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Autore: Simus    27/11/2019    1 recensioni
Non riuscivo a smettere di pensare alla carezza di Jacob, al solo pensiero sentivo la guancia bruciare, ma che diavolo mi stava succedendo? Era tutto così strano, vedevo e percepivo Jacob in modo diverso negli ultimi tempi...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Un timido raggio di sole aveva raggiunto il mio viso, mi rigirai nel letto, non avevo proprio voglia di svegliarmi... Poi accadde tutto troppo in fretta, un folletto dai capelli neri e di nome Alice mi era piombata addosso.
- Buon compleanno nipotina! - squillò il folletto esuberante
- Ehm grazie zia...- mugugnai con voce impastata e mi coprii il viso con il cuscino.
- Sveglia pigrona, ho un regalo che quando lo scarterai ti farà impazzire-trillò nuovamente, a quel punto cedetti e mi alzai con estrema lentezza guardando la mia dolce zietta con fare sospetto...
I suoi regali erano sempre bellissimi e costosissimi ed inevitabilmente si notavano al punto da creare un po' di invidie tra le mie amiche e ciò mi dispiaceva, odiavo ostentare o esibire lo status della mia famiglia.
- Nessie, questa volta non dovrai temere - suonò la melodiosa voce del mio bellissimo papà, mi fissava dalla soglia della mia cameretta con un sorriso sghembo e l'aria di chi la sa lunga...
-... appunto non devi preoccuparti principessa- aggiunse colmando la distanza e abbracciandomi con estrema dolcezza
- Auguri piccina mia- sospirò infine, lasciandomi in balia della vampira più bella e dolce del mondo, mia madre Bella.
- Oh tesoro, mi sembrano passati 7 giorni dalla tua nascita e non 7 anni, sei così... Cresciuta- disse mia madre stritolandomi tra le sue forti braccia e affondando il mio viso nei suo lunghi capelli castani.
- Tesoro, ora preparati che ti aspetta una bella colazione- trillò zia Alice che trotterellò entusiasta fuori dalla mia camera e dalla nostra casetta nel bosco. A quel punto mi feci una bella doccia e mi preparai per affrontare il mio compleanno e la verifica di matematica, feci il tutto a velocità da vampiro, o meglio mezzo vampiro e guardai il risultato allo specchio. Ormai ero una ragazza di diciassette anni dall’ aspetto ma anche nella mente, il mio sviluppo era completo e si sarebbe arrestato in quell’ anno, ero alta, con le forme nei punti giusti che tendevo un po' a nascondere e un viso dai tratti vampireschi di mio padre ma gli occhioni color cioccolato da cerbiatta che aveva Bella da umana. Non potevo di certo lamentarmi, sapevo di avere dalla mia un pull genetico niente male ma non mi piaceva ostentare la mia bellezza, anzi più mi confondevo tra i ragazzi della mia età e meglio mi sentivo. Così nella mia tuta grigia e sneakers mi piombai di corsa verso casa dei nonni con al seguito mia madre e mio padre, il quale seppur fosse il vampiro più veloce era comunque alle mie spalle. Sentii ridacchiare e poi percepii uno spostamento d aria alla mia destra, mi aveva superata...
- Papi, sei arrivato primo solo perché te l ho concesso - gli dissi mentalmente e lui baciandomi la fronte sospirò - Non credo proprio signorina- a quel punto mia madre mi afferrò alle spalle e facendo un finto broncio disse - Piantatela voi due di escludermi dalle conversazioni mentali- a quel punto il suo Edward le regalò un sorriso sghembo, uno di quelli irresistibili in segno di scuse, poi presero a baciarsi come due adolescenti.
- Nipote, occhio che i tuoi per il compleanno ti regalo un fratellino - ghignò zio Emmet apparso alla porta e sollevandomi da terra per baciarmi come quando ero piccolina. A quel punto l odore della torta di mele che arrivava dalla cucina fu più forte del richiamo di una sirena per un pirata, fui dentro nell'immensa cucina moderna dove nonna Esme mi accolse con un dolcissimo sorriso insieme al mio fantastico nonno Carlisle intonando "Tanti auguri a te, tanti auguri alla nostra Nessie, tanti auguri a te!" emozionata mi fiondai tra le braccia dei miei nonni. Ad un tratto una Dea bionda apparve dal retro della cucina con un pacchetto in mano e un sorriso abbagliante, zia Rose era raggiante, avrebbe fatto l impossibile per rendermi felice, come del resto tutta la mia famiglia. Mi porse il pacchetto dalle rifiniture e dalla carta elegante, tutti intorno mi fissavano incuriositi, scartai velocemente il tutto e....
- Non posso crederci! Oh mamma ma sono... - mi bloccai, puntai lo sguardo sull’ ambra fusa di mio padre che scoppiò a ridere.
- Si principessina, ho ceduto... Purché tu vada piano... - sorrise Edward. Corsi in giardino e la vidi, rossa fiammante, la mia nuova moto, zio Jasper era li di fianco alla mia bimba e a ... JACOB. Il sorriso jacobiano del mio miglior amico mi riscaldava, come il sole rovente in estate all’ ora di punta, mi guardava ciondolando, ero certa che anche lui non vedesse l ora di farci un giro sulla mia bella moto, dopotutto quella passione me l aveva trasmessa lui.
- Ness, che ne pensi? Volendo posso scortati fino a scuola su questo gioiellino- propose infatti lui, a quel punto non ero più nella pelle, con un segno di assenso mi fiondai dentro casa afferrando un pezzo di torta e lo zaino e prima che i miei potessero obiettare ero già salita in sella e ascoltavo la musica di quel motore...
