Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: lullublu    29/11/2019    0 recensioni
Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
23 Alaude e Asari, una volta separati da G, riuscirono facilmente ad arrivare alle prigioni.
Ma quello che trovarono non fu un bello spettacolo.
"Knuckle ha mangiato troppo ketchup" disse Asari, ma con tono tremante, senza la sua solita sicurezza.
"Idiota è morto" rispose Alaude.
Giotto li vide.
"Dov'è G?" chiese loro.
Ma Alaude non era interessato a dare altre spiegazioni o perdere altro tempo con quegli idioti.
Aprì la cella con le chiavi che aveva rubato all'assistente del Papa prima di andarsene.
Ora poteva fuggire.
"Addio coglioni" disse prima di correre via.
"E siamo a due" disse Lampo, pensò che in realtà, con Demon Spade erano a tre, ma correggersi era troppo noioso.
"Aspetta amico" provò a dire debolmente Giotto, ma dopo quello che era successo non aveva nemmeno la forza di rincorrerlo.
E poi a cosa sarebbe servito continuare a trascinarlo contro la sua volontà?
Asari invece aveva altro in mente.
"Io vado da G".

G arrivò finalmente dal Papa.
Il pontefice non si mostrò affatto sorpreso di vederlo
Dopotutto G era quello che aveva sempre aiutato Giotto nelle situazioni di pericolo, era ovvio che avrebbe tentato di salvarlo anche stavolta.
"Ti stavo aspettando G Rodriguez Sanchez oppure dovrei dire Geraldo?".
"Ti sbagli. Il mio nome è Geraldo Ronaldo Rodriguez Sanchez!".
"Accidenti! Geraldo Ronaldo Rodriguez Sanchez!".
"In ogni caso è la tua fine!" disse G, puntandogli contro il suo arco.
"Non ne sarei così sicuro" rispose il Papa "soprattutto dopo quello che hai fatto al mio adorato Giotto. Tu pecora sei solo bestiame!".
"Non parlare così del primo" sussurrò G in tono minaccioso.
"Quel pittore è mio!".
G scoccò una freccia, che passando a due centimetri dalla testa del Papa, si conficcò nel muro.
Ma il Papa non fu per niente intimorito.
Prese la sua asta papale acuminata e si scagliò verso il nemico.
G riuscì a schivare il colpo e velocemente scoccò un'altra freccia, che colpì il Papa alla gamba.
"Ahahaha hai preso la mia gamba di legno!" rise il pontefice e lanciò un pugnale che nascondeva sotto la veste.
Il pugnale colpì G dritto allo stomaco, egli cadde a terra, ma continuando a manterere l'arco, anche se la vista era appannata e le mani gli tremavano.
"E' arrivata la tua fine" gioì il Papa "ma non ti finirò io, bensì il mio assistente!",
"Sei un vigliacco!" urlò G.
Lanciò la sua ultima freccia sperando di colpirlo, non avrebbe avuto altre possibilità.
Ed infatti, sarebbe riuscito a colpirlo se in quel momento l'assistente del Papa non si fosse messo in mezzo, prendendo in pieno la freccia.
"Sei stato utile almeno una volta" disse il Papa con disprezzo, calpestando il suo assistente, per poi accovacciarsi verso G.
"Che schifo, devo sporcarmi le mani con una pecora come te" disse, mettendogli una mano attorno alla gola.
"I..l... Primo...coff coff... non ti chiedera ...m-mai ...scusa" cercò di dire G, mentre le forze gli venivano meno.
Il Papa, sentendo quelle parole, strinse ancora di più la presa in preda alla rabbia, fino a che l'altro non spirò.
Si rese solo dopo conto che, soprattutto ora, non avrebbe mai ottenuto la simpatia di Giotto.
Cosa doveva fare adesso?
Ucciderlo?
Non ci sarebbe mai riuscito, questo lo sapeva.
Guardò G.... nonostante le lacrime, il muco... il suo sguardo lo sbeffeggiava ancora, quasi lo sentiva parlare.
Prese il pugnale, infierendo sul cadavere.
In quel momento, arrivarono nella stanza Giotto, Asari e Lampo.
Asari, avvicinandosi vide che il corpo che stava accoltellando il Papa era quello di G, ormai morto.
Per la prima volta da quando Giotto lo conosceva, la rabbia lo invase.
"Smettila? Cosa gli stai facendo?" .
Spinse con forza il Papa per spostarlo, e si abbassò ad accarezzare la guancia del suo amato.
"S-smettila di giocare..." disse singhiozzando, non riuscendo a credere a ciò che era successo.
Giotto invece ci mise un po' per realizzare la situazione.
G, il suo compagno da una vita, colui che lo conosceva meglio al mondo, era morto.
Guardò il Papa e con una voce calma che in quel momento sentiva come non sua, disse: "voglio la scomunica".
Il Papa si alzò, lo guardava con occhi spalancati e gli si avvicinò, poggiando le mani sulle sue spalle.
I suoi, erano gli occhi di un folle.
"No Giotto tu non capisci. Chiedimi scusa, andrà tutto bene. Te lo prometto. Te lo prometto".
"Lasciami in pace" disse Giotto, respingendo le sue mani, poi si rivolse agli amici "andiamo via, qui non c'è più nulla da fare".
"Fino a prova contraria sei mio prigioniero" rispose il Papa, ridendo sguaiatamente.
Asari non riusciva più a sopportare quella risata.
Estrasse il pugnale che era ancora bloccato nel corpo di G, e colpì il Papa da dietro, facendolo collassare al suolo.
Solo allora si rese conto di ciò che aveva fatto, e portò la mano alla bocca, per soffocare un urlo.
Ma quello che era più importante ora per lui, era spostare G, non poteva lasciarlo lì.
Voleva assicurare una degna sepoltura al suo amato, anche se si sentiva in colpa per non aver potuto far nulla per evitare quella tragedia.
Se solo fosse andato insieme a lui...
Prese in braccio il suo corpo.
"Primo... dovremmo..." disse, cercando di trattenere altre lacrime.
"Buttiamolo in mare, lui avrebbe voluto così" inventò Lampo.
"No" lo contraddisse Giotto "lui voleva diventare concime per pecore".
"Io sapevo che voleva essere imbalsamato e poi venduto" disse Asari
"Comincia a puzzare" fece notare Giotto.
"Lanciamo una moneta" propose Lampo.
"Zitto tu. Ti sei sempre scocciato ora vuoi pure parlare?" lo rimproverò Giotto.
"Non litigate per favore. Lui non avrebbe voluto" disse Asari.

