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Autore: SimonaMak    29/11/2019    24 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1
NON SAREI MAI DOVUTA USCIRE DAL CASTELLO.


Alle 7 mi devo svegliare. Quindi dormi, dai, provaci. Andate via, stupidi pensieri inutili. Non mi fate mica paura. Ma che ore sono si può sapere? Sono le 3 in punto. Altre quattro ore facendomi tormentare da questi maledetti pensieri.
Perché non capiscono ciò di cui realmente ho bisogno? Sembrano non notare quanto io sia insoddisfatta a causa delle loro pretese. Me la cavo benissimo da sola, sono eccellente in quasi tutte le attività con le quali ho a che fare; non ho cattive intenzioni per il futuro di questo regno. Sarò un'ottima regina, sarò in grado di gestire tutto ciò che si presenterà. In realtà pensano sia debole, ma dimostrerò che si sbagliano. 
Altro che dormire, mi è venuta un'idea.
Decido di alzarmi dal letto a baldacchino, troppo grande per una ragazza minuta come me, e di uscire dal castello. Non sarà per niente facile, ma sicuramente sarà più semplice uscire che entrare, giusto? Non posso andarmene con questa orribile vestaglia lilla, né con i miei soliti vestiti troppo appariscenti: devo essere invisibile.
Nella mia stanza non troverò nulla, ma "solo" questo enorme letto, accompagnato dai mobili sontuosi uguali a quelli di tutto il palazzo che servono solo per dare maggiore resa estetica, come se non fosse già abbastanza; quadri senza un minimo di senso, un baule che sinceramente nemmeno so cosa contenga.
Forse troverò qualcosa per uscire inosservata nella cabina-armadio, più grande della camera da letto, con gioielli, vestiti e sfarzi di ogni tipo che purtroppo, o per fortuna, non mi interessano molto. Solitamente tutto ciò che occorre per prepararmi a qualsiasi evento me lo procurano le "ancelle", come le chiama mia madre, quindi quasi mai mi reco in questa stanza per prendere gli abiti. Non so nemmeno quanti o quali siano i vestiti e i gioielli che vi sono.
In punta di piedi, saltello verso la stanza in questione per cercare gli indumenti adatti per una "spedizione notturna". Dopo un po' che rovisto tra i miei stessi abiti, trovo una tuta di pelle nera anonima, senza nulla di speciale, insieme ad altre due tute gemelle, abbinate a degli stivaletti robusti. Ecco, proprio quello che ci vuole per sgattaiolare nel cuore della notte in incognito. Butto da qualche parte la vestaglia da notte e mi infilo in fretta l'abbigliamento.
Temporeggio un po' troppo allo specchio, trovandomi alquanto ridicola in queste condizioni: non ho mai indossato qualcosa di così attillato che risalti il mio corpo magro e sodo grazie agli allenamenti periodici, mi sento però troppo esposta, come se questa tuta nemmeno ci fosse; i miei lunghi capelli ricci sono schiacciati dal cuscino e quindi tutti scompigliati, un groviglio biondo per niente da principessa, per questo li nasconderò sotto ad un cappuccio; per non parlare delle solite occhiaie che contornano i miei occhi a causa delle continue notti insonni e che le mie dame di compagnia cercano sempre di nascondere quando si dedicano al mio viso. 
Basta, non c'è più tempo per osservarmi in queste vesti da catwoman, devo uscire da questo castello.
Ritorno nella mia camera da letto, attraversando il corridoio dalle pareti rosse, e osservo il balcone: se salto giù, arrivo nel patio dove ci sono delle guardie, oppure potrei saltare tra un balcone e l'altro fino ad arrivare a quello sopra le scuderie; una volta lì potrei prendere il mio cavallo e correre verso il bosco. In verità non ho la minima idea di come arrivare al centro della città, ma se ci riesco potrò dimostrare a tutti che posso cavarmela da sola in qualsiasi situazione, che sono forte e indipendente. O semplicemente lo sto facendo per dominare le mie notti insonni con un'avventura notturna. Sono sicura però che le guardie mi ricondurranno subito a nanna non appena varcherò la soglia di questa finestra. Pazienza, avrò passato tempo.
