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Autore: Lost In Donbass    01/12/2019    1 recensioni
Spaccone, arrogante, attaccabrighe, Denis non ha niente che non sia la sua voce meravigliosa e l'ottima prospettiva di capitanare la sua band nel mondo del metalcore. Peccato che per adesso sia solo un bullo di periferia qualunque vittima dell'alcol, delle sigarette e del sesso facile.
Sasha, al contrario, pensa troppo. Depressa, anoressica, inquietante, desidera follemente la storia d'amore che nessuno sembra in grado di darle.
Però poi si incontrano, ed è subito amore.
Ma come possono due ragazzi così persi ritrovarsi nella periferia violenta di Omsk, quando tutto sembra lottare per separarli? E soprattutto, quando ormai hanno superato il punto di non ritorno?
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO UNDICI: FAREWELL, MY FRIEND

So tomorrow I'm gonna break her heart
Tell her we've gone as far as we can go
And it kills me cos I know it's gonna hurt her
But it's my time to leave
She ain't done nothing wrong
She just ain't right for me
She deserves to find her happiness
And I only know one way to give her that
So tomorrow I'm gonna break her heart

[Danny Worsnop – Tomorrow]
 
Silenzio.
Le ultime settimane che avevano trascorso insieme erano state caratterizzate dal silenzio. Stavano spesso uno con l’altra, seduti su panchine, divani, pavimenti, a guardarsi negli occhi, a leggere canzoni, lei a sentire lui cantare, lui a guardare lei autodistruggersi. E Sasha ormai lo sapeva, la loro storia stava finendo. Sentiva un sordo dolore all’altezza del petto, qualcosa che la annichiliva perché non poteva pensare di perdere il suo migliore amico, il suo primo fidanzato, il suo cosacco, ma era decisa a lasciarlo andare. Era diventato tutto troppo pesante per lei. I concerti per il circondario, la gente che lo riconosceva, le ragazze che gli ronzavano attorno. La fama di Denis cresceva e lei non si sentiva pronta a reggere il peso di essere la sua fidanzata. Lei aveva bisogno di qualcuno che le si potesse dedicare tutti i giorni, e Denis, povero Denis, ci provava, ma lei non riusciva a sopportare più nulla. Doveva lasciarlo andare per il bene di entrambi.
Quindi anche quel giorno se ne stavano in silenzio, seduti sul suo divano, lei a pettinarsi distrattamente e lui a giocherellare con l’accendino.
-Sasha, devo dirti una cosa.- disse lui, rompendo quel silenzio pesante e nauseante.
Lei alzò la testa di scatto. Per un attimo, sperò che le dicesse “ti lascio”, perché non voleva farlo lei, non voleva spezzargli il cuore. Ma non fu così.
-Andiamo a Mosca.
-Uh?
-Io e la mia band. Andiamo a Mosca perché siamo stati contattati da una casa discografica molto grande per incidere il nostro primo disco. Quindi vado via. E tu vieni con me.
Si guardarono negli occhi, ambrati e combattivi quelli di lui, verdi e distrutti quelli di lei. Scappare insieme. Andare a Mosca. Lasciarsi alle spalle tutto.
Sasha rimase un attimo instupidita anche se per un attimo le venne voglia di ridere. Era sempre stato il loro sogno: fuggire insieme da Omsk, lasciarsi tutto alle spalle, andare in Ucraina, vedere Parigi, calcare le strade londinesi. Avrebbe dovuto afferrarlo al volo, saltargli al collo, urlare che sì, non vedeva l’ora di partire con lui e una piccola parte di lei le diceva di farlo, di aggrapparsi disperatamente alla speranza di poter guarire scappando nella capitale. Ma c’era un’altra parte che la teneva ferma e le ricordava che lei non sarebbe mai riuscita a lasciarsi alle spalle Omsk. Lei era fatta per rimanere lì in Siberia a soffrire, era fatta per morire in quelle contrade. Ci aveva pensato, a quella storia del mare e sapeva che intanto non avrebbe mai imparato a nuotare perché ne avrebbe avuto troppa paura. Sapeva che non avrebbe mai potuto vivere la vita che avrebbe voluto perché ormai la sua malattia aveva vinto la guerra.
