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Autore: Cora_Blackwood    01/12/2019    0 recensioni
In un mondo devastato dalla guerra, uno dei figli del dittatore Joe, Max si è innamorato di una dei leader della resistenza che lotta per avere la libertà. Il giovane soldato è pronto a voltare le spalle alla sua famiglia e a sacrificarsi per la libertà e soprattutto per amore della ribelle. Ma un matrimonio inaspettato causerà l'inizio di uno scontro, la fine per molti.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lei era avvinghiata a Max e lo stringeva, lui ricambiava con tutta la sua forza quella stretta. Si guardavano negli occhi con le fronti l'una contro l'altra; gli accarezzava il viso. 
Max abbozzò un sorriso stanco, espirò tremante e chiuse per un attimo gli occhi. Lei lo guardò fino a quando non li riaprì, poi sorrise. 
- Si vede che sei stanco...
Sussurrò, serrando gli occhi e poggiando la sua testa sulla spalla di Max. Lui accostò la testa nell'incavo fra il collo di Deva e la sua spalla, indugiava con lo sguardo verso le dune rischiarate solo dalla flebile luce della luna crescente, ogni tanto una leggera brezza soffiava rinfrescandogli le braccia appiccicose. 
Udì un fruscio e il suo sguardo puntò ad un cespuglio che ondeggiava; era un movimento troppo brusco e forte per essere stato cullato dal venticello. 
Cominciò a scrutare oltre la spalla di Deva che era ancora rannicchiata contro il suo corpo. 
Aveva una strana sensazione che gli affliggeva il petto, cominciò a sentirsi osservato e ciò lo rendeva più irritabile del solito.
Max aveva la testa calda già di suo, ma quella impressione lo rendeva ancora più irascibile. 
Tutti quelli che lo circondavano se n'erano accorti, senza però dargli troppo peso; insomma, Max era così instabile, non dominava la rabbia, perciò nessuno si preoccupò poi così tanto. 
Deva, invece, risentiva quel cambiamento, ben presto cercò di aiutarlo e anche lei non molto dopo ebbe la stessa impressione di Max: essere tenuta sotto controllo. 
Provò a comportarsi come sempre e, fino a quel momento, niente era successo. Ancora con la testa raggomitolata sulla spalla di Max, contrasse i muscoli all'udire il fruscio che il ragazzo stesso aveva sentito. 
Sollevò la nuca e si guardò attorno. Incrociò lo sguardo con quello di Max e dopo un attimo entrambi sfoderarono le lame, allontanando i loro corpi abbracciati. 
- Lo hai sentito? 
Sussurrò con la voce instabile. Il ragazzo si limitò ad annuire. 
- Veniva dal cespuglio. 
Puntualizzò Max sfoderando un piccolo pugnale argentato inciso da rune, a Deva era sempre piaciuto quel pugnale. 
Un altro rumore fece distrarre Max che si fece avanti di qualche passo. Era troppo preso a cercare con lo sguardo, a concentrarsi sui rumori, mentre lei era presa ad ascoltare il suo cuore che batteva lento e sembrava perdere sempre di più la sua frequenza stabile. Scandiva nelle orecchie ogni battito che sembrava amplificato, tanto che cominciò a chiedersi se il suo cuore lo sentisse anche Max. 
Fu tutto così dinamico che nessuno ebbe il tempo di capire davvero cosa stesse succedendo. L'ultima cosa che vide, sebbene la sua vista cominciava ad offuscarsi, fu il viso sorpreso di Max che si scagliava alle sue spalle. 
Tutto in quel momento si muoveva a rallentatore. 
Vide, voltandosi, Deva cadere con un tonfo sordo; sollevò una nuvola di polvere bianca sotto la flebile luce. Purtroppo non fece in tempo a prenderla o almeno ad attutirle la caduta. 
Quando Deva era già a terra, lui si scagliò contro la figura alle sue spalle. 
Con una spallata fece cadere l'uomo robusto, che non era per niente atletico o allenato. Quello gli mise le mani sulla schiena e lo trascinò con giù con sé.
Con un semplice sguardo, Max dedusse che il ragazzo fosse un bravo arciere, in compenso. 
Aveva il pugno chiuso, gli era a cavalcioni e lo colpì due volte sul viso con rabbia. 
