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Autore: evelyn80    03/12/2019    7 recensioni
Dopo un anno di permanenza negli Stati Uniti per completare il suo ciclo di studi, Linda torna a casa per le vacanze di Natale per presentare il suo fidanzato, il bassista dei Chicago Peter Cetera, alla sua famiglia. Dovendo affrontare le ultime date del loro tour, Peter non può partire con lei, rimandando la sua partenza fino all'antivigilia di Natale. Purtroppo, a causa del maltempo, il suo aereo farà ritardo e, invece di arrivare nel pomeriggio della vigilia, il suo arrivo è rimandanto alle nove di sera. Egidio, padre di Linda, uomo dalla mentalità "medioevale", non tollererà per niente il ritardo del ragazzo, scatenando un litigio furioso con la figlia, che farà di tutto per difendere il suo fidanzato.
Spin-off della mia storia "Alive Again"
Terza classificata, a parimerito con "Ma ci conosciamo, noi?" di blackjessamine al contest "Let it snow [Holiday contest]" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Cetera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terza classificata, a parimerito con "Ma ci conosciamo, noi?" di blackjessamine al contest "Let it snow [Holiday contest]" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP
Pacchetto 3:

A vuole far conoscere B ai genitori durante il cenone di Natale, ma B rimane bloccato al lavoro arrivando in terribile ritardo, scatenando le ire di un familiare di A che lo considera poco educato nei confronti di chi lo aspetta.
Oggetto: una corona di agrifoglio
Luogo: un piccolo borgo antico
Bonus: A litiga con la famiglia per difendere B, che li conquista dimostrando quanto tiene ad A con un gesto plateale

 

 

Indovina chi viene a cena?

 

 

Bard, 24 dicembre 1972 *1

 