-No, Denis.
-Come no? Sì, invece!- lui la fissò con occhi fiammeggianti – Hai capito cosa ti ho detto? Incido il disco. Vado a Mosca. Ti sposo. Ci trasferiamo.
Lei sorrise appena e chinò il capo, abbassando le lunghe ciglia bionde.
-Ho capito, caro. Ma non voglio. Non verrò a Mosca con te, non ti sposerò, non metteremo su famiglia. Io rimango a Omsk.
-Stai scherzando?
Denis spalancò gli occhi, mentre sentiva il terrore attanagliarlo. Lei sembrava un angelo in quel momento, bellissima ed eterea, eppure così lontana da lui, ormai persa nello spazio, impossibilitata a tornare giù a casa.
-Non sto scherzando, Denis.
-Ma Sasha, è l’occasione di una vita!- si alzò di scatto, sbattendo i piedi per terra – Ti salverai, te ne rendi conto, stupida ragazza? Ti porto lontano da questo inferno, ti renderò la donna più felice del mondo. Vivremo a Mosca, Sasha, a Mosca! Guarirai dall’anoressia, dalla depressione. Non ti dico che sarà facile, ma con calma ce la faremo, pian piano comincerai di nuovo a vedere il mondo a colori. Permettimi di salvarti.
-Non puoi più farlo, ragazzo.- lei si alzò a sua volta e lo fronteggiò, con lacrime agli occhi e un pallido sorriso già morto dipinto sulle labbra sottili – Ho deciso di essere troppo stanca per continuare a combattere. Mi arrendo. Bandiera bianca.
Le faceva malissimo dire quelle parole, quelle che si era ripromessa di non dire mai, ma non ce la faceva più a quel punto della sua vita, era troppo distrutta per poter pensare di resistere ancora. Era stanca, stanca morta. Vide gli occhi di Denis riempirsi di lacrime e si odiò, si odiò da morire per essere diventata la ragazza che faceva piangere il cosacco, ma ormai aveva preso la sua decisione. Voleva rinchiudersi da sola nel suo mondo e non uscirne più, anche se quello voleva dire deperire fino al consumo. Lei voleva solamente salvare Denis dalla distruzione: si conosceva, e sapeva che non avrebbe mai potuto fargli del bene, non in quelle condizioni disastrose nelle quali si ritrovava. If you want to live, you gotta let love die, cantava qualcuno, e lei aveva capito che per far vivere Denis doveva lasciare tramontare il loro amore. In quelle settimane seguite alla lite epocale era di nuovo finita in ospedale, e l’aveva vista l’aria distrutta di Denis, la sua stanchezza, il suo orrore nel vederla mangiata viva da quell’anoressia che lei non riusciva a combattere. Come una stupida, aveva pensato che grazie all’amore di Denis sarebbe riuscita a salvarsi, ma no, non poteva, perché ormai aveva superato il punto di non ritorno e non ci sarebbe stato niente che l’avrebbe salvata dai suoi demoni.
-Sasha, no. Ti scongiuro, no! Scappiamo a Mosca, lasciamoci alle spalle Omsk, per favore, non puoi mollare ora, non puoi!
Lui piangeva e lei sentiva le lacrime affiorare. Avrebbe potuto dirgli “vengo”, ma sarebbe morta comunque. Avrebbe potuto dirgli “salvami”, ma sarebbe svanita nel suo dolore lo stesso. Quindi tanto valeva lasciarlo libero. Tanto valeva spezzare la loro storia.
-E’ finita, Denis. Basta. Non reggo più questa situazione. Ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me, per i momenti bellissimi, per le risate, per essermi stato dietro, per le promesse, ma devi capire che io non ce la faccio più. Ormai è arrivato il tuo momento di splendere e di far vedere al mondo chi sei. Io voglio svanire, e con te non potrei farlo. Ti ucciderei e basta, sarei un’ancora che ti soffocherebbe in fondo all’oceano. Beh, non ci sto. Ti voglio sapere in quella Hall of Fame, un giorno o l’altro e con me a fianco non ce la faresti mai. Quindi, sì, Denis, è un addio il mio.
Lo vide sbiancare e fremere di rabbia. Magari l’avrebbe presa a schiaffi, ma non avrebbe fatto altro che convincerla ancora di più a lasciarlo perdere. Stava risvegliando la belva che era in lui, non era la ragazza giusta, non era niente, era solo un fantasma anoressico che gli faceva del male.
