Madre! Lotor ha usurpato il vostro trono! Ha tentato di farmi uccidere! » protestò Keith con veemenza.
« Le sue azioni dicono questo, è vero, ma il suo comportamento è molto strano. Sono certa che ci sia qualcosa dietro. »
La regina stava per aggiungere altro quando un particolare sul muro del passaggio attirò la sua attenzione e la indusse a fermarsi.
« Questa parte del passaggio si apre sul mio studio, la sala di cui Lotor ha preso possesso e da cui dirama i suoi ordini. »
Shiro spiò dalle fessure nella parete e s’irrigidì alla vista di quello che c’era dall’altra parte. Strinse i pugni, fece cenno a Keith e Krolia di stare indietro e a Lance di avanzare. Gli indicò quello che si trovava nella stanza e il giovane cecchino sembrò capire al volo le intenzioni del capitano.
« Qualunque cosa succeda, non muovetevi da qui. Non uscite per nessun motivo. » ordinò Shiro ai due reali.
Un attimo dopo lui e Lance fecero irruzione nella stanza, ne seguì una breve colluttazione e alcuni lamenti soffocati.
« D’accordo, d’accordo. Non ho intenzione di opporre resistenza. Non c’è bisogno di stringere così tanto. » disse una voce che Keith non aveva mai sentito dal vivo. L’aveva ascoltata solo in un orribile comunicato planetario. « Abbassa quel fucile, ragazzo, sono disarmato e non vado da nessuna parte. »
Lotor.
Keith si sporse a guardare dalla fessura, mentre la presa che Krolia aveva sul suo braccio si intensificava. Quello davanti a loro, trattenuto dalla presa ferrea di Shiro e tenuto sotto tiro dal fucile di Lance, era davvero il principe galra dai capelli argentei, colui che aveva distrutto la sua vita con un solo gesto. Se non fosse stato per sua madre che lo tratteneva, Keith gli sarebbe saltato alla gola.
« Niente scherzi. » disse Shiro in tono minaccioso. « Abbiamo una flotta schierata che sta facendo a pezzi la vostra e altri infiltrati nel palazzo. Ora ti siederai a quel tavolo, attiverai il comunicatore generale e annuncerai la resa, se ci tieni alla vita. »
Lotor non sembrava particolarmente turbato né dalle minacce né dal resto del discorso, ma si avviò comunque a passi lenti verso la scrivania.
« Mi permetto di dissentire sulle sorti della nostra flotta, ma cedo comunque alla violenza. Non è mai stata mia intenzione portare su questo pianeta un attacco su larga scala. »
Detto questo, aprì il comunicatore generale e si schiarì la voce.
« Massima priorità. Ripeto, massima priorità. Qui è il principe Lotor che vi parla. Vi ordino di dichiarare la resa immediata. Il castello è sotto attacco e la mia persona minacciata. Dichiarare la resa immediata. »
Keith non credeva alle proprie orecchie: quelle poche parole potevano significare che avevano appena vinto. Tutto quello per cui aveva lottato, tutto quello che aveva desiderato in quei mesi, era semplicemente lì a portata di mano, mentre quella patetica persona che tanto aveva odiato si arrendeva davanti a loro come se nulla fosse. Come se nulla di quello che aveva fatto e conquistato fosse davvero importante.
Era stato facile, forse troppo facile. Era come se Lotor se lo fosse aspettato, come se si fosse fatto trovare da solo nello studio appositamente, in modo da essere costretto a ordinare la ritirata.
Keith non riusciva a immaginare cosa potesse esserci sotto, quali fossero le reali motivazioni che muovevano quell’uomo. Tutto quello che poteva fare ora era recuperare il suo regno e ristabilire l’equilibrio, un apparentemente piccolo passo verso la liberazione del resto dell’universo.

 

 


Yuki - Fairy Circles

   
 
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