Linda si affacciò alla piccola finestra, liberando il vetro dalla condensa con una mano. La stretta strada pietrosa era deserta.
La neve aveva finalmente smesso di cadere ma il vento continuava a soffiare, incanalandosi nella stretta gola tra il Forte e la rupe a strapiombo che sovrastava le poche case del paesino di Bard, filtrando sotto la vecchia porta di legno. La corona di agrifoglio che la ragazza aveva intrecciato con le sue mani – dimostrando una pazienza che non credeva di avere – sbatteva ripetutamente contro l'uscio d'ingresso, al ritmo incostante delle folate.
Linda sospirò e rabbrividì, abbracciandosi le spalle. Odiava il vento freddo, odiava la neve e, soprattutto, odiava suo padre che l'aveva obbligata a passare il Natale il quel buco sperduto della Valle d'Aosta.
Il signor Egidio, dal canto suo, passeggiava nervosamente davanti al caminetto accesso, le mani intrecciate dietro la schiena. Il fuoco scoppiettava allegramente, ma non riusciva comunque a stemperare la sensazione di gelo che, da quasi un'ora a quella parte, era calata nella stanza. Sua moglie, la signora Piera, sedeva su una delle rigide poltroncine del salottino e si fissava le mani che teneva strette in grembo, sconsolata. Su una sedia a dondolo proprio accanto al focolare una donnina anziana, con i capelli bianchi raccolti in una crocchia sul capo e le gambe coperte da un plaid, si dondolava lentamente, le dita ossute intente a lavorare all'uncinetto. In fondo alla stanza, la tavola apparecchiata per cinque persone pareva attendere soltanto che i commensali prendessero posto.
L'orologio a pendolo appeso alla parete suonò le ventuno, spezzando il silenzio cupo della stanza con i suoi rintocchi funerei. A quel punto, Egidio sbottò.
«Lo sapevo, io, che sarebbe andata a finire così! Il tuo... fidanzato», quasi sputò la parola, «è solamente un hippie capellone, maleducato e anche ritardatario!».
Linda voltò le spalle alla finestra e si girò verso suo padre. «Papà, te l'ho già detto! Peter non è né maleducato, né ritardatario. Il suo aereo ha fatto ritardo a New York per via di una bufera di neve».
«Se fosse partito una settimana fa, in tua compagnia, non avrebbe trovato nessuna bufera!», insisté l'uomo, battendo il piede a terra di scatto e facendo sobbalzare la moglie.
«Una settimana fa era ancora in tournée con la band! Non poteva mica lasciare i suoi compagni senza bassista!». *2
Il signor Egidio strinse i pugni e li alzò davanti al viso, facendoli vibrare. «Accidenti a me e a quando ti ho permesso di andare a studiare in America! Avrei dovuto immaginarlo che ti saresti subito fatta abbordare da uno di quegli sfaticati buoni a nulla amici di... di quel... Trevor o come diavolo si chiama!».
«Si chiama Terry. E i Chicago non sono dei buoni a nulla, ma degli ottimi musicisti che stanno raggiungendo la fama a livello mondiale», replicò la figlia, scuotendo il capo e facendo ondeggiare i lunghi capelli neri.
«Appunto!», continuò l'uomo, sempre più infervorato. «Dimmi: che lavoro fa il tuo... Peter? Gira il mondo a spese degli onesti contribuenti che si ritrovano figli scapestrati – come me – che se ne vanno ad ascoltare la loro musica blasfema! Non è così che ci si guadagna il pane, figlia mia». Egidio fece un'altra giravolta su se stesso davanti al caminetto, ancora più nervoso, prima di riprendere a parlare. «Sarebbe stato infinitamente meglio se tu fossi rimasta a casa, a lavorare con me in negozio, piuttosto che metterti a seguire quel branco di mangiapane a tradimento!». *3
«Per me, il “Disco d'Oro” può anche fallire!», gridò Linda con rabbia riferendosi al negozio di dischi del padre, serrando i pugni e sgranando gli occhi azzurri. «Tanto non mi hai mai lasciato libera di ammodernarlo un po'. Con te si può ascoltare solo Claudio Villa. Quando io e Greta provavamo a mettere qualche disco più moderno, non appena entrava qualche tuo cliente eravamo subito costrette a toglierlo!».
