Il
contesto è quello di
TFPrime MA compaiono
più che altro OCs (Spectra, Spectrus e...
un'OC che non è nata robotica e che avete visto
già in un'altra storia, in uno
speciale legato ad Halloween xD) che molti di coloro che mi seguono da
tempo conoscono già.
Cronologicamente parlando, i fatti narrati qui precedono di poco quelli
della
long principale del 2013, alias "The Specter Bros'".
Nient'altro
da aggiungere xD
“At
the end of the rainbow there's
happiness
and
to find it how often I've tried…”
Al
buio, sdraiata sulla cuccetta e isolata dal
mondo esterno grazie alla musica proveniente da dei trasmettitori posti
sui
recettori uditivi, Spectra Specter guardava il cielo stellato
attraverso le
nove finestre inclinate -sei grandi, tre molto più piccole-
del
lucernario.
Si
sentiva un po’dispiaciuta all’idea che tra
una settimana avrebbe dovuto dire addio a quel posto. Lei e suo
fratello
Spectrus si sarebbero diretti su un lontano pianeta chiamato
“Terra”, sul quale
al momento si trovavano i più alti ufficiali Autobot e
Decepticon. Se tutto
fosse andato come da programmi quella sarebbe stata l’ultima
loro missione.
Sarebbe
stata l’ultima volta in cui
avrebbe dovuto nascondere il proprio cognome, nascondere la sua
parentela e
raccogliere dati per Spectrus. Dopo ciò avrebbe potuto
iniziare a vivere come
tutti gli altri, libera dai suoi segreti, libera di trovare un compagno
di vita
come aveva sempre sognato e sperato, di trovare un amore come quello
delle
fiabe che tanto le piacevano.
“But
my life is a race, just a wild goose
chase
and my dreams have all been denied!”
Da
un lato ne era sollevata: non le piaceva
omettere la verità né dire bugie, così
come non le piaceva pensare a coloro che
la “trovavano per caso” -in realtà
bersagli designati da Spectrus stesso- o
meglio, al loro destino quando suo fratello riteneva conclusa la
missione e la
richiamava a sé. C’era stata
un’eccezione alla fine della sua prima
“uscita”,
ma quell’eccezione era stata anche
l’ultima.
D’altro
lato però non poteva fare a meno di
pensare che la fine delle missioni l’avrebbe resa
più inutile per Spectrus di
quanto già fosse al di fuori di esse.
“Why
have I always been a failure?"
Era
costretta fin dalla nascita a combattere
con la sensazione costante di sentirsi in qualche modo
“sbagliata”, e non era
solo per la gamba malandata che la faceva zoppicare da sempre -sebbene
fosse
uno dei motivi per cui si sentiva così.
Aveva
sempre l’impressione di non essere
abbastanza e di non fare abbastanza. A volte le due cose entravano in
conflitto
tra loro: avrebbe voluto essere più
decisa e più coraggiosa
nel dire al mech di turno di non seguirla verso la morte che lo
attendeva alla
fine di ogni sua missione ma, allo stesso tempo, avrebbe
voluto fare molto
di più per aiutare suo fratello, già solo per
tutto il bene che lui le
voleva.
“What
can the reason be?
I wonder if the world's to blame?”
Perché
sì, doveva volergliene per forza, in
caso contrario non le avrebbe salvato la vita, non l’avrebbe
cresciuta pur
sapendo che essendo nata prematura sarebbe rimasta sempre esile,
tutt’altro che
alta e, per colpa di uno dei Decepticon che aveva sterminato la loro
famiglia,
anche storpia. Di quello, se non altro, lei non aveva colpa.
“I
wonder if it could be me?”
In
certe occasioni si trovava a chiedersi come
sarebbe stata la sua vita, come sarebbe stata lei stessa, se i genitori
suoi e
di Spectrus non fossero stati uccisi; poi però concludeva
che, se anche la sua
vita fosse stata differente, non sarebbe riuscita comunque a immaginare
se
stessa diversa da com’era al momento.
Forse
i suoi genitori non sarebbero stati
molto contenti di lei, nonostante la sua mamma avesse un’aria
molto dolce nella
foto che c’era sul datapad.
Forse
avrebbero considerato lei e la sua
ingenuità delle cose molto stupide.
Un
ricordo si affacciò con prepotenza nel suo
processore.
“Prima
volta che te lo dico e voglio che
sia anche l’ultima: non azzardarti più a definirti
stupida.”