Procedo con il piano descritto e, inspiegabilmente, nessuno mi sente né vede balzare tra una terrazza e l'altra, nonostante il mio stesso respiro faccia rumore. Arrivo alle scuderie incredula, anche annoiata che sia stato fin troppo facile, e cerco di essere il più silenziosa possibile per non spaventare i cavalli. Sono un po' nauseata dall'odore di paglia umida mescolato a quello del legno della struttura, perfettamente ordinata e curata dagli stallieri di corte. Che lavoraccio. 
Sveglio il mio nobile destriero, Cannella, e lo accompagno pian piano fuori dalla scuderia. È il più bello di tutti, secondo me, con quelle striature color bianco sul marroncino chiaro del suo mantello.
Prima di uscire dalle mura del castello, però, sento dei rumori provenire dall'altro lato del palazzo, come se stessero colpendo qualcosa. Lascio Cannella dentro e mi avvicino verso una torretta, in cui una guardia fa da vedetta, così come nelle torrette parallele vi sono guardie assegnate. Per questo motivo, cerco di fare il più piano possibile e di acquattarmi in basso per non farmi vedere. Mi sto sporcando con la terra e, vestita in questo modo sento parecchio freddo; avrei dovuto portarmi un mantello come minimo.
Prima di girare l'angolo, però, il rumore si interrompe e infatti non vedo nessuno. In un attimo, che mi è sembrato eterno, qualcuno mi gira violentemente e mi sbatte fin troppo rumorosamente a muro, tappandomi la bocca e al tempo stesso puntandomi un coltello alla gola. Il freddo che avevo un attimo prima si è trasformato in sudore e il mio cuore batte come quando cavalco insieme a Cannella ad una velocità incredibile. La lama del pugnale preme gelida nel mio collo e non riesco nemmeno a fiatare a causa della mano che mi sta tappando la bocca. Spontaneamente non appena sono stata messa a muro, ho serrato gli occhi, come se le palpebre potessero risucchiare ogni mia capacità di vedere la scena e renderla reale. 

-"Fa' silenzio"- sussurra una voce, camuffata da uno strato di tessuto, e nonostante l'abbia sussurrato, mi è sembrato un urlo dentro la mia testa.
A questo imperativo, spalanco gli occhi e, quasi attaccate ai miei, incontro delle iridi verdissime, che non avevo mai visto prima, con striature dorate, che mi squarciano l'anima e mi riempiono di paura. 
Mi sta uccidendo con lo sguardo.
Ma come faccio a parlare se mi stai tappando la bocca talmente forte che sento dolore ai denti? È un uomo del tutto incappucciato, l'unica cosa visibile sono gli occhi, e questo spiega la voce filtrata dal tessuto che ha fino al naso per nascondersi, suppongo. Muovo gli occhi in difficoltà e piano piano toglie la mano che mi impedisce di fiatare, tenendo più salda quella che mi punta il coltello in gola.
-"Se fai rumore, ti uccido"- un altro sussurro che risuona nella mia testa e che questa volta mi fa tremare le gambe. 
Solitamente non sono così paurosa, ma è la prima volta che qualcuno mi minaccia direttamente con un'arma. Avrei dovuto portare qualcosa con me, per difendermi, ma non pensavo potesse succedere qualcosa di brutto. Forse sono troppo ingenua e non mi comporto per niente da una sovrana matura. Odio l'idea che possano avere ragione i miei genitori. 
-"Sei una ladra?"- questa volta è una domanda, che richiede una risposta. Quindi devo parlare.
-"Sì"- mento. Probabilmente lui lo è e non posso fargli sapere che sono la principessa di questo castello. Mi ucciderebbe.
-"Sei vestita in modo ridicolo"- alza le sopracciglia. Se non fosse coperto fino al naso, giurerei che stia ridendo di me. 
-"Sta parlando il ninja incappucciato"- appena pronuncio questa provocazione, ritorna serissimo e si avvicina ancora di più al mio viso.
-"Ricordati, bambolina, che ho io il coltello dalla parte del manico, letteralmente"-
Spontaneamente trattengo il respiro, a causa della vicinanza che mi mette a disagio. 
-"D'accordo, sono disarmata, puoi toglierti di dosso per cortesia?"- sembra quasi una supplica la mia.
-"Vieni a derubare il Re nel suo stesso castello e sei disarmata? Sei anche stupida"- continua a sussurrare.
