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Autore: LadyPalma    03/12/2019    16 recensioni
| Storia scritta per il WordWar del Giardino di EFP sfidata da lagherta95
[Questa storia partecipa al contest "Infinity Prompt" indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP]
Modern AU. Parigi: Davos è un pittore in cerca di ispirazione, Melisandre la spogliarellista di un night che incarna il suo ideale di bellezza.
Ovviamente Davos/Melisandre.
- Titolo preso da Titanic, Leonardo di Caprio perdonami! -
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai, Petyr Baelish, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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Draw me like one of your French girls








"Se continui a frequentare questo posto finirai per diventare povero. Te ne rendi conto, amico mio?"
Davos Seaworth si limitò a curvare le labbra in un fugace sorriso, prima di scolare il suo bicchierino di vodka. L'accusa del suo compagno di serate corrispondeva al vero: di certo non poteva permettersi di recarsi per ben due volte a settimana nel Valar Morghulis, uno dei night club più costosi ed esclusivi di Parigi. Tuttavia, non poteva proprio farne a meno, non da quando due mesi prima, durante l'addio al celibato del suo amico Jon, aveva visto per la prima volta una delle spogliarelliste. Era diventato ossessionato da quella donna, ma strano a dirsi per le circostanze la sensazione che lo legava a lei non era né eccitazione né attrazione sessuale. Si trattava piuttosto di qualcosa di più sublime e ineffabile: l'ispirazione artistica. Se qualcuno gli avesse chiesto esplicitamente cosa ci trovasse di così insostituibile nel corpo o nel viso della bella sconosciuta, lui avrebbe risposto che era il suo spirito a emanare un'aura quasi magica - e lui era un tipo che non credeva né agli spiriti né alla magia.  È il genere di persona che ti ubriaca con la sua presenza - avrebbe cercato di spiegare - come se all’improvviso i contorni del mondo si cancellassero e i colori iniziassero a girare tutti insieme[1]. E la metafora acquisiva particolare significato per lui, dal momento che di professione faceva il pittore.
"Se non sbaglio anche tu frequenti assiduamente questo posto, o mi sbaglio, Tyrion?" ribatté infine, facendo cenno al cameriere di portare un altro bicchierino.
Il nano ridacchiò leggermente, scuotendo la testa con espressione di bonario rimprovero.
"Ah, Davos, ma io sono un Lannister, lo hai forse dimenticato? Ho un patrimonio immenso da dilapidare... Il mio caro padre è morto cacando oro fino alla fine e ora io posso spendere tutto ciò che voglio nelle mie lussuose puttane. Tu, invece, se non presenti la tua nuova serie di quadri in tempo per la mostra finirai a vagare per Montmartre come uno dei tanti altri sfigati".
Davos fissò per un attimo il suo amico con espressione seria. Touchè, quel ragionamento non faceva una piega. Come spiegargli che ogni singolo euro speso al locale rappresentava per lui una sorta di investimento? Ormai era vicino alla cinquantina, il suo matrimonio era naufragato da più di dieci anni e il suo unico figlio era morto. Tutto ciò che gli restava era il suo lavoro, che in quel preciso istante dipendeva unicamente da quanto riuscisse a carpire di quella donna per riprodurlo su un quadro.
"Io devo vederla, tu non capisci. Sono vicinissimo dal completare il mio progetto e... Ho bisogno di vederla" si ritrovò a dire in modo confuso, incurante di aver ripetuto la stessa cosa senza nessun nesso logico.
Ma, fortunatamente, il nano era piuttosto in gamba e conosceva abbastanza l'animo umano da capire più di quanto effettivamente venisse detto.
"Non sto dicendo che tu debba smettere di vedere lei..." cominciò a dire prendendo un lungo sorso dalla sua bevanda, che era immancabilmente il più pregiato dei vini rossi. "Solo che ci sono modi più economici e più utili per godere della sua compagnia".
E con un sorriso vagamente malizioso, iniziò a illustrare la sua idea.



