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Autore: Pamprunelle    01/12/2019    0 recensioni
Rock Lee non si considerava particolarmente avvenente, ma nonostante ciò da quattro anni a questa parte si trovava a condividere le proprie gioie quotidiane con una persona meravigliosa.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rock Lee, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Rock Lee non si considerava una persona particolarmente avvenente, eppure da ormai quattro anni si trovava a condividere la propria quotidianità, grondante di giovinezza, con una persona meravigliosa al suo fianco. 

Pensandoci ora, sarebbe bastato poco perché non si incontrassero affatto, ma la premura di lei aveva fatto sì che ciò non avvenisse; Lee si sentiva fortunato per ogni singolo momento. 
Non avrebbe mai scordato il loro "primo" incontro. 

Lei gli fece una visita poco dopo il suo ricovero, durante la quale ambedue si riconobbero come affini anime prese nel proprio tentativo di emergere, come boccioli in un terreno avverso, tramite l’utilizzo di una singola arte ninja. A fine visita, dopo un breve ma pregno dialogo con Yakumo, Lee giacque nel suo letto con un sorriso e gli occhi posati sul manipolo di fiori. 

Aspettava con impazienza il loro prossimo incontro. Perfino le sue ferite gli parevano meno gravi. 


Ciò che non avrebbe mai potuto predire era quanto Yakumo sarebbe diventata un'importante ed imprescindibile componente delle sue giornate, durante il ricovero, la riabilitazione e dopo tutto ciò.

Lo visitava non appena non aveva appuntamenti o missioni a cui partecipare, spesso aggiornandolo riguardo ciò che avveniva al di fuori della struttura o portandogli alimenti freschi coltivati da lei stessa nell'orto ubicato dietro la magione del Clan Kurama. 
A volte capitava perfino che venisse accompagnata dal suo maestro, cosa che contribuì al fatto che quest'ultimo lo spronasse a far ardere in sé la "Fiamma imperitura dell'amore giovanile."

Al che, senza bisogno di dirlo, Lee si sentì avvampare per l'imbarazzo come non mai. 

Yakumo era una persona tendenzialmente introversa che però si apriva con i giusti stimoli, ed era quel tipo di persona per cui lui provava ammirazione, specie vista la somiglianza che li connetteva riguardo al poter utilizzare una sola delle diverse discipline in cui un ninja normalmente si specializzava.

Ironicamente, eccellevano l'uno nell'arte opposta all'altro: se lui era un asso nelle arti marziali, e nonostante la sua giovane età potesse esserne considerato uno dei pochi veri maestri all'interno di Konoha, lei era un prodigio nelle arti illusorie,
dotata peraltro di un'abilità innata specifica che le consentiva di intrappolare l'avversario in un'illusione talmente reale da non fargliela percepire come tale. 


Dopo ciò che era accaduto al suo Clan e durante la missione speciale guidata dal Maestro Kurenai però, Yakumo era piuttosto restia a fare uso della propria abilità, preferendo utilizzare invece le arti illusorie generiche. Questo Lee lo capiva: il dover sopportare, giorno per giorno, il dolore dato dallo sterminio della propria famiglia dal proprio - letterale - demone interiore doveva essere qualcosa di incommensurabilmente difficile; per questo ogni qualvolta si apriva con lui, di tutte le persone, si sentiva onorato, era come se gli venisse concesso di custodire volta per volta parte dell'animo splendido della ragazza. 

Con le settimane finirono per diventare ottimi amici, sfoggiando inconsapevolmente un legame che pareva essere amicizia portata a livelli tendenti allo stadio successivo ma al contempo non ancora. 

Tutto ciò che Lee sapeva era che Yakumo Kurama, da quella prima visita inaspettata in una stanza d'ospedale, era sempre rimasta al suo fianco, sempre presente quando avesse bisogno con una genuinità che gli scaldava il cuore.
Soprattutto quando dovette affrontare la possibilità di un'operazione disperata con una manciata di possibilità di riuscita, il suo supporto e quello del suo adorato Maestro furono indispensabili per motivarlo a sperare di poter tornare a coltivare la sua aspirazione. 


Per qualche miracolo del cielo, o forse per la straordinaria predisposizione medica del Quinto Hokage, Lee tornò ad essere un ninja.

Dopo ciò, molti furono in momenti difficili:

apparve l'Akatsuki, un organizzazione criminale composta da ninja traditori di diversi villaggi che dette ai suddetti non pochi problemi, culminando nella sconfitta del loro "capo", Pain, per mano di Naruto, dopo un'estenuante e brutale combattimento in cui tutti si ingaggiarono al massimo delle forze. 