- Renesme, fai attenzione e rispetta i limiti di velocità- comandò mio padre - Jacob te l affido- aggiunse mia madre con apprensione
- Non preoccupatevi - li assicurò jack con fermezza salendo in sella dietro di me, era così caldo e avvolgente quel lupacchiotto che quasi sembrava di stare in macchina al calduccio e non in moto.
Con Jacob avevo un rapporto bellissimo, ogni mattina prima di andare a lavorare in officina veniva a prendermi e mi accompagnava a scuola e all’ uscita veniva a riprendermi, mi faceva compagnia mentre studiavo e poi finiti i doveri ci vedevamo con il resto degli amici, Leah, Seth, Embry, Jared, insomma eravamo un bel gruppo o meglio branco.
Mentre pensavo a ciò sfrecciavo verso scuola con Jacob dietro, sembrava entusiasta quasi quanto me, arrivati al parcheggio smontammo dalla sella.
- Magnifica, non c'è che dire, la bionda ci capisce di motori-
- Beh mai quanto te Jake, comunque devo ammettere che è una bella bimba- dissi ammirandola
- Senti Ness, oggi ho un programma diverso dal solito, non potrò esserci all’ uscita però verrò a prenderti alle 20.00 a casa- mi disse con voce roca, accompagnando alle parole una carezza, calda, dolce e piena di... Qualcosa, forse affetto.
Senti un lo stomaco fare una capriola, era un po' di giorni che ogni volta che Jake mi sfiorava mi agitavo, entravo in tensione, mi sentivo così strana e stupida
- Certo nessun problema, allora a dopo Jake- balbettai provando a celare queste strane sensazioni.
A quel punto ci salutammo e lo visi allontanarsi con le mani in tasca, era così alto e bello che tutte nella mia scuola mi invidiavano, in particolare Elen, la mia più cara amica.
-Auguri tesoruccio- squillò Elen piombandomi addosso con i suoi capelli biondi e ricci - senti se questa favolosa moto te l' ha regalata la tua famiglia sappi che voglio essere adottata dai Cullen e compreso nel pacchetto voglio quel gran figo super sexy del tuo amico - ammiccò lei con i suoi occhioni azzurri
- Ma piantala Elen, poi mi imbarazzi se parli così di Jake- ammisi avvampando e abbassando lo sguardo
- Io mi chiedo perché ancora non te lo sei baciato o portato a let... -
- ELEN! - urlai quasi ormai completamente viola in faccia - ma si può sapere che ti è preso stamattina?!? Hai gli ormoni su di giri per caso? - la rimproverai quasi ridendo, celando l’ imbarazzo scaturito da quella conversazione.
- Ness, è strano che non girino a te vicino a lui, dimmi, in moto era stretto a te? - insisté lei con malizia
- È inevitabile Elen, ma adesso finiscila... - ed a stroncare il discorso fu la benedetta campanella che annunciava l’ inizio delle lezioni.
Durante tutta l’ ora di letteratura inglese non potei non pensare alle sensazioni e all’ imbarazzo che mi procuravano ormai da tempo le conversazioni di quel tipo su Jack. Era bello, anzi bellissimo su questo Elen aveva ragione, inoltre la sua voce roca e il suo sorriso mi procuravano non pochi problemi ultimamente, proprio qualche notte prima mi ero infatti sognata di baciarlo, fortunatamente dentro casa mamma teneva lo scudo attivato e papà non sapeva nulla di questi miei pensieri e sogni che ormai stavano diventando difficili da gestire. In più il cambio di programma e l’ uscita che si prospettava mi suscitava una strana ansia...
- Signorina Cullen, si concentri sul compito invece di ammirare il panorama - esclamò ad un tratto il prof. Baicom di matematica, facendo sghignazzare parecchi compagni di classe, Elen inclusa.
- Certo Professore, mi scusi - mi affrettai a dire concentrandomi sullo studio di funzione.
Uscita da scuola mi diressi al parcheggio quasi correndo, in modo da evitare Elen e i suoi discorsi imbarazzanti. Mi fiondai sulla sella della moto e mi diressi a casa. Non riuscivo a smettere di pensare alla carezza di Jacob, al solo pensiero sentivo la guancia bruciare, ma che diavolo mi stava succedendo? Era tutto così strano, vedevo e percepivo Jacob in modo diverso negli ultimi tempi, con quei pensieri arrivai a casa e protetta dallo scudo di Bella mi potei rilassare. Mia madre voleva regalarmi la privacy di cui ogni adolescente sente il bisogno, e di ciò ne ero veramente grata, anche se qualcosa papà lo aveva comunque intuito. Trovai mio padre intento a suonare il piano, così mi affrettai a lanciare lo zaino in cameretta e a sedermi al suo fianco, era fantastico condividere le sue stesse passioni, eravamo così simili da far paura diceva sempre mia madre.
- Papà, senti questa sera esco con Jake, non mi ha detto dove andremo o cosa faremo, però mi passa a prendere alle 20.00- dissi tutto di un fiato, sperando che non cogliesse l ansia per quel incontro.
- lo so tesoro, Jake mi ha già informato, perciò non preoccuparti, piuttosto cosa ti preoccupa? - chiese con delicatezza
- Credo di non essere tanto propensa per le sorprese o roba varia- risposi alzando le spalle e celando i miei veri pensieri.
Eppure non ero certa di aver convinto mio padre al 100%, lui mi leggeva il cuore ancor prima che la mente.
  
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