«Non parlarmi di quella... poco di buono!», sputacchiò l'uomo, oltremodo irritato per la veemente reazione della figlia. «È stata anche colpa sua se hai deciso di partire per l'America! Mi meraviglio ancora del mio amico Marcello che le ha permesso di sposare quel Trevor!».
«Si chiama TERRY!», gridò la ragazza, ma Egidio non parve nemmeno ascoltarla, continuando la sua sfuriata.
«Accidenti a lui, a Greta, a suo padre, e anche al Magnifico Rettore che mi ha obbligato a mandarti a studiare in America!».
La faccia di Linda andò in fiamme mentre la sua pazienza raggiungeva il limite. «Accidenti a me, piuttosto, e a quando ho deciso di venire a passare il Natale in Italia per farvi conoscere Peter! Ad aver saputo che andava a finire così, avrei preferito rimanere negli Stati Uniti!».
Nel sentire quelle parole, sua madre tentò di intervenire. «Non dire così, Linda. Noi siamo molto contenti di conoscere il tuo fidanzato».
«Parla per te!», si intromise Egidio. «A me non interessa affatto conoscere quello scapestrato capellone e maleducato. Ho accettato di invitarlo solo perché tu», e puntò l'indice in direzione della moglie, «hai insistito fino a stressarmi!».
«Bastava dirlo, papà. Mi avresti risparmiato un sacco di noie, come farmi dodici ore di volo filato per venire a morire di freddo in questo buco ghiacciato». Linda sputò quelle parole, poi attraversò la stanza senza neanche guardarsi attorno e uscì dal salottino, mentre suo padre le gridava dietro che non doveva assolutamente permettersi di parlare a quel modo della casa dei suoi nonni.
Salì di corsa le scale che portavano al piano di sopra per poi rinchiudersi nella sua cameretta. L'aria in quella stanza era molto più fredda rispetto al piano inferiore: la stufa a legna nel corridoio non riusciva a riscaldare a dovere tutto l'ambiente. Strappò con foga una delle coperte dal suo letto e se la avvolse attorno alle spalle; poi prese la seggiolina di legno accanto al comodino, la spostò vicino alla finestra e si sedette a guardare fuori dai vetri, in attesa dell'arrivo del suo fidanzato.

 

Quella mattina, Peter le aveva telefonato al posto pubblico del paese – l'unico bar di Bard – dall'aeroporto di New York. Aveva la voce impastata dal sonno, perché in America erano le tre di notte. In tono sconsolato le aveva comunicato che, finalmente, dopo sei ore di ritardo a causa del maltempo, il suo volo per Milano sarebbe partito da lì a un'ora. *4
«Sarei dovuto partire insieme a te, una settimana fa», le aveva detto, reprimendo a stento uno sbadiglio.
«Sai benissimo che non potevi farlo. Non avresti mai potuto abbandonare i tuoi compagni lasciandoli senza bassista, anche se si trattava solo di un paio di concerti», aveva replicato Linda, alzando la voce per farsi sentire tra i fruscii della linea telefonica.
«Se ho fatto bene i calcoli, dovrei arrivare a Milano verso le sette di sera. Poi, dov'è che devo venire? In Valle d'Agosto?».
«Valle d'Aosta», l'aveva corretto la ragazza ridendo. «Il paese si chiama Bard. Tutti lo conoscono per il Forte, quindi se dici al tassista di portarti al Forte di Bard non dovrebbe avere problemi a capire dove devi andare».
«Forte di Bard, okay», aveva ripetuto Peter per mandare a mente il nome.
«È un po' distante dalla Malpensa. Dovrai affrontare un altro viaggio in auto di almeno un paio d'ore, su strade coperte di neve. Per fortuna quattro o cinque anni fa hanno inaugurato l'autostrada e potrai risparmiarti un sacco di curve», lo aveva informato Linda, per poi aggiungere: «Quindi dovresti arrivare più o meno per le nove di sera?». *5
«Lo spero. Altrimenti tuo padre mi scorticherà vivo».
«Sta' tranquillo, a lui penserò io!», aveva risposto la ragazza ridendo.

