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Autore: aurora giacomini    28/11/2019    1 recensioni
Dal testo:
-Lo sai,- gli aveva detto, - secondo me, le persone che non sono mai state al mare piangono lacrime dolci, mentre le nostre sono salate,- aveva sorriso della sua stessa ingenuità.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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06/12/2017

 

La prima notte della mia vita
 

 

Nevicava fitto quella notte. Le strade erano deserte e fiocamente illuminate da lanterne, che tingevano d'arancione, il candido manto di neve.
Matteo non sapeva cosa l'avesse spinto fuori in una notte come quella, era immerso nella lettura di una raccolta di fiabe quando, guardando fuori dalla finestra vide i fiocchi cadere, da prima pigramente per poi farsi sempre più fitti ed inquieti. Aveva posato il libro, indossato capotto e galosce ed era uscito nella tempesta.
La neve aumentava velocemente di spessore arrivando ora oltre le sue caviglie.
Mentre vagava alla cieca si rese conto di avere una meta: il Molo.
Vi era qualcosa di magico in quel luogo, in tutte le stagioni, a tutte le ore, ed ora, sotto la neve, sarebbe stato davvero bellissimo.
Matteo aveva voglia di ubriacarsi di bellezza e magia, qualcosa che cancellasse, almeno un po', il dolore dal suo cuore.
L'immagine di Sara passò velocemente davanti ai suoi occhi, e l'urgenza di arrivare al Molo si fece più intensa.
Camminò, mentre il vapore si condensava davanti al suo viso, arrossato dal freddo.
Il bianco manto ormai sfiorava il bordo degli stivali, tra non molto i suoi piedi sarebbero stati zuppi e gelidi, ne era consapevole, ma non se ne curò e continuò la sua triste e speranzosa marcia.


Finalmente giunse vicino al lungo mare, l'odore di salsedine gli riempì i polmoni e lui l'ispirò avidamente. Un'ondata di ricordi gli prese il cuore stringendolo in una morsa ferrea e cattiva.
L'estate prima c'era anche lei, Sara, a farsi rapire dalla brezza marina.
Le lacrime cominciarono a rigargli le gote, ma non fece nulla per fermarle, questo gli scatenò un'altro ricordo, e la voce di Sara si insinuò prepotente nei suoi pensieri.
-Lo sai,- gli aveva detto, - secondo me, le persone che non sono mai state al mare piangono lacrime dolci, mentre le nostre sono salate,- aveva sorriso della sua stessa ingenuità.
Matteo lasciò vagare lo sguardo appannato sopra le barche ormeggiate in fila che si lasciavano cullare, inermi, dalle onde.
Perché mi hai lasciato...? -
Una voce, profonda e rauca, lo fece tornare bruscamente alla realtà. Si voltò e vide un uomo anziano e mal concio che lo fissava, in mano aveva una bottiglia avvolta nella carta.
-Cosa c'è? La ragazza t'ha mollato?- disse, trangugiando avidamente dalla bottiglia.
Matteo fu sorpreso dall'affermazione, guardò l'uomo senza rispondere.
-Ma sì, voi giovani e le vostre cotte patetiche. Cos'avrai, vent'anni? Hai tutto il tempo di far giocare il pesciolino,- rise finché il liquido ambrato non gli andò di traverso, scatenandogli un violento attacco di tosse.
Matteo lo guardò senza odio, provò pena per quel suo simile così patetico.
Infastidito dalla mancanza di reazioni da parte del giovane, l'uomo tornò alla carica muovendo qualche passo incerto verso di lui. -Vedi che è così, una troietta come tante vero? Eh? Ma sì che lo era. Adesso starà sotto le coperte di un tuo amico a farsi fare giochini che tu neanche ti sogni.
Matteo aveva smesso da tempo di chiedersi perché vi fosse così tanta cattiveria nel cuore della gente, così tanto veleno da sputare per ferire il prossimo.
Per la prima volta da mesi, sorrise sincero, lasciando l'uomo del tutto interdetto.
-Lei ora gioca con gli angeli,- disse, voltandosi verso il bordo della banchina.
-Eccomi amore...-
Si lasciò cadere nelle acque gelide. Guardò versò la superficie in tempo per scorgere ancora qualche flebile bagliore arancio, poi s'assopì.

  
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