Scoppiò la Quarta Grande Guerra Ninja, a centinaia perirono nella battaglia e molti rimasero vittima delle mire egocentriche di Tobi, prima che gli sforzi congiunti del Team 7 unitamente al redento Sasuke sconfiggessero la reale artefice di tutta quella devastazione a cui erano andati incontro, Kaguya Ootsutsuki. 

Durante questi avvenimenti molte persone a loro care morirono, e Lee sa che non dimenticherà mai la sensazione d'impotenza ed il dolore dati dal sacrificio di Neji per salvare Naruto e Hinata. 

Ma si era promesso, quando avrebbe pensato all'amico, di ricordarlo con con tutta l'ammirazione che si era meritato per le proprie gesta, serbandone i preziosi ricordi del loro passato come componenti del Team Gai stretti al cuore. 

Nei mesi successivi al conflitto, durante i quali il villaggio si stava rimettendo in piedi, la vicinanza di persone care fu più che mai indispensabile per uscire sani da quel supplizio. 
Il suo Maestro, Ten Ten, che costituivano per lui la famiglia che non aveva mai avuto parvero risorgere a nuova vita con la ricostruzione di Konoha ultimata, e la loro compagnia, tra allenamenti che non lasciavsno spazio per girarsi i pollici ed attività svariate non mancava mai di sollevargli lo spirito. 

Di tutto ciò sapeva che non sarebbe mai stato grato abbastanza. 

E poi Yakumo, la ragazza che gentilmente era entrata nella sua vita e gli aveva illuminato di una luce mai invasiva anche gli istanti più bui ed apparentemente senza speranza. 
Lei che, per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, aveva fatto uso delle sue straordinarie doti artistiche ed aveva dipinto per lui il più meraviglioso ritratto, porgendoglielo in un pacchetto con uno sguardo talmente dolce che l'aveva commosso fino agli occhi lucidi. 

Quella sera la ricorda con tenerezza, fu l'inizio del sogno che stava vivendo tutt'oggi. 

Avevano festeggiato il suo compleanno tutti insieme, i Team 7, 8 e 10 presenti unitamente ai rispettivi maestri. 

Quando uno dopo l'altro i suoi amici si ritirarono per la notte ed anche il Maestro Gai gli si congedò con un pollice in sù che lo confuse, Lee rimase solo con Yakumo, che dopo avergli consegnato il suo dono ed averlo reso un turbinio di emozioni lo condusse ad una terrazza poco lontano per parlargli. 

<< Lee... Vorrei che sapessi, prima di ogni altra cosa, che la tua amicizia é ha per me un inestimabile valore, é che quanto sto per dirti non deve spingersi ad azioni che ti sottopongono a stress alcuno. >> parlò tutto d'un fiato prendendo 
delicatamente le mani del ninja tra le sue. 

<< Non devi preoccuparti, di qualunque cosa si tratti non farò pazzie e non cambierò opinione su di te. >>

Ed era la verità: solo dopo la cotta che aveva avuto anni prima per la kunoichi dai capelli rosa, aveva capito cosa fosse realmente l'innamoramento, perché Yakumo l'aveva colpito nel profondo, e nello svilupparsi di quella relazione amicale Lee aveva finito con l'innamorarsi del tutto della giovane, ed ora che si ritrovavano soli sotto quell'immacolato cielo estivo i suoi sentimenti lo stavano facendo agitare. 

Uno sguardo dell'amica fu tutto ciò che gli occorse per quietare qualsivoglia tormento, gli occhi castano-ambrato rassicurantemente rilucenti fissi sui suoi. 
Poi gli si insinuò il dubbio. 
Era possibile che...? 

Yakumo parve prendere un respiro e poi disse, in modo udibile ma non tale da sovrastare il canto delle cicale od il fruscio melodico delle fronde:

<< Ti amo, Rock Lee. >>

Abbassò per qualche decimo di secondo lo sguardo per poi riancorarlo al suo e proseguire. 

<< Probabilmente sei sgomento, e non ti biasimo... Ma volevo sapessi quale immensa ispirazione tu abbia rappresentato per me, prima ancora che mi facessi l'onore di concedermi la tua amicizia, quanto il tuo non arrenderti mai nonostante arti ninja ed illusorie ti fossero impossibili da utilizzare mi abbia spronata a dare tutto anche quando pensavo erroneamente che tutti mi avessero abbandonata. 
Ti ho osservato per lungo tempo, ma non ho mai avuto occasione di esprimerti veramente tutta la mia gratitudine...>> 

Nell'ascoltare, incredulo alle parole che gli stavano venendo rivolte, si era accorto che ai lati degli occhi della ragazza si stavano formando delle lacrime, che lei però sembrava intenzionata a non far scendere. 

<< Per favore, non- non pensare male di me ora che sai questo. >> concluse a metà tra una supplica ed un gemito che le scappò repentino. 