 

Linda sospirò. Come aveva predetto Peter – e come aveva immaginato lei stessa – suo padre aveva piantato una grana immensa non appena aveva saputo che il ragazzo, invece che alle quindici come previsto, sarebbe arrivato alle nove di sera.
Aveva iniziato la sua tiritera e l'aveva tirata avanti quasi ininterrottamente per tutto il pomeriggio, fino all'esplosione di poco prima, portandola all'esasperazione.
Non si pentiva di aver risposto per le rime a suo padre, ma le dispiaceva molto di aver offeso la casa – e il paese natale – dei suoi nonni materni. Nonostante quello che aveva detto, infatti, lei amava quel piccolo paesino medioevale arroccato ai piedi della fortezza militare, benché lo preferisse di gran lunga in estate.
Sua madre, figlia unica di una famiglia di umili origini, era nata e cresciuta a Bard fino a quando non aveva conosciuto Egidio, milanese benestante andato in Valle d'Aosta in vacanza. I due si erano innamorati follemente: dopo un breve periodo di fidanzamento Egidio aveva portato Piera a Milano e, dopo soli tre anni, si erano sposati e avevano avuto Linda. La ragazza era sempre vissuta nel capoluogo lombardo, abituata a tutte le comodità, e spostarsi a Bard per le feste di Natale significava, come ogni anno, privarsi di quelle piccole cose che le rendevano la vita più facile come, per esempio, il telefono in casa o il riscaldamento centralizzato.
Tuttavia, quello era pur sempre il paese di nonna Djabet, l'unica che ancora le rimaneva, e ne conservava ricordi piacevoli. E le piaceva tantissimo l'idea di presentare Peter alla nonna, prima ancora che ai suoi genitori. *6
Sospirò di nuovo, sporgendosi per guardare la stretta strada lastricata. Il vento soffiava facendo vorticare la neve e ammucchiandola contro le case, ma non c'era nessuno che si muovesse a piedi. Che l'aereo avesse accumulato altro ritardo? Che il taxi avesse avuto un incidente?
Linda prese a tormentarsi le mani all'idea che potesse essere capitato qualcosa di terribile al suo Peter. Per distrarsi, corse col pensiero a quando si erano visti per la prima volta.
Lei e Greta, la sua migliore amica, erano sempre state grandissime fan dei Chicago, e quando la band aveva fatto tappa in Italia, l'anno precedente, con due date del loro tour mondiale, le ragazze avevano partecipato all'evento. Greta aveva attirato subito l'attenzione di Terry Kath, il chitarrista, che aveva fatto carte false per farla innamorare di lui. Linda, invece, era sempre stata attratta da Peter Cetera, il bassista, ma quando si era trovata davanti a lui per chiedergli un autografo aveva cominciato a balbettare, dimenticandosi persino di saper parlare fluentemente l'inglese dato che frequentava la facoltà di lingue straniere all'Università.
Aveva dovuto aspettare fino a quando non era riuscita ad andare in America per completare il suo ciclo di studi, prima di poterlo vedere di nuovo. All'epoca lui era ancora sposato con Janice, ma il loro rapporto si era già molto deteriorato a causa delle lunghe tournée cui i Chicago erano sottoposti e che li tenevano molto spesso lontani da casa. Linda aveva colto la palla al balzo e aveva cominciato a lavorarsi il bassista, fino a che non era riuscita a conquistare il suo cuore. *7
Quando sua madre le aveva telefonato, un mese prima, chiedendole di venire a passare il Natale a Bard come ogni anno, all'inizio era stata tentata di rifiutare, convinta che suo padre non avrebbe mai permesso che lei si portasse appresso Peter. Ma la donna le aveva detto che tutti volevano conoscere il suo fidanzato e che quella sarebbe stata l'occasione perfetta, così lei aveva ceduto.
«Tutti tranne mio padre...», esalò a mezza voce, ricordando le parole che suo papà le aveva sputato in faccia poco prima. «Avrei dovuto immaginarlo... e forse avrei fatto bene ad aspettare e a partire insieme a lui, invece di precederlo di una settimana».
Lo aveva fatto solo per tastare il terreno e preparare i suoi familiari all'arrivo di Peter, mentre invece in quel modo aveva solo creato maggiore zizzania.
Sospirò per la terza volta, sporgendosi ancora a guardare fuori dalla finestra. Nulla, peggio del deserto dei Tartari. L'apprensione le serrò la gola. Guardò la sveglia che ticchettava sul comodino: le ventuno e ventidue minuti. Il ragazzo sarebbe dovuto essere già lì. *8
«Oh, Signore, fa che non gli sia successo nulla», sospirò giungendo le mani.
La voce dolce di sua madre che la chiamava dal basso la riscosse.
«Linda, scendi per favore. È tardi, tuo padre vuole mettersi a tavola».
Il volto della ragazza divenne di nuovo paonazzo per la furia. «Che ci si metta lui, a tavola! Io finché non arriva Peter non mangio!», gridò giù per la tromba delle scale.
«A me non interessa se non mangi», la raggiunse la voce del padre, «ma ti metterai seduta a tavola come tutti gli altri!».
Linda si tolse bruscamente la coperta dalle spalle, facendola mulinare sopra la testa per la rabbia, poi scese le scale in un turbine di capelli corvini.
«Devi smetterla di comandarmi a bacchetta, papà! Sono una donna, ormai, e soprattutto non dipendo più da te e non vivo più sotto il tuo stesso tetto! Non ti appartengo più, fattene una ragione! Sappi che io non sono come la mamma!».
A quelle parole, Egidio divenne color porpora e la signora Piera si portò le mani alla bocca, trattenendo il respiro. Nessuno aveva mai osato rinfacciare al marito il suo comportamento nei confronti della legittima sposa, figuriamoci sua figlia.
«Tu... oseresti dire... che non mi comporto bene... nei confronti di tua madre?!», balbettò l'uomo, incredulo e furioso.
«È esattamente quello che ho detto!», replicò Linda serrando i pugni lungo i fianchi e pestando i piedi a terra a sottolineare le sue parole.
Egidio sputacchiò per qualche secondo, talmente arrabbiato da non riuscire a trovare nemmeno le parole, poi stese il braccio destro con l'indice proteso. «Fuori! Fuori da questa casa!», tuonò, con gli occhi che lampeggiavano.
L'anziana signora Djabet, che fino a quel momento era parsa estranea a tutto quello che succedeva nel suo salotto, intenta com'era a lavorare all'uncinetto, a quel punto alzò la testa e fissò il genero negli occhi.
«Si mitte és la mià, et teu ne poué pa tchaséi ma nèvouda», disse in Patois, il dialetto valdostano, con voce pacata.
Egidio si voltò verso la moglie in attesa della traduzione, che Piera fece prontamente sebbene in tono flebile.
«La mamma dice che questa è casa sua, e che tu non puoi cacciare sua nipote».
Egidio serrò le labbra ma non replicò, andando poi a mettersi seduto a tavola. Linda si avvicinò alla nonna e si chinò per abbracciarla.
«Grazie nonna. Scusa se prima ho parlato male del paese: non le penso veramente, tutte quelle cose che ho detto».
La vecchina le fece una carezza sulla guancia con le sue dita ossute. «Je le save, trézor». *9
La ragazza sorrise nel sentirsi chiamare “tesoro”, confortata dal fatto che la nonna, almeno, fosse dalla sua parte. Poi, per l'ennesima volta, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. Il vento aveva fatto sbattere la corona di agrifoglio contro la porta talmente tante volte da averla tutta rovinata. Soltanto un'ultima bacca rossa resisteva, appesa al suo rametto con stoicismo.
Non mollare, almeno tu”, pensò con apprensione mentre l'orologio a pendolo batteva le nove e mezzo di sera.