-Sasha, tu proprio non capisci. Non capisci che ti amo, che sei tu quella che mi da la forza, che sei tu …
-Denis, io sono malata.
-E io ti voglio guarire!
-Sei caduto a pezzi in questo ultimo mese, ed è stata per colpa mia. Ti carico di troppo stress e tu adesso devi concentrarti sulla tua carriera musicale, devi diventare il nuovo eroe di una generazione di ragazzi metallari. Mi fido di te, Denis, e ho fiducia in ogni cosa che fai. Ma per favore, ti prego: lasciami andare.
Lui cadde di nuovo seduto sul divano, tenendosi il viso tra le mani e lei si sedette accanto a lui, accarezzandogli i capelli spettinati. Rimasero per quelli che avrebbero potuto essere ore o minuti in quella posizione, prima che lui alzasse lo sguardo su di lei. Aveva gli occhi gonfi di pianto, arrossati e distrutti. Lei si sentiva così straordinariamente in colpa di essere diventata la fanciulla che porta il cosacco alla distruzione.
-Quindi mi stai lasciando?- disse, e aveva la voce roca.
-No, Den, ti sto salvando.
-Mi stai uccidendo.
-No.
-Ti amo, maledizione, Sasha. Ti amo da morire, mi hai salvato da me stesso, sei stata la mia musa, il mio giglio, la mia migliore amica. Sei stata tutto per me,  non puoi abbandonarmi così, all’angolo della strada, senza niente altro addosso che la mia devastazione.
-Lo faccio per il tuo bene.
-Mi stai ammazzando, maledetta bastarda!
Lei non disse nulla, si limitò a stringerlo ancora, un’ultima volta, sentendo il suo profumo di fumo, colonia e musica metalcore e lui le affondò il viso nei capelli, lasciando calde lacrime ferirgli il viso bellissimo.
-Ti prego, Sashen’ka, vieni via con me …
-No, Denisoch’ka.- lei lo guardò negli occhi – E’ finita. Basta. Ti lascio libero.
-Non mi stai liberando.
-Allora vedila come se io stessi liberando me stessa.
Si guardono ancora negli occhi e poi lui si alzò, tremando, come se avesse la febbre.
-Sasha, non dirmi addio. Ti prego, non mi lasciare.
E lei si odiò, e avrebbe voluto piangere, disperarsi, morire, non lasciarlo mai andare ma poi si ricordò che lo stava facendo per il suo bene, si ricordò che lei lo amava da impazzire e che voleva solamente la sua felicità.
Quindi raccolse tutto il suo coraggio, tutta la poca forza di volontà che le rimaneva. Disse addio alla vita, all’amore, a tutto, disse addio a  tutto quello che l’aveva tenuta in vita sino a quel momento. Lo guardò nel profondo degli occhi, cercò di imprimersi nella mente la sua bellezza, il suo fascino, i suoi occhi celestiali e poi lo disse.
-Addio, Denis. Addio.
Lui, lui scoppiò in lacrime, come un bambino, pianse disperato ma lei era stata così ferma, così decisa, che non gli rimase che uscire di casa, come Petrouska, come una marionetta alla fine dello spettacolo, non gli rimase che guardarla negli occhi e capire che ormai l’aveva persa, che non era riuscito a riportarla a casa, che il cosacco aveva perso la sua ultima battaglia. Non gli rimase che capire che a quel punto della sua vita Sasha sarebbe diventata uno splendido, malato, ricordo e che lui non l’avrebbe mai più potuta salvare.
-Sasha, Sasha … - gemette, ma lei scosse la testa e gli chiuse la porta in faccia, con un sordo tonfo che rimbombò nel palazzone popolare di Omsk.
E quella, quella fu l’ultima volta che Denis vide Sasha.
 
Kонец – The End

 
E così la storia è finita.
So che il finale è orrendo ma penso che ormai non avrebbe più avuto senso trascinarla.
Grazie a chi ha letto, seguito e recensito, e soprattutto grazie mille a Chiara e Martina :DD
Spero che Sasha e Denis rimangano con voi per un po' di tempo, io non li dimenticherò mai, li amo tantissimo.
Un bacio
Charlie 

P.S. Se volete, ho pubblicato una nuova ff romantica originale "Just a Slave to rock'n'roll", se volete passare mi fate un regalo xx
  
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