Non poteva crederci. Non poteva essere accaduto veramente, stava sicuramente sognando. 

<< Pensare... male di te? >> disse quasi sussurrando, con un tono scioccato. 

<< Come potrei mai pensar male di te, Yakumo? Dopo tutto quello che hai fatto per me, dopo tutto ciò che mi hai dato? E poi... cielo, pensare che provavamo le stesse cose é...>> non trovò modo di concludere da quanto magnificamente assurda era la situazione in atto. 
Lei sembrò cogliere, perché la attraversò come un lampo d'intesa é incredulità nelle pupille. 

<< Vuoi dire che...? >> sussurrò di rimando. 

Lui la osservò con dolcezza e poi si chinò lentamente a toccare la sua fronte con la propria     

<< Si, Yakumo. Ti amo. >> disse, lasciandosi successivamente sfuggire una risatina per come la sua angoscia si era dissolta. 

Lei, raggiante e splendida, gli gettò le braccia intorno al busto per la gioia, e lui, non potendola contenere, le cinse i fianchi e la sollevò dal terreno sopra di sé, guardandola con un sorriso a trentadue denti. 

Con timidezza Yakumo connesse nuovamente le loro fronti, ricambiano il suo sguardo con altrettanta felicità, e poi, inconsciamente, avvicinò il viso. 
I loro nasi si sfioravano, l'elettricità scorreva lungo entrambi i loro corpi e la consapevolezza che il loro amore fosse ricambiato li rendeva euforici. 

In un battito di ciglia chiusero la distanza che separava le loro labbra in un bacio casto ed amorevole:

Lee credette di non essersi mai sentito tanto vivo. 

Dopo quella sera si fidanzarono, e sei mesi dopo decisero, con somma gioia del Maestro Gai, di andare a vivere insieme in un appartamento acquistato con i risparmi di entrambi, che dava sul parco nel quale si trovavano la sera della dichiarazione. 

Non era immenso, ma a loro non importava. 
Anche non vi fosse stato nient'altro che la porta d'ingresso quelle mura sarebbero comunque state colme, ed il fatto di poter essere insieme alla fine della giornata, bella o meno, era per loro fonte di grande contentezza. 

Seguì non molto tempo dopo lo scontro con Toneri Ootsutsuki, discendente della Dea Coniglio ingannato dai suoi stessi consanguinei, che gli avevano fatto credere di dover distruggere la Terra perché essa potesse tornare a quello che il loro Clan definiva "autentico splendore". Non fu semplice, ma con la collaborazione dei restanti villaggi dell'Alleanza e l'immancabile contributo dell'Eroe della Foglia, in una manciata di giorni la minaccia fu estinta, ed il ninja lunare divenne infine un silente alleato. 

Passatorono cosí dieci anni durante i quali il villaggio prosperò e crebbe tecnologicamente, il Paese del Fuoco intero aveva subito l'effetto dei conflitti che l'avevano attraversato, ed il tempo aveva eventualmente portato con sè innovazione, senza però disperdere le tradizioni che erano sempre state proprie della loro cultura da che si potesse ricordare. 

In molti avevano un ruolo specifico all'interno delll villaggio adesso, anche se non tutti. 
Lee, nonostante le precedenti incertezze riguardanti il suo futuro come shinobi, crebbe ancor di più, imparando a padroneggiare, da sei che erano durante il suo giovane incontro con Gaara e poi lo scontro con Kimimaro, ben sette delle otto porte difensive del chakra, cosa per la quale era ormai rinomato come il miglior utilizzatore delle singole arti marziali nell'intera Konoha, ed era così stato promosso a Jonin, la più alta carica per un ninja dopo quella di Hokage ed Anbu; inoltre occupava la posizione che in passato era occupata dal compianto Hayate Gekko come esaminatore degli esami di selezione dei Chūnin, lavoro che amava e lo riempiva di entusiasmo e nostalgia. 

Un giorno, dopo settimane di preparazione, decise di prendere coraggio e fare il grande passo. 

Si sistemò per l'enesima volta la liscia frangia nera, attendendo sulla terrazza in cui lui e Yakumo si erano dati appuntamento quel pomeriggio; era la medesima sulla quale, anni prima, si erano scambiati il loro primo bacio, e Lee voleva che il luogo in cui avrebbe posto la fatidica domanda fosse significativo, per questo la scelse. 

Yakumo, incantevole come ogni volta che i suoi occhi la scorgevano, arrivò pochi minuti dopo sorridente, leggermente trafelata e con il camice impregnato di tempera ma ugualmente bella, e si diresse verso di lui. 

<< Ei >> l'accolse, cingendole il bacino con un braccio e baciandola sofficemente. 

<< Com'é stata la giornata? >>

Lei rise sommessamente alla domanda. 