 

Peter pagò il taxi, contando e ricontando più volte le banconote che si era procurato all'aeroporto, appena sceso dall'aereo, in un ufficio di cambio. Non aveva dimestichezza con le Lire, e aveva la vaga impressione che il tassista si fosse approfittato della sua ignoranza, ma era talmente stanco e aveva tanta voglia di raggiungere Linda che non aveva nessuna intenzione di litigare.
Mentre l'automobile gialla ripartiva guardò l'orologio. Le ventuno e quindici. Il tassista aveva guidato come un pazzo sulle strade coperte di neve, e aveva percorso l'ultimo tratto come se fosse stato a una gara automobilistica, ma nonostante questo Peter aveva accumulato un altro ritardo di un quarto d'ora sulla tabella di marcia.
Sperando vivamente che questi minuti in più non andassero ad appesantire negativamente la sua situazione già alquanto in bilico, si incamminò lungo la stretta strada in salita trascinandosi dietro la valigia, gli stivali da cowboy che ogni tanto perdevano la presa sulle pietre lisce e ghiacciate.
Con il fiato che gli si condensava davanti al viso in piccole nuvolette bianche, il ragazzo affrontò l'ascesa guardandosi attentamente intorno. Linda gli aveva detto che la porta della casa di sua nonna avrebbe avuto una corona di agrifoglio appesa davanti come decorazione. Alla luce fioca dei lampioni, gli usci di legno che lo circondavano gli apparivano tutti perfettamente uguali. Da alcune finestre filtrava una lama di luce, e alcuni comignoli fumavano ammorbando l'aria col loro odore di legna bruciata. La maggior parte delle case, però, parevano completamente disabitate.
Rabbrividendo sia per il freddo sia per l'inquietudine, Peter si strinse nel giaccone affondando la mano destra in tasca, mentre con la sinistra tentava di tenere stretta la maniglia del suo bagaglio, le dita che iniziavano a diventare insensibili per il gelo. Il vento faceva turbinare la neve attorno ai suoi piedi; e filtrando tra le case, la rupe e il Forte, produceva un canto lugubre simile all'ululato dei lupi.
«Sembra di essere in un film dell'orrore», esalò guardandosi freneticamente attorno alla ricerca della ghirlanda di agrifoglio.
Finalmente, dopo altri pochi passi, la vide. Appesa a un pesante uscio di legno alla sua sinistra, la corona sbatteva al ritmo irregolare delle folate, un'unica bacca rossa tra le foglie verde scuro. Le sue compagne erano tutte finite a terra, come soldati morti sul campo di battaglia.
«Siete cadute con onore, vedo», rise il ragazzo, sentendo smorzarsi la tensione. Finalmente era giunto a destinazione e avrebbe potuto riabbracciare la sua Linda. Certo, quando l'aveva vista per la prima volta non avrebbe mai immaginato che quella tipa così impacciata avrebbe avuto la costanza di tentare il tutto e per tutto pur di conquistarlo, ma ora era contento che l'avesse fatto. Era una ragazza adorabile che, invece di rinchiudersi in casa e lamentarsi perché lui non c'era mai – come faceva Janice – era diventata la loro groupie più accanita, seguendo il gruppo in ogni tappa dei loro tour.
Il sorriso gli si smorzò sulle labbra quando sentì una voce maschile e iraconda provenire dall'interno della casa. Non erano molte le parole in italiano che aveva imparato da Linda, ma non gli occorreva certo il vocabolario per capire che l'uomo era arrabbiato con qualcuno. Quando udì la voce della sua fidanzata rispondere a tono, immaginò che i due stessero litigando a causa sua.
«Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasto a casa, evitandole tutto questo imbarazzo», disse tra sé e sé, fissando l'uscio e la corona che ancora si agitava nel vento.
Poi, all'improvviso, gli venne un'idea. Voleva dimostrare a Linda, e alla sua famiglia, quanto realmente tenesse a lei, e allora perché non improvvisarsi un moderno Babbo Natale, calandosi dal camino con in mano la scatolina dell'anello che aveva comprato per fidanzarsi ufficialmente con Linda? Avrebbe voluto darglielo la notte di Capodanno, ma a ben pensarci adesso era di gran lunga il momento migliore.
Alzò lo sguardo. La casa aveva solo due piani e, sul retro, uno stretto sentiero si inerpicava sotto la rupe rocciosa che sovrastava il paese fino a raggiungere il livello del tetto. Dal comignolo usciva solo un sottile filo di fumo: probabilmente il fuoco doveva essere quasi spento e non avrebbe rischiato di morire soffocato. Cercando di non fare rumore, coperto dai sibili del vento, Peter aprì la valigia, prese la scatolina e se la mise in tasca del giaccone. Poi lasciò il bagaglio vicino alla porta e si arrampicò sul tetto.
Aggrappandosi alle lastre di ardesia per non scivolare e schiantarsi al suolo andando a far compagnia alle bacche di agrifoglio, il ragazzo raggiunse il comignolo ampio. Prese un lungo respiro, scavalcò il bordo e vi si calò dentro, puntandosi con le braccia e le gambe contro le pareti coperte di fuliggine. Guardò verso il basso e vide il chiarore proveniente dalla bocca del focolare. Circa sei o sette metri di discesa, calcolò mentalmente prima di cominciare a calarsi con lentezza.

