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Autore: ONLYKORINE    03/12/2019    5 recensioni
Doveva essere una storia dove, al posto dei capitoli, ci dovevano essere delle os autoconclusive, anche se la storia segue una trama comune. Stesse coppie, stesso contesto.
Dovevano essere 100 prompt per 100 capitoli, ma purtroppo solo per una decina di prompt sono riuscita a sviluppare le os. Dal decimo capitolo in poi, saranno capitoli normali. I miei personaggi hanno preso vita e non ne vogliono più sapere di seguirmi!
È il 2024 e sarà l'ultimo anno a Hogwarts per Albus e Scorpius. Lily non vede l'ora di levarseli dai piedi e godersi la sua libertà, finché non si rende conto che non è proprio quello che vuole, e se è una maledizione di famiglia, quella di innamorarsi dei migliori amici, forse, ne sarà colpita anche lei. E chi meglio di una migliore amica come Alice potrà assecondarla in tutte le sue strane idee?
ScorpiusxLily
AlbusxAlice
(non so bene dove mi porterà questa storia, ma per ora scrivo...)
Ah, altra cosa: per sbaglio mi sono immaginata Albus con gli occhiali... Beh, ora non riesco a immaginarlo diversamente quindi sappiate che li porterà! 😅
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Alice Paciock II, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Cattive abitudini

 

(cattive ) Abitudini

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“Scusa il disordine, Astoria, sono rientrata dalla Gazzetta del profeta giusto un quarto d’ora fa” si giustificò Ginny con l’amica.

Da quando l’amicizia di Albus e Scorpius si era fatta importante, le due donne, mamme dei ragazzi, avevano deciso di gettare i vecchi rancori e avevano iniziato a frequentarsi; non era un caso isolato, infatti, che Astoria si fermasse a casa dei Potter quando accompagnava il figlio, anche se ormai aveva superato da un po’ l’età per farsi portare a casa dei compagni dalla madre.

“Ma smettila, lo sai che non mi interessa. Piuttosto… parliamo di cose serie…” disse Astoria con tono confabulatorio.

Ginny si avvicinò e annuì, allungandole una tazza di tè. Le donne volevano organizzare una cena la sera della vigilia di Natale, per far stare insieme le due famiglie. Tutte e due pensavano che i mariti avrebbero dovuto fare pace e, visto l’amicizia dei loro figli, passare più tempo insieme.

(Quello che non sapevano era che i loro mariti, che lavoravano tutti e due per il ministero, prendevano il caffè insieme una volta a settimana e chiacchieravano liberamente già da qualche mese. Ma questa è un’altra storia.)

Qualcuno bussò alla porta della cucina e Ginny aprì l’uscio a Molly che entrò portando una torta e appoggiandola sul tavolo.

“Ciao mamma, tutto bene?” la salutò Ginny, versando un’altra tazza di tè per la madre.

“Sì, cara, stavo andando da George e ho pensato di passare per portarti la torta alle pesche” spiegò la strega, sapendo che era la torta preferita della figlia.

“Grazie, fermati un po’ con noi, io e Astoria stavamo organizzando una cena…” E Ginny iniziò a raccontare.

“Ciao ma’, vado a giocare a Quidditch con gli altri” disse James, il suo primogenito, dieci minuti dopo, scendendo dalle scale con la scopa in mano.

Il ragazzo salutò calorosamente la nonna e Astoria, adocchiando il dolce sul tavolo, e quando si allungò a prenderne un pezzo, la madre gli ricordò: “Però, quando torni dal campo non smaterializzarti in casa e lascia gli scarponi fuori, l’ultima volta hai lasciato una marea di fango su tutto il pavimento del salotto e dentro uno degli scarponi c’era un vermicolo!”

“Ecco dov’era finito!” esclamò il figlio con la torta in bocca.

Ginny sbuffò. Forte. “Non parlare con la bocca piena, maleducato!” lo sgridò, dimenticandosi di chiedere cosa intendesse dire. James rise e scappò fuori dalla cucina a gran velocità.