Era
passato del tempo da quando gliel’avevano
detto, a quei tempi non era neppure una femme adulta a livello
biologico, però
quelle frasi tendevano sempre a tornare a galla quando si dava della
stupida.
Una magra consolazione forse, ma di solito era sufficiente.
“I'm
always chasing rainbows
waiting to find a lilleth blue
bird in vain!...”
Sentite
le note finali della canzone decise di
togliersi i trasmettitori, di avvolgersi nella coperta di tessuto
spesso, caldo
e morbido che era sulla sua cuccetta e di andare in ricarica, essendo
notte
inoltrata sarebbe stato il caso.
Il
rumore dell’allarme e delle urla che sentì,
tuttavia, la costrinsero a cambiare programmi.
«…
e in camera nostra c’è ancora UN
CAZZO DI URSANOKOR CHE CERCA DI
BUTTARE Giù LA FOTTUTA PORTA!»
Spectra
rimase interdetta per qualche attimo,
pensando di aver sentito male.
In
fin dei conti gli ursanokor erano la
versione metallica di animali che certe creature organiche chiamavano
“orsi”,
quindi averne uno in casa era ancor meno sensato del fatto che Spectrus
stesse
urlando.
Mai
in tutta la propria vita Spectra poteva
dire di aver sentito suo fratello dare in escandescenze in quel modo.
L’aveva
visto arrabbiato, lo aveva sentito imprecare e bestemmiare ma in nessun
caso
era arrivato a quel livello.
Poi
erano arrivati a nord della costellazione
dello Scorpione, ai confini di quello strano posto che era la
città-Stato di
Pettinathia; un luogo ben poco raccomandabile a detta di Spectrus, il
quale
infatti le aveva sconsigliato di uscire a vagare in quella centrale di
produzione e spaccio di sostanze inimmaginabili e gente fuori di
cervello, ma
nel quale viveva un suo contatto cui lui aveva previsto di appoggiarsi
in
attesa che i tempi fossero maturi per ripartire.
Era
stata quella la ragione per cui si erano
stabiliti in quella casa -ormai erano lì da quattro mesi- e
avevano iniziato a
vivere con miss Hallow, alias il contatto di Spectrus, e da
lì in avanti la
scatola vocale di quest'ultimo aveva avuto il suo bel daffare.
«E
non ridere, non c’è un cazzo da
ridere!»
Spectra
sapeva che suo fratello aveva un
rapporto molto strano con le femme, principalmente perché
tendeva a dire loro
un sacco di bugie e a cambiarne tantissime, più
d’una anche nell’arco di una
sola giornata; le volte in cui lei gli aveva chiesto perché
si comportava in
quel modo, Spectrus aveva risposto che lo faceva
perché non sopportava la
monotonia.
«Ti
vedo nervoso, greadhnachas, ma
quelle due femme avresti sempre potuto riacchiapparle e portarle sul
divano,
non c’era un ursanokor anche in salotto».
Di
certo con Hallow non c’era il rischio di
annoiarsi, se mai il contrario.
Secondo
Spectra non era una femme cattiva, in
verità riteneva che fosse di animo molto buono,
però era sicuramente molto
strana e priva di ogni senso del pudore. Ad Hallow importava ben poco
di quel
che diceva Spectrus, quindi per lui era inutile mentirle, e
anche lei
cambiava partner, mech o femme che fosse, spesso quanto lui. Da quel
che aveva
capito, accadeva spesso che entrambi portassero a casa delle femme
compiacenti
da “condividere”.
Nulla
di sorprendente, Hallow aveva proposto
anche a lei una connessione poco dopo averla conosciuta, portandola a
domandarle come potessero connettersi, essendo due donne prive di cavo.
A
quel punto aveva lasciato perdere, l’aveva
abbracciata e le aveva detto “D’accordo, leanabh,
ripasso tra
qualche tempo”.
Cosa
intendesse dirle Hallow, e non solo
riguardo quella parola incomprensibile, Spectra doveva ancora
capirlo.
«Mi
stai prendendo il culo o cosa?!»
«Non
ci sono ursanokor in salotto, quindi
direi di no».
«Perché
non sto tentando di farti
fuori?»
«Perché
in tal caso, dopo averci provato senza
successo, dovresti occuparti anche del salotto oltre che della cucina
andata a
fuoco!».