 

Nonostante si fosse accomodato a tavola, nessuno pareva badare a Egidio. Linda si era seduta sul tappeto di lana davanti al caminetto, le cui fiamme si erano ormai quasi totalmente smorzate, e fissava le braci rosse che andavano pian piano spegnendosi. Nonna Djabet era ancora intenta a lavorare all'uncinetto, muovendo con un'agilità invidiabile le dita ossute. La signora Piera faceva la spola dalla cucina al salottino, incerta se servire o meno il cenone.
All'improvviso, l'attenzione della ragazza fu catturata da qualcosa che si muoveva nel camino. Aguzzò la vista e fissò attentamente il focolare: un mucchietto di cenere mista a fuliggine cadde con un lieve fruscio sulla legna quasi totalmente carbonizzata.
«Ma che...», mormorò alzandosi in piedi e avvicinandosi all'imboccatura.
Suo padre, che la fissava attentamente dal suo posto a tavola con lo sguardo ancora imbronciato, notò subito i suoi movimenti.
«Che sta succedendo?», chiese in tono brusco.
«Non lo so...», rispose incerta Linda. «Cade la cenere dal comignolo».
«Sarà il vento?», chiese la signora Piera, contenta di poter finalmente spezzare il silenzio con un argomento che non fosse il ritardo del fidanzato della figlia.
«Ha soffiato per tutta la sera, e non ne è mai caduta nemmeno una briciola», replicò il marito, alzandosi da tavola e avvicinandosi al caminetto.
Si piazzò accanto alla figlia, osservando scrupolosamente il focolare finché non vide anche lui la fuliggine che cadeva. Accostò l'orecchio all'imboccatura e sentì degli strani rumori: un respiro ansimante accompagnato da altri fruscii.
«Ci sono i ladri!», esclamò drizzandosi di scatto e correndo alla cesta piena di legna secca. «Stanno scendendo giù per il comignolo! Riattizziamo il fuoco, presto!». E, dopo aver buttato un paio di ceppi sulle braci, afferrò il mantice e cominciò a pompare aria energicamente.
Le braci erano ancora calde e in pochi secondi la fiamma divampò allegramente, arrampicandosi su per la cappa. Egidio prese una manciata di foglie secche e le buttò sul fuoco, alimentandolo ulteriormente.
«Ecco fatto! Vedrai che, se c'è qualche malintenzionato dentro il comignolo, farà ben presto a tornarsene sul tetto!».
Dall'interno del camino, infatti, giunse un mugolio soffocato. Mucchi di fuliggine presero a cadere con maggiore intensità mentre i fruscii diventavano più intensi.
«Basta... basta!», gridò una voce acuta, attutita dal crepitio delle fiamme.
Linda la riconobbe e lanciò un grido, mettendosi le mani sulla faccia.
«Peter? Peter sei tu?», urlò dentro al caminetto.
«Linda... sono io! Spegnete il fuoco, vi prego!».
Con un altro grido, la ragazza volò in cucina e riempì un secchio d'acqua. Tornò di corsa davanti al caminetto e lo gettò sulle fiamme, che si smorzarono all'istante con un sibilo.
Appena in tempo. Con un tonfo, e accompagnato da una nuvola di cenere, Peter piombò giù dal comignolo ruzzolando sul pavimento, completamente coperto di fuliggine, i capelli biondi tutti arruffati e le suole degli stivali mezzo bruciacchiate.
Tossendo e scuotendo l'aria davanti al viso con una mano, Linda fece per avvicinarglisi ma suo padre la bloccò, afferrandola per un braccio.
«Cosa fai? Potrebbe essere pericoloso; potrebbe essere armato!».
«Papà, non è un ladro! È Peter, il mio fidanzato!».
Egidio fissò alternativamente prima l'una e poi l'altro. «Il tuo fidanzato è appena sceso dal camino?! Lo sapevo io! È solo un hippie capellone, maleducato, ritardatario e pure mariolo!». *10