“Che brutte abitudini!” Ginny sospirò rumorosamente “Quand’è che la cosa mi è sfuggita di mano e ho cresciuto dei Jarvey invece che dei figli?”Astoria rise scuotendo la testa e prese un sorso di tè, mentre Molly le accarezzava una mano cercando di consolarla dicendo che l’adolescenza era temporanea. Quando aggiunse ‘quasi sempre’, la figlia strabuzzò gli occhi e le donne risero tutte e tre.

In quel momento dal piano di sopra si sentirono delle grida: Ginny alzò la testa, pronta all’ascolto: da madre e sorella, sapeva riconoscere una bisticciata fra fratelli.

“Cosa ci fa lui qui?” urlò Albus, il suo secondogenito.

“Per Godric, Albus, chiudi la porta!” rispose Lily, l’ultima della famiglia.

Ginny si alzò in piedi quando sentì dei rumori scalpiccianti lungo il corridoio del primo piano. “Ma cosa stai…” si interruppe quando il rumore di qualcuno che inciampava e cadeva riempì tutta casa, insieme all’imprecazione.

“Albus, ma cosa… Scorpius fermalo, non…” La voce della ragazza si spense e improvvisamente riprese a gridare: “No!”

Il tonfo sordo di qualcuno che cadeva sul pavimento si sentì forte e Ginny corse al piano superiore. Anche la madre e Astoria la seguirono e quando furono alla fine delle scale, quello che si presentò loro fu strano: Scorpius, il figlio di Astoria, tratteneva Albus che, con la bacchetta puntata verso la sorella, aveva lo sguardo incattivito. Lily, a sua volta arrabbiata, era dall’altra parte del corridoio, davanti alla porta annerita della sua stanza, con le braccia spalancate.

“Cosa sta succedendo?” chiese Ginny ad alta voce.

Lily girò la testa verso di lei per parlare, ma Albus la precedette: “Mamma, Lily era in camera con un ragazzo e aveva la porta chiusa!”

 “Hai tentato di schiantare Richard!” esclamò Lily, indicando la porta.

“Richard?” Ginny si girò verso la figlia che ebbe la decenza di arrossire.

“Sì, mamma, era Richard e non stavamo facendo niente…” si giustificò la ragazza.

“Vi stavate baciando!“ urlò ancora Albus, agitandosi fra le braccia di Scorpius, che non lo voleva lasciare per paura che lanciasse un altro incantesimo.

“Non è vero!” mentì Lily e Scorpius si girò così velocemente che per poco Albus non perse l’equilibrio.

“Sì, che è vero!” esclamò con così tanta energia il biondo che tutti rimasero in silenzio per un attimo. Sua madre lo guardò, ma quando i loro sguardi si incrociarono, lui abbassò gli occhi e divenne più attento alla presa dell’amico.

Nessuno notò l’imbarazzo della ragazza o che le sue guance erano diventate più rosse dei suoi capelli. Ma Astoria notò l'occhiata che lanciò a suo figlio. E sorrise.

“Cosa abbiamo detto delle porte chiuse quando ci sono i ragazzi?” Ginny sgridò Lily, poi si rivolse verso il figlio: “Al, cosa abbiamo detto degli schiantesimi? E metti via la bacchetta, non c’è affatto bisogno che continui a puntarla contro tua sorella! Voi volete farmi diventare matta!”

Il ragazzo ubbidì e Scorpius non lo dovette più trattenere. “Comunque è un Troll, si è smaterializzato quando ho pronunciato l’incantesimo, chi ti sei trovata, Lily, un codardo?” schernì la sorella con cattiveria.

“Di sicuro non uno spione come te! Sei proprio un…” esclamò arrabbiata Lily, che venne interrotta dalla nonna che urlò: “Ginny! Non parlare così a tuo fratello!”

Tutti si zittirono e si voltarono verso la strega. “Ma… nonna… non sono… io sono Lily” disse la ragazza, confusa.