Ciò
spiegava l’allarme. A Spectra venne il
dubbio di dover iniziare a preoccuparsi un pochino per tutti quanti:
orsi e
incendi non erano una cosa molto salutare, inoltre c’era la
possibilità che le
fiamme, una volta o l’altra, arrivassero fino alla mansarda
in cui viveva al
momento. Hallow l’aveva fatta stare lì,
consentendole di avere una certa
privacy dal momento che c’erano una cameretta, un salotto, un
bagno tutto suo e
anche un angolo cottura. Sebbene Spectra scendesse spesso al piano di
sotto in
cerca di compagnia, a volte trovandone perfino, non poteva fare a meno
di
pensare che fosse meglio così: se non altro lei non
rischiava di trovare
animali selvatici in camera da letto.
Dopo
essersi presa circa un minuto per
riflettere, decise di lasciare la mansarda e scendere al piano di
sotto. I toni
si stavano alzando nuovamente -o meglio, lo stava facendo quello di
Spectrus.
«Dopo
avermi mollato in giro da solo per
andartene chissà dove-»
«Non
eri da solo, eri insieme a una
figliola».
«Dettagli!
Dopo avermi mollato in giro da solo
per andartene chissà dove, dopo essere riuscita a mandarmi a
monte la serata
con quel… coso» alias l’ursanokor, i cui
ruggiti e le cui unghiate ora Spectra
riusciva a sentire «Hai mandato a fuoco la stramaledetta
cucina e non hai
neanche provato a spegnere lo stracazzo di
incendio!»
«A
dire il vero ci ho provato, ed è così che
è
finito incendiato anche il mobile vicino».
«ALLORA
DOVEVI CHIAMARMI, INVECE DI
“CANTARE”!»
Spectra
si bloccò a metà scale, paralizzata
dall’immaginare Hallow che, seduta a gambe incrociate sul
tavolo, cantava
-latrava. Stonava. Era terribile nel canto-
“Hellfire” guardando le fiamme
divampare e riflettersi sulla sua corazza nera dagli inserti color
ruggine, lo
stesso che colorava parte delle sue ali e le molteplici catene lunghe
fino alle
spalle che fungevano quasi da “capelli”.
Passato
il momento, senza sapere di aver
azzeccato sia le dinamiche che la canzone, riprese a scendere e li
raggiunse.
«Sei
venuto in cucina lo stesso mi pare…
ehilà!» esclamò Hallow, salutando
Spectra col suo solito largo sorriso
vagamente inquietante e un gesto infantile mentre si spostava evitando
di poco
un pugno di Spectrus che andò a colpire la parete,
sfasciandola «Ancora
sveglia?»
«Spectra,
per colpa di questo genio assoluto
c’è un ursanokor in casa»
sbottò Spectrus «Quindi torna dov’eri!
Levati di
to- Hallow, io ti
uccido!» ringhiò, essendo stato interrotto
da una mastodontica pacca sul sedere.
Normalmente
l’avrebbe sentita a stento, perché
le femme in generale, anche quelle alte com’era Hallow, erano
tutte decisamente
più piccole dei mech, e lui poteva vantare una stazza
alquanto imponente, pari
o superiore a quella di un demolitore a voler fare un esempio; tuttavia
aveva
già avuto modo di notare come quella femme dalle ottiche
arancioni fosse dotata
di una forza che, come minimo, raggiungeva la sua.
Non
c’erano molte spiegazioni secondo
Spectrus, se non quella che Hallow potesse essere una dei cosiddetti
“point one
percenter”, cybertroniani nati con una scintilla di colore
verde che si diceva
possedessero alcune qualità speciali. Non c’erano
conferme alla sua teoria ma, se
anche avesse avuto ragione, Hallow non sarebbe stata né
l’unica conosciuta né
la più pericolosa.
«Dovresti
essere più gentile» disse la femme,
sempre sorridendo.
Proprio
quando Spectrus stava per tirare fuori
la spada, decisissimo a farla pagare una volta per tutte alla sua
coinquilina
molesta dalle ottiche arancio -pur essendo cosciente che anche lei
aveva una
spada ed era in grado di usarla, quindi difficilmente uno dei due
avrebbe
concluso qualcosa contro l’altro- l’ursanokor
riuscì finalmente a sfondare la
porta della camera da letto e a catapultarsi in salotto con un ruggito
assordante.
Spectra
gridò, la sua posizione la rendeva la
prima persona che l’animale inferocito avrebbe potuto
colpire, tuttavia appena
prima che gli artigli la dilaniassero si sentì afferrare da
qualcuno.
«Rientra
dal retro e torna a letto, leanabh».
Dopo
ciò, venne scagliata fuori dalla
portafinestra del primo piano, fortunatamente aperta, come se fosse
stata una
palla.
