Gli occhi lucidi e le lacrime soffocate dentro la gola, perché non posso piangere sempre, così spesso. Perché non voglio piangere in questa fredda notte in cui si rinnova la vita. Butto un altro anno pieno di sofferenze e di coltelli dentro al petto, pieno di malumori e di stomaco vuoto di fame ma gremito di collera, colmo di ansia senza riuscire a respirare, annaspo senza riuscire a respirare. Stringo le palpebre sulle quali subentrano le prime venature del vissuto, quella forma sradicata di una ruga appena nata, cerco di rilassare la mia pelle scandalizzata alla vista del tempo che scorre passando e divorando ogni singolo attimo di me, invadendomi e poi inondandomi, stravolgendomi. Le Sue parole sono corte, sono vuote e sono fredde. Le rileggo e vorrei sprofondare, perché ho maledettamente legato la mia vita a Lui, gliel'ho consegnata come se avesse perso valore questa misera esistenza, al punto da dargliela, da farla dipendere dai suoi sbalzi, dai suoi sbagli, dai suoi modi. Gliel'ho concessa nell'esatto momento in cui ho perso le redini di me stessa, e non so bene quando. Quando ho deciso che non volevo più al punto da destinarmi alle mani strette di colui che mi ha schiacciata? Quando ho deciso di odiarmi così tanto? E rimurgino tra i pensieri. In questa notte fredda, come fredda ventitré anni fa, capii il senso della mia dispersione. Dall'alto al basso, dai sogni alle fratture in mille pezzi dei propri desideri, dal sentirsi bene al sentirsi male. Male, male. Giuro, respiro a fatica, non avrei mai creduto che i dolci sguardi Infiniti potessero mutare in odio. Rabbrividisco, non avrei mai considerato i suoi pensieri apprensivi, trasformarsi in menefreghismo. Ho deciso di farmi odiare, Da quando ho iniziato ad odiarmi io stessa. Ho deciso di non valere nulla per Lui, Da quando ho iniziato a non credere in me stessa. Ho deciso di spazzare via questa misera esistenza oggi, un giorno freddo in cui tutto ha avuto fine, come ventitré anni fa, un giorno freddo in cui tutto ha avuto inizio.