“Mamma!” esclamò invece la figlia: Molly si guardò intorno con gli occhi sbarrati, capendo l’errore.

“Scusatemi, mi sono confusa per un attimo; mi sembrava di essere alla tana, quando tu, Ginny, litigavi con Ron per via di Harry…” spiegò la strega, quasi con soggezione.

Ginny vide Astoria alzare un sopracciglio divertita e farle un sorriso furbo. Fece fatica a trattenere un sorriso anche lei: le litigate con suo fratello erano molto più pensanti di quella a cui avevano appena assistito, forse perché lei poteva usare la bacchetta anche fuori dalla scuola e gli incantesimi si sprecavano alla Tana. Ginny sospirò: che bei tempi.

“Non vedo l’ora di tornare a scuola, così non correrò il rischio di incontrarti nei corridoi della torre!” esclamò ancora Lily verso il fratello. Le donne iniziarono a tornare al piano di sotto.

“Ragazzi calmatevi ora, su…” disse Ginny, per mettere fine al litigio dei figli: quando litigavano erano più fastidiosi di un gruppo di Pixie.

“Sono un prefetto! Potrò venirti a scovare dappertutto!” si vantò Albus.

“Sì, ti piacerebbe. Io e Alice quando andiamo alle feste del Quidditch…” iniziò anche Lily, che però venne interrotta subito dalla domanda del fratello: “Alice? Cosa va a fare Alice alle feste del Quidditch che neanche gioca?”

“Ma cosa ti interessa di cosa fa Alice con quelli del Quidditch, scusa? Fatti i fatti tuoi!” gridò la ragazza.

Le due donne si girarono verso i ragazzi e i loro occhi si incrociarono: tutte e due conoscevano il tono di un figlio adolescente.

“Ora smettetela di gridare e andate ognuno nella propria stanza!” alzò la voce la madre da metà della scala cercando di riportare un po’ di ordine: non ce la faceva più. “E quando viene Richard, voglio essere avvisata e la tua porta deve rimanere aperta!” ricordò alla figlia, lanciandole un’occhiata, che annuì abbassando gli occhi. “Mentre tu” si voltò verso Albus, “se ti becco ancora a fare un incantesimo offensivo in casa mia contro un’altra persona vedrai che ti succede!” sgridò anche lui.

 Le porte sbatterono ma almeno i ragazzi non dissero più niente. “Oddio, che brutte abitudini! Schiantesimi e offese… e si urlano insulti in continuazione…” disse Ginny sospirando, dov’è che aveva sbagliato?

“Urlavate tanto anche voi, te lo giuro. E a te dovevamo confiscare la bacchetta, ricordi?” le disse Molly, per consolarla, abbracciandole le spalle con il braccio.

“Quindi è una brutta abitudine che hanno preso da me? Stupendo!” esclamò Ginny, sempre più abbattuta.

“Anch’io litigavo con mia sorella. Non è una brutta abitudine” disse Astoria, risedendosi e scaldando la tazza di tè con la bacchetta.

“No?” chiese Ginny corrugando la fronte.

“No. Più si litiga e più ci si vuole bene. Non era così anche per voi?” chiese allora Astoria, e Ginny alzò le spalle: forse. Forse poteva essere così.

“Quindi è una buona abitudine litigare?” chiese e le altre donne allargarono le braccia. Ok, forse lo era.

“Sai però qual è una cattiva abitudine che vi tramandate in famiglia?” le chiese ancora Astoria, divertita. E quando l’amica la guardò corrugando la fronte, si avvicinò e le disse sottovoce: “Vi innamorate dei migliori amici dei vostri fratelli!”

Quando Astoria alzò lo sguardo, incontrò quello di Scorpius, sull’ultimo gradino delle scale. Non gli disse niente, ma lo sguardo di lui parlò per tutti e due. Forse quella cattiva abitudine avrebbe riguardato anche la sua famiglia. E forse non era così cattiva.

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