Mi ci sento davvero, stupida, codarda e in una situazione che pensavo avrei potuto risolvere, invece sto facendo vincere colui che si vuole introdurre nel mio stesso castello.
-"Ti stavi intrufolando per rubare armato?"- chiedo, mentre mi passa la lama lungo il collo.
-"Qualcosa del genere"- i suoi occhi verdi guizzano nel buio della notte; sicuramente ha sorriso. 
L'unico modo per fregarlo, se non posso con la forza fisica con la quale lui ha la meglio, è portandolo a palazzo facendogli credere che sono dalla sua parte e poi farlo arrestare dalle guardie reali. Ecco, catturare un ladro mi porterà il rispetto da parte dei miei genitori e capiranno che so cavarmela da sola. 
-"Se magari abbassi questo coltello possiamo collaborare"-
-"Cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di te?"- me lo dice con disprezzo, come se fossi una terribile piaga. 
-"Il fatto che io sappia come entrare senza che nessuno se ne accorga, non come te che stavi facendo rumore e ti saresti fatto scoprire"-
All'improvviso toglie il coltello dalla mia pelle ormai gelata a causa di quest'ultimo, e lo ripone nel taschino. 
-"Avanti milady, vediamo che sai fare"- palesemente una presa in giro.
Lo fulmino con lo sguardo e mi dirigo nuovamente verso le scuderie per ripercorrere la mia fuga al contrario. 
-"Un po' troppo attillata questa tuta, non trovi?"- sento da dietro il ladro ridere e cerco di trattenermi dal prenderlo a pugni. Come minimo marcirà in cella.
Proseguo verso la struttura in legno che avevo lasciato aperta, controllando che il misterioso tizio mi stia seguendo. È ancora tutto incappucciato, alto come non mi ero accorta prima, quando si era abbassato alla mia altezza per minacciarmi, vestito con indumenti rigidi che ricoprono le possenti spalle, guanti e stivali perfettamente abbinati e armato del tutto. Si sta guardando intorno, osservando curioso i cavalli.
-"Come fai a sapere che da qui è sicuro?"- mi domanda, la voce ancora rimbomba dal tessuto.
-"Lo so e basta"- ho appena il tempo di pronunciare questa frase che in una frazione di secondo noto i suoi occhi verdi spalancarsi verso qualcosa alle mie spalle. Di conseguenza, mi giro verso la direzione del suo sguardo e vedo il riflesso di una lama arrivare verso di me. 
Mi sento buttare a terra prima che essa mi possa colpire e sbatto il bacino, cadendo. 
-"Corri"- stavolta non è stato un sussurro, me lo ha urlato. 
Ha preso il colpo al posto mio, sulla spalla. Vedo che la guardia sta sferrando un altro attacco e spontaneamente alzo la mano, come per fermarlo.
-"Sta' fermo, non sai quello che fai"- urlo all'uomo che vuole difendere il castello.
-"Sto impedendo a due ladri di saccheggiare il palazzo"- grida di rimando.
-"Sarei una ladra?"- pronuncio con determinazione, mentre mi tolgo il cappuccio e libero l'ammasso di capelli dorati. La guardia rimane pietrificata, lascia cadere l'arma e si inginocchia verso di me.
-"Principessa Ariadna, vi scongiuro, che mi possiate perdonare, non l'avevo riconosciuta...così"- quasi gli scendono le lacrime dalla paura di quello che avrebbe potuto fare.
-"Tu cosa?"- il ladro mi guarda, con un disprezzo forse maggiore di prima, e indietreggia piano piano, strisciando sul pavimento.
-"Non dovrai dire a nessuno di tutto questo, portaci nella mia stanza e dimentica ogni cosa"- comando al difensore di queste mura.
-"Certo maestà, lasciate che vi aiuti ad alzarvi"-
-"Aiuta il ragazzo, l'hai ferito alla spalla"-
Il ladro è ancora sconvolto, più per aver scoperto che sono la principessa del castello che voleva saccheggiare che per aver subito un colpo.
-"No, vado via"- 
-"E' ridicolo, sei ferito per aver protetto me, il minimo è che io ti aiuti"-
La guardia lo tira in piedi e solo adesso mi accorgo si tratti di Dimitri, il "prediletto" di mio padre; porta lo stemma del regno di Tahon, dorato sulla divisa blu, segno del rispetto da parte del Re. Spero davvero non faccia parola di tutto ciò, altrimenti sarò eternamente nei guai.