I colpi che gli diede avevano un rumore sordo; presto un odore ferroso gli investì le narici. Il ragazzo sotto il suo peso sembrava confuso e stonato, ma provò a colpirlo ugualmente. 
Nonostante non sembrasse bravo in uno scontro corpo a corpo, colpì con energia in pieno naso Max, che con ancora più ira gli afferrò il colletto della giacca di jeans e lo sollevò posandogli una testata, poi si alzò. 
Barcollò un po', gli girava la testa. Si toccò il naso che gli doleva, gli parve di sentire un tack quando venne colpito, ma non gli sembrava rotto adesso. 
Si sbavò il caldo sangue sul viso col dorso della mano. Lo sentiva scendere fino alla gola, distingueva la sua strada nella trachea; gli piaceva insolitamente quel gusto metallico e caldo, era piacevole, nonostante un po' gli pizzicasse la gola. Nonostante questo, si sentiva ancora confuso, pieno di rabbia e stonato. 
L'uomo a terra si contorceva toccandosi la fronte, probabilmente gli doleva la testa. 
Tirò su col naso e si riavvicinò al ragazzo che mugolava, rotolando su sé stesso. 
Si piegò e si lasciò cadere con forza controllata sul ragazzo, conficcandogli il ginocchio sul petto. 
- Perché lo hai fatto Gordon?! 
Quello si forzò a guardarlo, sorrise ironico scoprendo i denti sporchi di sangue. Max lo risollevò da terra prendendolo per il colletto. 
- Perché tento... 
Arrancava a parlare, ingoiava sangue dolce e ferroso, che non gli dava tempo di respirare. 
-... Di salvare la mia ragazza. 
Deglutì visibilmente.
- Dall'Arem. 
Max lo lasciò con forza e Gordon rimbalzò, non si toglieva il sorriso sarcastico dal viso. 
- Dall'Arem... 
Ripeté piano Max. 
- Mi hanno inviato. 
Max lo schiaffeggiò per fargli riaprire gli occhi. 
- Chi ti ha mandato? 
Nessuna risposta. 
- Chi ti ha mandato!? 
Urlò fra i denti stretti. 
Gordon prese fiato, guardò il corpo inerme della ragazza poco distante, Max colpì con forza lo sterno del ragazzo con aria di minaccia.  
-Parla. 
Ringhiò. 
- A... 
Poi Gordon sotto il suo peso perse i sensi. 
- Dannazione... 
Mormorò Max.
Lo prese per le spalle scuotendolo, ma quello non voleva saperne di riprendere i sensi. Lo schiaffeggiò, lo scosse più forte ma nulla. I suoi tentativi erano inutili. 
Urlò di rabbia lasciando cadere l'uomo fra la sabbia. 
Si accasciò accanto al corpo della ragazza, le spostò i capelli rossi dal viso e lo accarezzò. Stava per alzarsi e fare a brandelli la maglietta di Gordon, l'avrebbe usata come pezza per asciugarle il sangue denso che le usciva dal naso, ma una mano fredda gli afferrò il polso e lui si lasciò cadere nuovamente sulle ginocchia. 
- Max...
Mormorò Deva con gli occhi che non riusciva a tenere aperti. 
- Rimani con me. 
- Deva per amore del cielo, non sforzarti. Sono qui con te. Adesso ti riporto a casa, ti faccio fare la guardia da Peter e qualcun'altro e vado a prendere il bastardo che ti ha fatto questo. 
Voltò la testa verso Gordon e sputò sangue, ancora non smetteva di uscire, continuava a contrarre i muscoli del viso dalla rabbia. 
Deva aveva richiuso gli occhi. 
Rimase a guardarla con un senso di vuoto dentro, poi la prese fra le braccia e la portò alla caverna.
Yanez e Peter erano fuori, avevano l'aria di chi stesse aspettando qualcuno.
Appena Yanez vide Deva senza sensi si mosse velocemente, ma Peter lo afferrò sbattendolo contro la parete.
- Che è successo Max?! 
- Gordon è un traditore, ha attaccato Deva in un attimo di distrazione e poi ci siamo scontrati. Ha detto che lo avevano mandano, voleva solo fare qualcosa per la sua ragazza.