Strillando
nel buio di quella strana nottata,
Spectra fece un lungo volo che la catapultò al centro della
piscina di olio,
della quale distinse a malapena i contorni illuminati da molteplici
luci
aranciate.
Riemerse
sputacchiando poco dopo, svelta a
dirigersi verso i bordi e uscire dalla piscina nonostante
l’assurdità di quel
che era successo, avvertendo ancora distintamente i ruggiti, i lamenti
e il
rumore di oggetti devastati dovuti alla battaglia contro
l’orso.
“Vorrei
poterli aiutare ma ho idea che potrei
farlo solo tornando a letto, come ha detto Hallow”
pensò la giovane.
Lasciare
la mansarda non era stata una buona
idea ma sapeva che era inutile ripromettersi di non andare a
controllare quando
sentiva rumori: il suo carattere era quello che era,
l’avrebbe fatto sempre e
comunque.
Intanto,
nel salotto del primo piano, la lotta
infuriava sempre più aspra, specie dal momento in cui Hallow
aveva detto di non
usare le armi.
«Tu
porti in casa un ursanokor e non possiamo
nemmeno difenderci? Sei idiota?!» sbraitò Spectrus
lanciando una poltrona
addosso all’orso, tanto infuriato da accorgersene a stento e
dilaniarla con gli
artigli.
«L’ho
salvato da gente che l’aveva
addormentato per infilare della roba nel suo stomaco per non so quale
ragione,
probabilmente contrabbando» replicò Hallow,
perfettamente calma nonostante la
situazione, evitando per un soffio che le fauci dell’animale
le staccassero la
testa «Ammazzarlo ora non avrebbe senso, greadhnachas!»
«Tu
sei completamente pazza! E io più di te
perché ti do corda» concluse Specter
«Cerchiamo di spingerlo verso la
portafinestra e buttarlo fuori, tanto Spectra dovrebbe essere uscita
dalla
piscina!»
«Non
che a te importerebbe se così non fosse»
commentò l’altra, lanciando contro
l’orso un due grosse lampade. Una lo colpì
sul muso, facendolo arretrare in direzione della
portafinestra.
«Mi
importa eccome, abbiamo una missione
importante tra una settimana» ribatté Spectrus,
scagliando verso l’animale i
due pesanti tavolini su cui fino a poco prima erano poggiate le lampade
«E poi
è mia sorella» aggiunse per buona misura
«Quindi evita di portare qui cose che
possano mangiarla».
«Occhei.
Specter, mi sa che ci siamo»
disse Hallow, vedendo che l’ursanokor era in
posizione.
«Insieme,
pugno più forte possibile, al mio
tre!... TRE!» esclamò
Spectrus, balzando contro la bestia assieme
alla coinquilina.
«Pensavo
che avrei trovato più tafferugli,
invece tutto sommato è un posto tranquillo»
commentò Tarn che, insieme a Helex
e Tesarus, si stava recando a fare rifornimento di T-Cogs ed era solo
di
passaggio lungo quella strada «Pare che la
città-Stato di Pettinathia, rinomato
rifugio di spacciatori, tossici e pazzi senza speranza, diventi un
posto come
qualunque altro una volta giunti fino alle sue
periferi-»
Il
fragore di vetri distrutti e il rumore di
un potente ululato spinsero lui e i suoi uomini a voltarsi verso
destra, giusto
in tempo per vedere un ursanokor volare giù dalla
portafinestra del primo piano
di una casa abbastanza lussuosa e fare un tuffo in piscina.
«Eh
là! Problema risolto!» sentirono esclamare
una voce femminile sconosciuta.
«Risolto
un corno» ribatté una voce maschile
altrettanto sconosciuta «Quel coso è ancora in
piscina!»
«A
questo punto se ne andrà da solo. Dato che
il divano è ancora a posto ci
connettiamo?»
«Mi
pare il minimo, e che cazzo!»
Tarn
alzò le mani e fece un sospiro,
riprendendo a camminare. Aveva visto più che abbastanza e
dei due transformers
celati da quel che era rimasto sano dei vetri riflettenti non gli
importava.
«Come non detto. Aggiungo che a pazzi del genere non
affiderei neppure un
cane».
«Kaon
di sicuro non affiderebbe loro il
nostro» disse Tesarus.
«Io
so solo che non vedo l’ora di lasciare
questo posto» concluse Helex, allontanandosi insieme agli
altri.
Se
solo fossero passati di lì dieci minuti in
anticipo, o anche meno, avrebbero visto volare fuori dalla
portafinestra
qualcuno a loro molto più conosciuto.