Ci scorta nella mia stanza, passando dall'interno del palazzo. Ha comunicato alle altre guardie di spostarsi verso l'ala nord in modo da lasciare scoperta l'ala sud, dove saremmo passati noi. I corridoi sono illuminati a stento dalle lampadine sulle colonne, le pareti sembrano bianche e non giallino tenue.
La moquette sotto i nostri passi non crea nessun tipo di rumore. L'incappucciato, che in poco tempo aveva minacciato la mia vita e l'aveva salvata, cammina a testa bassa, come se l'avessi catturato davvero. Non si lamenta della ferita sulla spalla, né manifesta del dolore. Arrivati alla porta della mia stanza, ordino a Dimitri di ritornare con del ghiaccio, dei medicinali e delle bende per curarlo. Chiudo la porta e accendo la luce della camera, notando il ladro ancora ostile.
-"Siediti, dai"- lo incoraggio, indicando i piedi del letto.
-"Mi hai incastrato, principessa"- dice, sedendosi. 
-"E tu mi hai salvata, non voglio più incastrarti"- 
-"L'hai fatto comunque"- 
Lo guardo confuso ma sento bussare alla porta e vado ad aprire alla guardia che, come ordinato, mi ha portato il necessario per aiutare il ragazzo. Gli ricordo di non raccontare nulla di ciò che è successo questa notte e se ne va, più inquieto di sempre. Mi avvicino al ladro e mi siedo accanto a lui.
-"E' la parte in cui mi chiedi di spogliarmi, bambolina?"- ecco che ritorna il fastidioso sarcasmo. 
-"Senti, voglio aiutarti ma così mi fai venire voglia di soffocarti con il cuscino"-
-"Sei in debito, principessa"- si gira a guardarmi fisso negli occhi e spontaneamente gli tolgo ciò che copre il suo viso.
-"Non è lì la ferita"- lo dice bloccandomi la mano, prima che io possa scoprire il volto. Lo faccio comunque e alla fine mi lascia fare.
Una filo di barba poco curata ricopre le guance fino al collo; circonda le labbra carnose sulle quali noto una piccola cicatrice sulla parte inferiore; i suoi capelli ricci e scuri sono attaccati dal sudore e ricadono fino alla nuca, sembrano morbidi. 
Ma perché deve per forza essere bello?
-"E non hai visto il resto"- mi sussurra con un ghigno, osservando il mio sguardo che comunica esattamente quello che ho pensato.
Alzo gli occhi al cielo e comincio a rovistare tra le cose ricevute da Dimitri per trovare il disinfettante e un panno. Di sfuggita, noto che il ragazzo si sta sfilando la giacca rigida insieme alla maglia, per lasciare scoperta la parte interessata. 
Non guardarlo, non devi guardarlo. 
Va bene che non vengono spesso ragazzi a palazzo, se non ridicoli damerini per i balli di corte, ma in più averlo nella mia stanza mi mette fin troppo in agitazione. Lui, invece, mi sembra la persona più tranquilla del mondo a stare a petto nudo, seduto nel letto di una ragazza che ha scoperto essere la principessa. 
Ho trovato ciò che serve per disinfettare la ferita sulla spalla che, noto, essere coperta di sangue anche se non molto profonda. 
-"Ti fa male?"-
-"Sicuramente non mi fa bene"- risponde stizzito, posando gli indumenti tolti accanto a lui sul letto.
-"Ci penso io. Non preoccuparti, ti faccio dare altri vestiti"- cerco di ignorare la sua arroganza.
-"Come lo spieghi questo? Che c'è un ladro mezzo nudo sul tuo letto. O comunque, come spiegherai domani a tuo padre, Re Hector, chi sono e che ci faccio qui?"-
-"Intanto spiegalo a me chi sei, in seguito ci penso io ad inventarmi qualcosa"-
-"Quindi non vuoi dire la verità. Ma la vera domanda è, perché eri fuori dal castello nel cuore della notte?"- finalmente mi guarda negli occhi quando mi chiede questo.
Prendo il panno unto e glielo poggio delicatamente sulla ferita; dal dolore mi stringe fortemente il braccio e fa un'espressione costipata. 