Linda gli lanciò l'ennesima occhiata di fuoco. «Papà, smettila di fare il dinosauro preistorico!», esclamò prima di rivolgersi al ragazzo. «Peter, si può sapere che ci facevi dentro al comignolo?».
Ancora accucciato per terra, Peter alzò gli occhi su di lei. «Quando sono arrivato davanti alla porta vi ho sentito litigare», spiegò. «Ho capito che ero io il pomo della discordia e, allora, per farmi perdonare ho deciso di farti una sorpresa». Si mise in ginocchio davanti a Linda e tirò fuori dalla tasca del giaccone tutto impolverato una piccola scatola di velluto blu. La aprì, rivelando un anello di fidanzamento, e la alzò verso di lei. «Linda, tesoro, mi vuoi sposare?».
La ragazza lo fissò per un attimo. Peter aveva la faccia completamente coperta di fuliggine, i grandi occhi verdi che spiccavano su tutto quel nero. Scoppiò a ridere per l'assurdità della situazione prima di buttarsi su di lui, abbracciandolo. «Certo che ti voglio sposare!».
«Sembra una scena di quel film... come si intitola... ah, sì! “Indovina chi viene a cena?”», esclamò Piera, riferendosi al film uscito qualche anno prima con protagonisti una ragazza bianca e un ragazzo di colore. *11
Mentre Egidio continuava a borbottare come una pentola di fagioli messa a bollire, Peter si rialzò in piedi e si guardò attorno, sconsolato. La fuliggine e la cenere avevano invaso il piccolo ambiente, sporcando il tappeto, il pavimento e perfino le poltroncine.
«Io... scusare. Fatto... grande... confusione», balbettò impacciato in italiano, pescando dal suo vocabolario piuttosto limitato.
La signora Djabet, flemmatica come al solito, si alzò lentamente in piedi posando coperta e lavoro all'uncinetto sulla sedia a dondolo, poi si avvicinò a Peter e lo carezzò dolcemente sulla guancia.
«Ne marmendzéi-teu pa. Egidio poulirà. Alé teu a te lavé, oua, et pouoi nous mendzon».
Il ragazzo sorrise ma scosse la testa. «Io... no capito».
Linda attese che sua madre traducesse, poi ripeté in inglese. «La nonna dice di non preoccuparti, ci penserà mio padre a pulire». Egidio sibilò qualcosa in milanese ma la ragazza finse di non aver sentito. «Ora vai a farti un bagno e poi mangeremo il nostro cenone. Sono quasi le dieci di sera, ormai».
Come a confermare le sue parole, l'orologio a pendolò batté dieci rintocchi. Ora che Peter era finalmente arrivato, a Linda non parvero più lugubri ma pieni di gioia festosa. Facendogli strada, accompagnò il ragazzo in bagno mentre i suoi genitori si mettevano a ripulire, la signora Piera ancora allegra per la dichiarazione d'amore di poco prima.
«Allora, Egidio», disse al marito, arrotolando il tappeto per andarlo a scuotere fuori casa, «non credi che adesso dovresti smetterla di tormentare tua figlia e il suo fidanzato? È stato così carino...».
«È arrivato in terribile ritardo», borbottò l'uomo, restio a tornare sui suoi passi.
«Poveretto, ha trovato maltempo durante il viaggio. Potresti, almeno per una volta, smettere di essere così... dinosauro?». Piera sorrise nell'usare la stessa parola della figlia. Trovava che fosse proprio il termine adatto per indicare il comportamento del marito. Fondamentalmente era un buon uomo, ma quando ci si metteva sapeva tirare fuori il peggio di sé.
«Anche tu con questa storia del dinosauro? Sono semplicemente un uomo tutto d'un pezzo, niente di più e niente di meno!».
Piera sorrise ancora. Ormai conosceva troppo bene Egidio e sapeva riconoscere ogni sfumatura nel suo tono di voce. Anche lui, benché non volesse ammetterlo, era contento per sua figlia.