<< Verso la pausa una bimba è entrata nello studio e ha osservato per dieci minuti buoni il tuo ritratto, sembrava di trovarsi di fronte alla Vergine al momento dell'Annunciazione. >> gli rispose allegra e ridacchiando di tanto in tanto. 

<< Seriamente? Se ciò che dici é vero allora me ne compiaccio, vuol dire che le mie fattezze ritratte non ti fanno perdere clientela. >> disse lui scherzoso. 

<< Ma piantala! >> Yakumo finse d'indignarsi, dandogli un leggero colpo sulla spalla 
<< Sei magnifico, é chiunque sostenga il contrario ha dei problemi di ricezione degli stimoli al cervello. >> concluse, con un tono che faceva pensare quanto aveva appena detto come l'unica verità accettabile. 
Lee era sempre lusingato dalle parole di disinteressato amore é genuina bontà che riceveva da quella ragazza, e ora... 

Come poteva non chiederglielo, quando lei gli aveva dato un'ulteriore prova dei suoi sentimenti dopo tutto ciò che avevano condiviso? 

Allentò la presa ai suoi fianchi e le prese le mani tra le sue. 

<< So che forse non é qualcosa che si adatta a tutte le relazioni, e se non vorrai sarò comunque felice di starti accanto nel modo in cui abbiamo fatto fin'ora... Quindi ness un'ansia, d'accordo? >>
Le sorrise, e lei nonostante lo sguardo leggermente stupito gli rispose similmente, facendogli cenno di proseguire. 

Lui fece dunque il più profondo dei respiri e s'inginocchio ai piedi di Yakumo, mentre lei spalancava gli occhi probabilmente facendo due più due ma comunque attendendo la sua conferma. 
Lee sciolse il contatto tra la le loro mani e sfilò dalla tasca del giubbotto verde una scatolina, ed alzò lo sguardo verso la kunoichi di fronte a lui. 

<< Kurama Yakumo, mi vuoi sposare? >>

Lei sembrò attraversata da una scossa di proporzioni indicibili, poi dopo qualche mero istante le uscironi suddette parole:

<< Oddio no >>

Dire che a Lee sembrò di essere colpito da un fulmine era un eufemismo. 

<< No? >>

<< Oddio non in quel senso! Si! Si, mille volte si, certo che ti voglio sposare, solo... Non pensavo me l'avrebbero mai chiesto e soprattutto non pensavo che la persona che più ammiro al mondo me l'avrebbe mai chiesto. >> gli rispose in fretta Yakumo per districare qualunque fraintendimento ci fosse stato, sinceramente commossa dalle sue parole e portata di le mani di fronte alla bocca. 

Lui si siede dell'imbecille per aver pensato ad un rifiuto, e preso dall'entusiasmo la sollevò in aria e la fece volteggiare in tondo un paio di volte per poi ricondurla a terra dolcemente. 
Le prese la mano e con una cura sorprendente le infilò il semplice anello di giada al dito. 

<< Ti amo. >> si ritrovò a dire prima ancora di aver pensato.

<< Ti amo. >> ripeté lei con voce piena di affetto e guardandolo con uno sguardo che Lee sperava di poter osservare per sempre, prima di stringerla e baciarla con premuroso trasporto. 

Se ci rifletteva, era buffo come i suoi amici avessero scoperto della loro relazione solo una volta comunicata l'intenzione di sposarsi.
Nonostante ciò, anche prima di venirne a conoscenza il gruppo sembrava avere un'opinione buona di Yakumo, quindi non ci furono stridii. 

Yakumo, unica e speciale come solo lei avrebbe potuto mai essere nel suo cuore, a distanza di pochi mesi gli fece dono di un bambino. 
Lee non avrebbe mai e poi mai pensato di ritrovarsi un giorno sposato, men che meno padre di una creatura. 

Osservò con indicibile gratitudine sua moglie, dalla fronte imperlata di sudore e la lunga chioma castana stesa su di un letto sfinita dal lungo travaglio e dai dolori del corpo, ma comunque sfavillante e felice del suo operato a pochi minuti dal parto. 
Il loro figlioletto, che avevano scelto di chiamare Metal, stava venendo con sua somma felicità allattato da una Yakumo beata; ad un certo punto sollevò lo sguardo verso di lui, seduto al suo fianco, e lo baciò affettuosamente, effusione che lui ricambiò immediatamente e con accortezza. 
Poi, una volta separatisi, le disse:

<< Grazie infinite. >>

<< E di cosa? >>

Lui le accarezzò con leggerezza una guancia, sorridendole con occhi scintillanti e cingendo sia il suo corpo minuto che quello del loro bimbo tra le sue braccia, e poi le rispose con semplicità, come fosse l'unica risposta plausibile. 

<< Di aver illuminato il mio mondo. >>
   
 
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