 
**



Melisandre aveva appena finito di rivestirsi ed era pronta per tornare nel suo piccolo appartamento di periferia, quando la sua collega Shae irruppe letteralmente nel camerino, portandole un messaggio da parte del padrone del night. Con espressione seccata, raggiunse l'ufficio dell'uomo, non tardando a manifestare la propria contrarietà per quello che intuiva essere il motivo della convocazione.
"Se devi presentarmi un'altra proposta da parte di uno dei clienti per un incontro più ravvicinato, sappi che la mia risposta è ancora no. Sono una spogliarellista, non una puttana. Continua a chiedere a Ros e Shae per questo".
Da dietro la sua scrivania, Petyr Baelish la guardò in modo palesemente divertito.
"Mi piace molto come fai la diva, come se la prima volta che ti ho visto non fossi stata esposta in vetrina in una via di Amsterdam".
Un'altra donna al suo posto si sarebbe imbarazzata oppure offesa, invece lei continuò a fissarlo in modo duro. Era vero, aveva fatto la prostituta fino a cinque anni prima, ma ora aveva cambiato vita - almeno in parte – e, da quando si era trasferita a Parigi e aveva ripreso i contatti con suo cugino Thoros che le aveva aperto la porta di casa, non aveva alcuna necessità di accettare i lavori extra che il suo datore di lavoro le proponeva.
"Ma non ti ho chiamata per farti irritare" riprese in fretta l'uomo, alzando una mano in alto come in segno di tregua. "C'è una nuova proposta per te, effettivamente, ma questo cliente vuole qualcosa di diverso..."
Melisandre sollevò un sopracciglio e, sebbene diffidente, apparve anche leggermente incuriosita e, dopo le nuove parole di Petyr, forse per la prima volta in vita sua davvero sbalordita.
"A quanto pare vuole che tu posi per lui per un quadro".



 
**



Non appena varcata la soglia dello studio del pittore, Melisandre iniziò a muoversi nella stanza senza imbarazzo come se fosse casa sua. Mentre spostava lo sguardo sulle tele, i pennelli, l'ampio divano verde in un angolo e un armadietto leggermente impolverato, Davos scrutava unicamente lei invece. E, ironia della sorte, era talmente occupato a guardare da vicino quel volto di porcellana con occhio puramente professionale, che si accorse con curioso ritardo del fatto che lei si fosse  spogliata, rimanendo solo con il completo intimo addosso.
"Oh, no, puoi rivestirti. Anzi, rivestiti" disse a quel punto, in tono leggermente imbarazzato a dispetto dei suoi quasi cinquant'anni, imponendosi di spostare lo sguardo.
Nascondendo il volto dietro la  tela, prese a spiegarle brevemente il ruolo che lei avrebbe avuto: non c'era nessuna regola da rispettare, avrebbe potuto fare e dire quello che voleva; lui aveva semplicemente bisogno di vederla più da vicino perché aveva scelto di realizzare un personaggio di un suo quadro ricalcandolo su di lei. Quando aveva proposto la cosa a Petyr Baelish, il viscido uomo gli aveva detto che era uno spreco di denaro spendere così tanto semplicemente per guardare una delle sue donne fare quello che voleva. Eppure, a dispetto della vantaggiosa proposta, quando Davos incontrò finalmente lo sguardo della donna - ora di nuovo coperta dal suo lungo abito rosso - lesse confusione e contrarietà.
"Nessuno mi ha mai pagata per restare vestita!" esclamò d'un tratto, in tono indignato. "Sei un tipo davvero tanto strano" aggiunse scuotendo la testa.
Continuando poi la sua ispezione della piccola stanza, aprì l'armadietto, estraendone un bicchiere e una bottiglia contenente un riconoscibilissimo liquido verde. Senza chiedere il permesso, si versò una generosa dose di assenzio e poi si stese comodamente sul divano con il bicchiere in mano.
"Disegnami come una delle tue ragazze francesi!"
L'uomo aggrottò le sopracciglia - un po' per la frase priva a suo dire priva di senso, un po' per il fatto che trangugiasse un alcolico di 80 gradi con la stessa disinvoltura che se fosse stata acqua.
"Ma tu sei una ragazza francese".
Melisandre ridacchiò divertita. "Sbagliato. Ho superato i trenta ormai, e poi sono olandese" lo corresse. "Ma questo è irrilevante, si trattava di una citazione del film Titanic. Mi sembra proprio di essere Rose, ho i capelli rossi e ho perfino una pietra al collo - anche se la mia non è blu ma rossa. Tu poi... Sembri proprio il capitano della nave, effettivamente hai anche l'aria da uomo di mare, te lo hanno mai detto? Non prenderlo come un'offesa il paragone con il vecchio capitano, sono sempre stata attratta dagli uomini più grandi..."
Davos rimase ad ascoltarla decisamente perplesso. Quella donna era tanto bella quanto svitata. Scuotendo la testa per accantonare quel pensiero, le rivolse un sorriso forzato che tradiva una certa irritazione.
"Ripensandoci, è meglio se rimani in silenzio. Grazie".