-"Non dormo la notte, volevo fare...una passeggiata"- sarebbe troppo ridicolo raccontargli cosa in realtà volevo fare. 
Si mostra poco convinto ma non insiste più di tanto, meglio così. Tampono delicatamente la ferita e pian piano non manifesta più segni di dolore.
-"Bene, ora dimmi chi sei"- ritorno alla questione di prima.
Aspetta un attimo prima di parlare e poi alza lo sguardo verso il mio.
-"Killian, ti basta sapere questo"- 
Sposto lo sguardo verso l'orologio e noto che manca un'ora alle 7, quando sarebbero venute le ancelle a svegliarmi.
-"Me ne posso anche andare, non c'è nemmeno bisogno di spiegare qualcosa a qualcuno"- fa per alzarsi e faccio di conseguenza.
-"Aspetta. In realtà c'è bisogno. Se sei venuto al castello per rubare qualcosa, evidentemente non sei messo bene"-
-"Bambolina, non ho bisogno della carità"- ride amaramente. 
-"Si chiama riconoscenza. Mi hai salvato la vita, nonostante le tue intenzioni iniziali fossero diverse. Voglio ricambiare il favore."-
-"Fidati principessa, così non farai altro che incasinarmela, la vita"-
Non capisco perché non voglia essere aiutato, chiunque vorrebbe. 
-"Ascoltami, parlerò con Dimitri, la guardia che ti ha ferito, e gli dirò cosa raccontare a mio padre: che mi hai salvato la vita mentre un ladro cercava di infiltrarsi a palazzo. Sarà riconoscente e così potrai andartene con qualcosa nelle mani"- penso che la mia idea sia perfetta per la situazione, anche se dalla sua faccia non mi sembra convinto ma non dice altro, probabilmente gli va bene così. 
Lo faccio andare nel mio bagno, grande quanto la camera da letto, per farlo sciacquare e nel frattempo provvedo a contattare Dimitri. Manca poco e le ancelle verranno a svegliarmi e occuparsi di me; se lo vedono si faranno sicuramente un'idea sbagliata. 
Arriva la guardia alla mia porta e gli dico di portare dei vestiti di ricambio per il ragazzo, raccontandogli anche come sono andate le cose per poi riferirlo al Re. 
Conoscendo mio padre, uomo magnanimo e dal cuore d'oro, si intenerirà nel sapere che qualcuno ha salvato la vita di sua figlia, anche se questo giocherà a sfavore nei miei confronti: mi dimostrerò debole e bisognosa di aiuto. Mia madre invece, la regina Clarissa, sarà più scontenta di tutto questo: sarà qualcosa che lei non ha previsto, lei odia tutto ciò che è fuori programma. È una donna rigida e fredda, non ho un vero rapporto madre-figlia, sia per la distanza regale che ci separa, sia perché è lei in primis ad odiare i rapporti umani. Infatti non capisco come lei e mio padre si siano innamorati.
Nel frattempo, Killian è uscito dal bagno, coperto da un asciugamano e con un odore non più simile a sudore e terra. I suoi capelli sono ancora più riccioluti e meno scuri, la carnagione ha preso un colorito più roseo. Cerco di non soffermarmi sul suo corpo mezzo nudo, altrimenti arrossirò dall'imbarazzo.
La ferita è pulita, non c'è più sangue ed è disinfettata quindi posso mettergli una benda. 
-"Tu sei ancora con questa tuta striminzita, dovresti darti una sistemata pure tu"- mi provoca. Ho capito che sono un disastro ma pensa un po' a come eri combinato tu prima.
-"Nel mentre che ti vesti, mi lavo io. Adesso fatti bendare la ferita"-
E' così alto che devo mettermi in punta di piedi per arrivare alla spalla. A parte qualche cicatrice sul petto e sull'addome, non ha nessun tipo di imperfezioni o grasso in più. I muscoli sono dettagliatamente disegnati su di lui, sicuramente il risultato di anni di allenamento.
Gli posiziono la benda sulla spalla e la faccio aderire, sfiorando la pelle calda. 
-"Ecco fatto, adesso puoi vestirti con ciò che ha portato Dimitri e io vado a lavarmi. Non fare pasticci"- lo ammonisco. 