Allora i tre decisero di partire verso la bottega di Cimabue, così da portare G nel pascolo delle pecore dove si faceva dipingere da Giotto.
"Giotto cosa ci fai qui?" chiese Cimabue.
Giotto non rispose al suo maestro invecchiato e ingrassato in pochi mesi.
"Chi sono questi due? Dov'è lo sporco animale?" chiese ancora il maestro.
"G... non ce l'ha fatta" rispose Asari
"Cosa dici? Come può essere?".
"I Papa sono persone violente" lo liquidò Lampo.
"Andiamo a seppellirlo... quel che ne rimane" disse Giotto "Asari, vai a prendere una vanga".
Scavarono una fossa, ed Asari riversò i resti del suo amato G.
Nonostante si fossero litigati col Papa, fecero una preghiera per lui.
Dopo un po' i tre si sedettero sulla veranda ad ammirare il tramonto, con il morale troppo giù per poter ripartire subito.
"Io credo che mi unirò alla squadra antimafia.. voglio abolire questi giochi così violenti" disse Asari.
"Io voglio andare in Giappone, dove non c'è la maledetta chiesa" fece Giotto.
"Io torno a casa, che mamma poi mi picchia" disse Lampo.
Giotto si alzò.
"Ci salutiamo qui allora? Non mi piacciono gli addii. Arrivederci ragazzi".
"Ciao Giotto" gli rispose Asari "se vedi il Primo salutamelo. E... ah il prete pazzo!" .
"Ormai sarà marcito, che schifo" lo consolò Lampo con le sue sagge e benefiche parole di conforto.
"E Alaude? E il nebbioso?" chiese ancora Asari.
"Demon Spade è in un posto adatto a lui. Alaude non lo so" rispose Giotto.
E così, i nostri eroi si divisero.

Appena tornato in bottega, Kozato seppe che Giotto era stato lì, e che stava partendo per il Giappone.
Se non fosse riuscito a trovarlo in tempo, non l'avrebbe rivisto mai più.
Kozato corse più veloce che potè verso il porto, ma arrivato lì, vide solo la scia della nave.
Era troppo tardi.
"Giotto..." disse tra le lacrime.

"Addio famiglia Vongola. Eravamo i migliori" disse Giotto, con un sorriso nostalgico stampato in volto.
Stava per lasciarsi tutto alle spalle, ma sapeva che quell'avventura non l'avrebbe mai dimenticata.

                                                                                                                                         Fine


Secoli, secoli e secoli dopo.
"E questa era la storia della mia vita" disse Fabrizio.
"Nessuno te l'aveva chiesto" disse Mikoto, il suo compagno di cella.
"Bravooo, bravooo" applause Kise.

                                                                                                                       Doppia fine
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: lullublu