 
**



Il lavoro procedette per altre tre serate e la figura che prendeva forma era diversa da quella che Davos aveva originariamente pensato.
Doveva essere un'angelica ninfa dei boschi, e invece si ritrovava di fronte alla sacerdotessa di un qualche rito pagano dimenticato che aveva a che fare con il fuoco.
Era Melisandre che con i suoi atteggiamenti e le sue parole aveva contaminato la donna del quadro, fin nei più minimi dettagli. Era impossibile per lui non cogliere il calore che inondava i suoi occhi cristallini dopo un paio di bicchieri di assenzio, oppure quell'aria di paura ed esaltazione che emanava mentre giocava con la fiamma del suo accendino.
Il vero momento di svolta ci fu durante la seconda sera, quando, stesa come al solito sul divano con l'assenzio in una mano e la sigaretta in un'altra, lo fissò e formulò una frase assurda in tono quasi profetico.
"La notte è oscura e piena di terrori, lo capisci questo?"
Davos non comprese nulla, ma quando tornò a guardare la figura sulla tela, cancellò ogni traccia di bianco e prese a riempire tutto di rosso.



 
**



La quarta sera il quadro era finito. La donna in carne ed ossa e quella dipinta si guardavano l'un l'altra con curiosità; ma se la finta aveva una fissa espressione, quella di Melisandre cambiava ad ogni secondo fino ad esplodere in una reazione del tutto inaspettata.
Contro ogni logica apparente, infatti, si tolse il tubino rosso, mostrandosi per la seconda volta quasi nuda davanti al pittore.
"Guardami" gli ordinò in tono fermo. "Non sono la donna che hai dipinto, non sono così. Non sono un'idea".
Davos la guardò, sì, ma dritto negli occhi.
"Lo so che tu non sei un'idea, Melisandre" disse in tono serio, chiamandola per la prima volta per nome. "Che cosa vuoi da me?"
Per tutta risposta lei ridacchiò leggermente.
"Voglio che tu mi guardi come fanno tutti gli altri".
Lui esitò qualche istante, poi scosse la testa e, lentamente, sollevò una mano per sfiorarle una guancia.
"Non mi vorresti se ti guardassi come fanno tutti gli altri".
Quella verità la colpì inevitabilmente. Quell'uomo incontrato per caso era forse il primo che aveva osato guardarla davvero e che aveva addirittura rappresentato parti di lei che non conosceva. La donna nel quadro le faceva paura perché le era più simile di quanto avrebbe mai potuto immaginare e aveva uno sguardo che aveva visto prima di allora solo allo specchio.
Non era vero che lui non la guardava, il problema è che l'aveva guardata troppo.
Con una strana luce negli occhi, in cui questa volta l'alcol non era responsabile, lo baciò con impeto sulle labbra. Fu lui a finire di spogliarla del tutto questa volta e la sua reazione fisica a quel contatto tra corpi era segno che, dopotutto, non era stato affatto indifferente al corpo di lei. La passione divampò come un fuoco, i colori si rovesciarono, e macchie di colore - rosse, solo rosse - si formavano sulla pelle a ogni nuovo tocco e andavano a coprire momentaneamente segni di denti e labbra che sarebbero comparsi il giorno dopo.
Sul divano verde fecero qualcosa. Qualcosa meno dell'amore e molto più del sesso. Qualcosa che forse era arte, dove i corpi erano tela, le bocche pennelli e l'orgasmo dipinto.
Dopo non era possibile comprendere più nulla, nulla sembrava avere più senso all'infuori di quel nuovo legame nato in modo del tutto casuale.
Intorno restavano solo, in maniera confusa, tre cose: assenzio, tabacco e pittura.


 
"Sono la tua unica ragazza francese, vero?"
"Sei olandese, Mel".







 
NDA: Nuova storia AU, la cui colpa è nuovamente di lagherta95. Questa volta la sfida era: scrivere una arancione o rossa ambientata a Parigi con i prompt sigarette, assenzio e pittura.
La grande ispirazione è arrivata inaspettatamente grazie agli addobbi che il Comune della mia città (Pescara) ha deciso di fare per questo Natale. Per qualche strano motivo, infatti, le strade sono illuminate da decorazioni a forma di ancora e nel bel mezzo della piazza principale è stata installata una enorme costruzione luminosa che riproduce il Titanic. Cosa c'entra con il Natale non si è ben capito, ma grazie a questa scelta stilistica della città mi è venuto in mente il film e da lì il passo a ripescare questa frase è stato breve.
Ultima nota piccina: il fatto che Melisandre in questa storia sia olandese deriva semplicemente dal fatto che lo è l'attrice Carice Van Houten nè più nè meno.
 
 
[1] Frase della challenge di HarrietStrimell
   
 
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