Fa un sorriso furbo, come se i pasticci volesse farli eccome. 

Corro nella stanza da bagno e mi libero da questa trappola di pelle. Sono tutta sporca di terra, persino nei capelli che, se erano ammassati prima, adesso sembrano un cespuglio vero e proprio. 
Che schifo, ci credo che la guardia non mi ha riconosciuta. 
Mi faccio un bagno caldo, veloce, per non lasciare da solo Killian troppo tempo, prima che le collaboratrici trovino lui e non me. 
Merda, ho dimenticato la vestaglia da notte...mi devo far trovare in quel modo; è nel mobiletto vicino al letto. 
Mi metto un asciugamano e lascio i capelli lunghi gocciolare un po'. Entro nella camera e vedo che il ragazzo si è già vestito con gli abiti prestati: una camicia blu che non ha abbottonato fino alla fine, dei pantaloni di seta color cachi e delle scarpe di camoscio in tinta. Non c'entra assolutamente niente con la tenuta che aveva prima. Adesso sembra davvero uno di quei damerini che vengono a palazzo, ma più possente. Si gira verso di me, notandomi sul ciglio della porta con l'asciugamano addosso e i capelli bagnati che scendono sul corpo.
-"Ma come, bambolina, mi sono rivestito adesso, potevi dirmelo!"- fa un'espressione di finta delusione per poi ghignare. 
-"Ho dimenticato la vestaglia"- mi dirigo verso il mobiletto, senza far caso al suo sguardo che mi segue.
-"Principessa Ariadna, è permesso?"- da dietro la porta risuona la voce di Sistiana, la ragazza che si prende cura di me al mattino. 
Il panico mi sovrasta, cosa cavolo le dico se mi trova così? 
-"Nasconditi sotto al letto, veloce"- ordino a Killian, sussurrando.
-"Ma non se ne parla"- 
In quel momento entra Sistiana nella camera da letto, con la solita cesta con i prodotti e accessori che utilizza su di me ogni mattina. I suoi capelli neri, perfettamente lisci e sistemati fanno invidia ai miei, bagnati e aggrovigliati. Non appena alza lo sguardo verso di me, presa dal panico come sono, si gira a guardare lo sconosciuto, che è tutto tranquillo e poggiato al baldacchino con i piedi incrociati. 
-"Oh, mi dispiace principessa, non avevo idea foste occupata"- si scusa l'ancella, arrossendo.
-"No no, non è come sembra, davvero"- agito le mani, senza però lasciare l'asciugamano.
-"Ma non dovete spiegarmi niente"- mi sorride timidamente e poggia la cesta sul letto, passando accanto a Killian, senza neanche guardarlo. 
-"Volete che passi dopo?"- mi chiede.
-"No, cioè, ci penso io per questa volta a sistemarmi"- alla mia riposta, Sistiana annuisce e si dirige verso la porta.
Vado dietro il separé in legno per cambiarmi senza farmi vedere e lui si siede sul letto, riponendo la sua attenzione su qualsiasi cosa che non sia io. Nella cesta ci sono dei sali da bagno che non posso più usare per ora, delle creme, un vestito che scende morbido fin sotto le ginocchia, color tiffany, con uno scollo a V decorato finemente. Le scarpe sono delle classiche calzature aperte davanti décolleté con un tacchetto basso, dello stesso colore del vestito. In teoria c'è anche una coroncina, ma per oggi meglio non indossarla. Mi sistemo velocemente ed esco dal separé. In quel momento Killian alza gli occhi su di me, quasi come se fosse infastidito. 
-"Ora sembri di più una femminuccia"- dice, distogliendo lo sguardo e alzandosi dal letto.
-"Quindi, che devo fare ancora qui?"- incrocia le braccia al petto, annoiato. 
-"Adesso ti presento mio padre"-
-"Bambolina, non ti sembra presto?"- si mette a ridere, risaltando le fossette.
-"Idiota, ti porta dal Re, va meglio?"- lo prendo dal braccio e lo faccio uscire dalla stanza dietro di me. 
Mentre mi dirigo nello studio di mio padre, incontro Dimitri.
-"Principessa, ho parlato con vostro padre di quello che mi avete detto, vi sta aspettando"-
In questo momento vedo un po' di tensione negli occhi verdi di Killian e si struscia le mani, come se fossero sudate dal nervosismo.