- Chi lo ha mandato?! 
Chiese Yanez con la faccia premuta ancora contro la roccia. 
- È svenuto prima che potesse dirmelo. 
- Se dici a Peter di lasciarmi andare vado a riprenderlo. 
Max annuì verso Peter e quello lo lasciò. Yanez rivolse un freddo sguardo di gratitudine e corse alla ricerca di Gordon. 
- Portala dentro. Non può rimanere qui, saprebbe dove cercarla ma conosco un posto dove non verrebbero a farlo. 
Max lo guardò incuriosito. 
- Sopra casa mia ci stava un suo vecchio zio, la nasconderemo lì. Farò in modo che riprenda i sensi.
- Non possiamo colpire domani... Come faremo?! 
- Max, rilassati non è niente di grave, piuttosto datti una sciacquata al viso con quella brocca e portarmene un po'. 
Max eseguì quell'ordine. 
Odiava farlo, ma Deva ne aveva bisogno. 
Un po' di tempo dopo, caricarono la ragazza sulle spalle e la portarono sopra la casa di Peter, la coprirono con delle coperte che le aveva dato la madre del ragazzo e rimasero lì fino a quando Deva non aprí gli occhi. 
Lui non le staccava gli occhi di dosso. 
- Così le bruci tutta l'aria. 
Cercò di alleggerire la situazione Peter. 
Max lo zittì con un cenno della mano e si inginocchiò accanto al letto, mentre la ragazza apriva gli occhi. 
Cercò di mettere a fuoco diverse volte, e alla terza tentò di alzare la mano per toccare il viso di Max. Poi guardò lo sfondo. Quella casa la conosceva ma non era la sua. 
- Qui sei al sicuro Deva. 
Peter si alzò, guardò fuori da una finestra sollevando una vecchia tenda pesante e vide Yanez. 
- È arrivato. 
Lanciò uno sguardo a Max, ma lui riguardò subito la ragazza che cercava di sorridergli. 
- Non sforzarti. 
Le prese la mano e se la portò alle labbra baciandola. 
Peter aprí la porta e Max si sollevò di scatto guardando con furia il ragazzo appena entrato. Con una manata fece volare la sedia. 
- Dov'è?! 
- Calmati Max. 
Suggerì Peter avvicinandoglisi con cautela. 
Intanto Deva lo aveva chiamato, ma la sua voce era troppo flebile per essere sentita. 
Lui si avvicinò a Yanez con rabbia colpendolo, quello sobbalzò colto di sorpresa, ma mantenne la calma. 
- Lui non c'era, Max... 
- Che vuol dire, te lo sei fatto scappare?! 
Si avvicinò di piú e Yanez abbassò lo sguardo. 
Gli diede un altro schiaffo e la testa di Yanez girò. 
- Max... 
Sussurrò deva sforzandosi di gridare, si lanciò dal letto e sbattè le mani sul pavimento facendo voltare il ragazzo. Peter non era riuscito a prenderla.
- Max! 
Gridò Peter. 
Max le corse in contro alzandola. 
- Basta.
Sussurò la ragazza. 
La guardò con gli occhi lucidi e incuriosito, cercò di non farle penetrare l'anima. Lei lo faceva sempre; i suoi occhi erano così grandi che riusciva sempre a penetrargli dentro, ma questa volta non doveva farla preoccupare. 
Yanez ancora davanti la porta, ora inchiodato dallo sguardo spazientito di Max, lo guardò. 
- Non l'ho trovato lì, è fuggito prima. 
Il figlio della guerra mise a letto Deva accarezzandole la testa. 
- Fatele la guardia, nessuno entra o esce da qui. Io devo fare una cosa. 
Max aveva continuato a ripensare a quall'iniziale, aveva già capito chi era il mandante. Quando portò Deva al covo aveva già in mente di metterla al sicuro e andare a parlare con qualcuno di sua conoscenza. 

Gordon pochi minuti dopo che Max e Deva erano andati via, si rimise in piedi a fatica e raggiunse Aronne, per avvisarlo. 
Il ragazzo sapeva che suo fratello avrebbe capito. Lo avrebbe aspettato sveglio nella camera di Max, pronto ad uno scontro.
   
 
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