Alle ventidue e trenta, finalmente la famiglia poté accomodarsi a tavola. Linda e Peter, seduti l'uno accanto all'altra, rimasero in silenzio aspettando che Egidio, in piedi a capotavola, dicesse qualcosa. La ragazza fissava il padre con sguardo risoluto, mentre il giovane americano pareva quasi in soggezione davanti a quell'ometto che sembrava volesse ergersi in tutta la sua statura sopra il tavolo.
L'uomo li fissò per alcuni secondi. Sua moglie gli lanciò un'occhiata che lui incassò prima di far calare le spalle in un gesto di rassegnazione. «E va bene... vi do la mia benedizione», esalò rivolgendosi ai due giovani.
Nonna Djabet alzò gli occhi al cielo e congiunse le mani. «Allora anche tu sei intelligente, Egidio», disse in perfetto italiano stupendo tutti i suoi familiari, che erano sempre stati abituati a sentirla parlare esclusivamente in Patois.
Dopo un istante di silenzio, Linda scoppiò a ridere imitata da sua madre, poi si accostò a Peter e lo baciò delicatamente sulle labbra. «Ti amo, Peter. Buon Natale».
«Buon Natale a te, amore mio», rispose il ragazzo, facendole scivolare l'anello al dito.

 

 

Spazio autrice:
Per questa storia devo ringraziare due volte Kim WinterNight. Innanzi tutto per avermi concesso ancora una volta l'utilizzo della sua OC Greta, che abbiamo già incontrato nella mia long “Alive Again”, di cui questa one shot rappresenta uno spin-off. In secondo luogo, per avermi segnalato il contest e questo specifico prompt (il n° 3), che ben si adattava ai miei due OC Linda e Egidio. In questo caso, i Chicago fanno solo da corollario, con la sola presenza di Peter Cetera quale fidanzato di Linda. Ho cercato di fare in modo di rendere questa shot leggibile anche senza aver affrontato la lettura di “Alive Again”, per rendere le cose più semplici non solo alla giudice del contest ma anche a chi leggerà solo questa storia.
E ora veniamo alle note.
*1 – Bard è il comune più piccolo della Valle d'Aosta. È situato presso una gola posta vicino all'ingresso della valle, dove la valle della Dora Baltea tocca il suo punto più stretto. (fonte: Wikipedia). Qui, su una rupe a strapiombo, si innalza il famoso Forte di Bard, ai cui piedi si stende il paesino medioevale. Prevedendo il prompt, come luogo, un piccolo borgo antico, ho deciso di ambientare la storia proprio qui.
*2 – In realtà, nel 1972 i Chicago hanno fatto il loro ultimo concerto nel mese di novembre (per la precisione il giorno 21), come loro solito. Soltanto nel 1979 faranno il loro ultimo concerto il 21 di dicembre. Essendo però “Alive Again”, la long di cui questa shot è lo spin-off, ambientata nel 1971, non potevo far passare così tanti anni, allora mi sono presa la libertà di farli stare in tour un po' più a lungo.
*3 – “Mangiapane a tradimento” è un'espressione ingiuriosa che significa “persona oziosa che vive alle spalle degli altri, fannullone, parassita”.
*4 – Nel 1972 nella maggior parte delle abitazioni (specialmente nei piccoli paesi) non era ancora arrivato il telefono. Di solito, ogni paese aveva il cosiddetto “posto telefonico pubblico” – solitamente un bar – dove si trovava un telefono pubblico da cui era possibile fare e ricevere telefonate.
*5 – Il tratto autostradale che collega l'Aeroporto della Malpensa – all'epoca unico aeroporto internazionale di Milano – e la Valle d'Aosta è stato inaugurato, nei suoi vari tronconi, negli anni 1967-68 circa.
*6 – “Djabet” è il nome femminile “Elisabetta” in Patois, il dialetto valdostano.
*7 – Janice Sheely è stata la prima moglie di Peter Cetera, sposata nel 1968. Nella realtà hanno divorziato nel 1973, ma io mi sono presa la libertà di farli lasciare prima per dare campo libero alla mia Linda.
*8 – Per chi non lo sapesse, “Il deserto dei Tartari” è un romanzo di Dino Buzzati del 1940 in cui il protagonista, per tutta la vita, rimane in attesa dell'arrivo dei Tartari nella fortezza di confine dove presta servizio militare (mie vecchie riminiscenze scolastiche). I Tartari arriveranno solo il giorno della sua morte, e quindi il deserto – per lui – rimarrà sempre “deserto”. A questo mi sono voluta riferire con questa citazione nel testo: che la strada del paese era completamente vuota.
*9 – Per questa frase in Patois, che significa alla lettera “Lo so, tesoro”, e le altre che sono nel testo e la cui traduzione appare per bocca dei personaggi, ho utilizzato un dizionario Italiano-Patois trovato su internet. Purtroppo la coniugazione dei verbi non era disponibile quindi mi sono rifatta un po' al francese, la lingua da cui il dialetto valdostano deriva in larga parte. Chiedo umilmente scusa per gli errori che di sicuro saranno presenti.
*10 – Il termine “mariolo” significa “furfante, truffatore”.
*11 – “Indovina chi viene a cena?” è un film del 1967 in cui i protagonisti, appunto, sono un ragazzo di colore e una ragazza bianca. I genitori dei rispettivi ragazzi non sanno che i due fidanzati hanno il colore della pelle diverso. Mi è venuto spontaneo il riferimento, immaginando Peter con la faccia completamente nera di fuliggine. Da questo film ho tratto anche il titolo della storia
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