Attraversiamo i corridoi illuminati dal sole che esce dalle vetrate e l'oro delle fasce sul muro è esaltato come non mai. La porta di legno di quercia che ci separa dallo studio è imponente e mette soggezione. Dimitri bussa e comunica che siamo qui. 
La porta si apre e si vede subito un uomo alto e lievemente robusto, dalla barba ben sistemata e appena schiarita dalla vecchiaia, dagli occhi azzurri come i miei e che esprimono una bontà sovrumana. I capelli riccioluti sono schiacciati dalla pesante e voluminosa corona che porta sempre. E' solito indossare abiti sontuosi, anche se so che sotto sotto non li sopporta nemmeno lui. Sta sorridendo e apre le braccia verso di me.
-"Tesoro mio, stai bene?"- mi abbraccia, preoccupato sicuramente dalle notizie riportate dalla sua guardia fidata. 
-"Certo che sì padre. Ecco, lui è Killian"- mi stacco dall'abbraccio amorevole per indicargli il ragazzo dietro di me. 
Non appena mio padre lo vede, ha una reazione un po' confusa ma subito gli sorride, e il ragazzo si tranquillizza anche se sembra stranito.
-"Figliolo, è tutto vero? Hai salvato la vita di mia figlia?"-
Messo sotto pressione, fa un breve inchino di rispetto.
-"Re Hector, è un onore essere ricevuto in vostra presenza. In fin dei conti, vi hanno parlato fin troppo bene di me, più di quanto meriti"- 
-"Che sciocchezze ragazzo, non fare il modesto. Sii fiero per quello che hai fatto! Hai impedito che un ladro potesse saccheggiare il castello e che potesse ferire, o peggio, uccidere, la mia adorata figlia"-
Mi viene quasi da ridere in realtà, ma che mi abbia salvato è vero. 
-"Che ci facevi dalle parti del castello nel cuore della notte?"- è mia madre a parlare, la regina Clarissa.
Fino a quel momento non l'avevo notata, messa in un angolo, più nascosto rispetto a dove ci troviamo noi. Se la corona di mio padre è voluminosa, quella della regina è anche più barocca. Chissà quanto pesa. Il suo abito è talmente ampio che è un bene non sia solita abbracciarmi, perché sarei risucchiata dal vestito. Striato di rosso e oro, si stringe verso la vita, non sottile quando la mia, e mettendo in mostra il seno prosperoso, che io sono solita nascondere, invece. In questo momento ha uno sguardo restio, diffidente nei confronti dello sconosciuto.
-"Sono andato via di casa e ho viaggiato nel bosco durante la notte, ho sentito poi dei rumori e ho visto quest'uomo incappucciato minacciare la principessa"- dal modo in cui l'ha detto, potrei crederci pure io.
-"Mia regina, sentite che ragazzo coraggioso! Grazie a te, nostra figlia è illesa"- insiste mio padre.
-"Vi ringrazio davvero, è stata solo fortuna"- continua a fare quello umile, ma è solo una facciata.
-"No ragazzo mio, sicuramente te ne intendi di combattimento e difesa, non è così?"- gli chiede il re.
-"Beh mi alleno fin da quando ero bambino, è questo che mi rende ciò che sono"- probabilmente è la verità, questa. 
-"Questa è l'ulteriore prova che Ariadna non sa gestire le situazioni importanti da sola. È ancora immatura e debole"- interviene mia madre, sempre piena di belle parole. Parlano come se non fossi presente.
-"In verità me la stavo cavando bene"- cerco di difendermi.
-"Figliola, magari la Regina è troppo dura, ma in fin dei conti ha ragione. Sei una fanciulla che ha ancora bisogno di una guida, non sei pronta per occuparti di questioni regali né per combattere. Stavi finendo uccisa per un malinteso, pensa per cose più gravi"- interviene mio padre.
Ho quasi vent'anni e loro mi trattano come se ne avessi la metà. Una fanciulla? Ho bisogno di una guida? Se fossi stata un ragazzo, non l'avrebbero pensato. 
Pensano sia debole, ma si sbagliano.