.:
Qualche ora più tardi :.
Spectra
aveva seguito il “consiglio” di
Hallow, tornando subito in mansarda passando dalla porta sul retro,
però non
era riuscita a dormire.
Aveva
ascoltato tutta la battaglia contro
l’orso, si era messa nuovamente ad ascoltare la musica una
volta che questa
aveva avuto termine, però neppure mezz’ora dopo
era stata interrotta dalle
scosse di una nuova battaglia al piano di sotto: sembrava che i
proprietari dell’ursanokor
fossero venuti in massa a riprendersi l’animale, il quale
tuttavia se n’era
andato circa dieci minuti prima.
Aveva
sentito colpi di fucili al plasma, urla
di gente con arti tranciati via dalle spade, altro rumore di vetrate
rotte, un
inferno, un disastro, pura guerriglia; il tutto era finito da circa un
quarto
d’ora, e lei stava meditando di scendere giù
nuovamente per andare a dare
un’occhiata.
«Non
dormi, sorellina?»
Non
ce ne fu bisogno: Spectrus, che sembrava
stare benissimo, aveva deciso di andare da lei.
Spectra
scese dalla cuccetta e corse a
stringergli una mano. «Tu e Hallow state bene? Mi sono
preoccupata, lo so che
siete in gamba ma mi sono preoccupata lo stesso, se solo avessi potuto
aiutar-»
«Sei
stata più utile rimanendo qui di quanto
avresti mai potuto esserlo al piano di sotto, credimi» la
interruppe il
fratello «Stiamo bene entrambi. Casa un po’ meno,
ma pare che a quella
schizzata assurda di Hallow non importi. “Domattina
sarà tutto a posto,
greacha…”» sollevò un
sopracciglio metallico «Graccha…
grech…
quella parola strana con cui mi chiama».
«Greadhnachas»
disse Spectra.
«Sì.
Quello. Non so come intenda rimettere
tutto in ordine e non voglio neanche saperlo, quindi, dato che al piano
di
sotto è tutto devastato, questa sera dormo con te.
Così non vedo quello che fa
Hallow… che è meglio!»
«Va
bene» acconsentì Spectra, tutt’altro che
dispiaciuta all’idea di dormire vicina al suo fratellone
«Spectrus, io però ti
devo chiedere una cosa…»
«Ossia?»
«Non
è la prima volta che capitano cose del
genere da quando siamo qui, anche se negli altri casi erano un
po’meno
devastanti, e tu sei spesso arrabbiato per quello che combina Hallow,
però siamo
qui da quattro mesi e non ci siamo mossi, quindi…»
Spectra inclinò leggermente
la testa di lato «Non è che tutto questo ti
diverte?»
«Divertirmi?
Io? Spero che tu stia scherzando.
Tsk… “divertirmi”»
borbottò il mech, andando a stendersi sulla cuccetta
«È
divertente solo quando porta compagnia femminile, per il resto come
pensi che
possa essere divertente prendere a pugni un orso e vedere la propria
povera,
piccola sorella minore lanciata fuori dalla portafinestra del primo
piano?»
«Quello
in realtà non è stato male, nel senso,
in un’altra occasione magari mi sarei divertita a fare i
tuffi in piscina
così».
«Sì.
Certo. Vieni a ricaricarti,
muoviti».
Spectra
obbedì.
Non
aveva idea di cosa le avrebbe riservato il
destino, di cosa sarebbe successo durante l’ultima missione,
ma di una cosa era
certa: voleva godersi tutti i momenti di pace che poteva accanto
all’unico
parente che le era rimasto, anche se si faceva coinvolgere in cose
strane con
persone strane, anche se aveva un rapporto strano con le femme, anche
se a
volte non era il massimo della gentilezza -non lo era con nessuno-
anche se…
“anche se”.
Andando
in ricarica, pensò che nessuno di
quegli “anche se” contava.
Non
contavano nemmeno un po’.
La
canzone che ascolta Spectra all'inizio
è questa.
L'ho sentita su "Hazbin Hotel" ma in realtà è
stata
cantata per la prima volta da Judy Garland :) "Hellfire", cui si
accenna vagamente, è quella che canta il caro Frollo nel
Gobbo di Notre Dame.
La
faccenda dei point
one percenter non
è farina del mio sacco.
Dimenticavo:
la nostra (Sam Hain/Eve)Hallow(s)
non vuole che vi riveli cosa significano quelle parole strane che usa,
quindi
niente xD