-"Ed è così che potremmo ripagare il tuo salvatore. Vuoi sapertela cavare, essere indipendente? Ti accontento. Questo ragazzo sa gestirsi piuttosto bene e secondo me può insegnarti tutto quello che sa, in modo che tu ti possa difendere e al tempo stesso maturare ed essere più forte"- 
-"Cosa? Padre io non ho bisogno di nessuno, sapete che posso dimostrarvi quanto io possa essere indipendente e in grado di guidare da sola questo regno"- protesto.
Non è affatto giusto, vogliono affidarmi ad una persona, tra l'altro sconosciuta, per imparare a difendermi ed essere forte? 
Ma cosa sono, un progetto andato male che deve essere aggiustato? 
D'accordo magari non sarò una cima nel combattimento a corpo a corpo o con le armi, ma non è questo quello che serve per essere in futuro un'ottima regina, no? Sono matura, sono in grado di prendere decisioni a fin di bene per il regno, ho un carattere forte, sono determinata e soprattutto non ho bisogno che qualcuno mi insegni a combattere per dimostrarlo.
-"Ariadna, non si parla di guidare il regno, ma di renderti più autonoma e soprattutto per imparare a difenderti in situazioni d'emergenza e magari, in futuro, a difendere il tuo popolo"- continua mio padre, pensieroso.
Guardo Killian per cercare un aiuto da parte sua, ma continua a guardare a terra, infastidito dalla situazione. Sicuramente nemmeno a lui va a genio la situazione. 
Bene, perché non interviene?
-"Non so se è una buona idea, mio Re, anche se impara a difendersi, resta comunque una ragazzina. Non la renderà più matura."- per una volta sono d'accordo con mia madre, non per quello che ha detto di me, ma perché non è una buona idea. Per niente. 
-"Inoltre, non conosciamo questo giovane. Perché fidarci ad occhi chiusi?"- continua lei.
Ecco, brava mamma, finalmente!
-"Non preoccupatevi di questo, me ne occuperò io personalmente"- dichiara il Re, con uno sguardo imperativo.
-"Che ne pensi, ragazzo? Ti offro un posto al castello, potrai vivere qui come gli altri maestri che aiutano mia figlia nella sua formazione, avrai uno stipendio, una stanza, degli abiti. Se dici che sei andato via di casa, sicuramente non hai nulla da perdere"- mio padre si rivolge a quello che fino a poche ore prima era il ladro che voleva intrufolarsi nel castello, nel quale adesso potrebbe vivere.
Osservo Killian, pregandolo con lo sguardo che rifiuti, ma lui non mi guarda. 
Alza lo gli occhi e li rivolge direttamente al Re.
-"Sarà un onore, vostra maestà"- risponde alla fine.
Ma che diavolo dice? Sono sicura che nemmeno lui fosse d'accordo, adesso si è fatto convincere per dei soldi, un posto al castello, dei vestiti...
Beh d'accordo, mio padre è stato generoso, ma doveva ragionare. Potrei sempre incastrarlo, non ci pensa a questo? 
Ne va del mio orgoglio, della mia dignità se mi faccio addestrare da un uomo per dimostrare di essere forte. Lo sono comunque, posso imparare a difendermi in tantissimi altri modi.
Non sarei mai dovuta uscire dal castello questa notte, non avrei mai dovuto incontrarlo.
Una volta chiusa la porta dello studio alle spalle, Killian mi guarda, per la prima volta da quando abbiamo lasciato la camera da letto, con i suoi occhi verdi che luccicano, e sussurrando, mi dice:

-"Ti ho incastrata, principessa"-


 
 
Spazio dell'autrice:
Cari amici lettori, sono lieta che abbiate cominciato a leggere la mia nuova storia. Volevo spendere poche parole per spiegare qualche punto, in modo da non essere male interpretato. Innanzitutto ci troviamo davanti ad una storia realista, non fantasy. Quindi l'ambientazione è simil medievale ma pur sempre di una principessa e un regno contemporaneo. Il tempo e il luogo non sono specificati, ma per adesso vorrei rimanere vaga su questo, se dovessi cambiare idea lo scoprirete nel corso degli eventi. Man mano che si va avanti con la lettura, vedrete come dei possibili interrogativi che causa il primo capitolo, saranno chiariti passo passo, uno ad uno.

Che dire amici, spero tanto che continuerete a seguirmi durante questo percorso letterario. Alla prossima :)

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SimonaMak
   
 
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